Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Celestellina    08/09/2008    4 recensioni
Palermo. Siamo alla vigilia della spedizione dei Mille. La baronessina Carolina Beccadelli si innamora di Lorenzo, uno studente milanese, dall'ardente animo patriota. Difficoltà e pregiudizi da superare, lo splendore artefatto della nobiltà palermitana, intrighi, amicizie, e un padre burbero con un profondo dolore in cuore. il tutto accompagnato dall'amore incondizionato per una nazione che ancora esiste solo nel cuore di chi la sogna. Probabilmente sarebbe stato più adatto inserirla nella categoria "Storico" ma qua l'amore prevale sulla storia, quindi ... vi lascio a leggere!

"Tutte le cose belle della sua vita le venivano in mente in quel momento, sentiva suo marito vicino che le carezzava la fronte e le teneva stretta la mano, era al sicuro, confortata dall’affetto della famiglia e dal sacramento appena ricevuto. Guardò ancora una volta Antonio, e pensò a quanto era fortunata. Una lacrima solitaria le scese lungo la guancia e le dita strette nella mano del marito si rilassarono. Si sentiva così leggera …" ( dal secondo capitolo)

"Restare alzata fino a tardi era sempre stato il suo sogno, ma in quel momento nessuno si curava di lei. Anche Maruzza, che di solito era così allegra e gentile, l’aveva riaccompagnata in camera sua senza dirle una parola, l’aveva solo guardata scuotendo la testa. Non le aveva nemmeno dato il confetto che era solita darle ogni volta che lei andava a trovarla in cucina. E dire che quella sera le aveva anche fatto compagnia mentre cenava, dato che la sua balia non aveva potuto cenare con lei. In fondo, pensò, restare alzati fino a tardi non è così bello, specialmente se piove così forte e tutti ti lasciano sola." ( dal terzo capitolo)
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo primo (parte prima)

Fiamma d’amore 

Capitolo Primo 

I l tempo scorreva lento nel salone di palazzo Beccadelli, segnato solo dal ticchettìo dell’orologio a pendolo e dai passi irrequieti del barone. Padre Nicola Mirante, il padre guardiano del convento dei cappuccini, che conosceva da anni la famiglia Beccadelli, anche lui attendeva in silenzio, seduto sul divano di fronte il camino, in compagnia del marchese Francesco Guardavalda, cognato del barone, sorseggiando ogni tanto il liquore che la cameriera gli aveva portato.

Ogni tanto qualche grido attutito riusciva ad oltrepassare le spesse cortine che separavano il salone dal resto della casa, arrivando alle orecchie del barone. Erano ormai ore che la baronessa si lamentava, il travaglio si prospettava lungo e ancora più lunga l’attesa. Dalla cameriera entrata poco prima per attizzare il fuoco nel camino avevano saputo che il bambino si presentava male, e questo aveva reso il barone ancora più nervoso e taciturno.

Padre Nicola osservava quell’ansioso andirivieni e pregava il Signore per la baronessa e la creatura che stava dando alla luce. Se al bambino o alla madre fosse accaduto qualcosa il barone non avrebbe retto. Chi conosceva Antonio Beccadelli da prima che incontrasse la contessina Lucia d’Altavilla sapeva quanti cambiamenti quella ragazza avesse portato nella vita di un uomo che era sempre stato considerato burbero e scontroso. Ed era proprio così. Antonio Beccadelli, che non si era mai interessato a una donna in vita sua, aveva respirato per la prima volta una ventata d’aria pura quando aveva conosciuto Lucia. Lei aveva cambiato un destino che per tutti era già segnato. A quei tempi era quasi una bambina, e forse proprio per questo aveva attirato senza volerlo le attenzioni del barone, che aveva già oltrepassato la quarantina.

Ogni tanto il marchese Guardavalda si alzava anche lui e guardava dalla finestra che dava sulla strada. Solo qualche sporadica carrozza si avventurava sotto la pioggia in quella notte di novembre. Il cielo ormai buio da un pezzo sembrava che stesse per venire giù, nell’intervallo tra i lampi e il rombo dei tuoni. Il medico era già stato mandato a chiamare, ma il pover’uomo era rimasto bloccato in campagna a causa della tempesta, durante il giro di visite del pomeriggio. La moglie aveva assicurato che non appena fosse arrivato a casa l’avrebbe subito mandato a palazzo Beccadelli. Era proprio nella speranza che una di queste carrozze fosse quella del medico che il marchese si recava di tanto in tanto a quella finestra.

