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Autore: young_blood    01/08/2014    0 recensioni
- Ci dica che possiamo tornare indietro- disse Paper, seria.
- Vi dico solo che potete andare avanti.-
La vecchia signora scomparve e la casa si scompose come un fiore fatto della stessa sostanza di un castello di carte.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
Under your skin {part 1}

 
“How many times can we win and lose?
How many times can we break the rules between us?
How many times do we have to fight?
How many times till we get it right between us?
Only teardrops”.
{Only teardrops, Emmelie De Forest}
 
Paper deglutì piano, metabolizzando tutte quelle informazioni che Noah le aveva appena terminato di raccontarle. Insomma, esisteva una specie di ombra enorme che suo padre aveva sconfitto una volta, ma adesso era tornata in chissà quale modo. Certo. E poi lui era quasi stato posseduto da questa cosa ed ora era davvero spaventato per quello che sarebbe potuto accadere in futuro. Sembrava quasi surreale. Da una parte era eccitante, perché insomma ad un’amante dei libri e delle storie fantasy come lei sembrava magnifico poter entrare in tutto quello che stava succedendo, ma l’altra parte, quella che aveva la voce di sua madre, le urlava di scappare di lì a gambe levate e di non fare più ritorno. Mentre suo padre, be’, le avrebbe detto di certo che stava sognando. L’unica che le avrebbe creduto sarebbe stata Erin, ma era scomparsa.
Guardò Noah sorridendo, cercando solo in quel modo di farlo andare avanti a parlare.
<< Ero venuto a dirvi che avevano visto Dan, ma adesso non ha più nessuna importanza, perché è scappato. >> disse.
<< Capisco. Quindi, quest’essere… ha cercato di controllarti? >>
<< Sì, ma mio padre me ne aveva parlato. Ci sono due modi per cercare di non perdere il controllo: uno è avere l’assoluzione dal prete, che deve per forza cospargere il tuo capo di acqua santa e l’altro, il più estremo, è ascoltare una voce che ami per tornare indietro. Quando tu hai urlato, sono riuscito a tornare in me in tempo. >>
Una voce che ami? Cosa significava? Avrebbe solo voluto che Noah smettesse di farle credere in lui o nelle sue parole o alle bugie che le sbandierava, perché lei era davvero confusa. Se lui amava la sua voce, voleva dire che amava lei? o forse quel termine era usato impropriamente, quindi il verbo amare stava per amare un amico.
Scosse la testa, smettendo di farsi tutti quei problemi. Tanto non ne sarebbe uscita fuori bene.
<< E se non succede? >> chiese.
<< Prega. >> rispose, semplicemente. Paper sorrise e così anche Noah. Anche se, dentro di lei, sapeva che non stava scherzando.
Sentirono delle urla e dei passi frettolosi avvicinarsi a loro. La porta si aprì, sbattendo. Paper non ebbe nemmeno il tempo per parlare, che Erin gridò.
<< Tu lo sapevi?! >> chiese Erin con la voce alta e gli occhi umidi, rivolgendosi a Noah. Sembrava sconvolta. Paper si alzò dal letto in simultanea con Noah.
<< Cosa? >> domandò Noah d’un tratto serissimo, la mano con l’anello dei Corwin davanti a sé. Paper non si era ancora resa conto che lo portasse anche lui. Forse solo in occasioni speciali o solo quando c’erano i suoi genitori a controllare che lo indossasse.
<< Sapevi di avere una sorella? >>
Noah si alzò di scatto, portandosi una mano alla testa. Di colpo, tutta la stanza aveva cominciato a girargli intorno. I muri si erano fatti di cartapesta e stavano cedendo, sgretolandosi come aveva fatto il suo cuore posseduto dall’entità. Era come se tutti i suoi punti di riferimenti, i suoi valori, gli insegnamenti che gli aveva importato suo padre, tutto, i suoi stessi polmoni, i suoi occhi, le sue gambe, tutto tutto tutto, tutto quello in cui aveva creduto sino ad allora si stesse rivelando falso, lontano, morto.
<< Di cosa stai parlando? >> domandò, la voce incrinata. Paper spalancò gli occhi, scuotendo la testa. Non è possibile. Non sta succedendo a noi. Non è possibile.
<< Sono tornati i tuoi genitori. La regina è quasi svenuta per il colpo. >> spiegò Erin a fatica, tirando su col naso. I suoi occhi brucianti di lacrime minacciavano di accendersi come una fiamma e bruciarla dalla testa ai piedi. << SONO TUA SORELLA! >> gridò, ma la sua voce da bambina le arrivò ovattata, distante anni luce da lei. Paper spalancò la bocca per lo stupore, coprendola con mani tremanti e Noah strabuzzò gli occhi.
