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Autore: moira78    31/07/2014    2 recensioni
"Ti dico che questo non ha la faccia da guardia del corpo!".
"E io ti dico che è il migliore sulla piazza!".
"Scusate? Avete ragione entrambe!", s'intromise con un sorriso. Le due si interruppero di colpo per guardarla. "Piacere, sono Kaori Makimura, l'altra... metà di City Hunter".
Una strana coppia è arrivata apposta da Nerima per chiedere la protezione del più famoso sweeper del Giappone: cosa dovranno aspettarsi questa volta Ryo e Kaori?
Crossover Ranma/City Hunter
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ryo chiuse la porta di casa con veemenza: quella situazione stava diventando davvero assurda e lui si sentiva frustrato. Prima erano arrivate le due ragazzine... ah, no, Ranma era un ragazzo, e fin qui tutto bene: a parte il sesso di appartenenza erano entrambe una gioia per gli occhi, anche se la cucina di Akane l'aveva quasi ucciso.
Poi ci si era messa la Yakuza e con essa Saeko; quello che sembrava un incarico semplice, quasi ridicolo, si era trasformato in una faccenda abbastanza pericolosa, almeno per i suoi clienti. E in più le vetrine del Cat's Eye erano in frantumi; a chi sarebbero toccate le spese di riparazione se Lucciolone si fosse impuntato? La sua ultima speranza era nella bontà di Miki, che forse avrebbe impedito al marito di farsi pagare da un amico di vecchia data in bolletta.

Guardò lo strano gruppo che gli toccava tenere sottocchio: una banda di liceali svitati e due vecchietti che conoscevano tecniche marziali fuori di testa. Fortuna che il nonnetto aveva una passione che a lui andava a genio! Aveva intravisto un bottino di tutto rispetto quando Ranma-gatto aveva distrutto l'enorme sacco che aveva al seguito, doveva assolutamente approfondire la cosa.

"Akane, ragazza col codino, state tranquille. Io, Tatewaki Kuno, il Tuono Blu del Furinkan vi proteggerò a costo della vita!". Il ragazzo con la spada di legno aveva preso tra le sue le mani dei due fidanzati.

Ryo si grattò la testa, a disagio. "Ragazzo mio, c'è una cosa che devi capire", disse mettendogli una mano sulla spalla. "Ranma e la tua ragazza col codino sono una cosa sola".

Calò un silenzio improvviso e tutti si voltarono a guardarli; le espressioni di Akane e Ranma tradivano apprensione e... speranza? Il Tuono Blu alzò lo sguardo, poi chiuse gli occhi e strinse i pugni come per trattenere un grande dolore: "Oh, gli dei mi siano testimoni, so che quel depravato di Ranma Saotome ha posseduto prima di me il corpo della mia adorata ragazza col codino. E che, ignobile sorte, portano addirittura lo stesso nome! Ma nulla mi impedirà di amarla senza riserve e di toglierla dalle sue grinfie malefiche".

Una libellula di dimensioni gigantesche si abbatté al centro del salotto e uno stormo di corvi gracchiò allegramente dietro la sua testa. Era ufficiale, il ragazzo si rivelava del tutto irrecuperabile.

"Shampoo, sappi che anche io ho intenzione di proteggere te, la donna che amo. Se quei mafiosi dovessero spararci di nuovo addosso non esiterò a farti scudo con il mio stesso corpo!". Il cinese dai capelli lunghi si stava rivolgendo a una perplessa Kaori. Ma tra di loro c'era qualcuno che fosse normale?

Mentre la ragazza dalla chioma lavanda gli dava un sonoro pugno in faccia, Akane si alzò e chiese a Kaori se potesse andare a fare una doccia. Un campanello gli suonò in testa come un coro angelico.

Akane. Doccia.

Prossima mossa, non farsi beccare mentre metteva in atto il piano di spionaggio perfetto: già si immaginava, a discutere con Happosai della biancheria intima di Akane e di come il suo corpo sarebbe sbocciato entro pochi anni.

La Yakuza poteva aspettare.

