Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: peetarms    01/08/2014    10 recensioni
Winter Davis, ragazza totalmente imprevedibile, testarda e chiusa nel suo dolore si ritrova a essere la damigella d'onore al matrimonio di sua madre quasi tre anni dopo la perdita di suo padre. Ma quello che Winter non sa è che da questo matrimonio la sua vita cambierà.
«Catching Fire?» una voce mi fa uscire dal meraviglioso mondo della lettura facendomi tornare alla realtà.
«Si, di Suzanne Collins, lo sto rileggendo per la milionesima volta, lo hai letto?» non alzo lo sguardo dal libro quindi non vedo da chi proviene la voce.
«Posso sedermi vicino a te?» chiede il ragazzo.
«Solo se mi rispondi» controbatto mentre finisco di leggere la pagina.
«Facciamo che se mi siedo ti rispondo» la sua voce è divertita.
«Okay» alzo le spalle mentre cerco il segna libro nella borsa. Sento che si è seduto vicino a me dal calore del suo corpo di fianco al mio ormai freddo per le ore passate a leggere fuori «Allora, mi rispondi?» finalmente trovo quello che stavo cercando.
«Certo che l’ho letto, l’ho anche interpretato, piacere Josh Hutcherson»
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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So make a wish
I’ll make it like your birthday everyday
I’ll be your gift
— Birthday, Katy Perry




*Appena finite di leggere il capitolo per favore dedicate due minuti all'angolo autrice ci sono scritte un paio di cose importanti. GRAZIE.*










