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Autore: I_MissYou    01/08/2014    0 recensioni
Immaginatevi una Hinata estroversa, sfacciata e coraggiosa ma con un cuore d'oro mandata a Villa Uchiha per un viaggio studio di un anno... ma sicuri che sia solo per questo?
Dal capitolo 8 :
Andarono alla fontanella del parco e Hinata si inginocchiò vicino ad essa. Sasuke fece lo stesso e dopo che il piccolo getto d'acqua le colpì le mani piene di sangue sporco e raggrumato, il ragazzo prese le mani della corvina e cominciò a lavare via la sporcizia. Mentre le toccava le mani si accorse di quanto, in confronto alle sue, erano piccole e delicate. Gliele massaggiava delicatamente sotto l'acqua finchè la pelle risultò diafana e pulita come quella di sempre. Lei lo guardò con gli occhi persi, lui sapeva che stava ancora pensando a quello che successe. Glielo leggeva negli occhi.
Si accorse che la guancia destra di Hinata era un pò sporca, così con la mano umida, le passò il pollice sopra togliendo via quello che rimaneva del sangue.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Betrayals and new alliances


Il vero e proprio autunno si faceva sentire. Grandi folate di vento ricoprivano ogni centimetro di terra con foglie color bronzo, oro e verde scuro. Quel giorno la città venne invasa da una piogerellina persistente e quel punto il freddo si faceva sentire sempre di più giorno dopo giorno. 
Hinata si era svegliata di mal umore quel giorno e non ne voleva sapere di andare a scuola. Dopo essersi lavata per bene scese di sotto e trovò Mikoto che preparava la colazione in cucina e insieme a lei Itachi.
Entrò a passi cosi impercettibili che nessuna si accorse della sua presenza così esordì con un 'buongiorno' pieno di stanchezza.
- Buongiorno. Che brutta cera - Itachi le fece notare che non aveva un aspetto incredibile.
- Mi sento male. Ho vomitato tutta la notte - disse sedendosi in uno degli sgabelli - Voglio un caffè -
Mikoto le si avvicinò con una tazza piena di caffè fumante appena fatto - Buongiorno - le sorrise.
Hinata cercò di ricambiare ma proprio non ce la faceva e disse solo un flebile 'grazie'. 
Sasuke entrò con la sua solita aria 'sono io che comando il mondo' senza salutare nessuno.
- Un buongiorno sarebbe gradito, grazie. Non per cosa... ma è semplicemente pura educazione e rispetto verso gli altri - disse Hinata irritata.
La fulminò con lo sguardo e si prese un caffè.
Itachi si alzò finendo a malapena il suo latte di fretta - Devo andare. Ho una lezione importante - si avvicinò a Hinata e le stampò un bacio sulla guancia - Se non te la senti a scuola non andarci. Si vede che stai male - le accarezzò i capelli e se ne andò di fretta dopo aver salutato sua madre e Sasuke.
- E' tutta colpa di quel film idiota che mi hai fatto vedere ieri - disse a Sasuke.
- Quel film idiota ha vinto non so quanti oscar - le rispose per le rime.
In effetti Hinata la sera prima si era annoiata così tanto che disse a Sasuke - E' il solito polpettone rosa! Me lo potevi dire prima! Ti prego raccontami la trama e facciamola finita oppure andiamo alla parte che dobbiamo recitare! -
Beh non era andata come voleva Hinata e Sasuke glielo fece guardare tutto fino alla fine.
- Pft. Solo perchè c'è quel figo della madonna di Leonardo Di Caprio - sbottò lei.
- Ma dici sul serio? - le chiese incredulo.
- Al piccolo Uchiha piacciono i polpettoni rosaaa!! - si mise a ridere.
- Ho capito, me ne vado - posò la tazza e si diresse verso la porta d'ingresso. Lei come una bambina lo seguì fino a quando non uscì di casa gridandogli che gli piacevano i polpettoni rosa.
- Sai Mikoto? Hai un figlio impossibile - disse rientrando in cucina - Come hai fatto a crescerlo? No, sul serio. Fossi stata in te lo avrei abandonato in un orfanotrofio - si risedette e aggiunse altro caffè a quello di prima.