***



La casa era grande e a due piani, ma stare tutti lì dentro era davvero dura, nonostante i metri quadri a loro disposizione. Kuno non faceva altro che straparlare e abbracciare lei e Ranma, fortuna che la sorella pazza, a sua detta, era impegnata in un torneo di ginnastica altrove; Sasuke gli ronzava attorno guardingo, casomai ci fosse un mafioso nascosto nei muri...
Happosai erano stati costretti a legarlo e chiuderlo in un ripostiglio: non sapeva quanto sarebbe durato ma avrebbero avuto pace per un po'.
Shampoo stava appiccicata a Ranma come la classica tellina sullo scoglio, solo che lei era cinese, per giunta bella e aveva una bisnonna che faceva infuriare il suo fidanzato. Povero Ranma, come avrebbe fatto adesso senza le pillole della fenice? Quella collana se la ricordava, era così assurda e rosa che il ladro doveva essere proprio cieco per pensare che fosse di valore!
Fortuna che c'era almeno P-chan a tenerle compagnia e a distoglierla dai suoi pensieri! La storia del microchip la stava facendo impazzire e anche ora, che se ne stava sotto il getto della doccia bollente, non riusciva a capire come si potessero essere messi in un guaio simile: erano andati a cercare City Hunter per avere tregua dal vecchiaccio e si ritrovavano alle prese con la mafia giapponese! Meno male che Ryo li stava proteggendo.

Chiuse gli occhi con forza, regolando la temperatura. Aveva cominciato a provare per quell'uomo qualcosa che non aveva mai sentito per Ranma, un'attrazione che andava ben al di là dell'idea che aveva avuto fino ad allora di un fidanzato. Lui era così muscoloso e deciso, così gentile e premuroso nei suoi confronti...

Ma Ranma non ha esitato un secondo a proteggermi da quella pistola: avrebbe potuto beccarsi una pallottola al posto mio.

Eppure era rimasta molto male quando Ryo aveva detto che era troppo giovane per essere corteggiata.

Akane Tendo, vuoi davvero essere corteggiata da mister maniaco-incallito? Anche Happosai combatte bene quando non va in giro a rubare mutandine.

Rise di se stessa: sapeva fin troppo bene qual era la differenza tra il vecchiaccio e Ryo, inutile nascondersi dietro a un dito. Quale donna non sarebbe rimasta affascinata da lui nonostante i suoi difetti?

Alzò una mano a raccogliere l'acqua calda che scorreva, come se con quel gesto potesse raccogliere anche i suoi pensieri: i ricordi cominciarono a scorrere veloci.

I combattimenti mattutini contro i suoi compagni di scuola, fomentati da Kuno, che volevano un appuntamento con lei.

Odio gli uomini!

Il dottor Tofu con il suo buffo scheletro che le curava le ferite e le sorrideva. Gli occhiali che si appannavano alla vista della sorella maggiore e il suo amore ancora acerbo che diventava sofferenza, gelosia. Allora pensava che sarebbe stato sufficiente avere i capelli lunghi come quelli di Kasumi per farla sembrare adulta ai suoi occhi, e non bambinetta scapestrata che si procurava lividi ed escoriazioni combattendo.

Ero troppo giovane per un uomo maturo come lui.

Conoscere Ryo era stato un po' come avere un dejà-vu dell'arrivo di Ranma: si sentiva destabilizzata di fronte a lui, perché riusciva a toccare corde profondamente sepolte dal suo orgoglio.

Una donna. Essere considerata una donna e non una mocciosa da proteggere.

Si sentiva il cervello ribollire, e non per il vapore della doccia: stavano succedendo troppe cose tutte insieme e stava andando in confusione. Non avrebbe mai dovuto allontanarsi da casa.

Chiuse l'acqua, sospirando, e si avvolse nell'asciugamano che Kaori le aveva premurosamente lasciato fuori dalla doccia.
Fu allora che sentì il boato inconfondibile del martello.
All'entrata del bagno c'era Ryo, ma si era sbagliata sull'attrezzo: il poveretto era incastrato nel muro da una gigantesca palla chiodata. All'altra estremità, Kaori aveva ancora il braccio allungato e impugnava la catena.

"Razza di maniaco incallito, ora anche nella doccia la spii? E che ci fai con la sua biancheria in mano?".

Akane socchiuse gli occhi: come faceva a trasformarsi dall'uomo perfetto al perfetto maniaco in così poco tempo? Kaori aveva ragione, in mano teneva le sue mutandine!

"Che succede? Accidenti a te, continuo a pensare seriamente che sia tu quello pericoloso, non la Yakuza!". Era accorso anche Ranma.

"Akane Tendo, tutto bene?". Kuno, seguito da Sasuke...

"Aya Lanma, cosa accade?".