«Hai preso il telefono?» chiede mia nonna appena saliamo in macchina.
«No, lo lascio a casa» alzo le spalle appena mi siedo sul sedile.
«Per via di Josh?»  
«Si»
«Hai provato a parlarci?» domanda svoltando per una stradina che non avevo mai visto.
«No» incrocio le braccia al petto.
«Ti sta chiamando ininterrottamente da ieri Win»
«Quindi?» appoggio la testa contro il finestrino.
«Sembri menefreghista di fronte a questa situazione» sospira.
«Il confine tra l'apparire menefreghisti e l'essere semplicemente esausti è spesso impercettibile» la guardo.
«Lo so che sei esausta, ma per favore almeno dovresti sentire la sua versione» parcheggia nel primo posto libero che trova.
«Okay, dopo lo chiamerò» alzo le braccia al cielo in segno di resa.
«So che si sistemerà tutto» sorride una volta scese dalla macchina.
«Questo si vedrà» rispondo seguendola all'interno del cimitero dopo aver preso un respiro profondo.
Avere di fronte a me la lapide di mia madre non mi ha fatto un gran bell'effetto. Ho avuto un attacco di panico.
«A che ora sono nata?» chiedo a mia nonna una volta sedute sul sedile della sua macchina dopo essermi ripresa.
«Alle 10.37am»
«Cosa gli è successo?»
«Ha avuto un'emorragia interna pochi minuti dopo la fine del parto» risponde con voce piatta.
«È riuscita a vedermi almeno?» almeno questo deve essere riuscita a farlo.
«Sì, ti ha tenuto in braccio, ha detto che eri la cosa più bella del mondo» si ferma e mi guarda «Sareste state molto unite, siete così uguali» dice prendendomi le mani «Mi ricordi in tutto e per tutto lei Winter» me le bacia.
«Perché ha deciso di chiamarmi Winter?» continuo con le mie domande dopo un paio di minuti di silenzio dove ha ripreso a guidare, ora siamo in centro e ci dirigiamo verso Island.
«Perché amava l'inverno» sorride.
«Lo amo anche io» chiudo gli occhi per cercare di immaginare come sarebbe stato avere mia madre nella mia vita. Dopo una ventina di minuti arriviamo al cimitero di Island.
«Sei pronta?» mi guarda.
«Si» mi mordo il labbro.
«Allora vai, ti aspetto qui. So quanto eri legata a tuo padre e voglio che passi questo momento sola con lui» mi bacia la guancia.
Scendo dalla macchina ed entro a piccoli passi all'interno del cimitero, cammino per circa tre minuti quando arrivo nel prato dove c'è la lapide di mio padre.
«Ciao papà» mi siedo sull'erba «Mi sei mancato tanto» passo una mano sull'erba dove qualche metro sotto c'è la bara che lo contiene «Oggi come diresti tu sono diciotto» ridacchio debolmente «Avrei sceso le scale e ti avrei trovato lì pronto ad abbracciarmi con il mio regalo in mano, dopo di che avrei mangiato la mia colazione preferita mentre avremmo parlato» mormoro con gli occhi già lucidi «Dopo colazione avrei fatto una doccia e mi sarei vestita per uscire con Matt, con cui avrei passato tutto il pomeriggio; ma ora non ci parliamo neanche più papà, tu lo adoravi» continuo con voce spezzata, rimango in silenzio per qualche minuto poi riprendo «Sai in Giappone fanno fluttuare lanterne in cielo, ci credi? Lanterne giapponesi, simbolo del passato che è passato. Be', notizia flash: non siamo giapponesi. Lo sai cosa sono? Bambini. Come se bastasse accendere una candela per far tornare tutto okay, o dire una preghiera. Bambini illusi, esasperati, idioti e sciocchi. E lo so cosa cosa tu dirai: "Li fa sentire meglio, Winter". Davvero, dici? Per quanto? Per un minuto, un giorno? Che differenza può fare? Perché, alla fine, quando perdi una persona, ogni candela, ogni preghiera non compenserà mai il fatto che l'unica cosa che ti rimane è un vuoto nella tua vita, al posto della persona che amavi tanto. E una lapide, con incisa una data di nascita sicuramente sbagliata» una lacrima cade.
«Mi mancava sentirti parlare così, citando le frasi delle tue serie tv preferite modificandole alla tua vita, ma cambiandole di poco» una voce che conosco fin troppo bene mi fa girare di scatto.
«Matt che ci fai qui?» mi alzo dall'erba.
«L'altro giorno ti ho vista Winter, eri con Josh» incrocia le braccia al petto.
«Complimenti» lo guardo.
«Complimenti per cosa?» mi fissa con uno sguardo vuoto e stanco.
'Per non avermi risposto alle chiamate e ai messaggi» tocco la punta della mia treccia, lui non mi risponde così continuo «Si usava dire -da piccoli- “è il mio amico del cuore”, “è la mia amica del cuore”. Che cosa carina. Ma la cosa più bella è che -sempre da piccoli- quelle parole erano sincere, spontanee e soprattutto vere. Nessuno poteva osare separarci dal nostro amico del cuore, e quando si litigava si faceva “mignolino mignoletto fai la pace con l’angioletto” e tutto tornava come prima. Era così anche per noi due. Ma poi si cresce. Si litiga e niente torna come prima. Ci si ferisce, ci si spezza, ci si abbandona. Per questo per alcuni aspetti preferisco rimanere bambina, perché a me, il “mignolino mignoletto” mi piace ancora da morire, perché per me, l’amico o l'amica, è nel vero senso della parola “del cuore”» 
«Hai ragione si cresce, si litiga e niente torna come prima. Il mignolino mignoletto sono sicuro che non funziona più, non adesso non per tutto questo» si avvicina a me.
«Ne sono convinta anche io, allora per quale motivo sei qui? Per quale motivo sei venuto a cercarmi, perché sapevi benissimo dove trovarmi» alzo la voce.
«Per due cose, la prima è augurarti buon compleanno» sussurra a due centimetri da me.
«La seconda?»
«Un bacio. Un bacio d'addio, se ti devo dimenticare voglio almeno un bacio» sospira.
Mi alzo in punta di piedi e premo le labbra contro le sue dopo aver allacciato le mie mani dietro al suo collo. Chiede accesso alla mia bocca ed io glielo concedo, appena capisco quello che sto facendo mi stacco.
«Ecco a te» mi volto dalla parte opposta di Matt trovando Josh. Non è la mia giornata!
Apro la bocca per dire qualcosa ma lui ha già girato i tacchi per andarsene, gli corro dietro e poco dopo lo blocco per il polso.
«Inanzi tutto sei stato tu il primo a cominciare e poi non sai neanche perché l'ho fatto Josh» lo guardo
«Perché ti dovrei ascoltare? In fondo tu non lo hai fatto ieri» mi guarda male, come difficilmente avrei immaginato Josh.
«Hai ragione» incrocio le braccia al petto «Hai pienamente ragione, ma ora siamo pari» corro fuori dal cimitero, ma qualcuno mi blocca contro il muro appena esco. Mi ritrovo intrappolata tra il freddo muro e il corpo caldo di Josh, è tutto veloce ma sento le sue labbra sulle mie. Io lo bacio e lui bacia me, ma poco dopo mi stacco.
«Dobbiamo parlare, non ce la faccio a non spiegarti cos'è successo e soprattutto non ce la faccio a stare lontano da te» soffia contro le mie labbra.  
Sospiro prima di annuire, mi lascia libera ed io mi avvicino alla macchina dove c'è mia nonna, ma mi ferma.
«Tranquilla, sa già che sei con me, abbiamo fatto quattro chiacchiere mentre tu eri da tuo padre» intreccia le sue dita con le mie ma io ritraggo il braccio e lui sospira.
«E cosa ti ha detto?»  
«Non te lo posso dire, so solo che tua nonna è una grandissima psicologa» risponde mentre scendiamo gli scalini che portano al fiume.
«Lo potevo immaginare, vuole che mi faccia psicanalizzare» sbuffo.



