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Autore: Mariam Kasinaga    01/08/2014    2 recensioni
Sfortunatamente per te, sono quello che ha contribuito a gettarti in quest'inferno.
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Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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From Heaven to Hell
 
Londra, 1892
 
“Signore vuole un po’ di compagnia? Vi faccio un prezzo speciale!” esclamò la donna vestita di stracci, tirando per la manica un uomo di mezz’età. Lui la spinse via, imprecando: “Sparisci puttana” borbottò, facendola cadere a terra.
Lei rimase rannicchiata nel fango, mentre la folla londinese le passava accanto come un fiume in piena, ignorandola completamente, come se fosse un mucchietto di spazzatura. Si alzò barcollando, stremata dalla fame e si trascinò stancamente fino ad un vicolo: sapeva bene come doveva apparire, più simile ad una vecchia strega che ad una donna. I capelli biondi erano diventati come sterpaglie secche, il volto sporco di fango e i denti neri a furia di cibarsi di scarti facevano comparire sul volto delle persone un’espressione di ribrezzo, mentre la spintonavano lontano.
Londra era il cuore pulsante della Rivoluzione Industriale: benessere, ferrovie, nuove mercanzie e promesse vuote venivano declamate dai capitalisti senza scrupoli, ignorando come la periferia della città stesse diventando un luogo malsano ed insalubre, popolato da quegli stessi europei che lavoravano nelle fabbriche, respirando il miasma del progresso. Lei non era sempre vissuta in una di quegli stanzoni comuni, dove le persone rimanevano ammucchiate l’una sull’altra, non aveva dovuto combattere fin da piccola per un tozzo di pane, cercando quotidianamente di sfuggire all’abbraccio scheletrico della Morte.
Era cresciuta insieme a suo fratello in un quartiere della piccola borghesia, amorevolmente accudita dai suoi genitori, prima che la malattia glieli portasse via, lasciandole soltanto due lapidi di marmo bianco su cui piangere. Continuava a ripetere di esser stata fortunata ad avere George al suo fianco, il quale aveva assunto pienamente il ruolo di capofamiglia, tentando di risollevare la piccola azienda di famiglia dalla marea di debiti contratti dal padre.
Ann vedeva suo fratello cambiare giorno dopo giorno, diventando sempre più pallido e smunto, come se gli affari di famiglia gli stessero succhiando la ninfa vitale dal corpo.  Cominciò ad essere schivo, distante, impegnato giorno e notte a compilare carte di cui lei non ne capiva la funzione, azzittendola ogni volta che osava domandargli qualcosa.
“Non sono argomenti da donna” le ripeteva.
Lo disse anche quel maledetto lunedì, prima di recarsi all’appuntamento con un certo Mister Stevenson che, da quello che Ann era riuscita a comprendere sbirciando tra alcuni documenti di George, avrebbe prestato una somma di denaro tale da salvare l’azienda dal fallimento.
 
