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Autore: Inathia Len    31/07/2014    4 recensioni
E se la storia della Bella e la Bestia non fosse come ve l'hanno sempre raccontata? E se i protagonisti fossero altri?
Leggete di John, che sacrificò se stesso per salvare la sorella Harry, ma finì col trovare l'amore.
Leggete di Sherlock, del principe senza cuore che la fata Irene trasformò in una Bestia orrenda e che riuscì a redimersi grazie all'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Johnlock is the way.
Punto e basta.



 

Feeling as though, you never belong



John Watson era strano, a detta di tutti.

Passava il suo tempo a studiare, a leggere e a pensare in grande.

Voleva diventare medico, il piccolo paesino dove si era trasferito con la sorella gli stava stretto. Non che fosse un brutto villaggio, o che la gente fosse sgarbata. No, assolutamente.

Era noioso.

Ogni giorno succedevano sempre le stesse cose, con lo stesso, identico, ritmo.

Il panettiere apriva bottega per primo e lo salutava sollevando leggermente il cappello. Accanto a lui, il fioraio e il barbiere litigavano, come ogni giorno, su chi dovesse abbassare i prezzi.

Poi c'erano le signore che uscivano per fare compere al mercato e scambiavano sempre le stesse chiacchiere, gli stessi convenevoli.

 

Come stanno i figli?

Oh, sei splendida nel tuo nuovo vestito!

 

È nuovo quel taglio di capelli?

Che bel nastro che ha tua figlia!

Dovete venire a pranzo da noi domenica!

 

Dovremmo far incontrare il tuo Henry e la mia Betty!

 

E John era stanco di tutto quello, nonostante vivesse nel paesino da solo qualche mese.

Salutò il panettiere alzando appena lo sguardo dal libro che stava leggendo e sorrise per il battibecco tra il fioraio e il barbiere.

-Ehi, Johnny!-

Il ragazzo agitò la mano in segno di saluto e attraversò la piazza, entrando in libreria. Di tutto il paese, quello era indubbiamente il suo luogo preferito.

-Buon giorno ragazzo, non mi aspettavo di rivederti così presto. Mi sembra solo ieri che...-

-E infatti era ieri- ridacchiò John. -Ma il libro l'ho finito e sono venuto a restituirglielo. È arrivato qualcosa di nuovo?- chiese, saltando poi sulla scala e cominciando ad esaminare gli scaffali con occhio critico.

-Ma John, sei venuto solo ieri!- esclamò il librario.

-Ha ragione, ha ragione. Allora... Prenderò questo.-

-Quello? Ma …. lo hai già letto almeno due volte!-

-E io cosa ci posso fare? È il mio preferito- sospirò John, cullando il libro quasi fosse un bambino, e guardandolo con occhi adoranti. -È pieno di avventure. Ci sono anche incantesimi, terre lontane, principesse da salvare...-

-Oh, ma se ti piace così tanto te lo regalo- rise il libraio.

-Davvero? Posso? Oh, grazie, grazie mille!-

E quando uscì era già immerso nella lettura, il naso che sprofondava tra le pagine, l'odore delle pagine nelle narici e un sorriso enorme sul volto. Per quello non si accorse che il signor Moriarty gli si era avvicinato.

James Moriarty era l'uomo più influente del paese, il patrigno di Mary Morstan, una bella ragazza che l'uomo sperava un giorno, presto, John avrebbe sposato. Nonostante infatti, fosse considerato strano dalla maggior parte degli abitanti, John aveva ambizioni per il futuro, serie possibilità di diventare medico e Jim voleva solo il meglio per la sua figlioccia.

Ma John di questo matrimonio non ne voleva sapere. Mary era dolce, bella, ma John non voleva sposarsi, non così giovane, almeno.

-Ecco il nostro uomo!- esclamò Moriarty, seguito, come sempre, dal suo segretario, Sebastian Moran. Giravano strane voci sui due, ma, data l'influenza di Moriarty, finivano sempre nel dimenticatoio.

-Signor Moriarty- lo salutò John, indicando il libro come a volergli dimostrare di essere occupato.

-Oh, John Watson! Sempre immerso nelle letture, eh?- scherzò, Moran che rideva dietro di lui. -Ti verrà il mal di testa.-

-No, signore. È il mio passatempo. Mi piace leggere, tutto qui.-

Moran gli strappò il libro di mano e lo passò al suo signore. Moriarty lo osservò a lungo, sfogliandolo e poi gettandolo per terra, alle sue spalle, noncurante della pozza di fango.