Winter ha spento il telefono. Tipico di lei quando è arrabbiata. Infilo le scarpe e prendo le chiavi della moto.
 «Josh dove vai?» la voce di mia mamma mi arriva lontana visto che è in cucina.
«A riprendermi Winter» chiudo la porta, la vedo sorridere dalla finestra mentre corro in garage a prendere la moto.
Guido fino ad Island dove so che la troverò al cimitero, mi ha detto che ad ogni suo compleanno da quando suo padre è morto lo va a trovare alla mattina. Dopo poco più di venti minuti passati sopra alla moto arrivo al cimitero, riconosco la macchina della nonna di Winter. Sorrido, e parcheggio di fianco a lei che appena mi vede scende dalla macchina. 
«Josh che ci fai qui?» domanda.
«Devo parlare con Winter» dico dopo essermi tolto il casco.
«Non vuole parlarti Josh» si siede sul cofano della macchina facendomi cenno di sedermi di fianco a lei «Ascolta Winter è troppo vulnerabile, ma non lo vuole far vedere» 
«Lo so, ormai la conosco bene» rispondo velocemente.
«Quello che sto cercando di dirti Josh è che quando una persona ti racconta ciò che non va in lei e non sta piangendo, è davvero messa peggio di quanto pensi. Vuol dire che ci ha pianto talmente tanto sopra che non ha più la forza di dirlo. Win è una di queste persone, non ha mai pianto quando mi ha raccontato la sua vita in questi giorni» mi fissa preoccupata.
«Sei una psicologa vero?» chiedo dopo qualche secondo.  
«Sì, ma quello che ti chiedo è di prenderla da parte e spiegare come sono andati i fatti. Trova un modo per farla stare zitta, è testarda e orgogliosa lo si vede, ma è dolce nel profondo, molto nel profondo» ridacchia.  
«Lo farò» mi alzo ma mi trattiene per il braccio.
«Amala, è tutto ciò di cui a bisogno, amore e fiducia» afferma prima di lasciarmi entrare. 

 

 

Io e Josh siamo seduti sul prato e guardiamo l'acqua scorrere, anzi io lo faccio. Ho il suo sguardo su di me da quando ci siamo seduti. Mi prende la mano e mi fa voltare. Mi incatena con i suoi occhi che per la maggior parte del mondo non sono niente di che ma per me sono la cosa più bella che possa esistere.

«Dicono che col passare del tempo le ferite guariscono, ma dalla più grande delle perdite, dalla ferita più profonda segue un processo di guarigione lenta e difficile. Il dolore svanisce ma le cicatrici rimangono a memoria della nostra sofferenza e rendono forte chi le porta, a fin ché non possa essere più ferito. Così mentre il tempo passa lentamente, ci perdiamo in distrazioni per eludere la frustrazione, diventiamo aggressivi e rabbiosi per tutto tessiamo trame e pianifichiamo aspettando di diventare più forti. E poi prima di rendercene conto, il tempo è volato via, siamo guariti e siamo pronti a ricominciare» sorride debolmente.

«É di Klaus Mikaelson, allora stai attento quando ti costringo a non dormire»  

«Win, vuoi perdere chissà quanto tempo senza sapere cos'è successo realmente?» alza un sopracciglio.
Non rispondo, con tutta la forza che mi rimane in corpo ritorno a guardare l'acqua che scorre veloce. Vorrei scomparire anche io così velocemente, anzi vorrei che tutti i problemi dentro di me facessero lo stesso percorso dell'acqua. Quanto sono ridicola.
«Cosa credi che io veda in te?» richiama la mia attenzione.
«Quando mi guardi tutto quello che vedi è un giocattolo rotto» mi volto verso di lui scrollando le spalle. 

 «Stai scherzando vero? Win tu non sei un giocattolo» la sua voce è seria.