Il barone intanto, con un braccio poggiato al bordo del camino, aveva cessato il suo snervante avanti e indietro, e se ne stava fermo a fissare il fuoco che scoppiettava allegro, quasi nella danza forsennata delle fiamme che lambivano i ceppi di legno ci fosse una risposta alle sue domande. Anche i suoi pensieri, come quelli di padre Mirante, andavano alla sua vita passata, e a quanto la giovane moglie lo avesse cambiato. Ricordava ancora la prima volta che l’aveva vista, ad un ballo, uno dei pochi balli ai quali si recava, più per educazione che per piacere. Era così bella mentre ballava, corteggiata da tutti gli uomini della sala, e quando un’evoluzione del valzer l’aveva portata più vicina a lui, si era specchiato in quegli occhi così ridenti, così verdi, e il suono di quella risata cristallina gli era entrato nel cuore. In quel momento lui, che non aveva mai desiderato possedere più di quanto già non possedeva, si era ritrovato a desiderare per sé quegli occhi pieni di gioia, e quella risata così sincera, e il muro di freddezza che aveva sempre tenuto sul cuore era crollato davanti all’assedio di quel dolce sguardo. Antonio Beccadelli, tra lo stupore di quanti lo conoscevano, quella sera stessa l’aveva invitata a ballare, e aveva continuato a ballare per tutta la sera, mai sazio di quel sottile piacere che gli dava il sentirla così leggera e indifesa tra le sue braccia, e aveva desiderato tenerla per sempre così, stretta vicino al cuore, per proteggerla, amarla e bere da lei quell’allegria che gli faceva così bene. L’aveva corteggiata, e lei aveva ceduto, affascinata da quei suoi modi così taciturni che per lei si tramutavano in sorrisi, e l’aveva amato. Nonostante avesse potuto scegliere tra i migliori partiti della città i giovanotti più belli e simpatici, più vicini a lei per età, lei aveva scelto lui. La differenza d’età aveva fatto parlare inizialmente la buona società, ma poi i pettegolezzi si erano chetati alla vista degli sguardi innamorati dei due. Il loro era senza alcun dubbio un matrimonio d’amore. E dopo la nascita della loro prima figlia, Carolina, tutto era stato ancora più bello. Lucia, da ragazzina innamorata, si era trasformata in madre affettuosa, e quell’aria di maturità su quel viso ancora così bambino, le avevano regalato una bellezza ancora maggiore. E la piccola Carolina, nata anche lei fra mille difficoltà, era così bella, così simile alla madre, con la stessa risata argentina, e gli stessi occhi verdi, limpidi. Il ricordo della difficile nascita di Carolina l’aveva spaventato alla notizia della nuova gravidanza della moglie, anche perché il medico aveva specificato che il parto questa volta avrebbe potuto esserle fatale, ma Lucia era così contenta di potergli dare un altro figlio, che lui aveva preferito dimenticare i tristi presagi, e guardare fiducioso al futuro, insieme alla moglie. E adesso, tutta l’angoscia che provava nell’immaginare il dolore di Lucia, lo facevano pentire della felicità che aveva provato. Se Lucia non ce l’avesse fatta, la sua vita sarebbe finita con lei, lei che era la sua aria, lei che era la sua vita.

Il rumore di una carrozza che si fermava e il grido del cocchiere fecero avvicinare ancora una volta il marchese alla finestra, mentre il barone e il padre guardiano osservavano un segno dal suo viso che desse qualche novità. Nonostante con la moglie ci fossero la levatrice più brava della città, e Rosalia, la balia di Carolina, insieme ad altre cameriere e a sua sorella Costanza, il barone aspettava con ansia l’arrivo del medico, inconsciamente convinto che la sua presenza avrebbe risolto tutto. Suo cognato, il marchese Guardavalda, si diresse veloce verso la porta, facendo così capire che il medico era finalmente arrivato. Maruzza, la cameriera, entrò poco dopo nella stanza, seguita dal medico, che si scrollava di dosso l’acqua. Il dottor La Ferla era uno dei migliori di Palermo, e aveva seguito la gravidanza della baronessa sin dall’inizio, quindi si rendeva conto pienamente della gravità della situazione, e anche se avrebbe tanto voluto riposarsi ed asciugarsi davanti a quel bel focherello scoppiettante, chiese di farsi accompagnare subito nella camera della baronessa. Il barone diede ordini a Maruzza di accompagnarlo e di tornare subito a portare notizie.

