KINGDOM HEARTS
Capitolo 1: L’inizio di una nuova avventura
Sora si svegliò di colpo... era stata davvero una pessima nottata per lui.
Tutto all’isola era tranquillo ma lui non riusciva più a ritrovare la
serenità perduta: dopo aver viaggiato per moltissimi mondi e aver stretto tutte
quelle amicizie, non riusciva a credere di essere bloccato sulla sua isola,
senza alcuna possibilità di viaggiare. Solo la presenza di Kairi lo aiutava a
sentirsi meglio, ma neppure questo era sufficiente. Sentiva la mancanza di
Paperino e Pippo, suoi inseparabili compagni nelle numerosissime avventure.
- Chissà che fine hanno fatto –
pensava - Probabilmente sono tornati nel
loro castello con le rispettive famiglie e forse sentono la mia mancanza –
Il giovane strinse forte il suo Keyblade, pensando a quanto fosse starno
che l’arma non fosse scomparsa dopo aver compiuto il suo destino e aver
sconfitto Heartless e organizzazione XIII. Forse sarebbe rimasto con lui per
sempre. Sorrise a quel pensiero.
Intanto Riku guardava il mare. Non poteva fare a meno di ricordare come
avesse combattuto contro il suo migliore amico, Sora, solo per aver creduto alle
menzogne di Malefica. Non riusciva a farsi una chiara idea sulla vera indole
della strega che, nonostante tutto l’odio che provava per loro, li aveva
aiutati nel combattimento contro l’organizzazione.
Anche Kairi era molto pensierosa. Fin da quando era una bambina voleva
viaggiare, andarsene dall’isola ma ora non voleva altro che stare con Sora. Aveva
condiviso con il ragazzo molti viaggi, quando i loro cuori erano uniti; l’aveva
cercato poi, mentre lui combatteva contro i nobody e, dopo essersi riunita con
Namine, aveva ricevuto un Keyblade da Riku, diventando così una custode. Lo
guardò comparire subito, come se fosse dotato di una propria coscienza e non
volesse fare altro che comparire magicamente nel momento del bisogno e poi
scomparire. Era davvero stupendo, la cosa più bella che avesse mai visto, con
il suo colore dorato e i fiori sul fondo; tutto ciò quasi le faceva dimenticare
quanto fosse pericoloso e difficile da maneggiare.
Proprio per questo quando era da sola con Sora, il ragazzo le dava qualche
lezione di “scherma” in modo che potesse difendersi da sola…
- Ma da cosa? – pensò ad alta voce.
Ormai non c’era più nessuno da combattere, i pochi Heartless rimasti evitavano
gli uomini e i pochi che osavano uscire allo scoperto venivano velocemente
sconfitti dagli eroi che sostenevano ogni mondo.
Sora guardò fuori dalla finestra. Il sole non era ancora sorto ma dopo quel
sogno fatto non riusciva più a dormire. Aveva visto la sua ombra, l’Heartless
che era diventato moltissimo tempo prima, tornare e reclamare il suo corpo, ed
era così forte che neanche il Keyblade riusciva a scalfirlo.
- Ovviamente questo è impossibile
- . si ripeteva, ma il sospetto che un fondo di verità ci poteva essere si era
già nascosto in un angolo della sua mente, pronto a tornare alla carica al
primo momento di smarrimento o di debolezza.
Intanto, in un luogo totalmente diverso da quelli conosciuti, Ansem si
svegliò da un lungo sonno. Era del tutto spaesato. Si trovava in una landa
desolata ma non riusciva a capire cosa era successo.
- Stavo cercando di digitalizzare Kingdom Hearts quando qualcosa è andato
storto e dovrei essere morto! Come faccio ad essere sopravvissuto?-
Migliaia di domande affollavano la sua mente e, per ogni dubbio a cui
riusciva a dare una buona risposta, altri dieci arrivavano a sostituirlo. Dopo
qualche istante di riflessione decise di incominciare a muoversi per scoprire
dove si trovava, ma intorno a lui c’erano solo immense distese erbose... una
pace innaturale lo accompagnava ad ogni movimento. Dopo aver vagato in lungo e
in largo, trovò un covo di Heartless e li distrusse subito senza alcuno sforzo.
Continuò per ore, sempre più stanco e affaticato; aveva una fame incredibile e
avrebbe mangiato qualunque cosa ma in quel luogo dimenticato dagli dei,
sembrava non esserci nulla di commestibile. Si fece coraggio e andò avanti per
pura forza di volontà, senza sapere se stesse continuando ad avanzare oppure se
stesse girando in tondo. Vagava senza meta, sorretto solo dal bisogno di
scoprire la verità sul luogo nel quale si trovava. Dopo un lungo tempo passato
a camminare senza mai capire dove fosse, il saggio si accasciò al suolo,
incapace di procedere ulteriormente e si addormentò. Il suo, stranamente, fu un
sonno calmo e privo di sogni e al risveglio se trovò riposato e in forze,
nonostante la fame si facesse ancora sentire. Dopo essersi rimesso in cammino,
fu attaccato da una banda di nobody abbastanza potenti, ma niente in confronto
ad Ansem. Colpì il primo con una sciabola che in qualche modo gli era stata
appesa alla schiena e lo distrusse. Gli altri si allontanarono in modo da
uscire dalla sua portata e lo accerchiarono. L’attacco fu così improvviso che
quasi non se ne accorse. In quattro lo attaccarono da tutti i lati. Disarmò il
primo e uccise il secondo, ma il terzo lo colpì alla gamba facendolo cadere in
ginocchio. Era perduto.... Senza una via di scampo si preparò al peggio ma,
proprio un attimo prima del colpo mortale, un Keyblade d’oro fermò l’arma
dell’avversario e tutti i nemici scomparvero.
