Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: xla    08/09/2008    8 recensioni
-Draco, secondo te, i figli, danno la felicità?- Per distruggere un uomo basta provarlo del suo sogno più grande [è molto strana come one-shot, davvero, ma se non è strano non piace xD! Lasciate pure un segno del vostro passaggio se volete. Buona Lettura, baci xla ^-^]
Genere: Romantico, Triste, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTE:

Ho avuto lo scatto del matto quando su un giornale ho letto I figli possono fare la felicità? E subito ho iniziato a scrivere questa piccola cosa confusa. Nulla di che, solo l’ennesima fissa per le pwp, le drag e le bestiality. E’ solo una cosa per calmare la mia voglia immensa di scrivere solo quelle. Nonostante sia abbastanza triste, ha un che di ironico.

Coppia: DracoxHarry

Genere: Angst, Comico, Malinconico.

Avvertimenti: Pre-Mpreg.

Prima della storia ci sono delle parole della canzone di Renato Zero – Cercami che, perdonate la mia arroganza e superbia; ma pare davvero che il grande Re abbia scritto questa canzone per loro due. Si, da brava sorcina quale sono, ascolto sempre Re quando scrivo. O lui oppure con Just Dance.

Beta: Astro [il mio persiano e la mia YL]

Sono stato invadente.

Eccessivo lo so

Il pagliaccio di sempre anche quello era amore però.

Questa vita ci ha puniti già

Toppe quelle verità che ci sono rimaste

Oggi che fatica che si fa

Come è finta l’allegria

Quanto amaro disincanto…

L’anima mia, farò tacere pure lei,

Se mai vivrò di questa clandestinità:

Per sempre

[Cercami – Renato Zero]

Un Semplice Sogno

Draco stava seduto sul divano nella sala più accogliente e calda del Manior, con in mano un numero vecchio di qualche giorno, della Gazzetta in mano.

Cominciava a pensare che quel giornale stesse davvero decadendo: da quando finì la guerra non c’era più nulla di così interessante.

E mentre il biondo brontolava che non c’erano più scrittori come una volta, suo marito era fuori dalla stanza, appoggiato alla porta chiusa, maltrattandosi le dita. Doveva parlarne o no a Draco? Bhe, la sua prima reazione era stata quella di non sentirsi tanto normale, poi si era messo a ridere come uno scemo, pensando che in lui non c’era nulla di normale, la sua seconda pensata era stata quella di andare subito dal suo Draco e magari far ridere pure lui. Ma più si avvicinava e più qualcosa gli pesava sullo stomaco ed allo stesso tempo si sentiva leggero. Troppo leggero. Mentre il suo cuore era vuoto.

Arrivato davanti alla porta, il coraggio e l’ilarità della cosa lo avevano completamente abbandonato, per fare spazio alla paura di una beffa. L’ennesima. E, stranamente, non sapeva se poteva reggere anche solo una battuta affilata su un argomento del genere.

Argomento che, tra l’altro, non avevamo mai trattato, neanche una volta avevano parlato anche solo con un pizzico di ironia di una cosa del… cazzo, un figlio era una bella responsabilità e non c’era nessuno al mondo meno responsabile di lui. A dire il vero aveva dubbi anche su Draco. Tanto se non più di quelli che aveva riguardo se stesso.

E come doveva dirlo? Entrare, sedersi e dire… Amore, che ne dici se mettiamo in cantiere un piccolo Malfoy? Molto probabilmente Draco avrebbe fatto i salti di gioia…

Si, magari fosse così facile. Oppure… forse si, era facile, ma era lui che non sapeva come iniziare un discorso di senso compiuto, magari con delle allusioni.

Harry lanciò un urletto,quando un elfo domestico si smaterializzò davanti a lui, con un vassoio in mano con una bottiglia con dentro un liquido ambrato e due bicchieri. La creaturina si scusò con un profondo invito per poi bussare alla porta. La voce neutra di Draco acconsentì all’elfo di entrare, ed Harry si sentì patetico: perfino un elfo aveva meno paura di Draco di quanta non ne avesse lui in quel momento. Bhe, pensò Harry, lui non deve mica intavolarci un discorso come quello dei figli e poi, porca puzzola, gli ha portato grappa della migliore qualità! Così si che anche io non avrei difficoltà a farmi dire di si da Draco!

Harry fece un gemito frustrato, bastava solo aspettare che Draco si ubriacasse e tutto era fatto… il gemito si fece più alto e batté la testa contro il muro scuro.

Ahhgggrrr, si urlò in testa, Maledetta vena da grifondoro! E, facendo un profondo respiro, entrò nella stanza proprio quando l’elfo la riaprì per poter uscire.