-Come fai a dedicarci così tanto tempo? Questi libri sono così noiosi, privi di figure...-

-Certa gente preferisce immaginare- rispose tagliente John, recuperando il libro dalla pozzanghera di fango dove era stato scagliato. -Buona giornata.-

-Via, John. Si fa per scherzare! Parlando di cose serie,- ricominciò mellifluo Moriarty, prendendolo sotto braccio da una parte, mentre Moran faceva lo stesso dall'altra parte. -Quando ti deciderai a sposare la mia Mary? La ragazza palpita per te, sogna il giorno della nozze dal primo giorno in cui ti ha visto...-

-Signor Moriarty, come lo ho già detto più e più volte- sbuffò John, liberandosi dalla presa dei due uomini, -non ho intenzione di sposare la vostra figlioccia. Non oggi, non domani, né mai. E questo è davvero un addio. Devo tornare a casa.-

-Torni dalla sorellina pazza?- lo prese in giro Moran, facendo cenno al alzare il gomito, sghignazzando, mentre Moriarty fingeva di rimproverarlo ma rideva sotto i baffi.

-Harry non è pazza, ma un'inventrice geniale- replicò John, tornando sui suoi passi. -E se beve, è per dimenticare certi idioti come voi. Vincerà il primo premio al concorso in città e finalmente ce ne andremo da qui!-

 

 

 

La casa dei Watson era poco fuori dal villaggio, immersa nel verde e nella tranquillità. Ma la pace era cosa rara, soprattutto nello scantinato, dove Harriet Watson conduceva i suoi esperimenti. Spesso si vedevano spirali di fumo salire e urla di stizza, ma John aveva imparato a non allarmarsi. Harry stava lavorando da giorni a un'accetta-tronchi automatica, per presentarla alla fiera in città. Se avesse funzionato, ed Harry lo sperava davvero, avrebbero finalmente potuto lasciare quel villaggio che si divideva in opportunisti e persone noiose il cui unico passatempo era giudicarli in quanto ultimi arrivati.

Ma presto tutto sarebbe finito.

-Harry, sono a casa!- gridò, scendendo nella cantina dove lei, sporca di olio e grasso fin nei capelli, con indosso un vecchio grembiule, osservava con astio la sua nuova invenzione.

-AH! Al diavolo, non riuscirò mai a farla funzionare!- disse sferrandogli un calcio, non troppo forte da romperla ma abbastanza potente da farla sussultare.

-Lo dici sempre e poi ci riesci sempre- la incoraggiò John, tirandole un ricciolo ribelle.

-Oh, ma questa volta sono seria. Non c’è verso di farla funzionare, questo stupido ammasso di ferraglia- sbuffò Harry, tirando un altro calcio allo strano marchingegno.

-E io invece sono sicuro che ce la farai e che vincerai anche il primo premio, domani alla fiera. E finalmente ti verrà riconosciuto il titolo che meriti: “Geniale Inventrice”- disse John, abbracciandola.

-Lo credi sul serio?- mugugnò Harry, il volto nascosto nel petto nel fratello.

-L’ho sempre pensato- la rassicurò lui.

-Bene, allora che stiamo aspettando?- esclamò euforica. –Lo aggiusterò in un battibaleno! Passami quella pinza là sul ripiano- disse, sparendo poi sotto la macchina. –Dimmi, com’è andata la villaggio, fratellino?-

-Oh, sempre al solito. Ho preso un nuovo libro… E, Harry, tu credi che io sia strano?- chiese a un certo punto, passandole la pinza e ripensando a quello che la gente al villaggio diceva di lui alle sue spalle.

-Strano? Il mio fratellino?- esclamò Harry, riemergendo con un paio di enormi occhiali per protezione sul naso, che facevano apparire i suoi occhi azzurri ancora più grandi. –E questa idea chi te l’ha messa in testa?-

-Oh, non lo so… solo, ogni tanto mi sento fuori posto qui. Non c’è nessuno con cui possa parlare davvero.-

-Che mi dici di quel Moriarty? Se non sbaglio vuole farti sposare la sua figlioccia …- chiese quasi con astio, come se il solo nome di Moriarty potesse servire a farle salire l’acido fino alla pancia.