«Ma sono rotta» ridacchio stanca.  
Non risponde, proprio come pensavo. Mi alzo velocemente ma poco dopo mi trovo stesa con Josh sopra di me.
 «Tu non te ne andrai di qui fin quando non abbiamo chiarito, okay Winter?» sibila a due centimetri dalle mie labbra.
Una tremenda voglia di baciarlo mi assale. Di baciare quelle meravigliose labbra morbide e delicate. Quelle labbra così perfette come ogni cosa in lui, perché nonostante tutto io non riesco a trovargli un difetto.
«Okay» lo spingo via e ritorno nella posizione in cui ero prima «Non capisco perché sei ancora qui, puoi avere qualsiasi ragazza ed avere una storia normale senza tanti problemi» do voce ai miei pensieri.

«Perché se avessi voluto una storia semplice e monotona, non avrei scelto te. Se avessi voluto un’amore tutto rose e fiori, non avrei mai messo il mio cuore nelle tue mani. E se avessi voluto una storia come tante non avresti fatto parte della mia vita. Ho scelto te proprio per questo. Perché tu non sei rose e fiori. Tu sei capricci e sorprese. Perché tu non sei monotonia. Tu sei solletico e morsi. Corse e baci. Perché tu non sei una persona qualunque. E noi non eravamo come tanti. Noi eravamo due mani intrecciate. Litigate, scherzi e pianti per i mille problemi che ti circondano. Noi eravamo stelle. Tu eri il mio sole. E io ero felice. Due persone che di amore ne avevano da vendere, ma il fato ha dovuto rovinare tutto mandando una fan impazzita fuori dal mio hotel mentre tornavo dalle riprese. Appena mi ha visto si è lanciata contro di me e mi ha baciato; i paparazzi che sono sempre alla ricerca di nuovi scoop per causare sofferenza altrui ci hanno fotografato ma per fortuna quelle foto non sono finite sui giornali grazie ai contatti della manager di Jenn. Per non scatenare un caos generale ma soprattutto per non farti soffrire. Perché tu sei la mia preoccupazione principale da quando ti conosco, prendermi cura di te come se fossi una bambina, perché in fondo lo sei Winter, lo sei, una bambina ferita, delusa, maltrattata dal mondo; che ha bisogno di un'ancora di salvataggio per non affogare dentro a tutto quello che gli sta succedendo» mi guarda negli occhi, leggo solo sincerità e un peso mi si alza dal cuore.
«Tu sei sempre stato il mio punto di riferimento. Tu sei sempre stato la mia forza ancora da prima che ti incontrassi. Quando eri solamente il mio più grande sogno, raffigurato sui poster in camera mia, sullo sfondo e blocco schermo del mio telefono» dico prima di baciarlo. Mi alza di peso per farmi sedere sulle sue gambe dove io allaccio le braccia dietro al suo collo e gli concedo l'accesso alla mia bocca. Ci baciamo per un tempo che mi sembra infinito, ma non mi importa «Ti amo» sussurro ancora sulle sue labbra.

«Ti amo anche io» esclama dopo avermi lasciato un altro bacio a stampo «Ti devo fare una domanda»

«Dimmi» appoggio la testa sulla sua spalla.
«Perché stavi baciando Matt?»  

«Mi ha chiesto un bacio d'addio, non vuole avere più niente a che fare con me, mi vuole dimenticare perché sa che non staremo mai insieme» abbasso lo sguardo.
«Ah okay» mi bacia ancora «Ora ti dirò una cosa che ti piacerà tantissimo» sorride.

«Cosa? Cosa? Dimmela, subito» domando entusiasta.  

Ride ma quando lo bacio per zittirlo smette di colpo «Devo ricordarmi di ridere più spesso» afferma quando mi stacco.

«Comincia a parlare poi vedremo» lo guardo divertita.
Si schiarisce la voce e io scoppio a ridere «Non ridere è una cosa importante»

«Mi perdoni, ma qua sua signoria sta facendo le ragnatele come tutti i tributes che aspettano un misero trailer di Mockingjay pt.1» inarco un sopracciglio. 
«Allora» ride «Se fosse per me ve lo avrei già dato. Ma sta alla Lionsgate decidere, io devo solo recitare»

«Sì sì, dicono tutti così, avanti che mi dovevi dire?» rido.  

Questa volta è lui ad azzittirmi con un bacio, gli sorrido sulle labbra e appena si stacca finalmente si decide a parlare.
«Se sarai la mia Ginny io sarò il tuo Harry. Ti amerò come Jace che ha sempre amato Clary. Sarò il tuo Quattro e tu sarai la mia Tris. E saremo reali, come Peeta e Katniss. Come Percy e Annabeth, che sono sempre insieme. Ti prego di essere mia, mia per sempre»  
Sono sbalordita, non ho parole.
«Hutch è una richiesta di matrimonio?» ridacchio.  
«Sempre a rovinare i momenti migliori» ride anche lui.