<< Erin! Dimmi che non gliel’hai detto! >> esclamò la voce di Robin, entrando nella stanza tutto trafelato. Se la situazione non fosse stata così seria, tutto quello che stava accadendo avrebbe avuto una sorta di comicità.
<< Troppo tardi. >> rispose Erin come sfidandolo, lasciando scivolare la braccia lungo i fianchi, sconfitta. Robin si passò le mani sulla faccia.
<< Noah, mi dispiace, avrei voluto fermarla. Con tutto quello che hai passato… >>
<< Per questo la gola non mi bruciava! Io conosco già questo mondo, io sono di qui! Allora è vero! >> urlò, portandosi le mani alla testa. Non ci aveva mai creduto, ma adesso la verità era quella, era quella. << Non posso crederci… Sapevo di essere stata adottata, l’ho sempre saputo, era palese e poi… quegli occhi verdi… >> disse, parlando fra sé e sé, rivolgendo poi lo sguardo verso Noah. Si soffermò a lungo sui suoi occhi, del colore dell’erba appena tagliata d’estate. Erano così brillanti e belli. Un aggettivo così insignificante, ma così adatto in quella situazione. I suoi stessi occhi, solo che quelli di Noah erano più chiari. Abbassò le braccia, rimanendo immobile per qualche secondo. Era come in trance. << Allora è vero. Tu sei mio fratello. >>
Noah non sapeva cosa dire. Non si era mai immaginato come fratello maggiore. Anche se aveva sempre voluta una sorella ed un fratello per non sentirsi solo. All’età di undici anni si era arreso: per quello aveva Robin. Sentì gli occhi pizzicare ed un senso di vuoto all’altezza dello stomaco. Ma non era quel senso di nausea o caduta, era quasi… piacevole. Prima che potesse dire una parola, Erin lo abbracciò forte, singhiozzando.
<< Io ti voglio bene. Non sono arrabbiata con te. >> mormorò al suo orecchio.
Noah annuì, ancora confuso. Erin lo lasciò. Le lacrime si erano placate. Gli sorrise e poi si voltò, vedendo il re e la regina sulla porta. Il suo sguardo si trasformò di botto. Non era mai stata più furiosa in vita sua. Sentiva il cuore bruciare ed era come avere delle fiamme che ardevano al posto degli organi.
<< Perché? >> chiese solo, secca. << Credo di avere diritto ad una spiegazione. Entrambi lo abbiamo. >>
<< Davanti a tutti? >> chiese timorosa la regina. L’uomo le passò un braccio intorno alle spalle.
<< Diglielo. >> replicò con la sua voce profonda. Lei lo guardò a lungo, poi annuì.
<< Il male ci fa guerra da vent’anni. C’era bisogno di un erede ed avemmo Noah, che era anche un maschio. Quando nascesti, ci sentivamo in dovere di proteggerti. È per questo motivo che ti abbiamo lasciata in un orfanotrofio nel vostro mondo. >>
<< E questo cosa sarebbe? >> chiese. << Un mondo parallelo? La copia più avanzata del nostro? >>
<< Voi del Mondo Attraversabile! Vi credete sempre più importanti! >> esclamò Robin. 
<< No, >> rispose Noah, facendola voltare verso di lui, posando le proprie mani sulle sue spalle, << è solo la continuazione del vostro mondo. >> rispose, accennando un sorriso. Erin lo fissò per un momento, poi si girò.
<< Io non appartengo a questa famiglia. Non mi avete protetta da niente, perché questa stupida entità di cui avete tutti paura, non è altro che un’invenzione delle vostra testa! Non ci ha fatto niente, non è stata lei a portarci qui, non è stata lei a condurci da Noah! >>
<< Ha cercato di controllarmi! >> esclamò Noah.
<< Cosa? >> chiese il re, mentre la regina impallidiva. Noah si grattò la nuca.
<< Non ce l’ha fatta, però. >>
<< Non me ne frega niente, va bene? >> continuò Erin. << Io so solo che voi nascondete dei segreti che prima o poi vi uccideranno. Perché è questo che fanno i segreti, distruggono tutto. >>
Paper guardò il pavimento. In effetti era vero. I segreti sono capaci di rovinare i rapporti. Ed il suo era il peggiore, il più pericoloso di tutti. Ce n’erano di orribili ed il suo, per quanto sembrasse renderla fragile, non era poi così brutto. Avrebbe voluto urlarlo lì, di fronte a tutti, a squarciagola, ma non poteva. Sarebbe stato tutto molto più difficile, allora. Non era qualcosa di così strano, ma di abbastanza pericoloso da confessare. Lo tenne per sé, di nuovo, come lo stava facendo da un po’ di giorni a quella parte. Serrò le labbra, fingendo di stare bene. Perché prima o poi stai bene, anche se non sai mai quando. Ed è esattamente ciò che logora dello stare male. Non sai mai quando passerà.
<< Erin, per favore, calmati. >> disse Robin, facendo un passo verso di lei.
