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Autore: Kirigaya    01/08/2014    1 recensioni
Allen è un ragazzo come gli altri. Ed essendo come gli altri non è niente di speciale. Ha interessi semplici e vive una vita ordinaria e conforme alla società. Un ragazzo normale ed una vita normale. La sua vita procede tranquilla, uscite con gli amici, divertimenti serali e menefreghismo puro. Ma poi tutto cambia. Inizia ad incontrare strane persone, persone che lo conoscono e vogliono qualcosa da lui. Lui è speciale, lui non può e non deve morire. Iniziano anche i sogni, sogni strani e senza senso, con una figura sempre ricorrente.. Cosa vogliono tutti da Allen? Perchè è così importante? E sopratutto chi è realmente questo ragazzo? La storia inizia e con essa anche la vita di Allen.
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 
Quel giorno in città non si respirava. L’aria era così pesante e satura di smog da non permettere la normale respirazione, causando così un affanno continuo. Inoltre, come aggravante, il caldo torrenziale che affliggeva il paese già da qualche settimana rendeva il tutto sempre più pesante. Erano circa le 8:00 di sera quando Allen si apprestò ad imboccare la via che lo avrebbe condotto a casa. Dopo una giornata passata in giro con gli amici l’unica cosa che il ragazzo voleva era mettere un pasto sotto i denti e filare a letto in compagnia del suo amato ventilatore.  Le strade erano già semi deserte in quella zona della città e l’unica cosa che Allen poteva sentire era il rumore dei suoi passi trascinati e il motore di qualche occasionale auto. Durante quella passeggiata di ritorno Allen si ritrovò a pensare come l’estate stesse passando velocemente quell’anno e come mancassero già poche settimane al nuovo inizio delle attività scolastiche e lavorative; avrebbe dovuto ottimizzare il tempo rimasto per potersi godere a pieno i rimanenti giorni. Questi pensieri furono messi a tacere velocemente, sostituiti da altri più futili: cosa aveva voglia di mangiare, capire come diavolo completare  l’ultimo livello del suo nuovo videogioco, con quale ragazza uscire il giorno dopo e così via. Continuò quindi a camminare, perso nei suoi discutibili pensieri, fino a quando raggiunse l’ultimo semaforo che lo separava da casa. Non c’erano macchine d’innanzi a lui, solo un vecchio catorcio in lontananza che poteva appena scorgere. Decise quindi di non aspettare che scattasse il verde; insomma, c’erano ragazzi che ancora aspettavano il semaforo?  Riprese a camminare tranquillamente fino a che, arrivato circa a metà dell’attraversamento, successe una cosa strana. Gli sembro quasi che tutto in torno a lui si stesse bloccando, l’aria si fece improvvisamente tangibile al tatto, un piccione che stava volando rimase lì fermo a mezz’aria. Strofinatosi gli occhi Allen si accorse che tutto ciò che vedeva era reale. Prese inizialmente a ridere, credendo di aver preso troppo caldo e di stare delirando ad occhi aperti.  Poi un rumore lo colpì, un rumore di pneumatici che sterzavano sul terreno. Ebbe appena il tempo di girare la testa verso la strada quando vide due fanali a circa 2 metri di distanza da lui, appartenenti alla vecchia macchina vista pochi minuti prima. Sembrava tutto così impossibile, quella macchina, vista minuti prima e così lontana da lui adesso si trovava a pochi istanti dal suo corpo. Tutto sembrò farsi nero, la macchina lo aveva quasi preso, pensò di scansarsi ma oramai non c’era più tempo. Penso che morire così non aveva senso, in una situazione così surreale ed impossibile. Chissà se i suoi amici o suoi genitori avrebbero mai capito che quell’incidente aveva qualcosa che non andava, qualcosa che non era normale. Quel suo ultimo appello fu interrotto da uno strattone improvviso proveniente dalla sua destra, un colpo così forte che gli sembrò quasi di stare per perdere il braccio. Il colpo lo fece volare per qualche metro e la sua testa iniziò a pulsare violentemente, fino a provocargli una forte emicrania. Riuscì ad alzarsi dopo qualche minuto, stordito com’era dall’accaduto. Senti la macchina sfrecciare e sparire nel buio a pochi metri da lui. Alzandosi notò per prima cosa che nulla era cambiato, tutto intorno a lui era immobile e stagnante ma una nuova figura ora si stagliava in quel panorama, proprio dove si trovava lui pochi secondi prima. La stanchezza aveva ormai preso il sopravvento dopo quegli avvenimenti e gli risultava difficile anche solamente tenere gli occhi aperti. La figura intanto si avvicinava a passi lenti, mantenendo una camminata molto rilassata e tranquilla. Arrivata davanti ad Allen lo prese con una mano, inizialmente per farlo alzare, poi per dargli un montante in faccia. Allen si ritrovò nuovamente a terra, senza fiato e sempre più intontito e sentì il volto pulsare violentemente dal dolore. L’estraneo prese a ridere di gusto, come se Allen fosse uno spettacolo tanto ridicolo quanto dilettevole. Facendo leva sulle sue ultime forze il ragazzo alzo la testa e finalmente vide in volto il suo salvatore/assalitore. Aveva degli occhi di una tonalità mai vista, un misto tra rosso e viola. Le labbra erano arcuate in un sorriso maligno e sadico, rendendo la sua espressione ancora più strana. Una ciuffo di capelli blu scuro, proveniente dalla sua treccia, le copriva metà volto. Inizialmente Allen fece fatica a capirlo, ma quella che aveva davanti era proprio una ragazza, in TUTTO e per tutto. Rimaneva comunque una sconosciuta ai suoi occhi, anche se quel viso lo turbava. La ragazza, notando che Allen la stava guardando, si abbassò e con aria infastidita pronunciò le sue prime parole al ragazzo: “ Cosa guardi idiota? Se vuoi posso suonartele ancora un po: Blaze mi aveva detto di trattarti bene ma proprio non ci riesco. La tua sola esistenza mi infastidisce”. Allen provò a farfugliare qualcosa ma oramai le forze lo avevano totalmente abbandonato, faceva fatica a tenere aperti gli occhi, il dolore alla testa era insopportabile, per non parlare del fuoco che ormai aveva in viso dopo il pugno della gentile donzella. L’ultima cosa che Allen vide fu la ragazza che, prendendolo di peso, lo depositava sui gradini di casa, lasciandogli come regalo un ultimo calcio negli stinchi. Fece poi dietro front verso la strada ed inizio a camminare nel buio della sera. Improvvisamente si fermò e tornando indietro si abbasso all’altezza delle orecchie di Allen sussurrandogli delle parole: “ Ti odio e per me dovresti scomparire, ma tu non puoi morire, non puoi assolutamente farlo, Evalyn e tutti gli altri hanno bisogno di te. TU NON PUOI MORIRE.  “ Ma io.. non capisco... ch..chi è Evalyn.. io non ti conosco… coff…non conosco neanche lei…” furono le uniche parole che Allen riuscì a farfugliare in maniera indistinta prima di svenire su quegli scalini. “Capirai, capirai presto piccolo idiota” le ultime parole che sentì prima di piombare nel buio.  
   
 
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