«Non mi interessa se è o no una richiesta di qualche cosa, la mia risposta è sì. Ti amo Josh, e credo che questo non possa mai cambiare»  

«Ti amo anche io e mi dispiace averti fatto stare male» mi stringe forte a lui.
«Sì litiga per spezzare la monotonia, si litiga per vedere quanto è solido il rapporto, si litiga per rafforzare il rapporto o distruggerlo del tutto. In questo caso noi abbiamo un rapporto solido e lo abbiamo rafforzato»  

«Sì hai ragione, amore» scioglie l'abbraccio «Win, auguri di buon compleanno sei ufficialmente maggiorenne» mi fa uno dei suoi migliori sorrisi.

«Grazie» sorrido prima di baciarlo.


 

«Devo per forza andarci?» apro l'armadio.
«Sì Win, voglio che ti veda qualcuno, almeno una volta ti prego» esclama mia nonna guardando Josh.
«Tu la pensi come lei?» chiudo l'armadio con in mano i vestiti.
«Sì, provaci» si posiziona di fronte a me «Voglio che tu stia meglio, voglio che tu ti possa mettere di fronte allo specchio e non abbassare lo sguardo perché sei piena di paranoie o perché pensi di non essere abbastanza okay?» mi guarda negli occhi.

Annuisco «Mi accompagni tu?» gli lascio un bacio veloce sulle labbra.

«Certo» sorride «Cambiati dai» esce dalla stanza insieme a mia nonna.  
Mi tolgo la maglietta di Josh e i pantaloni della tuta, dopo di che infilo i vestiti che ho scelto e le converse alte bianche.
Prendo la spazzola da sopra al letto, mi pettino velocemente i capelli. Prendo la borsa che è vicino al letto, apro la porta e scendo le scale velocemente.
«Win non hai freddo con i pantaloncini corti?» chiede mia nonna mentre scendo l'ultimo scalino.
«No, sto bene» scrollo le spalle.  
«Sei bellissima» Josh mi bacia la guancia «Pronta?»

«Sì, tu vieni?» sposto lo sguardo su mia nonna.
« No, vai con Josh. Kurt sa già tutto» mi abbraccia.  
«Va bene, a dopo» la saluto con la mano dopo aver sciolto l'abbraccio.  
«Ah Win, ti devo prenotare il biglietto per Los Angeles?»  
«Si, grazie mille nonna» prendo le chiavi della macchina dal cassetto «Noi andiamo» esclamo prima di uscire.

«Guido io» allunga la mano per prendere le chiavi.
«No guido io, tu guidi sempre» sbuffo.  

«Devi parlargli anche dei tuoi sbalzi d'umore» sospira mentre sale sul sedile del passeggero.

«Okay» metto in moto la macchina prima di guidare verso l'ospedale di Island.
«Win» mi richiama il mio ragazzo dopo un po'.  
«Che c'è?» chiedo mentre cerco un posto libero dove parcheggiare.
«Ti amo» sorride.

Annuisco prima di spegnere la macchina.
« Vieni con me o rimani qui?»  
«Vengo» scende dall'abitacolo e si avvicina a me.
«Ehi» mi prende la mano «Non devi avere paura» mi bacia a stampo.

Annuisco di nuovo dopo di che camminiamo verso l'entrata dell'ospedale. Saliamo le scale fino al secondo piano.
«Davis, Winter Davis, sono la nipote di Cyndi Jackson ho un appuntamento con il dottor Kurt Clesty» spiego  all'infermiera che ci accoglie.

«Ah sì certo, tua nonna mi ha parlato di te» sorride «Lui immagino sia il tuo ragazzo» lo guarda.

«Piacere Josh» gli sorride.  
«Josh, mi dispiace ma devi aspettare in sala d'attesa, non puoi entrare con Winter»  
«Va bene, lo immaginavo. Vai amore, ci vediamo dopo» mi bacia.  
Pochi minuti dopo sono seduta su una poltrona di fronte ad un uomo che ad occhio e croce avrà la stessa età di mia nonna.
«Allora Winter, che ne dici di raccontarmi qualcosa di te?» apre un blocco composto da carta riciclata.
«Non c'è niente da dire» sbuffo.  
«Non vuoi parlare, okay» dice mentre scrive qualcosa «Ti farò delle domande, mi risponderai?» congiunge le mani davanti al viso.
«Okay» sospiro.  
«Credi di essere depressa?»  
«Non è depressione. Non è mancanza. Non è solitudine. É qualcosa di inspiegabile. É una sensazione di vuoto che senti dentro e sembra distruggerti» mi fissa qualche secondo poi scrive ancora sul suo blocco.
«Sei innamorata?»  