Quando lo vide, rilassato nel suo castello, si chiese se aveva il diritto di distruggere quella sa serenità.

Molto probabilmente Draco farà i salti di gioia… se non fosse con me a dover fare quella cosa.

- Harry – il suo nome era un dolcissimo suono per le proprie orecchie, quando veniva pronunciato da quelle labbra carnose e rosa – Vuoi? –

E gli indicò con un cesso di capo il tavolino basso davanti al divano scuro.

Scuro

Ora che ci pensava… Harry si sedé quasi con fare vago e parlando, come a buttarla lì.

- Senti Draco… -

Draco corrugò le sopracciglia, serio e certosino, guardando l’altro come se gli stesse per dire che da bambino avesse voluto fare i calendari porno. Uhm… calendari porno…

Il moro riprese - … Non ti sembra anche a te che questa modesta casupola – ironizzò calcando sulle due ultime parole – Sia… un po’ spenta? –

Draco batté due volte le ciglia – Bhe… possiamo compare qualche lampadina in più e poi ci sono sempre gli incantesimi no? –

Harry socchiuse le palpebre – No Draco, intendo qualcosa che possa ravvivare di più

Il biondo spalancò la bocca e per un attimo il cuore di Harry si fermò.

- Non ho intenzione di compare quel lampadario al Ministero! – sbottò Draco – Che vuoi fare? Illuminare tutta Londra? –

L’altro sbuffò. Era inutile, quando Draco non capiva o non voleva capire c’era dopo da fare. E lo faceva intendere chiaramente quando qualcosa lo scocciava oppure ne era annoiato.

- No Draco – disse impaziente, a denti stretti seppur cercando di non apparire troppo surriscaldato, con uno sforzo sovraumano si calmò – Quello a cui mi riferivo io, amore – e quando Harry usava quel tono o stavi attento oppure ti ritrovavi a schivare Schiantesimi per tutta Malfoy Manior – E’ che questa casa è troppo… -

-Nulla è troppo per un Malfoy, tesoro – disse in automatico Draco, senza riuscire a fermare la sua lingua. Sentì quella di Harry schioccare due volte, nascosta dentro quella bocca che tanto amava.

- E’ troppo… - riprese Harry, tentando d’ignorando la voglia di uccidere la sua dolce ed impaziente metà - … Silenziosa? –

Draco si puntellò il mento con un dito – Bhe, possiamo sempre mettere dei campanelli alle pareti se vuoi – e riprese a leggere la Gazzetta.

- Si Drà, i campanelli – e c’era tanto odio nella parola campanelli che quasi i suoi occhi fecero evanescere la grappa dentro il bicchiere che Draco teneva nella mano libera.

-Ma… - incalzò prendendo l’estremità della Gazzetta ed abbassandola – Questa casa sta diventando troppo grande? –

-Harry, lo sai cosa penso sui cani, - disse con sorriso tirato ma sincero – Richiedono troppa attenzione, sbavano, fanno bisogni in qualunque momento e quando meno te lo aspetti, vogliono le coccole ed io ho giù te da coccolare, li vedi portare a fare vaccini. Starci appresso, farli giocare, insegnargli, accudirli… Amore, è una responsabilità che io non mi voglio assumere e, se ci pensi un attimo, sono certo che anche tu converrai che tu sei ancora meno adatto di me a prenderti cura di qualcuno che non siamo noi –

-E se io mi sentissi solo? – sbottò Harry.

Aver sentito quelle parole uscire da Draco era stato un Avada dopo l’altro: i termini… i termini che Draco aveva usato per descrivere un cane era splendidamente simili a quella di un bambino. Troppo simili cazzo.

A quella domanda Draco si fece guardingo e scioccato – Che vorresti dire? Che non ti basto io? –

Oh, si, Draco amava il vittimismo. Amava far sentire uno schifo Harry.

-Ma si – fece Harry disperato – Ma forse non sarebbe il caso di pensare… a qualcun altro? –

Non poteva trovare parole più sbagliate: Draco divenne livido in faccia e buttò per terra il giornale, sbattendo sul tavolino il bicchiere.

-Ok, chi è sto figlio di puttana? –

-Di che vai ciarlan… - ma quando gli occhi furenti e possessivi di Draco si fissarono nei suoi, inchiodandoli, non poté fare a meno di arrossire fino alla punta dei suoi capelli arruffati e neri – Oh Draco, non c’è nessuno… almeno fino ad ora… -

Ma perché qualcuno non gli incollava le labbra?