-E chi la conosce? L’avrò vista si e no due volte, massimo tre, da quando ci siamo trasferiti, ma non ci ho mai davvero detto nulla… quella del signor Moriarty è solo un’ossessione. Sa che voglio diventare medico e quindi, automaticamente, sono il partito perfetto per la sua figlioccia!- esclamò John, esasperato, mentre Harry continuava ad armeggiare sotto la macchina.

-E allora lasciali perdere, tutti e due. Vedrai, con questa invenzione cominceremo una nuova vita da qualche altra parte, dove tu potrai studiare sul serio e non ci saranno pazzoidi con figliocce da appiopparti- concluse Harry, tirandosi in piedi e pulendosi le mani nel grembiule. –Penso di aver finito. Ora vediamo se funziona.-

Tirò una leva dal pomello rosso e del fumo cominciò ad essere sputato da una piccola ciminiera. John ed Harry si tapparono le orecchie per il rumore e guardarono timorosi la macchina che ondeggiava e vibrava tutta. Pistoni si abbassavano e sollevavano, corde si muovevano, trascinando con sé ingranaggi. Il vapore veniva incanalato in vari tubicini colorati, posti tutt’intorno all’invenzione, conferendole un’aria piuttosto ridicola. E poi, finalmente, l’accetta montata sul davanti si mosse, piombando sul tronco posto a pochi centimetri, tagliandolo in due dopo qualche colpo e spedendolo nel mucchio insieme a tutti gli altri.

-Funziona!- esclamò John estasiato.

-Funziona?- gli fece eco Harry, incredula, mentre altri ciocchi continuavano a volare sopra le loro teste. –Funziona!- gridò a sua volta, afferrando John e trascinandolo con sé nel suo personalissimo balletto della vittoria. –Funziona! E ora, via verso la fiera!-

Caricarono il carro insieme e gli aggiogarono Philip, il vecchio cavallo da tiro della famiglia, dal manto sauro e la criniera bianco panna. John rimase sulla soglia, euforico per la sorella, a salutarla.

-Ciao Harriet, fa buon viaggio! E buona fortuna!-

-Ciao John e prenditi cura di te mentre non ci sono!- ricambiò lei, storcendosi a cassetta per vederlo fino all’ultimo.

Poi scomparve all’orizzonte, inghiottita da un mare verde e giallo.

























Inathia's nook:
ed eccoci qui con il primo capitolo vero e proprio. Protagonista indiscusso: Jawn. Un ragazzo come tanti (anche se noi sappiamo che è taaaaanto taaaanto speciale), che si sente fuori posto. Ha una sorella "strana", ma solo perchè nel Medioevo/Rinascimento (non ho davvero idea di quando sia ambientata la storia della Disney... sono pessima) le donne dovevano stare a casa, fare figli e cucinare. Quindi Harry è strana ed è strano John, perchè le da corda e la sostiene. Chi è nel giusto, secondo la mentalità di allora, è Jim Moriarty, che vuole vedere la sua figliola accasata, anche se conosce il "futuro marito" solo di fama. E poi lui sarebbe quello normale... bah!
Comunque, se alcuni dialoghi/passaggi vi suonano molto familiari, è perchè li ho ripresi pari pari dal cartone animato, volendo comunque rimanere il più aderente possibile. Anche se molte cose sono, ovviamente diverse. Ma quelle le avrete notate anche da voi, lo so che siete più intelligenti di em <3
concludo queste note chilometriche con altrettanti chilometrici ringraziamenti. Immaginate che vi stia abbracciando una a una (o uno a uno, nel caso in cui ci fossero anche dei maschietti :P). QUATTRO recensioni solo per il prologo??? QUATTRO???? no, vabbè, voi siete pazze/i. Ma io vi amo!! E uno stra-casino di visualizzazioni (superiamo i 150)!!!!! per non parlare dei quasi venti matti che la ricordano. Davvero, io vi bacio una a una.
Ok. Mi eclisso dopo avervi detto un'ultima cosa: LA SETTIMANA PROSSIMA NON POTRO' AGGIORNARE. Sarò all'estero in vacanza e la vedo un po' grigia. Però, vi prometto che la settimana dopo, avrete un doppio aggiornamento, tipo uno lunedì/martedì e uno verso il fine settimana. Così non rimaniamo indietro.
Bien. Baci e abbracci, vi aspetto nelle recensioni <3

  
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