Alla donna diedero fastidio le ultime parole di Hinata, ma dal suo tono dedusse che non stava dicendo sul serio - E' l'amore per un figlio. Quando sarai madre lo capirai - disse la signora sorridendo.
Si sedette anche lei, davanti a Hinata e cominciò a parlare - Sasuke non era così. Da piccolo era adorabile. Un bambino solare. Amava suo fratello Itachi più di ogni altra cosa, forse più di me e suo padre. Per lui era l'esempio da seguire e quando gli chiedevi che cosa voleva fare da grande ti rispondeva che voleva diventare come prima cosa come suo fratello: un ragazzo capace in tutto. 
Poi successe qualcosa e lui è cambiato. Diceva continuamente di voler diventare l'erede di suo padre, voler ereditare tutte le aziende di sua proprietà. E lì io perdetti mio figlio: non era più lo stesso. Continuava a mettere la sua istruzione prima di tutto ( e infondo aveva ragione, è molto importante per un ragazzo andare a scuola ) ma lo faceva in modo sbagliato. Era come se avesse i paraocchi. Per lui esisteva soltanto suo padre e il suo futuro.
Cominciò a mettere da parte me e Itachi e solo Dio sà quanto abbiamo sofferto e quanto soffriamo tutt'ora -
Mikoto non ce la fece a trattenere le lacrime e quelle cominciarono a rigarle il volto come fiumi che scavano la terra creando dei canyon.
Hinata parlò per la prima volta in quel istante dopo aver trattenuto il fiato per diversi secondi, forse minuti - Hai detto che prima del cambiamento successe qualcosa. Tu sai cosa? -
La donna si asciugò le lacrime - Ero e sono convinta che centri qualcosa suo zio. Il fulcro della famiglia Uchiha: Madara. Ne sono sicura -
- M- Madara? Ho già sentito questo nome... - disse Hinata quasi balbettando.
- E come non conoscerlo? E' uno degli uomini più spregevoli del mondo. E' conosciuto per la sua fama da dittatore. E quel uomo mi ha portato via mio figlio. Il mio bambino - cominciò a piangere a dirotto, più di prima.
Hinata la guardò per svariati minuti singhiozzare nelle lacrime poi si alzò e si avvicinò a lei. L'abbracciò delicatamente per rassicurarla e lei, disperatamente, affondò in quel abbraccio.



Dopo aver ricevuto le informazioni necessarie Hinata salì in camera e mandò un messaggio ad Asuma per un incontro.
Incontriamoci al terzo lampione della prima traversa tra quindici minuti. A dopo.
Mandato il messaggio, si preparò di fretta e furia e uscì di casa inventandosi la scusa di andare dal medico. Hinata si sentiva male, ma il suo lavoro veniva prima di tutto.
E ovviamente, il senso di colpa non tardò ad arrivare prima che lo facesse Asuma.
Cosa le importava? Perchè sentiva quel peso che le gravava sulle spalle come mille macigni?
Arrivò sul posto e trovò Asuma che l'aspettava con Gaara e la prima cosa che disse fu - Che cosa ci fai tu quì? -
- Sono con Asuma oggi. Indagini extra - disse il ragazzo.
- Quali indagini extra? Perchè non mi avete detto niente? -
Gaara la prese per il polso e la fece entrare e sedere nel sedile posteriore di un taxi fermo vicino al marciapiede e si chiuse la portiera alle spalle.
Asuma si sedette avanti. Hinata dopo un pò focalizzò per bene la scena e notò che il conducente era Kurenai.
- Oh ciao Kurenai, da quanto tempo - disse sorridente.
Gaara le schioccò le dita davanti al viso per svegliarla - Ma ci sei o ci fai? -
- Non cambiare argomento! Vi ho chiesto quali indagini extra stavate portando avanti? - chiese.
- Hinata - disse il rosso con un tono di voce calmo - non stai portando avanti la tua missione come dovresti -
- Che cosa? - chiese incredula.
- Praticamente mezza scuola ti conosce. Aiuti gli altri come se fossero cuccioli abbandonati, fai amicizia con il fratello maggiore e per concludere cosa fai? Ti metti a cantare ad un compleanno e a provocare una ragazza che prova odio nei tuoi confronti - disse Gaara perdendo la ragione - Ti stai facendo coinvolgere sentimentalmente e questo lo sai, non và bene -
- Ha parlato quello che siè portato una ballerina di bourlesque a letto quando eravamo in missione a Parigi! - disse sarcastica - E' la mia copertura! Devo farlo! Se faccio la nerd che non ha nessun amico potrei mai ricavare informazioni? -
- Non lo stai facendo bene - disse secco Asuma.