«Forse» guardo lo smalto nero sulle mie unghie ormai completamente rovinato.
«Cosa ne pensi del fatto che sei innamorata?»  
«Il fatto è questo: quando ci si innamora di una persona, ci sono un sacco di cose che ancora non si sanno. Quando ti innamori non sai se l’altro preferisce il mare o la montagna, il ketchup o la maionese, l’alba o il tramonto. Non sai se beve solo il caffè amaro, se mangia solo cioccolato fondente o se magari è un amante del cioccolato bianco. Non puoi saperlo se è uno di quelli che la domenica mattina si alza alle sei per andare a correre, o se invece dorme fino a mezzogiorno. Non sai se russa, se spreme il tubetto di dentifricio a metà, se è un maniaco dell’ordine o se occuperà la tua metà di armadio con i suoi vestiti. E tutte queste cose si scoprono solo con il tempo. E capisci che ci vuole una vita intera per conoscere una persona. Per me l’amore è questo. É una scommessa. É dire "ancora so poco di te, ma voglio provare a stare con te, anche se dovessi scoprire che dormi con i calzini» incrocio le braccia al petto.  

«Sei profonda e ci sai fare con le parole, scrivi mai qualche cosa?» lascia la penna sopra al blocco prima di guardarmi attentamente.

«Sì, scrivevo nel periodo in cui mio papà è morto» porto le gambe al petto.
«Ti porti spesso le gambe al petto quando stai seduta?» chiede. 
«Sì, credo di sì»  
«Ritorniamo al discorso dell'amore, ti ho chiesto che cosa pensi dell'essere innamorata, ma dell'amore invece, che cosa pensi riguardo all'amore?»  

«L'uomo vive per amare, eppure ama per morire, com'è possibile che la vita sia basata su un ossimoro?» mi mordo il labbro inferiore.
«Hai ragione» annuisce «Hai completamente ragione» accavalla le gambe.
« Lo so» appoggio il mento sulle ginocchia «Ah giusto, il mio ragazzo ha detto che le devo dire che ho continui sbalzi d'umore»

«Credi di essere lunatica o pensi di avere qualcosa di psicologico?»  
«É lei l'esperto» alzo le spalle.

«Hai ancora una volta ragione, allora credo che ci dovremo rivedere se devo capire se sei solo lunatica» sorride dolcemente «Cambiavi spesso umore anche quando eri piccola?»  
«No» esclamo dopo averci pensato un po' su, lui annuisce e scrive.
« Tua nonna mi ha detto che fumi, è così?»  
«Si fumo»  
«Perché hai cominciato?» studia il mio volto.  
«Perché non volevo sentire il dolore che provavo»  
«E ora invece? Provi ancora dolore?»  
«No. Il dolore non mi fa più male, ormai mi sono abituata a stare da schifo. Non lo sento neanche più, è come se qualcuno mi abbia spento il fuoco che mi bruciava dentro, e lo ringrazio, davvero, ora sono forte, niente e nessuno mi potrà nuocere, io me ne frego. Continuo verso la mia strada di distruzione, sola e amareggiata , ma vuota, niente, meno di zero, aria» dico piatta per poi far scivolare le gambe sulla poltrona.