Nel castello Disney tutto andava come al solito: Paperino correva da una
parte all’altra mentre Pippo sonnecchiava tranquillo nell’enorme giardino, ma tutti erano in apprensione per il Re.
Topolino, infatti, pochi giorni prima aveva dichiarato di dover partire per un
altro viaggio poiché doveva accertarsi di alcuni eventi e neanche le suppliche
di Minni riuscirono a dissuaderlo.
I vecchi compagni di Sora pensavano spesso al ragazzo e, nonostante la
felicità di essere di nuovo insieme alle proprie mogli, non riuscivano a non
provare un senso di vuoto nel profondo dei loro cuori. Come fare per andare a
trovarlo? Tutti i passaggi erano stati chiusi, non c’era modo di poter
viaggiare, ma loro avrebbero voluto trovarne lo stesso uno... come sarebbe
stato bello poter rivedere tutti gli amici lasciati nei loro mondi a vigilare e
guidare i loro compaesani! Improvvisamente Paperino fu scosso da una mano e
fece un salto di due metri: un vero record! Si girò e, con sua enorme sorpresa,
vide Leon! In un primo momento non volle crederci e pensò che fosse frutto
della sua fantasia ma, quando l’uomo lo salutò, capì che era tutto vero: si
poteva davvero viaggiare fra i mondi, di nuovo. Non perse neanche un secondo:
condusse il suo amico in una stanza riservata agli ospiti e lo fece riposare lì
mentre lui chiamava Pippo. Leon, per nulla abituato al lusso del castello, si
trovò spaesato e a disagio, ma cercò di non darlo troppo a notare e si riposò
per qualche minuto. Arrivarono Pippo e Paperino che lo condussero per le vie
del castello mentre l’uomo raccontava loro come aveva fatto a raggiungerli…
Erano passati due giorni da quando Sora aveva fatto quel brutto sogno e l’esperienza
non si era ripetuta. Tutto era orribilmente noioso e solo gli allenamenti con
Riku e Kairi riuscivano a distrarlo. La ragazza era riuscita a padroneggiare la
sua arma in modo davvero spettacolare: era brava quasi quanto i ragazzi e
batterla diventava ogni volta più difficile. Come poteva fare per andarsene e
vivere di nuovo le sue mille avventure? Correre rischi era diventata
un’abitudine ma fino a poco prima aveva un motivo: voleva trovare a tutti i
costi Kairi; ora, invece...
Sora si perse nei suoi pensieri e non si accorse dell’arrivo di Wakka.
Tutti, sull’isola, non si erano accorti dell’oscurità e tutto era tornato
come nell’istante in cui era stato inghiottito e nessuno si era mai accorto
delle armi dei ragazzi anche se, del resto, essi facevano di tutto perché non
venissero viste da nessuno.
Wakka gli chiese uno scontro con le loro armi giocattolo e Sora lo lasciò
vincere, dato che, in caso contrario, il giovane gli avrebbe sicuramente
chiesto una rivincita. Sora tornò a casa, salutò la madre ed entrò in camera
sua, a riflettere su tutto ciò che aveva visto, fatto e desiderato. Tutti i
suoi principi erano stati messi alla prova, i suoi valori erano stati capovolti
e aveva fatto cose di cui poi si era pentito. Si rifugiò nell’angolo più remoto
del suo cuore, dove poteva sentire la presenza del suo nobody, Roxas. Esso si
era riunito a Sora durante la rigenerazione del ragazzo dopo l’esperienza del
castello dell’oblio, del quale non ricordava quasi nulla. In esso aveva perso i
suoi veri ricordi per rimpiazzarli con alcuni falsi e ora che aveva recuperato
quelli originali, avrebbe voluto ricordare di più quello che aveva fatto in
quel periodo. Dopo aver parlato con Roxas, tornò al mondo reale, giusto in
tempo per sentire la madre chiamarlo: la cena era pronta. Sora mangiò con il
solito appetito e chiese il permesso per uscire. Come tutte le sere andò alla
spiaggia dove trovò i suoi amici ad aspettarlo e continuò ad allenarsi fino a
che non fu troppo stanco per proseguire. Decise di andare subito a dormire,
così salutò i due compagni. Stava tornando a casa quando una luce abbagliante
si accese davanti a lui e lo costrinse a chiudere gli occhi, così non vide il
colpo che stava arrivando e fu colpito in pieno petto. Sora cadde a terra,
svenuto.