"Tutto bene, futuro marito?".

P-chan sbucò dalla folla e le saltò in braccio. Akane lo accolse volentieri, poi si rivolse al numeroso pubblico: "Insomma, non si può neanche fare una doccia in pace?! Fatemi vestire almeno!", esclamò stringendosi nell'asciugamano, imbarazzata.

Un grosso corvo gracchiò sulla testa di Kaori: "Santo cielo, Akane, ma tu e Ranma non sapete proprio cosa sia la privacy, vero?", le chiese ridendo nervosamente.

"E non ci sono i nostri genitori, le mie sorelle, Ukyo e Kodachi", rispose contando sulle dita. Bastava uno starnuto e tutti si precipitavano ovunque si trovassero, come attratti magicamente. Si chiese cosa sarebbe accaduto se mai in futuro avessero deciso davvero di sposarsi.

Kaori fece una faccia smarrita, poi rivolse di nuovo la sua attenzione al socio appiccicato alla parete. "Cos'hai da dire in tua discolpa?".

Ryo allungo una mano tremante e lasciò cadere a terra la biancheria; ma aveva qualcosa tra le dita: "Ho trovato il microchip", balbettò con voce afona sputando un paio di denti.

***



Kaori era esasperata: sapeva che Ryo si sarebbe avvicinato al bagno, visto che c'era Akane sotto la doccia, ma non pensava che sarebbe stato così sfacciato da farlo dopo aver ammesso, poche ore prima, che la ragazza era troppo giovane per un mokkori. E infatti quel farabutto si stava 'accontentando' di frugare nella sua biancheria: l'aveva beccato non con le mani nella marmellata, ma nelle mutandine della sua giovane cliente.
Avendo esaurito tutti i martelli, aveva optato per la cara, vecchia palla chiodata. Non aveva fatto in tempo a colpirlo che erano accorsi tutti i loro amici. Trovava il loro comportamento davvero ossessivo e anomalo, nonostante avesse ormai appurato che gli intrecci amorosi erano piuttosto complicati. O forse era solo un saldo legame cameratesco portato all'estremo, difficile dirlo.

Quando vide la mano di Ryo stringere il microchip tentò di convincersi che, per una volta, il suo socio stava in mezzo alla biancheria di una ragazza per un buon motivo.

"Era attaccato alle tue mutandine. Avevo avuto l'idea al Cat's Eye, quando non l'abbiamo trovato nelle tue tasche, ma per colpa di Kaori e del tuo fidanzato non ho osato controllare", spiegò candidamente, mostrando loro l'oggetto non più piccolo di una monetina.

"E hai fatto bene a non controllare, razza di maniaco pervertito!", lo redarguì.

"Ma come ci è finito lì?", domandò Akane arrossendo vistosamente.

"Molto probabilmente è stato per via della brusca frenata del vostro treno, ieri. Il vecchio deve averlo perso dentro ai tuoi jeans quando ti è finito addosso e ha cercato di riprenderlo; non essendoci riuscito vi ha seguiti per tutta Shinjuku".

Seguì qualche secondo di silenzio, nel quale probabilmente ognuno stava ricostruendo i tasselli della faccenda, poi Ranma disse un incerto: "Ma allora...".

"Cosa? Che ti è venuto in mente?", gli domandò Kaori.

"Akane, questo significa... che è da ieri che non ti cambi la biancheria intima!".

La ragazza aprì la bocca come per dire qualcosa, poi l'avvolse un'aura blu. Marciò in direzione del fidanzato e lo spedì fuori dal bagno con un calcio poderoso. "Idiota!".

"Quindi stanotte possiamo riportare il microchip a quei mafiosi e tornarcene tutti a casa?", domandò Shampoo assestando una gomitata al povero Mousse che gli si stava avvicinando.

Ryo aggrottò le sopracciglia e fissò il piccolo oggetto con attenzione. "Dal loro comportamento è chiaro che non hanno paura di City Hunter e forse vogliono addirittura cercare di annientarci per acquisire maggior potere. Ci hanno seguiti fin dall'inizio con chiari intenti e questo è un grave errore".

"Che cosa pensi di fare?", gli chiese Kaori.

"Penso che andrò all'appuntamento", rispose lui con un ghigno.

