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Autore: FrancyBorsari99    01/08/2014    2 recensioni
Amber ha vissuto i quindici anni della sua vita cercando un posto adatto a lei, ma ovunque sia stata non si è mai sentita a casa, ben accetta, è una reietta respinta da entrambe le ali della sua famiglia: da parte paterna è uno Shinigami, un Dio della Morte, da parte della madre sarebbe stata l'ente di una setta di Alchimisti, se il capocongrega non l'avesse cacciata.
Finchè un giorno, dal mondo degli Shinigami, non intravede sulla terra un posto strano, che sembra ospitare gente dal sangue misto e semidivino: il Campo Mezzosangue.
Forse, questa è l'unica possibilità che le resta per riscattare un passato da esiliata e annientare i fantasmi che la tormentano. E poi c'è Leo.
Lo strano meccanico sempre sorridente, ma nei cui occhi Amber riesce a vedere le ombre.
Chissà che non le sconfiggano insieme...
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hazel Levesque, Leo Valdez, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LEO

Amber è in assoluto l'ultima persona che mi aspettavo di vedere. Non che mi aspettassi di vedere qualcuno in particolare, ma non sono del tutto sicuro di essere contentissimo di averla qui.
La verità è che vorrei che non fosse mai venuta, che non mi avesse cercato, che non si fosse preoccupata per me, vorrei che non stesse tentando di ammazzare Calypso, vorrei che le sue parole non fossero cosí tristemente vere.
La verità è che mi sono innamorato di nuovo di Calypso, e non posso farci nulla. So che prima o poi dovrei dirglielo e che le spezzerà il cuore, e non posso essere cosí egoista da credere che è forte e che mi dimenticherà, perchè con tutto quello che ha passato da quando è nata ciò che resta di lei è un mucchio di macerie, che ovviamente non si possono ricostruire da sole.
Per questo l'amore non è argomento da figli di Efesto, e da Leo Valdez in particolare: un cuore infranto non si può aggiustare con un paio di viti ed un saldatore. È il genere di cosa che non sono capace di riparare, e il non saper riparare qualcosa mi da sui nervi.
In realtà nemmeno lei sembra troppo contenta di essere qui, e credo che abbia visto giorni migliori: ha i capelli molto corti, la pelle secca e pesanti borse sotto agli occhi, per non parlare della sfumatura sanguigna che hanno preso le sue pupille.
Una volta che le ho separate cerco di tranquillizzare entrambe, ma Calypso é troppo arrabbiata e sconvolta, mentre Amber sembra essere sul punto di chiedermi indietro il quaderno. Le creste sui gomiti vibrano come la coda di un serpente a sonagli, e fissa l'altra con l'omicidio negli occhi.
-Okay, signore,- esordisco.-propongo di sederci da qualche parte e, senza tentare di ammazzarci l'un l'altro, senza svolazzi di penne su quaderni assassini, senza canti che farebbero svenire un elefante, parlarne con calma.-
Calypso strabuzza gli occhi con disappunto. -Non farò entrare questo mostro nel mio giardino. Scordatelo.-
Amber non dice nulla. Sta ferma e fissa la sabbia di fronte a sè, come se non trovasse nulla da commentare al riguardo. Il che, se possibile, è anche peggio. È la quiete prima della tempesta. Il mare calmo e piatto prima che le onde tsunamiche compaiano minacciose all'orizzonte.
-Per favore, Calypso, è l'unico modo che abbiamo per farti uscire da qui.- tento di sdrammatizzare.
-Ah, non ti ci mettere anche tu, non capisci che questa è un intrusione bella e buona!- sbraita, gesticolando furiosamente con le mani.
Amber scolla lo sguardo dal suolo e rivolge a Calypso uno sguardo stranito. -In che cosa? Nella vostra luna di miele?- sento i brividi farsi strada lungo la mia schiena come piccole creature striscianti. -No, tesoro, questa non è un intrusione, è solo la partenza. Di Leo, non tua.-
Sento il cuore schizzarmi in gola. Questo vuol dire che partirò solo io, e se la memoria non m'inganna, quello che Amber dice ha anche senso. Io ho solo giurato il mio ritorno. Ma non ho mai detto che l'avrei portata via dall'isola.
Nella remota speranza che non ci abbia pensato, le chiedo:- scusa un attimo, dovremmo lasciarla qui? L'hai detto anche tu che l'avresti salvata!-
Lei mi guarda come se si fosse appena accorta della mia presenza, facendo saettare gli occhi sul mio viso.
-Si, in realtà non pensavo a quello che dicevo.- fa, con sfacciata noncuranza. -A pensarci bene non credo che riuscirei a fare una cosa del genere. Con te forse si, ma lei no. È su di lei che ricade la maledizione. Non saprei come fare nemmeno volendo.- dice, con malcelato rammarico. In questo momento la sto odiando, sapevo che se mai si fossero incontrate non sarebbe mai scorso buon sangue, ma speravo almeno in un minimo di collaborazione.
-E in ogni caso,- prosegue. -il piano prevedeva salvare la vita a Leo per il giuramento, ma non di tirare fuori anche te. Se gli dei hanno deciso di punirti, avranno avuto le loro valide ragioni.-
Gli occhi di Calypso si colmano di lacrime pesanti che scorrono in piena lungo il suo viso, lasciando strisce luccicanti sulla pelle candida.
-Come puoi dire questo... Anche tu avresti appoggiato tuo padre.- singhiozza.
L'espressione di Amber cambia, e si fa più rilassata.
-No, non lo avrei fatto. Mio padre è una creatura tremenda, non meriterebbe nemmeno di vivere. Credo che farei cambio in qualsiasi momento. Anche se questo comprendesse la maledizione, la solitudine non mi dispiace cosí tanto.-
Calypso si asciuga le lacrime. -Sul serio?-
Amber annuisce mestamente.
-A causa sua ho perso tutto. Nei rari casi in cui nasce un essere vivente da un umano e uno Shinigami, il genitore più potente si fa carico del suo avvenire, scegliendo se dargli sangue mortale o misto. Lui non avrebbe sopportato l'idea di figli umani, e il mio essere metà dea della morte per SUO desiderio è costato la vita di mia madre, di mio fratello, dei miei amici. Poi, all'improvviso, ha deciso che ero troppo pericolosa, e che andavo eliminata. Aveva ucciso Seb e in breve arrivò a me.-
Sento come se la terra sotto ai miei piedi fosse fatta di gelatina, e vorrei tanto che mi inghiottisse. Amber mi ha mentito, allora, quando mi ha detto che suo padre era morto... una parte di me non ne è molto contenta, ma certamente non la posso biasimare. Quel mostro... Era davvero una creatura tremenda, non ho mai provato senso di colpa per cosa gli ho fatto, e non lo farò mai.
-Grazie a Leo sono viva, e soprattutto libera.- conclude.
Non ci sono bisogno di parole, mi lancia solo una brevissima ma eloquente occhiata, esamina il mio volto in cerca di qualcosa che le dia la conferma del fatto che ho capito.
Deoniok era il padre di Amber.