Padre Nicola e il marchese si scambiarono uno sguardo preoccupato, il sacerdote si fece il segno della croce e decise che continuare a pregare la vergine era il modo migliore per aiutare quella poveretta. Il marchese rivolse al cognato qualche parola di circostanza, cui il barone annuì col capo, e riprese la sua precedente occupazione, andare avanti e indietro per la stanza. Maruzza ancora non tornava a portare notizie, e l’ansia si percepiva nell’aria come una fitta nebbia, che non permetteva di vedere e di udire nulla se non i lamenti della baronessa.

I passi frettolosi di Maruzza si fecero sentire nel corridoio dopo un po’ di tempo, e la ragazza entrò nella stanza. 
– Allora? – le disse il barone. 
– Voscenza, la signora baronessa soffre tanto, dice il dottore che il bambino non ce la fa, e per la signora si deve pregare -  
Il barone si sentì morire a quelle parole. Subito il marchese lo fece sedere. 
– Maruzza, porta un cordiale - 
- Subito voscenza – 
Padre Nicola tornò a segnarsi, alzando gli occhi al cielo, mentre il marchese cercava di far reagire il cognato, caduto in uno stato di immobilità pensierosa. La ragazza tornò poco dopo con il cordiale. Dopo averlo bevuto, il barone parve riscuotersi, e chiese – Dov’è Carolina? - 
- In camera sua - 
- Portamela qui, Maruzza - 
- Si, voscenza, con permesso – 
Non riusciva a pensare in quel momento, non sentiva nient’altro se non il cuore martellargli nel petto, con un ritmo sordo, inarrestabile. E sperava. Sperava che sua moglie vivesse, non gli importava di avere altri figli, l’avrebbe guardata solo da lontano se fosse stato necessario. Avevano già Carolina, non avevano bisogno di altro. Solo che lei vivesse. Il marchese guardava con compassione quello sguardo vuoto, e già immaginava che sarebbe per sempre rimasto così se Lucia fosse morta.

Carolina Beccadelli entrò nel salone accompagnata da Maruzza. Era una bimbetta di appena cinque anni, ma di già aggraziata come una signorina grande. Lei era così fiera quando il padre glielo diceva! I capelli neri e lucenti come il carbone si inanellavano in morbidi riccioli che scendevano sulle spalle, e la pelle bianca come la porcellana più fine era accesa sulle guance dal rossore dei ciliegi in fiore e la boccuccia era piccola e raccolta come un bocciolo di rosa. Gli occhi, verdi e brillanti come un prato primaverile, la assomigliavano ancor più alla madre. Subito fece un inchino e si recò a baciare la mano al religioso, che le carezzò la guancia sorridendo e poi andò dal padre. 
– Padre, mi volevate? - 
- Si, Carolina, volevo chiederti di pregare per la mamma, che sta tanto male – 
Carolina abbassò lo sguardo e strinse le manine a pugno sul vestitino elegante. Rialzò gli occhi dopo un istante a guardare il padre, e cercò invano il sorriso che l’uomo era solito rivolgerle. Vi trovò invece un’espressione nuova, che ancora non sapeva definire, ma che somigliava tanto alla tristezza. 
– Si, padre, come desiderate – 
L’uomo prese nella sua mano quella mano piccola, di bambina, e la strinse forte. Poi abbracciò la piccola e le disse – Devi essere forte, Carolina, ricordatelo - 
-Si, padre - 
- Vai adesso, vai – 
La bambina si inchinò nuovamente ai tre uomini e tornò in camera sua accompagnata da Maruzza.

_______________________________________________________________________________________

Nella speranza che questa prima parte vi abbia intrigato, vi lascio in attesa della seconda, che arriverà presto!

In questa parte della storia siamo ancora in una sorta di prologo, che è comunque importante per far capire la vita e il carattere di Carolina. Presto ci sarà un salto temporale per cui ritroveremo Carolina cresciuta. 

Sarebbe veramente bello poter trovare tante recensioni, anche solo due parole per dire che ne pensate, così da poter capire meglio cosa vi piace e cosa no!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Celestellina