***



Ranma sbuffò: era veramente frustrato e stufo di quella situazione. Non era una donnicciola, per tutti i demoni! L'unica cosa che lo preoccupava, e non poco, era che anche Akane voleva andare con loro; non poteva impedirglielo, visto che si erano offerti tutti, dal vecchiaccio, che si era liberato chissà come dal ripostiglio, a P-chan, che grugniva chiaramente contro Ryo.

"Uffa, ho detto di no! È pericoloso per dei ragazzini affrontare dei mafiosi, per quanto bravi possano essere con le mosse di karate". Quella sottospecie di maniaco con la pistola si stava pulendo un orecchio con l'indice come se le loro continue richieste gli avessero irritato i timpani.

"Non siamo solo bravi, siamo veri e propri artisti marziali. Abbiamo combattuto insieme contro tanti nemici e non hai la più pallida idea di cosa siamo capaci di fare, non è vero Shampoo?", chiese Mousse rivolto alla tv.

"Razza di papero orbo, io sono qui!", ribatté lei piccata spiaccicandogli un chui sulla testa. "Mi secca dirlo, ma Mousse ha ragione: abbiamo aiutato Lanma tante volte e abbiamo sempre vinto!".

"Senza contare che hanno al loro fianco un'amazzone ultracentenaria come me e un vecchio maestro che, nonostante i suoi difetti, sa il fatto suo", intervenne Cologne scoccando un'occhiata ad Happosai.

"Ehi, di quali difetti stai parlando?!".

"Devo assolutamente dare una lezione a questi tipacci che ci hanno inseguiti e fatto perdere tempo prezioso per cercare le pillole della fenice!", si fece avanti Ranma ignorando il vecchio.

"Ma saranno armati! Avete visto cosa hanno fatto al Cat's Eye. Come vi comportate se ricominciano a sparare? Schivate le pallottole come in certi film di fantascienza?!".

Ryo non aveva tutti i torti; nessuno di loro aveva mai combattuto contro delle armi. Lanciò uno sguardo ad Akane, che stringeva P-chan tra le braccia e diceva qualcosa a proposito della possibilità di disarmarli. Per quasi un minuto intero ci fu silenzio: forse Ryo stava prendendo la cosa in considerazione seriamente per la prima volta. Ranma non seppe se esserne felice o spaventato.

"Niente da fare", ribadì invece alzandosi in piedi, "andrò da solo. Tu, Kaori, rimarrai qui con loro, casomai ci fossero altri uomini di Watanabe nei paraggi".

"Ma... Ryo, sei impazzito?!". A quanto pare a Kaori non sorrideva l'idea di mandare il socio in missione da solo.

"Stai tranquilla e fai come ti dico", rispose Ryo con un leggero sorriso incoraggiante. Ranma lesse la paura negli occhi di Kaori: in quel momento capì quanto forte dovesse essere il loro legame.

***



I suoi passi risuonavano sinistri sul selciato del porto. Il magazzino numero tre era davanti a lui e, se non fosse stato per le indicazioni precise di Watanabe, avrebbe detto che era chiuso come gli altri.
Avvicinandosi alla serranda, però, notò che, come nei patti, c'era un leggero spiraglio dove lui poté infilare due dita per alzarla.
Entrò dentro e una forte luce gli colpì gli occhi costringendolo ad alzare un braccio per schermarsi.

"Benvenuto, Saeba. Sei puntuale". Il mafioso era proprio davanti a lui e gli puntava un mitra. Magari proprio uno di quelli che aveva sparato quel pomeriggio nel locale di Miki e Falcon.

"Odio far aspettare gli amici quando mi invitano a una festa", ribatté contando mentalmente altri due scagnozzi nella stanza, ben nascosti ma facilmente individuabili da uno come lui, abituato a scorgere il luccichio delle armi in qualunque occasione. Le numerose casse e scatoloni offrivano una serie di ottimi nascondigli e non seppe dire se ci fossero altri uomini appostati.

Watanabe ridacchiò e fece ondeggiare il mitra in un gesto impaziente: "Allora, hai portato quello che ti abbiamo chiesto? Il mio amico qui dietro è parecchio incazzato per essere stato derubato dalla tua piccola cliente". Poco dietro di lui, comparve un giovane dai capelli neri, armato a sua volta.

Ryo si accigliò: "Quindi non solo il tuo contatto è un bugiardo incallito, ma si traveste anche da vecchio maniaco per palpare le ragazzine in treno".

Il secondo uomo scattò di qualche passo più avanti: "Che cazzo dici, pezzo di merda! Qui sei tu il maniaco. Non ti chiamano forse lo 'stallone di Shinjuku'?".