- Non ci credo... ma dite sul serio? - chiese di nuovo.
- E in più quel tuo problemino... - disse Kurenai.
- Quale problemino? -
- Ha visto Asuma come hai trattato quell'uomo in centrale - continuò la donna.
- Non... voi non vi fidate di me - disse infine sfinita.
Scese un silenzio tombale tra i quattro. Hinata lì fisso uno per uno per cercare un pò di conforto: prima Asuma, poi Kurenai e infine Gaara. Colui che l'aveva sempre protetta, colui che aveva rischiato la sua vita per lei, colui che quando aveva bisogno c'era sempre.
Hinata cominciarono a bruciarle gli occhi - Asuma, Kurenai... si, fate il vostro lavoro e volete assicurarvi che tutto vada liscio - spostò il suo sguardo una seconda volta su Gaara - Ma tu... perchè? Credevo mi appoggiassi in qualsiasi decisione io prendessi... forse dopo anni mi sono sbagliata su tutto - aveva il tono calmo. Troppo calmo notò Gaara e capì che stava veramente male.
Hinata a quel punto aprì la portiera. Ma prima di scendere disse le sue ultime parole - Finirò questa missione a modo mio fanculo - scese e sbattè la portiera dietro di se.
Mandò un messaggio a Minato chiedendogli subito se potevano vedersi. Rispose subito con un sì e lei si diresse al cafè dell'altra volta.
Raggiunse subito il cafè. Non distava molto dal punto in cui si trovava e notò che Minato ancora non c'era.
Decise di entrare e sedersi ad un tavolo ordinando qualcosa in sua attesa e così fece.
L'uomo si presentò subito - Scusa del ritardo, ma stavo finendo di aggiornare Jirayia sugli ultimi eventi - si sedette - perchè hai chiesto di vedermi? -
- Perchè la squadra di Asuma non si fida più di me dicendo che mi faccio trasportare dalle mie emozioni e bla bla bla - disse velocemente senza guardarlo.
Si accomodò di fronte alla ragazza - Ah... in effetti ho sentito qualcuno lamentarsi di questo. Ma che cosa centro io? -
- Adesso sarai tu la mia 'squadra'. Riferirò tutto quanto a te, ok? - disse tutto senza vergogna e senza chiederlo. Era un ordine.
Minato divenne bianco - Ma come... - non finì di parlare che subito Hinata lo guardò fulminandolo.
- E' in cambio del favore che mi avete chiesto. Naruto è uno dei problemi principali del perchè non si fidano di me. Quindi o accetti o non lo sorveglio più -
Minato si sentiva le mani sudate. Avrebbe fatto di tutto per Naruto quindi accettò.
- Ascoltami ho scoperto una cosa importante oggi. Il fiore all'occhiello degli Uchiha non è Itachi - lo guardò.
- E allora chi è? - chiese Minato quasi incredulo.
- Quello più improbabile: Sasuke. Oggi la madre mi ha raccontato un pò del passato della famiglia e dice che hanno cambiato letteralmente il modo di essere del più piccolo per i loro scopi che noi sappiamo che non sono così puri come fanno credere a tutti. E' solo una delle tante pedine sotto il controllo di Madara... mi ha fatto il suo nome -
Il biondo era rimasto a boccaperta però poi parlò riprendendosi un pò - Madara. Finalmente qualcosa su di lui, ci sarà molto utile questo. E comunque sei venuta a conoscenza di che cosa ci sarà sabato spero? -
- Ma certo il ballo annuale e io sarà presente. Ma come già sai il padre sarà a Detroit -
- Devi stare attenta. Ci saranno molti pezzi grossi, e sicuramente guardie del corpo, agenti e così via - disse.
Continuò - Ancora non abbiamo scoperto niente a Detroit. Appena Fugaku sarà lì, lo verremo a sapere e ci daremo da fare -
- E' bello fare affari con te - gli sorrise.



