NOTE:
Ho avuto lo
scatto del matto quando su un giornale ho letto
I figli possono fare la felicità?
E
subito ho iniziato a scrivere questa piccola cosa confusa. Nulla di
che, solo
l’ennesima fissa per le pwp, le drag e le bestiality.
E’ solo una cosa per calmare
la mia voglia immensa di scrivere solo
quelle. Nonostante sia abbastanza triste, ha un che di ironico.
Coppia: DracoxHarry
Genere: Angst,
Comico, Malinconico.
Avvertimenti: Pre-Mpreg.
Prima della
storia ci sono delle parole della canzone di Renato
Zero – Cercami che, perdonate la
mia arroganza e superbia; ma pare davvero che il grande Re abbia
scritto questa
canzone per loro due. Si, da brava sorcina
quale sono, ascolto sempre Re
quando
scrivo. O lui oppure con Just Dance.
Beta: Astro [il
mio persiano e la mia
YL]
Sono stato invadente.
Eccessivo lo so
Il pagliaccio di
sempre anche quello era amore però.
Questa vita ci
ha
puniti già
Toppe quelle
verità
che ci sono rimaste
Oggi che
fatica che si fa
Come
è finta
l’allegria
Quanto amaro
disincanto…
L’anima
mia, farò tacere pure
lei,
Se mai vivrò di
questa clandestinità:
Per sempre…
[Cercami
– Renato Zero]
Un Semplice
Sogno
Draco stava
seduto sul divano nella sala più accogliente e
calda del Manior, con in mano un numero vecchio di qualche giorno,
della
Gazzetta in mano.
Cominciava a
pensare che quel giornale stesse davvero
decadendo: da quando finì la guerra non c’era
più nulla di così interessante.
E mentre il
biondo brontolava che non c’erano più scrittori
come una volta, suo marito era fuori dalla stanza, appoggiato alla
porta chiusa,
maltrattandosi le dita. Doveva parlarne o no a Draco? Bhe, la sua prima
reazione era stata quella di non sentirsi tanto normale, poi si era
messo a
ridere come uno scemo, pensando che in lui non c’era nulla di
normale, la sua
seconda pensata era stata quella di andare subito dal suo Draco e
magari far
ridere pure lui. Ma più si avvicinava e più
qualcosa gli pesava sullo stomaco
ed allo stesso tempo si sentiva leggero. Troppo leggero. Mentre il suo
cuore era
vuoto.
Arrivato
davanti alla porta, il coraggio e l’ilarità della
cosa lo avevano completamente abbandonato, per fare spazio alla paura
di una
beffa. L’ennesima. E, stranamente, non sapeva se poteva
reggere anche solo una
battuta affilata su un argomento del genere.
Argomento che,
tra l’altro, non avevamo mai trattato,
neanche una volta avevano parlato anche solo con un pizzico di ironia
di una
cosa del… cazzo, un figlio era una bella
responsabilità e non c’era nessuno al
mondo meno responsabile di lui. A dire il vero aveva dubbi anche su
Draco. Tanto
se non più di quelli che aveva riguardo se stesso.
E come doveva
dirlo? Entrare, sedersi e dire… Amore,
che ne dici se mettiamo in cantiere
un piccolo Malfoy? Molto
probabilmente Draco avrebbe fatto i salti di gioia…
Si, magari
fosse così facile. Oppure… forse si, era facile,
ma era lui che non sapeva come iniziare un discorso di senso compiuto,
magari
con delle allusioni.
Harry
lanciò un urletto,quando un elfo domestico si
smaterializzò davanti a lui, con un vassoio in mano con una
bottiglia con
dentro un liquido ambrato e due bicchieri. La creaturina si
scusò con un
profondo invito per poi bussare alla porta. La voce neutra di Draco
acconsentì
all’elfo di entrare, ed Harry si sentì patetico:
perfino un elfo aveva meno
paura di Draco di quanta non ne avesse lui in quel momento. Bhe, pensò Harry, lui non deve mica intavolarci un discorso come
quello dei figli e poi,
porca puzzola, gli ha portato grappa della migliore qualità!
Così si che anche
io non avrei difficoltà a farmi dire di si da Draco!
Harry fece un
gemito frustrato, bastava solo aspettare che
Draco si ubriacasse e tutto era fatto… il gemito si fece
più alto e batté la
testa contro il muro scuro.
Ahhgggrrr, si
urlò in testa, Maledetta vena da
grifondoro! E, facendo
un profondo respiro, entrò nella stanza proprio quando
l’elfo la riaprì per
poter uscire.
Quando lo
vide, rilassato nel suo castello, si chiese se
aveva il diritto di distruggere quella sa serenità.
Molto
probabilmente
Draco farà i salti di gioia… se non fosse con me
a dover fare quella cosa.