«Sei un'ottima attrice Winter» ridacchia «Sul serio, se non avessi studiato per anni il linguaggio del corpo ci avrei creduto» lo guardo inarcando un sopracciglio «A te importa, se no non saresti qui. Non avresti risposto alle mie domande. Sei debole, fragile, insicura. Non hai autostima. Hai paura di tutto e soprattutto di te stessa. Talmente tanto che fai fatica ad ammettere che sei innamorata, ma la scintilla che ho visto nei tuoi occhi quando te l'ho chiesto me l'ha confermato. Magari questo lo ammetti di fronte a lui ma appena incontri un'altra persona cali la tua maschera. Fai credere a tutti che sei felice, spensierata, che non hai nessun problema, ma non è così. Soffri, soffri da morire. Tutte le bugie che ti hanno raccontato per anni hanno fatto crollare quelle poche certezze che ti erano rimaste della tua vita. Il tuo mondo è come un paese distrutto dopo il terremoto, solo macerie, niente è rimasto intatto. Così calando la tua maschera nascondi te stessa. L'unica cosa che non nascondi è il fatto che odi tutti quelli che ti circondano a parte l'unica persona che ami, ma forse anche lui lo odi nel profondo, una parte di lui. Forse quella parte è proprio quella che tu desideri tanto. Felicità. Tu non sei felice, non credo che tu lo sia stata mai o se lo sei stata sono passati anni e non ricordi neanche più la sensazione. Hai perennemente quella sensazione d'ansia a dosso quando vedi che le cose cominciano ad andare meglio, ti assale questa sensazione allo stomaco che ti evita di goderti il momento e quindi di essere felice» mi fissa serio, cerca il mio sguardo che è rivolto alle punte delle mie Converse.
«Ha ragione, non sono felice. Non lo sono mai stata, neanche mi ricordo più il mio ultimo giorno senza preoccupazioni. Quando avevo dodici anni mio padre si è ammalato di cancro terminale, ha provato a combatterlo inutilmente, da quando ha scoperto di averlo io mi sono occupata di lui, per mia madre era come se fosse già morto. A dodici anni e mezzo mentre tutte le mie compagne di scuola erano a casa a giocare con le bambole io assistevo mio padre malato. Chiedevo solamente che mio padre guarisse al posto delle cose materiali che chiedevano tutti i miei coetanei. Ho vissuto così fino ai quindici anni. Una mattina pochi giorni dopo il mio compleanno, mi sono svegliata, ci eravamo addormentati insieme nella mia camera e l'ho trovato morto. La parte più grande di me è morta insieme a lui, e mai tornerà. Ho cominciato a fumare, a trascurare la scuola, ma pochi mesi dopo ho capito che stavo sbagliando così ho continuato a fare quello che avrebbe reso orgoglioso mio padre. Studiare. Prendevo tutte A, ero la più brava della classe, ma non mi importava poi tanto. Arrivavo a casa, mia madre era perennemente al lavoro o usciva con degli uomini, papà non c'era più quindi i miei voti rimanevano per me, ne parlavo solo con il mio migliore amico. Poi un anno dopo la morte di mio papà mia mamma ha incontrato questo uomo, proprietario di una casa discografica a Los Angeles, gli ha chiesto di sposarlo e lei ha accettato. Non ho mai accettato questa relazione ma a lei non gli è mai importato cosa provavo. Al matrimonio ho incontrato Josh, e dal di lì qualcosa nella direzione giusta è cominciato ad andare. Ci siamo trasferiti a Los Angeles il giorno dopo del matrimonio, mia madre e il suo nuovo marito se ne sono andati in luna di miele lasciandomi in una nuova città, in una casa nuova tutta da sola. Al ritorno della loro luna di miele quella che credevo mia madre mi ha dato una lettera scritta da mio padre. All'interno di essa c'era scritto che lei non era la mia vera madre, che la mia madre biologica è morta pochi minuti dopo avermi dato alla luce. Il mio intero mondo è crollato ancora di più, facendomi arrivare al capolinea, non ne potevo più, non ce la facevo più a star male, la mia vita è piena di menzogne. Il mio umore è peggiorato drasticamente, ancora di più. Quindi sì credo di avere qualche disturbo psicologico, sì credo di essere depressa. Sì la mia vita è un totale disastro e io non ne posso più, non so da che punto cominciare, anzi non ne ho voglia, sono stanca di tutto, di combattere contro me stessa e contro al mondo. Sono stanca. Vorrei solo non sentire più niente. Liberarmi da tutto. Sì sarò anche pazza ma non ne posso più, non ce la faccio più. La mia vita è un completo e fottuto disastro, non c'è nulla che vada per il verso giusto. Fino a ieri credevo che il mio ragazzo mi avesse tradito invece era solo una fan impazzita che gli è saltato a dosso. Il mio migliore amico, che conosco da quando ho tre anni mi ha chiesto un bacio d'addio, di me non ne vuole sapere più niente perché è innamorato di me e sa che io non ricambio il sentimento quindi vuole dimenticarmi. I miei genitori – mio padre e mia madre – sono morti, sono orfana. Mi sento sola. Vuota. Graffiata. Spogliata. Non so chi sono. Non so cosa voglio. Credevo di saperlo ma non lo so più ormai. So solo una cosa, ed è che io odio la mia vita, odio me stessa, odio questo fottutissimo mondo. Che cazzo di male ho fatto per meritarmi tutto questo?» urlo dopo essermi alzata ed averlo guardato in faccia ad ogni parola che pronunciavo.
Riprendo la borsa dalla poltrona prima di uscire dalla stanza lasciandolo lì. Non entro nemmeno in sala d'attesa per andare da Josh. Corro verso l'ascensore, premo il pulsante ma non si decide ad arrivare ed io mi sento soffocare. Decido di prendere le scale, corro giù scalino per scalino, una volta uscita mi metto a correre. Non so dove, so solo che voglio scappare il più lontano possibile da qui. Da me. Da Josh. Da mia nonna. Dai miei problemi. Dal mondo.
