Hinata era distesa sul divano con addosso solo una canottiera e i pantaloni del pigiama.
Appena arrivata a casa si era sentita di nuovo male e aveva vomitato circa sei volte nell'arco di tutta la giornata. Non sapeva che cosa le succedeva e continuava a ripetersi che starà meglio. Ma non era così.
Sentì la porta d'ingresso aprirsi e qualcuno entrare.
Hinata gridò con tutta la voce che aveva per farsi sentire - Se sei un ladro per favore porta tutto quello che vuoi tranne il divano e la tv, quelli mi servono! -
Si ritrovò Sasuke davanti nella sua divisa scolastica - Certe volte mi preoccupi. Non so se dici sul serio o scherzi - 
- Non lo so nemmeno io. Ma ci tengo al divano e alla tv - disse sforzandosi di farsi sentire.
- Hai un aspetto orribile - le disse.
- Anche tu sei bello come una rosa, grazie - 
- Dico sul serio. Ti senti ancora male? - chiese con disinvoltura sedendosi nell'altro divano di pelle color nero.
- Mh si - disse a malapena.
Il corvino appoggiò i propri gomiti sulle ginocchia e cominciò a parlare seriamente - A proposito di quella notte... -
Hinata trasalì come un gatto cui si rizzano i peli della pelle. Si alzò di colpo - Ma quale notte? - rise sarcastica dirigendosi in cucina.
Hinata non aveva proferito parola sull'accaduto dalla stessa notte in cui erano rientrati in casa di soppiatto senza destare sospetti al resto della famiglia. Voleva indagare da sola e vedere chi le aveva dato la caccia quella sera e come sapeva che era alla festa di Naruto.
Non voleva parlare con Sasuke perchè aveva paura di sembrare troppo 'portata' a fare le ricerche e a scovare i colpevoli. Da quel giorno aveva fatto finta di niente e appena Sasuke voleva parlarne s'inventava una scusa, anche banale, e se ne andava a fare tutt'altro.
La seguì - Lo sai di che parlo. E' da quel giorno che eviti l'argomento ma per tua informazione ci stavano quasi per ammazzare. Non vorresti sapere chi c'è dietro tutto questo? -
Hinata aprì il frigo e cercò qualcosa da bere. Non mangiava niente da due giorni - Ci dev'essere un motivo se lo evito. Non voglio parlare e soprattutto non voglio ricordare. E di nuovo no, non voglio sapere chi c'è dietro tutto questo - prese un succo d'arancia e ne bevve un sorso.
- Lo so che non è stata l'esperienza più bella di tutta la tua vita ma hai idea di quello che ci stava per succedere? Volevano praticamente ucciderci -
Guardò Sasuke con gli occhi di chi non dormiva da giorni - Grazie per avermelo fatto notare - disse sarcastica.
- La smetti di scherzare? O ti sei scordata che hai ucciso degli uomini quel giorno? - disse secco.
Hinata sentiva un conato di vomito salirle sù per la gola e corse dritta in bagno per liberarsi da quello schifo.
Le aveva ricordato di nuovo quello che aveva fatto. Durante quei giorni si era convinta a non pensarci più e così fece. Voleva dirlo a Gaara, l'unico che l'avrebbe capita e aiutata se avesse potuto. Ma si ricordò subito quello che successe ore prima.
Aveva ucciso, di nuovo.
Ingiustamente.



Era notte, quasi le dodici. E Hinata fu svegliata dalla suoneria del suo telefono, impostata a tutto volume. Cercò a tastoni l'aggeggio sul comodino e lo trovò. Appena vide il nome sul dispaly trasalì ma rispose lo stesso.
- Oh che vuoi adesso? Sono quasi le dodici - rispose come sapeva fare solo lei.
- Voglio parlare. Faccia a faccia - disse il ragazzo dall'altro capo del telefono.
- Adesso vuoi parlare quindi? - cercò di imitare una risata ma non ci riuscì bene - non farmi ridere Gaara - disse infine seria.
Il suo viso era ancora stanco, ma si sentiva già meglio. La nausea le era già passata, aveva solo riposare per riprendere le forze. Ma il ragazzo non aveva voglia di lasciarla in pace finchè non avrebbero parlato a quattrocchi.
- Affacciati - le disse semplicemente.