- Harry
– il suo nome era un dolcissimo suono per le
proprie orecchie, quando veniva pronunciato da quelle labbra carnose e
rosa –
Vuoi? –
E gli
indicò con un cesso di capo il tavolino basso davanti
al divano scuro.
Scuro…
Ora che ci
pensava… Harry si sedé quasi con fare vago e
parlando, come a buttarla lì.
- Senti
Draco… -
Draco
corrugò le sopracciglia, serio e certosino, guardando
l’altro come se gli stesse per dire che da bambino avesse
voluto fare i
calendari porno. Uhm… calendari porno…
Il moro
riprese - … Non ti sembra anche a te che questa modesta casupola –
ironizzò calcando
sulle due ultime parole – Sia… un po’ spenta?
–
Draco
batté due volte le ciglia – Bhe…
possiamo compare
qualche lampadina in più e poi ci sono sempre gli
incantesimi no? –
Harry
socchiuse le palpebre – No Draco, intendo qualcosa
che possa ravvivare di più –
Il biondo
spalancò la bocca e per un attimo il cuore di
Harry si fermò.
- Non ho
intenzione di compare quel lampadario al
Ministero! – sbottò Draco – Che vuoi
fare? Illuminare tutta Londra? –
L’altro
sbuffò. Era inutile, quando Draco non capiva
o non voleva capire c’era
dopo da fare. E lo faceva intendere chiaramente
quando qualcosa lo scocciava oppure ne era annoiato.
- No Draco
– disse impaziente, a denti stretti seppur
cercando di non apparire troppo surriscaldato, con uno sforzo
sovraumano si
calmò – Quello a cui mi riferivo io, amore
– e quando Harry usava quel
tono o
stavi attento oppure ti ritrovavi a schivare Schiantesimi per tutta
Malfoy
Manior – E’ che questa casa è
troppo… -
-Nulla
è troppo per un Malfoy, tesoro – disse in
automatico
Draco, senza riuscire a fermare la sua lingua. Sentì quella
di Harry schioccare
due volte, nascosta dentro quella bocca che tanto amava.
- E’
troppo… - riprese Harry, tentando d’ignorando la
voglia di uccidere la sua dolce ed impaziente metà -
… Silenziosa? –
Draco si
puntellò il mento con un dito – Bhe, possiamo
sempre mettere dei campanelli alle pareti se vuoi – e riprese
a leggere
- Si
Drà, i campanelli
– e c’era tanto odio nella parola campanelli che
quasi i suoi occhi fecero
evanescere la grappa dentro il bicchiere che Draco teneva nella mano
libera.
-Ma…
- incalzò prendendo l’estremità della
Gazzetta ed
abbassandola – Questa casa sta diventando troppo grande? –
-Harry, lo sai
cosa penso sui cani, - disse con sorriso
tirato ma sincero – Richiedono troppa attenzione, sbavano,
fanno bisogni in
qualunque momento e quando meno te lo aspetti, vogliono le coccole ed
io ho giù
te da coccolare, li vedi portare a
fare vaccini. Starci appresso, farli giocare, insegnargli,
accudirli… Amore, è
una responsabilità che io non mi voglio assumere e, se ci
pensi un attimo, sono
certo che anche tu converrai che tu sei ancora meno adatto di me a
prenderti
cura di qualcuno che non siamo noi –
-E se io mi
sentissi solo? – sbottò Harry.
Aver sentito
quelle parole uscire da Draco era stato un
Avada dopo l’altro: i termini… i termini che Draco
aveva usato per descrivere
un cane era splendidamente simili a quella di un bambino. Troppo simili
cazzo.
A quella
domanda Draco si fece guardingo e scioccato – Che
vorresti dire? Che non ti basto io?
–
Oh, si, Draco
amava il vittimismo. Amava far sentire uno
schifo Harry.
-Ma si
– fece Harry disperato – Ma forse non sarebbe il
caso di pensare… a qualcun altro? –
Non poteva
trovare parole più sbagliate: Draco divenne
livido in faccia e buttò per terra il giornale, sbattendo
sul tavolino il
bicchiere.
-Ok, chi
è sto figlio di puttana? –
-Di che vai
ciarlan… - ma quando gli occhi furenti e
possessivi di Draco si fissarono nei suoi, inchiodandoli, non
poté fare a meno
di arrossire fino alla punta dei suoi capelli arruffati e neri
– Oh Draco, non
c’è nessuno… almeno fino ad
ora… -
Ma
perché qualcuno non gli incollava le labbra?
-COSA?
–
Harry prese le
mani di Draco tra le proprie e lo fece
risedere – Almeno… - aggiunse – Fino a
quando non sarai d’accordo pure tu –
-COSA?
– urlò ancora, non capendo il vero significato
delle
parole del marito – E COME POTREI ESSERLO? –
-Draco
– fece sospirando Harry – Non
c’è nessuno, davvero.