-COSA? –

Harry prese le mani di Draco tra le proprie e lo fece risedere – Almeno… - aggiunse – Fino a quando non sarai d’accordo pure tu –

-COSA? – urlò ancora, non capendo il vero significato delle parole del marito – E COME POTREI ESSERLO? –

-Draco – fece sospirando Harry – Non c’è nessuno, davvero. Solo… - l’occhio gli cascò sulla Gazzetta, buttata per terra dal biondo nel momento di rabbia, molto probabilmente non ancora cessata, e la sua attenzione fu attirata da un piccolo articolo; una foto di una qualche famiglia ed un titolo.

-I figli danno la felicità? – lesse la domanda ad alta voce senza che se ne accorgesse.

-I figli? – disse Draco, preso contropiede ed alla sprovvista.

-Si – annuì u po’ distrattamente Harry – Si – ripeté deciso e dolce, girandosi per vedere negli occhi il suo amore. – Draco, secondo te, i figli danno la felicità? –

-Per te? – ma quella domanda pareva tanto fatta per riflesso che per vero interesse.

-Te l’ho chiesto prima io – insistette.

-Ha importanza? – chiese Draco, sedendosi vicino a lui, curioso.

-Mi serve –

-Cosa? –

-Una tua risposta –

-Ma… -

-Draco… -

Quel nome si trasformò in una supplica quasi… straziante. Draco sospirò. E levò gli occhi al soffitto.

-Si – disse dopo poco.

-Davvero? – ma Draco era troppo impegnato a fissare il soffitto per accorgersi del tono speranzoso e allegro del compagno, altrimenti avrebbe fermato la propria lingua.

-Certo – sorrise – Fino a che non nascono – fece poi serio.

Ad Harry cadde il mondo addosso. Semplicemente… prima era a toccare le stelle sulla sua scopa, con Draco, e un secondo poco stava precipitando, andando a mangiare la terra.

Cadendo in un baratro che, non lo sapeva, lo avrebbe portato ad annullarsi.

-Come mai questa domanda? – chiese Draco, avvicinandoselo ed abbracciandolo, unendo le loro mani sul petto dell’altro.

Ma si accorse che non aveva voglia di parlare del perché questa fissazione per i bambini. Ora voleva occuparsi del suo bambino.

Lo trascinò sotto di se, sdraiandolo sul divano, baciandolo sulle labbra. Era tutto così perfetto e lui si sentiva già duro; bastava il profumo di suo marito a fargli vedere le stelle. Ma, se era tutto così perfetto allora perché si sentiva un pesante peso sullo stomaco?

Harry sapeva di cioccolato e di miele… il furbetto doveva essersi di nuovo infilato in cucina ed essersi ingerito come minimo un chilo di gelato al cioccolato con sopra il miele caldo. Si spostò, abbassandosi fino al collo, baciando la mandibola un po’ squadrata, e succhiando un punto impreciso ed occhi chiusi. Succhiando fino a che non si formò un delizioso segno rosso sulla pelle scura.

Tuttavia avvertiva una strana tensione non solo dentro di se, ma anche fuori. Tra lui ed Harry. Una cosa diversa da tutte quelle che lui aveva provato.

Dall’odio al disprezzo. Dall’interesse all’innamoramento. Finché non si era ficcato in testa che non poteva vivere senza Harry. Se solo Harry gli avesse chiesto qualcosa, qualunque cosa, lui l’avrebbe fatta.

Alzò la testa e vide i suoi occhi specchiarsi in due smeraldi troppo acquosi per i suoi gusti.

-Ehi – disse dolcemente carezzandoli la testa – Piccolo, che hai? –

Harry non rispose, solo… fece spostare Draco da sopra di se e si alzò dal divano. Draco lo bloccò per un polso.

-Harry – lo scosse – Cosa c’è? – gli dava un grande senso di ansia quel comportamento dell’amato.

E quando il moro alzò il volto, era… Dio; da quando Harry sapeva nascondere così bene le ferite?

-Nulla – sorrise falso – Mi sono solo ricordato di una cosa – e dicendo questo, gli diede un rapido bacio sulla guancia ed uscì.

Draco si sentì come se tutto il suo mondo fosse uscito in quell’esatto istante proprio con il marito.

Mentre Harry… bhe, Harry, ad ogni passo che faceva, ogni respiro, ogni carezza del vento, sentiva le parole del suo amore distruggerlo sempre di più. Aveva già deciso cosa fare e lo avrebbe fatto.

Preferiva mille volte l’autodistruzione interiore, la sua, piuttosto che dispiacere qualcosa al suo amore.

Si mise a saltellare, canticchiando. Già sentendo la propria essenza che si mischiava con l’aria ad ogni salto.

Perché se vuoi uccidere un uomo, basta privarlo del suo sogno più grande.

Nel caso di Harry; lui, il suo amore e loro figlio. La sua famiglia.

Basta veramente poco per uccidere. E c’è chi lo ritiene difficile.

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: xla