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Autore: DavidMac93    31/07/2014    2 recensioni
Prima di trovare l'ultimo frammento di Specchio Oscuro, prima di raggiungere gli Eterei in cielo, prima del resoconto finale con Zant e Ganondorf, c'è ancora un'ultima cosa da portare a termine.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Epona, Link, Midna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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A poca distanza dalla pubblicazione della mia prima fic ho subito avuto un'ispirazione "fulminante" e da lì e nata questa seconda storia. Spero sia scritta in modo decente!!
(L'altro personaggio è Iria. Ci sono anche Renaldo e Don Ardesio ma con un ruolo marginale)
 

Il risveglio

 

Il Ponte di Oldin. Uno dei luoghi più suggestivi e pericolosi di tutta Hyrule, secondo solo al Monte Morte. Lungo, stretto e senza parapetto, univa i due lembi frastagliati di una ferita che separava i verdi prati pianeggianti dalle grigie rocce di una strada che si inerpicava sulle montagne a nord. Era sospeso su un precipizio di un centinaio di metri e in fondo al canyon scorreva impetuoso il fiume Zora, i cui rombi di cascate e gorgoglii erano talmente lontani che si disperdevano nell'aria prima di giungere fin lassù. Il corso d’acqua, specialmente in quella stagione, era raramente visibile a causa dell’umidità che si incanalava là sotto formando una spessa coltre nebbiosa.

Epona stava attraversando quel ponte sospeso nel vuoto, accompagnando dolcemente il suo inerte cavaliere verso la meta. Era esausto, aveva appena combattuto una battaglia contro quelle orride bestie che erano i bulblin ed i segni degli scontri erano ben visibili: qualche strappo qua e là sulla sua tunica verde e numerosi graffi sulle braccia, alcuni anche piuttosto profondi nei quali il sangue non si era ancora del tutto rappreso. Midna apparve materializzandosi dalla sua ombra proiettata sul lastricato. Nell'oscurità della sera, illuminata soltanto dalla luce della luna appena apparsa all'orizzonte, la principessa del Crepuscolo era ben visibile. I disegni azzurrognoli tatuati sulla sua pelle di creatura dell’ombra emanavano un bagliore argenteo e i suoi capelli arancioni svolazzavano mossi dal vento come tante lingue di fuoco.

«Come al solito quando ti metti in testa qualcosa non molli mai, eh?»

«Come sempre» assentì Link. Stringeva orgogliosamente in pugno ciò per cui aveva lottato, non voleva perderlo di vista neanche per un secondo per paura che qualcuno potesse portarglielo via, anche se sapeva che ormai erano fuori pericolo. Era una collana con un pendente di argilla a forma di ferro di cavallo. Semplice ma allo stesso tempo fine ed elegante.

«Se poi c'è in gioco la memoria di qualcuno...» insinuò la principessa.

Aveva fatto centro di nuovo, quella piccola ombra perspicace e dalla lingua tagliente non gli risparmiava mai una stoccatina, andava sempre dritta al punto. Per Link non c'era cosa più preziosa al mondo dei suoi amici, ma ora che erano tutti al sicuro a Calbarico e che la ricerca dell'ultimo frammento dello Specchio Oscuro era ad un punto morto, la sua priorità era diventata quella di aiutarne uno, anzi una, che aveva ancora bisogno di lui.

Da qualche tempo voleva a tutti i costi farle ricordare chi era veramente. Soffriva troppo quando lei lo guardava con quei suoi occhi smeraldini vuoti, vitrei, che lo trapassavano come se fosse trasparente. Era capitato più di una volta: al borgo invaso dalle tenebre, mentre lui era un lupo che non poteva essere visto da nessuno e lei si occupava del principe degli Zora, a Calbarico quando, dopo aver rimosso la maledizione, lo avevano portato insieme dal pastore Renaldo e infine quando, disgraziatamente troppo spesso, la incontrava in giro per il villaggio.

Ogni volta sempre di più, il suo cuore ardeva di rabbia, gli si seccava la gola e si attorcigliava lo stomaco, come se gli ribollisse dentro il magma della Miniera Goron. Se fosse stato uno di quei potenti esseri che abitavano lassù avrebbe demolito mezza catena montuosa per sbollire la furia che si sentiva dentro. Voleva farla pagare ai responsabili di tutto ciò: Zant e soprattutto Ganondorf.

La collana che aveva appena strappato con le unghie e con i denti dalle mani dei bulblin apparteneva alla sua cara amica d’infanzia e le era stata regalata da sua nonna. Era l'indizio più prezioso che esisteva sulla sua identità. Non poteva fallire. Non voleva neanche pensare a cosa sarebbe successo se non avesse funzionato nemmeno in quel modo.

Mentre il ragazzo era assorto in quei pensieri, Epona aveva attraversato l’acquitrinosa piana di Oldin e si era inoltrata in un sentiero di terra rossa che serpeggiava in mezzo a delle grandi rocce vulcaniche. Di lì a poco sarebbero arrivati. Presto, sperava, la situazione si sarebbe risolta.

Come previsto, poco dopo giunsero a Calbarico ed attraversarono tutto l’abitato, fermandosi davanti al tempio. Poco distante c’era la sorgente dello spirito Oldin e il suono delle cascatelle d’acqua che si infrangevano sulla sua superficie riempiva il silenzio del villaggio quasi del tutto addormentato. Link scese da cavallo ed entrò.

Renaldo e Don Ardesio erano accanto ad Iria, osservandola mentre si sforzava di ricordare cosa fosse successo dopo essere stata portata via dai mostri. Aveva le mani nei capelli e si stringeva la testa, quasi disperata, cercando di strizzarne fuori qualcosa, ma i ricordi erano sempre confusi e sfocati, come se non fossero stati vissuti da lei.

A quel punto Link si fece avanti e le porse gentilmente la collana. Non appena la ragazza la vide si paralizzò. Improvvisamente la sua mente fu pervasa da un flusso di coscienza. Era bastato un momento, un solo attimo di lucidità provocato da quel semplice oggetto. Alzò lo sguardo verso il ragazzo che la stava fissando con il fiato sospeso.

Per la prima volta i suoi occhi verdi non lo trapassarono, si fermarono su di lui ammirandolo in tutta la sua figura imponente. Poi se lo immaginò vestito non più della leggendaria tunica verde ma con i semplici abiti di Tauro. Erano solo loro due, nella sorgente di Ratane, dove tutto era iniziato, in compagnia della loro fedele Epona. Il sole filtrava attraverso le fronde dei primi alberi della foresta e l’acqua limpida bagnava i loro piedi fino alle caviglie. Si guardarono a lungo, senza dirsi nulla.

Renaldo e Don Ardesio capirono che stava per succedere qualcosa di importante e uscirono dalla stanza, lasciandoli soli. Nel frattempo intorno a loro quell’ambiente incantato si stava dissolvendo, lasciando il posto nuovamente alle statue del tempio di Calbarico. Quando la ragazza tornò alla realtà, finalmente parlò:

«Io... ti conosco da molto».

A quelle parole, Link non aveva potuto evitare di sorridere, emozionatissimo. Il cuore gli batteva sempre più forte e la stanchezza dovuta alla battaglia era completamente svanita. Pendeva letteralmente dalle sue labbra.

«Il profumo dell'erba, come mi manca...» Iria inspirò a pieni polmoni come se potesse sentire a distanza il fresco aroma dei prati di Tauro appena bagnati dalla pioggia. A quel punto una piccola lacrima le rigò il viso.

«Da quando ero piccola... Tu mi sei sempre stato accanto... Link!»

   
 
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