Solo… - l’occhio gli cascò sulla
Gazzetta, buttata per terra dal biondo nel
momento di rabbia, molto probabilmente non ancora cessata, e la sua
attenzione
fu attirata da un piccolo articolo; una foto di una qualche famiglia ed
un
titolo.
-I figli danno
la felicità? – lesse la domanda ad alta voce
senza che se ne accorgesse.
-I figli?
– disse Draco, preso contropiede ed alla
sprovvista.
-Si
– annuì u po’ distrattamente Harry
– Si – ripeté deciso
e dolce, girandosi per vedere negli occhi il suo amore. –
Draco, secondo te, i
figli danno la felicità? –
-Per te?
– ma quella domanda pareva tanto fatta per
riflesso che per vero interesse.
-Te
l’ho chiesto prima io – insistette.
-Ha
importanza? – chiese Draco, sedendosi vicino a lui,
curioso.
-Mi serve
–
-Cosa?
–
-Una tua
risposta –
-Ma…
-
-Draco…
-
Quel nome si
trasformò in una supplica quasi… straziante.
Draco sospirò. E levò gli occhi al soffitto.
-Si
– disse dopo poco.
-Davvero?
– ma Draco era troppo impegnato a fissare il
soffitto per accorgersi del tono speranzoso e allegro del compagno,
altrimenti
avrebbe fermato la propria lingua.
-Certo
– sorrise – Fino a che non nascono – fece
poi serio.
Ad Harry cadde
il mondo addosso. Semplicemente… prima era a
toccare le stelle sulla sua scopa, con Draco, e un secondo poco stava
precipitando, andando a mangiare la terra.
Cadendo in un
baratro che, non lo sapeva, lo avrebbe
portato ad annullarsi.
-Come mai
questa domanda? – chiese Draco, avvicinandoselo
ed abbracciandolo, unendo le loro mani sul petto dell’altro.
Ma si accorse
che non aveva voglia di parlare del perché
questa fissazione per i bambini. Ora voleva occuparsi del suo bambino.
Lo
trascinò sotto di se, sdraiandolo sul divano, baciandolo
sulle labbra. Era tutto così perfetto e lui si sentiva
già duro; bastava il
profumo di suo marito a fargli vedere le stelle. Ma, se era tutto
così perfetto
allora perché si sentiva un pesante peso sullo stomaco?
Harry sapeva
di cioccolato e di miele… il furbetto doveva
essersi di nuovo infilato in cucina ed essersi ingerito come minimo un
chilo di
gelato al cioccolato con sopra il miele caldo. Si spostò,
abbassandosi fino al
collo, baciando la mandibola un po’ squadrata, e succhiando
un punto impreciso
ed occhi chiusi. Succhiando fino a che non si formò un
delizioso segno rosso
sulla pelle scura.
Tuttavia
avvertiva una strana tensione non solo dentro di
se, ma anche fuori. Tra lui ed Harry. Una cosa diversa da tutte quelle
che lui
aveva provato.
Dall’odio
al disprezzo. Dall’interesse all’innamoramento.
Finché non si era ficcato in testa che non poteva vivere
senza Harry. Se solo
Harry gli avesse chiesto qualcosa,
qualunque cosa, lui l’avrebbe fatta.
Alzò
la testa e vide i suoi occhi specchiarsi in due
smeraldi troppo acquosi per i suoi gusti.
-Ehi
– disse dolcemente carezzandoli la testa – Piccolo,
che hai? –
Harry non
rispose, solo… fece spostare Draco da sopra di se
e si alzò dal divano. Draco lo bloccò per un
polso.
-Harry
– lo scosse – Cosa c’è?
– gli dava un grande senso
di ansia quel comportamento dell’amato.
E quando il
moro alzò il volto, era… Dio; da quando Harry
sapeva nascondere così bene le ferite?
-Nulla
– sorrise falso – Mi sono solo ricordato di una
cosa
– e dicendo questo, gli diede un rapido bacio sulla guancia
ed uscì.
Draco si
sentì come se tutto il suo mondo fosse uscito in
quell’esatto istante proprio con il marito.
Mentre
Harry… bhe, Harry, ad ogni passo che faceva, ogni
respiro, ogni carezza del vento, sentiva le parole del suo amore
distruggerlo
sempre di più. Aveva già deciso cosa fare e lo
avrebbe fatto.
Preferiva
mille volte l’autodistruzione interiore, la sua,
piuttosto che dispiacere qualcosa al suo amore.
Si mise a
saltellare, canticchiando. Già sentendo la
propria essenza che si mischiava con l’aria ad ogni salto.
Perché
se vuoi uccidere un uomo, basta privarlo del suo
sogno più grande.
Nel caso di
Harry; lui, il suo amore e loro figlio. La sua
famiglia.
Basta
veramente poco per uccidere. E c’è chi lo ritiene
difficile.