<< NO! Siete tutti contro di me! Ma riuscite a capire come mi sento? Mi sento TRADITA! Io non ho una famiglia! Io non ho più nessuno di cui potermi fidare ciecamente! Voi siete solo dei bugiardi! Tu sei un voltafaccia! Noah è un anima tormentata! E tu… >> disse, rivolgendosi a Paper. << …tu mi nascondi qualcosa. Me ne sono accorta, sai? C’è qualcosa che non mi vuoi dire. >>
Paper le si avvicinò, cercando di nascondere le sue vere emozioni.
<< Te lo dirò, ma adesso devi solo calmarti. >> replicò, accarezzandole le braccia.  
<< So che non dovrei prendermela così, ma lasciami sfogare, Paper. Almeno per oggi, fammi arrabbiare. >> disse con le lacrime agli occhi, completamente lucida.
Paper non la fermò, quando se ne andò e nemmeno disse qualcosa. Robin la seguì subito, incredulo, perché la sua migliore amica non aveva mosso un dito. Il re e la regina scomparvero per le scale e lei rimase da sola con Noah.
<< Qual è questo segreto? >>
<< Non è importante. Tu come stai? >>
<< Sono… sorpreso. Non avrei mai creduto che Erin potesse essere mia sorella. Sono arrabbiato, ma li perdono. L’hanno fatto solo per salvarla. >>
Paper annuì. Noah continuò a fissarla. Tutto quello che voleva era aiutarla, come lei aveva aiutato lui. C’era qualcosa nei suoi occhi che gli faceva capire che non stava affatto bene e che c’era qualcosa a tormentarla. Avrebbe potuto lasciar correre, ma qualcosa nella sua testa gli disse di non farlo.
<< Tutto bene? >> chiese Paper, notando che Noah non si era ancora mosso.
<< No, in effetti no. >> rispose, passandosi una mano fra i capelli. Paper prese un bel respiro, cercando di far trasparire il meno possibile sul suo viso. << Che ti sta succedendo, Paper? Non pretendo di avere la tua fiducia, ma come tuo amico, ti chiedo di dirmi perché stai male. >> disse, con le parole che uscivano piano piano dalla sua bocca.
Paper scosse leggermente la testa, come se non stesse capendo.
<< Io sto… bene, Noah. Non ho niente che non vada. >>
<< Smetti di raccontarmi bugie, per favore. Non sei brava. >> replicò Noah, quasi con durezza, per scuoterla. Paper si conficcò le unghie nella gamba, rimanendo in silenzio. Avrebbe potuto raccontargli della sua più grande debolezza, ma non le conveniva. O forse, avrebbe potuto tradire Robin e dirgli tutti. Certo, avrebbe dovuto pagare per quello, ma sempre meglio una spada nel fianco che le parole pietose di Noah.
<< Robin ha cercato di uccidermi. Davvero, stavolta. >> confessò, buttando fuori l’aria. Erin non avrebbe mai scelto di tradire qualcuno, ma in quel momento non poteva che essere egoista. Solo per una volta, forse poteva concedersi di non crollare a causa di qualcuno.
Noah si portò le mani alla bocca, mormorando qualcosa come Ti prego, no. Lo vide sbiancare, avvicinarsi al letto e sprofondarvi. Paper prese a raccontargli tutto, liberandosi da quel peso, liberandosi da tutto quello che le aveva sputato addosso Robin, liberandosi dal senso di colpa e dalla sicurezza che lui le aveva concesso di non toccarla. Sapeva che Noah non l’avrebbe cacciato, mai, ma avrebbe cominciato a guardarlo con occhi diversi. E poi, be’, lei ci sarebbe andata di mezzo, ma se lo meritava.
<< Non posso crederci. >> sussurrò Noah, fissando il pavimento. Lo stomaco di Paper si contorse. Sapeva davvero come fare del male alle persone che le importavano di più al mondo, eh?
<< Noah, per favore, non avercela con lui. Correva troppi rischi e mi ha chiesto di non dirtelo. Prenditela con me. Biasima me anche per quello che non ho fatto, me lo merito. >> disse Paper con voce spezzata, le mani tremanti. << Ti prego, non dire che mi odi. Non ce la farei a sopportarlo. >>
Tutto il suo corpo urlò Di’ qualcosa. Di’ una sola parola, ti prego. Chiuse gli occhi, cercando di respirare in modo regolare. Qualcosa dentro di lei si ruppe. No, non era il cuore. Era qualcosa di vicino come un polmone o un osso. Non aveva che ossa fragili, pronte a rompersi perché schiacciate dal senso di colpa.
<< Vorrei solo che… >> cominciò Noah, bloccandosi. Paper lo guardò, le dita che premevano contro i jeans. << Vorrei solo sapere cosa dire. Un’unica parola, una sola per fermare tutto questo inferno. Vorrei solo non essere così debole. >>
<< Se c’è qualcosa che posso fare per… >>
<< Dimmi la verità. >> rispose Noah, alzandosi. Paper indietreggiò. La guardò dritto negli occhi. << Dimmi sempre la verità. Fidati di me. Fidati sempre, di me. Hai capito? >> disse. Il verde delle sue iridi sembrò voltarsi in un blu scuro, quasi nel grigio.
Paper annuì.
<< Promesso. >>
 
