Fiamma d’amore
Capitolo Primo
I l tempo scorreva lento nel salone di palazzo Beccadelli,
segnato solo dal ticchettìo dell’orologio a pendolo e dai passi irrequieti del
barone. Padre Nicola Mirante, il padre guardiano del convento dei cappuccini,
che conosceva da anni la famiglia Beccadelli, anche lui attendeva in silenzio, seduto
sul divano di fronte il camino, in compagnia del marchese Francesco Guardavalda,
cognato del barone, sorseggiando ogni tanto il liquore che la cameriera gli
aveva portato.
Ogni tanto qualche grido attutito riusciva ad
oltrepassare le spesse cortine che separavano il salone dal resto della casa,
arrivando alle orecchie del barone. Erano ormai ore che la baronessa si
lamentava, il travaglio si prospettava lungo e ancora più lunga l’attesa. Dalla
cameriera entrata poco prima per attizzare il fuoco nel camino avevano saputo
che il bambino si presentava male, e questo aveva reso il barone ancora più
nervoso e taciturno.
Padre Nicola osservava quell’ansioso andirivieni e
pregava il Signore per la baronessa e la creatura che stava dando alla luce. Se
al bambino o alla madre fosse accaduto qualcosa il barone non avrebbe retto.
Chi conosceva Antonio Beccadelli da prima che incontrasse la contessina Lucia
d’Altavilla sapeva quanti cambiamenti quella ragazza avesse portato nella vita
di un uomo che era sempre stato considerato burbero e scontroso. Ed era proprio
così. Antonio Beccadelli, che non si era mai interessato a una donna in vita
sua, aveva respirato per la prima volta una ventata d’aria pura quando aveva
conosciuto Lucia. Lei aveva cambiato un destino che per tutti era già
segnato. A quei tempi era quasi una bambina, e forse proprio per questo aveva
attirato senza volerlo le attenzioni del barone, che aveva già oltrepassato la
quarantina.
Ogni tanto il marchese Guardavalda si alzava anche lui e
guardava dalla finestra che dava sulla strada. Solo qualche sporadica carrozza
si avventurava sotto la pioggia in quella notte di novembre. Il cielo ormai
buio da un pezzo sembrava che stesse per venire giù, nell’intervallo tra i
lampi e il rombo dei tuoni. Il medico era già stato mandato a chiamare, ma il
pover’uomo era rimasto bloccato in campagna a causa della tempesta, durante il
giro di visite del pomeriggio. La moglie aveva assicurato che non appena fosse arrivato
a casa l’avrebbe subito mandato a palazzo Beccadelli. Era proprio nella
speranza che una di queste carrozze fosse quella del medico che il marchese si
recava di tanto in tanto a quella finestra.
Il barone intanto, con un braccio poggiato al bordo del
camino, aveva cessato il suo snervante avanti e indietro, e se ne stava fermo a
fissare il fuoco che scoppiettava allegro, quasi nella danza forsennata delle
fiamme che lambivano i ceppi di legno ci fosse una risposta alle sue domande.
Anche i suoi pensieri, come quelli di padre Mirante, andavano alla sua vita
passata, e a quanto la giovane moglie lo avesse cambiato. Ricordava ancora la
prima volta che l’aveva vista, ad un ballo, uno dei pochi balli ai quali si
recava, più per educazione che per piacere. Era così bella mentre ballava,
corteggiata da tutti gli uomini della sala, e quando un’evoluzione del valzer
l’aveva portata più vicina a lui, si era specchiato in quegli occhi così
ridenti, così verdi, e il suono di quella risata cristallina gli era entrato
nel cuore. In quel momento lui, che non aveva mai desiderato possedere più di
quanto già non possedeva, si era ritrovato a desiderare per sé quegli occhi
pieni di gioia, e quella risata così sincera, e il muro di freddezza che aveva
sempre tenuto sul cuore era crollato davanti all’assedio di quel dolce sguardo.
Antonio Beccadelli, tra lo stupore di quanti lo conoscevano, quella sera stessa
l’aveva invitata a ballare, e aveva continuato a ballare per tutta la sera, mai
sazio di quel sottile piacere che gli dava il sentirla così leggera e indifesa
tra le sue braccia, e aveva desiderato tenerla per sempre così, stretta vicino
al cuore, per proteggerla, amarla e bere da lei quell’allegria che gli faceva
così bene. L’aveva corteggiata, e lei aveva ceduto, affascinata da quei suoi
modi così taciturni che per lei si tramutavano in sorrisi, e l’aveva amato.
Nonostante avesse potuto scegliere tra i migliori partiti della città i
giovanotti più belli e simpatici, più vicini a lei per età, lei aveva scelto
lui. La differenza d’età aveva fatto parlare inizialmente la buona società, ma
poi i pettegolezzi si erano chetati alla vista degli sguardi innamorati dei
due. Il loro era senza alcun dubbio un matrimonio d’amore. E dopo la nascita
della loro prima figlia, Carolina, tutto era stato ancora più bello. Lucia, da
ragazzina innamorata, si era trasformata in madre affettuosa, e quell’aria di
maturità su quel viso ancora così bambino, le avevano regalato una bellezza
ancora maggiore. E la piccola Carolina, nata anche lei fra mille difficoltà,
era così bella, così simile alla madre, con la stessa risata argentina, e gli
stessi occhi verdi, limpidi. Il ricordo della difficile
nascita di Carolina l’aveva spaventato alla notizia della nuova gravidanza della
moglie, anche perché il medico aveva specificato che il parto questa volta
avrebbe potuto esserle fatale, ma Lucia era così contenta di potergli dare un
altro figlio, che lui aveva preferito dimenticare i tristi presagi, e guardare
fiducioso al futuro, insieme alla moglie. E adesso, tutta l’angoscia che
provava nell’immaginare il dolore di Lucia, lo facevano pentire della felicità
che aveva provato. Se Lucia non ce l’avesse fatta, la sua vita sarebbe finita
con lei, lei che era la sua aria, lei che era la sua vita.