Ryo fischiò: avevano raccolto bene le loro informazioni, a quanto pareva. "Sì, è vero, ma io non vado a raccontare in giro che mi hanno rubato una cosa, quando sono io stesso ad averla persa".

Gli occhi di Watanabe rotearono quel poco che bastava per guardare il giovane al suo fianco senza perdere di vista la mira che aveva su di lui: "Che significa, Hachiro? Sta dicendo la verità?".

"Si è... trattato di un incidente. Il treno ha frenato e...". Ora il tirapiedi sembrava in difficoltà. Evidentemente era terrorizzato all'idea di aver raccontato una balla al suo capo e di essere stato scoperto.

"Tappati quella fogna, razza di imbecille, ne escono solo topi morti". Watanabe sembrava furioso.

Ryo scosse la testa: "Ma insomma, voi della Yakuza non dovreste avere un rapporto di assoluta fiducia reciproca? Come pensate di potervi accaparrare il controllo del territorio se vi mentite a vicenda? Ehi, Watanabe-kun, sai che il tuo amico ha perso il vostro prezioso microchip nelle mutandine della mia cliente?".

"Adesso basta, taci bastardo!". Hachiro fece un altro passo nella sua direzione, la mano gli tremò e il dito si strinse sul grilletto. Ma il braccio sinistro del mafioso lo bloccò.

"Ne riparleremo a tempo debito", gli disse a denti stretti: Ryo gli lesse la rabbia negli occhi e fu felice, per una volta, di scoprire che la mafia potesse avere dei punti deboli che prescindevano dal suo intervento. "Ora sistemiamo questa sporca faccenda una volta per tutte".

"Giusto, devo ridarti qualcosa. A proposito, preferisci avere il microchip o le mutandine? Ti avverto che sono di fattura veramente unica!", rise infilandosi una mano nella tasca della giacca.

Watanabe alzò il mitra. "Fermo", lo esortò, "se ti azzardi a tirare fuori la pistola sei uno stallone morto. Hachiro è un ottimo tiratore. Anche il cecchino che ti ha recapitato i messaggi nei giorni scorsi ti tiene sotto tiro. E tu sai quanto sia precisa la sua mira, vero Saeba?".

"Sì, ho avuto modo di fare la sua conoscenza", rispose tirando fuori la mano e scoccando un'occhiata veloce al soppalco del magazzino.

"Per cui adesso, molto lentamente, fai cadere a terra la tua pistola e me la spedisci qui con un calcio".

Ryo eseguì senza staccare gli occhi dai due uomini. Hachiro sudava copiosamente e si chiese che razza di punizione avesse in serbo il suo capo per le bugie; forse l'amputazione di un dito, o magari di tutta la mano...

Watanabe raccolse la pistola e se la mise in tasca. Era completamente disarmato. "Adesso prendi il microchip e allunga la mano. Piano".

Strinse il piccolo oggetto fra le dita e l'uomo avanzò senza mai abbassare il mitra, finché le loro mani si toccarono.

"Bene", ghignò Watanabe afferrando il microchip e arretrando nuovamente, "adesso puoi anche crepare, di' addio alle tue chiappe!".

Due spari echeggiarono nel magazzino e Ryo spalancò gli occhi.

***



Era appostato lì da tanto tempo che non seppe dire se fossero ore o minuti. Sdraiato sul ventre, dietro a un mucchio di casse sul soppalco di legno polveroso, cominciava a sentirsi anchilosato. Sapeva perfettamente dove doveva mirare, ma attendeva il momento giusto e la tensione dei muscoli gli parve d'un tratto insopportabile.
Era abituato a missioni che richiedevano pazienza, ma quella storia aveva un che di grottesco: Hachiro si era rivelato un impostore, nonché un gran vigliacco. Dare la colpa a una ragazzina per un suo errore, ma dove lo aveva trovato Watanabe uno così?

Saeba si era messo ad allungare il brodo con quella storia delle mutandine e per un attimo ebbe l'impulso di premere il grilletto: la sua fama non si smentiva neanche in una situazione delicata come quella! Razza di idiota...

Poi, finalmente, era avvenuto lo scambio e le parole di Watanabe gli indicarono che era arrivato il momento. Aggiustò la mira e sparò due colpi precisi.

L'attesa era finalmente finita.
   
 
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