Il bosco appariva così sperduto, adesso. Aveva allontanato Robin in malo modo ed era fuggita via come una principessa in pericolo. Sorrise per un attimo, pensando che in effetti, lei era una principessa. Aveva sempre sognato di avere un vestito ampio, color verde smerlando come gli occhi di Noah. Sarebbe stata una bellissima principessa, la corona sul capo e lo scettro in pugno. E poi, il suo principe. Quello vero.
C’è Robin nel tuo respiro.
Scosse la testa. Non avrebbe mai voluto allontanarlo così, ma doveva rimanere da sola. Avrebbe solo voluto essere salvata, avrebbe voluto sentire i passi pesanti di Robin dietro di lei che la inseguivano e la sua voce che urlava il proprio nome a pieni polmoni. Scoprire che i suoi genitori in realtà erano Lauren Cohen ed Alexander Harry Corwin non era stato il massimo della vita. Insomma, significava risolvere tutti i suoi problemi economici ed anche quelli di Paper, diventare un principessa amata da tutti, ma allo stesso tempo era anche capire che non poteva più rimanere dal’altra parte del Portale. Si guardò le mani, così simili a quelle di Noah. Le unghie corte, le dita piccole e tozze, le mani grandi quanto quelle di una bambina di dieci anni. Le venne da piangere, ma represse le lacrime. Non doveva essere debole, non doveva lasciarsi andare. Doveva solo accettare tutto quello che le stava accadendo intorno e pensare ad un piano B per uscirne viva.
Erin si girò di scatto, dopo aver sentito un fruscio strano. Le dita stringevano la bianca maglia lunga.
<< Robin? >> le sfuggì, impaurita.
<< No, mia cara. Sono Dan. >> rispose il ragazzo con un sogghigno, rivelandosi fra il verde degli alberi.
 