Il rumore di una carrozza che si fermava e il grido del
cocchiere fecero avvicinare ancora una volta il marchese alla finestra, mentre
il barone e il padre guardiano osservavano un segno dal suo viso che desse
qualche novità. Nonostante con la moglie ci fossero la levatrice più brava
della città, e Rosalia, la balia di Carolina, insieme ad altre cameriere e a
sua sorella Costanza, il barone aspettava con ansia l’arrivo del medico,
inconsciamente convinto che la sua presenza avrebbe risolto tutto. Suo cognato,
il marchese Guardavalda, si diresse veloce verso la porta, facendo così capire che il
medico era finalmente arrivato. Maruzza, la cameriera, entrò poco dopo nella
stanza, seguita dal medico, che si scrollava di dosso l’acqua. Il dottor La Ferla
era uno dei migliori di Palermo, e aveva seguito la gravidanza della baronessa
sin dall’inizio, quindi si rendeva conto pienamente della gravità della
situazione, e anche se avrebbe tanto voluto riposarsi ed asciugarsi davanti a
quel bel focherello scoppiettante, chiese di farsi accompagnare subito nella
camera della baronessa. Il barone diede ordini a Maruzza di accompagnarlo e di
tornare subito a portare notizie.
Padre Nicola e il marchese si scambiarono uno sguardo
preoccupato, il sacerdote si fece il segno della croce e decise che continuare
a pregare la vergine era il modo migliore per aiutare quella poveretta. Il
marchese rivolse al cognato qualche parola di circostanza, cui il barone annuì
col capo, e riprese la sua precedente occupazione, andare avanti e indietro per
la stanza. Maruzza ancora non tornava a portare notizie, e l’ansia si percepiva
nell’aria come una fitta nebbia, che non permetteva di vedere e di udire nulla
se non i lamenti della baronessa.
I passi frettolosi di Maruzza si fecero sentire nel
corridoio dopo un po’ di tempo, e la ragazza entrò nella stanza.
– Allora? – le
disse il barone.
– Voscenza, la signora baronessa soffre tanto, dice il dottore
che il bambino non ce la fa, e per la signora si deve pregare -
Il barone si sentì morire a quelle parole.
Subito il marchese lo fece sedere.
– Maruzza, porta un cordiale -
- Subito
voscenza –
Padre Nicola tornò a segnarsi, alzando gli occhi al cielo, mentre il
marchese cercava di far reagire il cognato, caduto in uno stato di immobilità pensierosa.
La ragazza tornò poco dopo con il cordiale. Dopo averlo bevuto, il barone parve
riscuotersi, e chiese – Dov’è Carolina? -
- In camera sua -
- Portamela qui,
Maruzza -
- Si, voscenza, con permesso –
Non riusciva a pensare in quel
momento, non sentiva nient’altro se non il cuore martellargli nel petto, con un
ritmo sordo, inarrestabile. E sperava. Sperava che sua moglie vivesse, non gli
importava di avere altri figli, l’avrebbe guardata solo da lontano se fosse
stato necessario. Avevano già Carolina, non avevano bisogno di altro. Solo che
lei vivesse. Il marchese guardava con compassione quello sguardo vuoto, e già
immaginava che sarebbe per sempre rimasto così se Lucia fosse morta.
Carolina Beccadelli entrò nel salone accompagnata da
Maruzza. Era una bimbetta di appena cinque anni, ma di già aggraziata come una
signorina grande. Lei era così fiera quando il padre glielo diceva! I capelli
neri e lucenti come il carbone si inanellavano in morbidi riccioli che
scendevano sulle spalle, e la pelle bianca come la porcellana più fine era
accesa sulle guance dal rossore dei ciliegi in fiore e la boccuccia era piccola
e raccolta come un bocciolo di rosa. Gli occhi, verdi e brillanti come un prato
primaverile, la assomigliavano ancor più alla madre. Subito fece un inchino e
si recò a baciare la mano al religioso, che le carezzò la guancia sorridendo e
poi andò dal padre.
– Padre, mi volevate? -
- Si, Carolina, volevo chiederti di
pregare per la mamma, che sta tanto male –
Carolina abbassò lo sguardo e strinse
le manine a pugno sul vestitino elegante. Rialzò gli occhi dopo un istante a
guardare il padre, e cercò invano il sorriso che l’uomo era solito rivolgerle.
Vi trovò invece un’espressione nuova, che ancora non sapeva definire, ma che
somigliava tanto alla tristezza.
– Si, padre, come desiderate –
L’uomo prese
nella sua mano quella mano piccola, di bambina, e la strinse forte. Poi abbracciò
la piccola e le disse – Devi essere forte, Carolina, ricordatelo -
-Si, padre -
- Vai adesso, vai –
La bambina si inchinò nuovamente ai tre uomini e tornò in camera
sua accompagnata da Maruzza.
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Nella speranza che questa prima parte vi abbia intrigato, vi lascio in attesa della seconda, che arriverà presto!
In questa parte della storia siamo ancora in una sorta di prologo, che è comunque importante per far capire la vita e il carattere di Carolina. Presto ci sarà un salto temporale per cui ritroveremo Carolina cresciuta.
Sarebbe
veramente bello poter trovare tante recensioni, anche solo due parole
per dire che ne pensate, così da poter capire meglio cosa vi
piace e cosa no!