AMBER

 

Dicevo la verità. Riguardo al fatto che non so come tirare Leo fuori di qui. E a quanto pare dovró rimediare un viaggetto anche per la povera scema qui con noi, perchè senza di lei Valdez non ci può stare.
Mi metto a rimuginare sul da farsi, ma le prospettive per noi non sono delle piú rosee, e non ci salto fuori.
Non so come attivare un portale o roba simile, e trasportarli uno alla volta di peso è fuori discussione, non riuscirei ad attraversare l'atlantico.
Ma a pensarci bene, forse posso trasmutare la maledizione. Non so come fare ne se ci riuscirò, ma non credo di avere altre alternative, oltre a questa.
Il giorno dopo parto all'alba. Non voglio essere qui quando Leo e Calypso si sveglieranno, e detesto la “sensazione del terzo incomodo”, quindi la cosa non mi dispiace.
Tengo l'orecchio teso e mando altre onde via etere, che mi segnalano la presenza di una barriera. Però è strano, non c'è mai l'onda di ritorno, e il segnale arriva subito dopo l'emissione. Comincia a sorgermi il dubbio che questo scudo non sia cavo all'interno, ma che comprenda tutta l'isola. Ci sono certi punti in cui si affievolisce, e mi guardo bene dal sorpassare il limite: se dovessi perdere Ogygia non so se riuscirei a tornarci.
Cerco di passare il meno tempo possibile con quei due: ogni giorno parto presto, esploro una nuova parte dell'isola e torno molto tardi, giusto il tempo per tre ore di sonno.
Dopo qualche tempo (ai fusi orari magici ci sono abituata) mi accorgo che i punti più potenti del campo di forza si spostano. Sono in costante movimento, e si fermano solo di notte, quando tutto è immobile e scuro. La cosa mi rende irrequieta, perchè vuol dire che il suo nucleo è qualcosa di vivo e che puó muoversi di propria iniziativa, quindi trovarlo si rivelerebbe molto più difficile del previsto.
Alla fine, la risposta è talmente scontata, ovvia e vicina che me ne accorgo solo quando per poco non mi rompe la spina dorsale.