<< Sei sicuro? Vuoi farlo davvero? >> chiese Paper incerta, guardando la schiena del ragazzo.
<< Sì. >> rispose Noah, determinato.
<< Va bene. >>
<< Aprite il cancello! >>
<< Non vuoi dirlo ai tuoi genitori? >>
<< No. Devo farlo senza di loro. >>
<< Come vuoi tu. >>
 
Erin indietreggiò, stringendo di nuovo i lembi della maglietta. La schiena sbatté contro un albero, mentre Dan avanzava verso di lei, ghignando.
<< Puoi urlare quanto vuoi, tanto non ti sentirà nessuno. >>
 
<< Tu sai la strada? >>
<< Sì, non ci vorrà molto. Stammi vicina. >>
<< Sì. >>
 
<< Lasciami in pace, Dan. Non ti ho fatto niente. >> disse, con il cuore che batteva all’impazzata. Cosa le avrebbe fatto? L’avrebbe uccisa? Solo perché l’aveva rifiutato?
<< A dire il vero, tu non mi hai voluto. Dovrei essere arrabbiato con te, giusto? >> chiese, avvicinandosi sempre di più.
<< Non mi conosci nemmeno. >> disse, cercando di scappare, ma Dan la incastrò all’albero con le braccia sulla corteccia.
<< Non puoi andare via, Erin. Hai bisogno di me anche stavolta. >> replicò, guardandola in viso e poi squadrandola dall’alto verso il basso. Erin si sentì rabbrividire, disgustata. << Ti avevo avvertita di non fidarti. >>
<< Tu lo sapevi?! >> sbraitò, furiosa come non mai. << Hai giocato a fare il mio migliore amico per tutto il tempo e non me l’hai mai detto? Sei uno schifoso doppiogiochista, Dan! >>
<< Merito di non essere amato, vero? >> chiese, ma era come se non stesse parlando con lei. << Per tutte le cose che ho fatto. Perché non sono una brava persona. Perché non tratto bene nessuno. >>
Erin si sentiva spiazzata. Anche Dan aveva un’anima, in fondo. E la stava mostrando adesso. Lei credeva che volesse solo farle del male, farle capire che era sua o di nessun altro, ma non era così. Era come vedere adesso la sua vera età nei suoi occhi chiari, vedere tutto il peso del mondo sulle sue spalle, troppo per un ragazzo così giovane.
<< Non è colpa tua. Le esperienze che facciamo ci portano ad essere buoni o cattivi, ma tu puoi ancora redimerti, Dan. Puoi ancora salvarti. >> disse Erin.
Dan la osservò a lungo, specchiandosi nei suoi occhi verdi. Per un secondo vide una scintilla impercettibile nel suo sguardo, che gli ricordò tanto quella che aveva intravisto negli occhi della vecchietta. Un lampo impercettibile. Un lampo di consapevolezza e paura insieme.
<< Mi dispiace tanto, Erin. Non posso più essere perdonato. È per questo che non posso tirarmi indietro. >>
 
<< La vecchia? Dov’è? >> domandò la ragazza.
<< Non c’è. Manca poco. >>
Uscirono dalla grotta e Paper trovò strano che la casa della vecchia fosse ormai scomparsa. Si era accartocciata in due quando erano arrivate lei ed Erin e adesso non c’era più. Paper strinse la mano di Noah, preoccupata.
<< Non c’è pericolo, qui. Questo bosco è enorme. C’è una foresta prima della grotta e dopo continua ancora. Un altro po’ e poi saremo arrivati nel tuo mondo. >>
<< Noah… >> disse, ma ormai erano arrivati.
<< Sì? >>
Per un attimo pensò che dirglielo sarebbe stato giusto, non per lei ma per lui. Poi capì che non le avrebbe più sorriso o parlato in quel modo. E capì di cosa aveva paura Robin e perché le avesse chiesto di mantenere il segreto.
<< Niente. >> rispose. << Niente di importante. >>
 