 


GUTEN MORGEN.

AAH NON VEDEVO L'ORA DI POSTARE QUESTO CAPITOLO. CREDO CHE SIA IL MIO CAPITOLO PREFERITO DI TUTTA LA STORIA. PERCHE' WINTER DICE TUTTO QUELLO CHE PENSA DELLA SUA VITA.

ALLORA VI RICORDO CHE QUESTO É L'ULTIMO CAPITOLO PER DUE SETTIMANE. VI CHIEDO SOLO DI NON ABBANDONARE LA STORIA *CONGIUNGE LE MANI* VI PREGO.
VI PROMETTO CHE IL PROSSIMO CAPITOLO SARÁ LUNGO PER COMPENSARE LE DUE SETTIMANE DI ASSENZA.


NELLO SCORSO CAPITOLO VI HO DETTO CHE VI AVREI LASCIATO UNA DOMANDA. ED É QUELLO CHE FARÓ AHAHA.
PERÓ PRIMA VI VOGLIO DARE QUALCHE CONSIGLIO PER QUESTE DUE SETTIMANE.


1. INANZI TUTTO SORRIDETE → :)
2. SE VI TROVATE A MIRABILANDIA E VEDETE UNA CON LE ALL STAR A SCACCHI COLORATI, UNO ZAINO NERO DELL'EASTPACK CON UNA SCRITTA SULLA TASCA DEDICATA AL SIC E IN COMPAGNIA A DELLE PERSONE FUORI DI TESTA SONO IO AHAHAHA, QUINDI VENITE TRANQUILLAMENTE A SALUTARMI
3. RILEGGETE IL VOSTRO LIBRO PREFERITO (SE LO FATE POI NEL PROSSIMO CAPITOLO VOGLIO SAPERE QUAL'É)
4. GUARDATEVI UNA SERIE TV, QUI SOTTO VI LASCIO LE MIE CINQUE PREFERITE (SE LO FATE POI VOGLIO SAPERE QUALE STATE\AVETE VISTO)

 

LE SERIE TV PREFERITE DI JASS (MA NE SEGUO ALTRE 453672893487)
NOME SERIE TV GENERE STAGIONI COMPLETA
Doctor Who Fantascienza 7 NO
Once Upon A Time Fantasy\Drammatico 3 NO
American Horror Story Horror\Thriller\Drammatico 3 NO
The Big Bang Theory Sitcom\Divertente 7 NO
Skins Teen Drama\Adolescenziale 7 SI

 

5. RECENSITE IL MIO CAPITOLO, SE AVETE TWITTER E VI VA SEGUITEMI SU TWITTER @peetarms [CHIEDETEMI IL FOLLOW BACK]
6. DIVERTITEVI E DEDICATE TEMPO A CIÓ CHE VI PIACE FARE
7. RISPONDETE ALLA MIA DOMANDA CHE VI LASCIO QUI SOTTO :)

Ho deciso di rendervi partecipi di quello che avverrà in futuro. Per non spoilerare nulla e lasciarvi all'oscuro (quanto sono cattiva ahaha) ho deciso di utilizzare i numeri.
DOVETE SCEGLIERE UNO DEI DUE NUMERI CHE VI DARÓ NEL PRIMO PUNTO E UNO DEI TRE NUMERI CHE SONO SCRITTI NEL SECONDO PUNTO.
NON DOVETE TENERLO PER VOI, SE VOLETE ESSERE PARTECIPI DOVETE SCRIVERE I NUMERI SCELTI NELLA RECENSIONE CHE MI INVIERETE.
SPERO SUL SERIO CHE PARTECIPIATE, PERCHÉ SECONDO ME É UNA BELLA IDEA.
ORA SMETTO DI PARLARE E VI LASCIO I NUMERI.

 

  1. SCEGLIETE FRA:    12 e 23

  2.           SCEGLIETE FRA:       15, 37 e 97

SPERO SUL SERIO CHE PARTECIPIATE, RINGRAZIO COME SEMPRE LE PERSONE CHE RECENSISCONO LA MIA STORIA, CHI L'HA MESSA TRA LE PREFERITE, SEGUITE O RICORDATE.
MA ANCHE I LETTORI SILENZIOSI CON LA SPERANZA CHE IN QUESTO CAPITOLO MI LASCINO UNA RECENSIONE E SCELGANO DUE NUMERI.


ALLORA CI SENTIAMO FRA DUE SETTIMANE, DIVERTITEVI.
UN BACIO.

PEETARMS.

   
 
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