Si alzò con fatica aprì la porta fatta di vetro del terrazzo e uscì. Si era scordata d'indossare qualcosa così il freddo la colpì come mille lame di ghiaccio. Agganciò coprendosi come poteva con le mani.
Gaara era lì, in piedi.
- Che cosa ci fai quì? - gli chiese con voce bassa ma facendosi sentire da lui e poi gli ordinò  - Vattene - 
- Giulietta dovrebbe dire ' O Romeo Romeo, perchè sei tu Romeo?'. E non mandarlo via - parlò facendo un gesto ampio con le mani e le braccia.
- Infatti: ' Perchè sei tu Romeo?'. Non credeva ai suoi occhi. Si era presentato da lei senza dire niente volendo affrontare l'ira delle loro famiglie! Era un pazzo! - gli disse mentre la sua mente cominciava a traboccare d'ira.
Che cosa ci faceva lì? Che cosa voleva? Magari farle un'altra ramanzina su come ha quasi quell'uomo in centrale? O forse che si era affezionata troppo a quel posto?
Gaara vide Hinata rientrare dentro e chiudersi la porta alle spalle.
Se n'era andata. E lo aveva lasciato lì.
Non voleva più parlargli dopo che l'aveva tradita, era ovvio no? Con sole due parole aveva rovinato tutto quello che avevano costruito come un castello di sabbia possente che veniva portato via da un leggero soffio di vento.
E poi la rivide, in piedi accanto allo stipite della porta d'ingresso. Lo fissava e non capiva se quello sguardo era rancore o felicità.
Gli si avvicinò - Basta cazzate su Romeo e Giulietta. Dimmi che vuoi - gli disse.
Notò subito che tremava dal freddo anche se addosso aveva un cardigan.
- Voglio solo una cosa e adesso non so se la riavrò indietro - aveva le mani lungo i fianchi, sembrava che lui non sentisse il freddo malgrado avesse solo una maglietta a maniche lunghe leggera.
- E cosa vorresti sentiamo -
- Di nuovo la tua fiducia - la guardò negli occhi ma lei non ricambiò lo sguardo e si ritrasse.
- Sai che cosa mi dà più fastidio? La scena del taxi dove d'un tratto mi dici 'Ti stai facendo coinvolgere sentimentalmente e questo lo sai, non va bene' - fece un imitazione di Gaara perfetta e al rosso spuntò un piccolo sorrisetto che più in avanti sparì - Prima credevo di non aver sentito bene, invece dopo ho focalizzato tutto. TU, il mio migliore amico, che mi dice queste stronzate. Si, perchè sono stronzate. E poi anche se fosse, qual'è il problema?
Davvero, non ti capisco. Dopo quello che abbiamo passato insieme, dopo questi anni - il suo tono si affievolì - Volevo anche raccontarti di una cosa che mi era successa e poi prima che potessi farlo mi hai dato uno schiaffo. Si, esatto, quelle parole sono state uno schiaffo in piena faccia. E non puoi capire quanto mi sono trattenuta, perchè, credimi, volevo picchiarti a sangue quando lo hai detto - fece un altro passo indietro avvicinandosi sempre di più alla porta per poi girarsi, fermasi qualche secondo tenendo il pomello e poi rigirarsi in sua direzione come una furia.
- Ah, e sai la cosa che mi fà più incazzare? Che non smetto di pensare a te come il mio migliore amico. Anche dopo quello che hai fatto, ti vorrò sempre bene e per me sarai sempre il mio migliore amico.
Si rigirò ed entrò in casa.
Gaara rivide la porta aprirsi e chiudersi di nuovo ma questa volta Hinata non era più vicino lo stipite... era sparita dentro.
E lui si maledisse infinite volte per essere rimasto a boccaperta durante quello che gli diceva invece di prenderla e abbracciarla forte. Voleva farlo almeno un'ultima volta, perchè sapeva che non avrebbe riconquistato la sua fiducia subito.



Salve ragazzi! 
Forse questo capitolo non è stato il massimo ma il prossimo sarà molto bello a parere mio. Di tutti quelli che ho scritto forse è il migliore! Quindi non perdetevelo!
Alla prossima,

I_MissYou.
P.S: fatemi sapere che ne pensate.
  
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