***
 
<< Meno male, stai bene! >> esclamò Robin vedendola arrivare. Avrebbe voluto abbracciarla, ma una parte di sé lo costrinse a fermarsi. Erin si scansò.
<< Non certo grazie a te. Se non ci fosse stato Dan, sarei morta lì dentro. >> replicò dura, gli occhi fiammeggianti.
<< Erin, guarda che io sono venuto a… >>
<< Basta, basta. >> lo interruppe Dan con un sorrisetto odioso ad illuminargli il volto. << Basta con le scuse, Robin. Sappiamo entrambi che non te ne frega niente di lei. Perché fingere ancora? >>  
La mano di Robin scivolò sulla spada, con le labbra che formavano una linea dura come quella che produce un pennello.
<< Perché è la verità. Sono venuto a cercarti, Erin, ma Dan mi aveva detto che non ti aveva vista e mi sono fidato di lui. Non l’avessi mai fatto. >> disse, digrignando i denti.
<< Davvero? >> chiese Erin, fissando Dan.
<< Puoi anche credergli, ma io non mi fiderei. Ti ha detto della maledizione? >>
<< Cosa? Quale maledizione? >> domandò curiosa, guardando Robin.
<< Sei davvero un gran bastar… >>
<< QUALE MALEDIZIONE?! >> urlò Erin, prendendolo per il colletto. Gli occhi di Robin la fissarono, di ghiaccio.
<< Non fidarti di lui, Erin. Porta solo guai. Non ci tiene a te, altrimenti te l’avrebbe raccontato. >> replicò Dan a braccia conserte, godendo del panico che aveva contribuito a causare.
<< Lascia che sia io a decidere di chi fidarmi, Dan. >> ribatté Erin, voltandosi a guardarlo. Poi si rivolse di nuovo a Robin. << Allora? ROBIN! >>
Robin si sentì cadere in un pozzo senza fine. Nessuno sapeva di lui. Nessuno a parte Noah. Lo aveva sempre coperto, per tutto quegli anni ed ora stava venendo tutto a galla. Avrebbe potuto mentire, ma probabilmente Dan le avrebbe raccontato tutto. Non poteva rischiare di perdere Erin. Non ce l’avrebbe fatta. Tanto valeva confessarle tutto. Di sicuro le avrebbe raccontato la verità senza arricchirla di dettagli fasulli come avrebbe potuto fare benissimo Dan. Non avrebbe mai dovuto lasciar correre, lo sapeva, ma Erin era così sconvolta e lasciarla da sola sembrava la scusa migliore per proteggerla.
<< Quando sono scappato, la mia famiglia ha chiesto il perdono per me. L’entità mi ha maledetto. >> disse. Erin si sentì male per lui, guardandolo di colpa come se fosse solo un ragazzo soldato e non un colpevole. << Non posso innamorarmi e la mia rabbia si accentua e talvolta mi fa perdere il controllo. È per questo motivo che mi sfogo in battaglia. Ed è per questo che ho fatto del male a Paper più di quante volte tu sia al corrente, rischiando di ucciderla. >> spiegò. Erin scosse la testa. Si ricordò di aver pensato che Robin avrebbe potuto allontanarla da lui solo se avesse fatto del male a ciò che aveva di più caro al mondo. non credeva che sarebbe mai accaduto per davvero. << Te l’avrei detto, Erin, ma avevo paura di perderti. >> disse e per la prima volta, il suo sguardo apparve sinceramente pentito. Aveva gli occhi lucidi. << Scusami. >>
Erin lo guardò negli occhi per un attimo, poi lo lasciò malamente. Il colletto di Robin era stropicciato come le pagine di un vecchio racconto.
<< Non posso più fidarmi di te, Robin. Andiamo, Dan. >>
Se per un attimo, uno solo, aveva pensato che Robin potesse essere il suo principe, be’, adesso si accorgeva di essersi raccontata una bella favola. S’incamminò lontano accanto a Dan, senza dire una parola.
 