 
Londra, 1880
“Mister Joe Allen, che piacere incontrarla in un luogo come questo!” esclamò Mister Stevenson, dando una forte pacca sulle spalle ad un uomo. L’altro, avvolto in un pesante cappotto nero, si calcò il logoro cappello a cilindro sul volto: “Darei cento sterline per non trovarmi a Whitechapel, in questo momento”borbottò, spostandosi dalla strada principale e camminando stancamente fino ad un vicolo buio.
Philippe Stevenson lo seguì, accertandosi che nessuno li stesse guardando: “Allora , come mai un uomo come lei si trova nel più grande bordello a cielo aperto di Londra?” domandò, facendo passare il pomolo d’argento del bastone da passeggio da una mano all’altra.
Joe alzò le spalle, togliendosi il cappello: aveva il volto contornato da folti capelli neri, con una grossa cicatrice che gli deturpava la guancia destra, nonostante cercasse di nasconderla facendosi crescere la barba. Quando ghignò, Philippe vide numerosi denti neri e cariati: “Potrei farti la stessa domanda, Philippe. Io non ho una dolce mogliettina ad aspettarmi nella mia lussuossima villa a pochi passi dal British, né una candidatura al Parlamento che potrebbe essere distrutta dal più piccolo pettegolezzo. Dimmi, Philippe, come mai un uomo come te si trova qui?” chiese ironico, appoggiando la schiena al muro ed incrociando le spalle al petto.
L’altro gli rivolse un’occhiata obliqua: “Non parlarmi come se fossi un mio pari” sibilò.
Joe Allen lo squadrò da capo a piedi, prima di ridere sonoramente: “Un criminale come me non si attiene mai all’etichetta, Mister. Anzi, se non foste uno dei miei datori di lavoro più ricchi, vi avrei già tagliato la gola e rubato quel delizioso orologio da taschino, oltre che il bastone da passeggio. Ad occhio e croce, valgono due settimane in una delle migliori oppierie della periferia!” esclamò, grattandosi la barba.
L’altro rimase impassibile a quella minaccia, limitandosi a sistemarsi con una mano il nodo della cravatta: “Ho un lavoretto per te, Joe. Si tratta del figlio del bastardo che ha mandato a monte i miei progetti in India. Ha lasciato in eredità una piccola azienda completamente indebitata e quel piccolo idiota ha bisogno di soldi, se non vuole finire sul lastrico. Gli ho dato appuntamento lunedì alle nove, vicino alla Torre. Lo riconoscerai immediatamente, perché gli ho detto di sedersi su una delle panchine che costeggiano il giardino e di portare con sé una grossa borsa in cui mettere i soldi” spiegò.
L’altro annuì, infilandosi nuovamente il cappello: “La faccenda del petrolio a Dheli non ti passerà mai, vero? Questo stronzetto devo ucciderlo o farlo soffrire?” domandò.
Philippe scosse la testa, mentre le sue labbra si incresparono in un sorriso malvagio: “No, devi limitarti a renderlo invalido. Fai in modo che non ti riconosca. Se avrà il coraggio di accusarmi, saprò come difendermi. Riceverai il compenso al solito posto, quando il lavoro sarà terminato” concluse, tendendogli la mano.
Joe gliela strinse, come in una morsa: “E’ sempre un piacere fare affari con lei, Mister” mormorò, prima di allontanarsi lungo il vicolo.
Stevenson di portò entrambe le mani alla bocca, affinchè l’altro lo sentisse: “E mi raccomando, quando gli spezzi le gambe, che sappia perché lo fai”.
 
 
Londra, 1982
“George accusò più volte Mister Stevenson di aver attentato alla sua salute, ma quell’uomo venne difeso in tribunale dagli avvocati migliori della città.
Gli avvenimenti precipitarono in poco tempo. Quando l’azienda ci venne confiscata ed i  risparmi spesi per portare avanti la causa finirono, ci trasferimmo in una piccola casa di periferia. Cercai senza successo un lavoro, impegnandomi allo stesso tempo ad accudire mio fratello, confinato a letto. Morì pochi mesi dopo, lasciandomi completamente sola. Nessuno dei nostri vecchi amici venne al funerale, nessuno mi aiutò: Per loro eravamo diventati feccia. Ai loro occhi non eravamo altro che due stupidi borghesi che avevano portato alla bancarotta l’azienda di famiglia e tentato di accusare un onesto parlamentare per ottenere i soldi per riscattarla” mormorò Ann.
“Una storia molto triste, puttanella” disse l’uomo seduto davanti a lei, nel piccolo pub fatiscente dove si era rifugiata per ripararsi da un acquazzone.
Lei gli rivolse un’occhiata sprezzante: “Non sono una puttanella” sibilò.
L’altro scoppiò a ridere, rivelando molti denti cariati: “Sesso in cambio di denaro. In cosa non sei diversa dalle centinaia di troie che popolano Londra? Ah, dimenticavo. Tu una volta eri una borghese. Avevi una casetta con il giardino, una famiglia amorevole, magari anche un cane. Beh, dolcezza, ascoltami bene. Nella vita la ruota della fortuna gira. Prima compri deliziosi vestiti di mussola, poi vieni scopata da uomini ubriachi in cambio di qualche pence. Metti da parte l’orgoglio, puttanella, altrimenti un giorno troveranno il tuo corpo nel Tamigi” aggiunse, scolandosi un bicchiere di vino.
L’altra rimase in silenzio per qualche secondo: “Ha chiesto di sentire la mia storia e non so nemmeno il suo nome” disse.
L’uomo si passò una mano tra i capelli, versandosi nuovamente da bere: “Sei diversa da tutte le altre donne di Whitechapel, per questo ho voluto sapere chi cazzo fossi. Mi chiamo Joe Allen e, sfortunatamente per te, sono quello che ha contribuito a gettarti in quest’inferno”.
 
 
   
 
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