Quella che presumo essere la sesta sera su Ogygia, si rivela tristemente senza risultati, e mi vedo costretta a rientrare con qualche ora di anticipo. Sono stanca, delusa e amareggiata, ogni mio sforzo porta a scarsissimi se non nulli esiti, di cui non posso nemmeno fidarmi perché se il campo continua a mutare, non so più da che parte sbattere il muso.

Mi avvio con passo strascicato verso la spiaggia, dove godo di una bellissima vista del tramonto: il disco rosso che è il sole scompare già per metà all'orizzonte, tingendo le nuvole e l'acqua di colori caldi e dolci, tanto intensi da non farmi più distinguere la linea che separa i due regni paralleli del mare e del cielo.

Mi siedo a gambe incrociate e affondo le dita nei sottilissimi granelli di sabbia pallida, assaporandone la finezza con il tatto, e all'improvviso, nonostante sembra che tutto sia contro di me, nonostante le cose vadano a rotoli, sento come se una pace piatta e silenziosa sia calata su di me. Ma è una pace strana, perché ho il presentimento che non dovrebbe esserci, come se fosse fuori luogo. Sono stranamente rilassata, e il fatto di non saperne il perché mi inquieta. Forse è per questo che la mia calma improvvisa ha un retrogusto amaro.

Mi stringo le ginocchia al petto e appoggio la fronte sulla pelle, mentre sento delle voci in lontananza che si definiscono piano piano. Stupidamente, mi chiedo chi possa essere.

Che razza di domanda è?!

Prima che possano vedermi, scatto in piedi e mi rifugio nella macchia, dietro ad un cespuglio. Mi acquatto e tendo l'orecchio.

-... per Efesto, non posso farci nulla se non ne è in grado!- dice Leo, con una punta di esasperazione nella voce.

- Lo so, ho capito. - Risponde lei, con gentilezza. - è solo che sono stanca di stare sempre qui. Vorrei vedere cosa c'è aldilà dell'oceano, e solo lei può aiutarmi a farlo.-

silenzio per qualche secondo.

-Ehm... magari può anche essere che lei non ha tutta questa voglia di farlo...- dice Leo, con titubanza.

-Cosa vorresti dire?- esclama improvvisamente Calypso.

-Accidenti, prova ad invertire i vostri ruoli! Vista la situazione, sarebbe più che normale se non le interessasse nulla di quello che potrebbe capitare a te!-

-Perchè mai dovrebbe? Cosa le ho fatto? Valla a capire, l'irrazionalità dei mostri...-

-Non la chiamare così di fronte a me.- sbotta Leo, improvvisamente serio.

-Ma...-

-Niente ma. Non è un mostro. Mi ha salvato la vita, mi è stata vicina quando non c'era nessun altro, ha fatto tornare mia madre, e se non volesse tirarti fuori da qui, ne avrebbe tutte le ragioni. Che cosa ci guadagnerebbe ad essere di nuovo sola? A salvare una persona che l'ha chiamata mostro senza nemmeno sapere che cosa ha passato?-

-Quindi adesso è colpa mia?-

-Non sto dicendo questo.-

-Era sottinteso. È colpa mia se da quando sei tornato non la ami più? È colpa mia se in una creatura alata che ha tentato di ammazzarmi ci vedo nient'altro che un mostro? È lei che si estranea; se sta fuori tutto il giorno e non mi parla mai come potrei conoscere la sua storia?- stavolta Leo resta in silenzio.

Andiamo, Leo, dille la verità. Dille quello che ho sopportato fino adesso. Dille con chi ho avuto a che fare per ridurmi in questo stato...

sento la rabbia schiumare dentro di me e ribollire come in una pentola a pressione, e involontariamente una radiazione viene sparata fuori dal mio corpo.

La sento che cerca di propagarsi invano nello spazio finché qualcosa di troppo potente per non essere il nucleo la blocca, e la rispedisce indietro facendomi sbalzare a dieci metri dal punto in cui mi trovo. Rotolo nella sabbia e negli arbusti, la schiena che piange di dolore ed il corpo immobilizzato, mentre la mente è perfettamente lucida.

Ecco perché il campo di forza a volte era più debole in certi punti. Calypso è il nucleo stesso della maledizione, quindi la segue ovunque va.

 

ANGOLO AUTRICE

sono imperdonabile, me ne rendo conto

scusatemi per il ritardo, sono mortificata!!!!

  
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