Il cimitero appariva scarno e grigio, sotto i primi accenni di pioggia di quel giorno. Il tempo era diverso, nei due mondi. Nel Mondo Attraversabile stavano vivendo dei giorni che nell’altro erano ormai passati da tempo. Noah le fece strada fra le lapidi. Lesse i nomi delle persone che giacevano lì e pensò se ci fosse stato Noah, lì sotto. Un brivido freddo le percorse la spina dorsale e credette di svenire per un attimo. C’erano molti fiori a colorare l’ambiente, ma l’oscurità che portava dentro di sé rimaneva. Noah le indicò una lapide bianca e si fermarono di fronte per un po’. Pregarono entrambi, mentre lei guardava la fotografia di una bella ragazza sorridente dai capelli e gli occhi castani. Aveva l’aspetto di una sedicenne.
Sentì un singhiozzo e vide che gli occhi di Noah erano diventati già rossi. Non sapeva cosa fare, così rimase in silenzio, con le dita intrecciate, pregando per l’anima del ragazzo. In realtà, era lei quella che avrebbe dovuto cercare l’assoluzione. Stava profanando questo luogo sacro con i suoi sentimenti.
<< Come si chiamava? >> chiese, rompendo il silenzio.
<< Cheryl. >> rispose Noah. E solo in quell’unica parola, Paper avvertì tutta la dolcezza con cui aveva amato quella ragazza. << Si chiamava Cheryl. >>
Noah guardò la tomba, incerto sul da farsi. Paper si allontanò di qualche passo, per lasciargli il suo spazio. La lapide, ingrigita già dopo pochi anni, sembrava essere stata lasciata a se stessa. Forse i genitori non andavano molto spesso a trovarla. O forse non ci andavano affatto. Lui, tuttavia, li comprendeva. Egli stesso non sapeva da dove aveva tirato fuori il coraggio per stare lì, in quel momento.
Prese un bel respiro, poi cominciò a parlare.
<< È strano essere qui, oggi. Sono quattro anni che manco. Volevo solo dirti che mi dispiace. Mi dispiace tanto. Avrei dovuto proteggerti. Se solo… se solo potessi tornare indietro, farei cambio di posto con te e mi sarei trovato io sulla linea di tiro di quella pazza. E c’è una cosa, un’ultima cosa che devo dirti. Devo farlo. Me l’hai sempre chiesto, non con la voce, ma con gli occhi. Io ti amo. Ti amo. >> disse, mentre la voce si incrinava. << E non te l’ho mai detto, perché non sono mai stato abituato ad esternare le mie emozioni. E adesso, come sempre, sono arrivato in ritardo. >>
Paper si voltò e si allontanò da lui. Si sentiva essere di troppo. Lo sentiva piangere e singhiozzare fin nelle ossa, facendole provare dolore per tutto il corpo, contenuto nella pelle e nel cuore che doleva piano. Aveva un’altra cosa da dire a lei. Era per quel motivo inconscio che l’aveva portata con sé in quel luogo. Un’ultima coltellata alla schiena, una punizione per quello che gli aveva fatto dicendogli di Robin. Gli aveva mentito e Noah non perdonava chi lo faceva. E, aspetto più importante della faccenda, non amava lei.
Per quanto avesse voluto, per quanto l’avesse amato, non avrebbe mai fatto parte della sua vita. 




Angolo autrici: 
E siamo tornate! *rullo di padelle*
Be', la rivelazione dei fratelli è abbastanza shock. In qualche modo Erin e Noah si sentivano collegati, ma non avevano capito che fosse quello il motivo.
Dunque, finalmente è saltata fuori la verità su Robin! Ve lo aspettavate? Probabilmente è uno personaggi più complicati del racconto, a parte Dan. Uno di quelli che, anche quando sai cosa pensano, ti sorprende comunque.
Ma è saltato fuori un altro segreto, quello di Paper. Sempre la solita xD In pratica ognuno di loro ha un segreto che si viene a sapere, in qualche modo. Lo avete già capito? Probabilmente sì, ma non verrà svelato molto in fretta.
Non pubblicheremo per un bel po', dato che andiamo in vacanza.
Grazie a tutti quelli che seguono/preferiscono/ricordano la storia ed anche ai lettori silenziosi!
Speriamo davvero di ricevere qualche vostra recensione per il capitolo!
Alla prossima!
E. & B.
   
 
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