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Autore: Blood_Love    01/08/2014    3 recensioni
Una storia a senso unico, un amore non ricambiato.
"Eppure sei mia, sei mia ora e per sempre.
Mia e di nessun altro."
Genere: Horror, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Caspita se era bella. I lunghi capelli biondi, quasi sempre raccolti in treccie o codini, le lentiggini che tempestavano le sue guancie, bianchissime, come il resto della pelle, e quegli zaffiri incastonati nel suo viso perfetto; caspita se i suoi occhi erano belli, più blu del caldo oceano, eppure più freddi del ghiaccio; era bellissima.
La sua stanza la rappresentava, ma certo non era bella come lei:  le pareti lilla, di un lilla chiarissimo, quasi si vergognasse a farsi vedere su quei muri dove trovavano posto quadri, per lo più astratti, e poster; le tende limpide e bianche incorniciavano la finestra; il letto aveva quasi sempre lenzuola o rosso fuoco o di un azzurrino pastello, a far vedere il contrasto del suo carattere, delicato e preciso, ma anche sicuro e deciso; quel letto era davvero grande, sarà stato di due piazze. Poi prendevano posto alcuni comodini in legno, insieme a una scrivania uguale ad essi, e qualche mensola rosata. Ed infine c’era la mia casa, l’enorme armadio in legno, che occupava metà stanza con la sua maestosità; dentro c’era di tutto: gonne, pantaloncini, vestitini e altre cose da ragazza, credo. La sua stanza era perfetta, proprio come lei. Ogni sera uscivo dal mio piccolo nascondiglio, senza fare troppo rumore, e sgattaiolavo vicino al letto, dove lei era distesa, e stavo lì a guardarla; la amavo troppo, eppure lei non sembrava provare lo stesso, non le piacevo neanche un po’. Quando si svegliava durante la notte e mi vedeva, il suo dolce sorriso svaniva, gli occhi si spalancavano e rimaneva come pietrificata. Io non volevo spaventarla, ma lei non sembrava capirlo; a volte mi avvicinavo al suo viso, per rassicurarla, e la guardavo dritto negli occhi, affogavo in quegli occhi, ma lei si spaventava sempre di più, e cercava rifugio sotto le coperte. A volte mi sentivo in colpa per farla spaventare così, ma era troppo bella, io non riuscivo a non guardarla, a non soffermarmi su ogni dettaglio del suo splendido volto. Eppure notavo delle occhiaie, sempre più accentuate, comparire sotto quelle perle blu, che piano piano perdevano colore. Sapevo che era colpa mia, che ero io la causa di tutto, quindi a poco a poco, mi allontanai da lei; abbandonai il mio rifugio e mi limitai a guardarla domire da lontano, rannicchiato sul ramo dell’albero difronte alla finestra che si affacciava in quella stanza perfetta. Lentamente stava tornando ad essere la ragazza solare di prima, senza occhiaie e con degli occhi luminosissimi, quindi decisi di entrare ancora una volta in quella stanza, solo una, l’ultima. Mentre cenava decisi quindi di intrufolarmi all’interno, mi soffermai di fronte al grande specchio che aveva attaccato alla parete; notai con orrore che il mio corpo faceva schifo, tutto bianco, indolenzito, pelle marcia e ossa fragili; le dita lunga e sottili delle mie mani venose, farebbero ribrezzo a chiunque, per non parlare del mio viso allungato, con la pelle penzolante, gli occhi rossi attorniati di sottili capillari e una bocca senza labbra, con i denti aguzzi e le gengive putride in vista; inoltre i capelli neri e unti erano troppo contrastanti con la mia pelle, troppo bianca, troppo cadaverica, e poi erano troppo lunghi, persino più lunghi dei suoi; ora capivo perché aveva paura di me, perché non mi amava, ero un orrore, come si può amare uno orrore?
Sentì dei lievi passi avvicinarsi sempre di più, e riconobbi poi la sua dolce risata, quindi scivolai nell’armadio, lasciandolo un po’ socchiuso, felice di poterla di nuovo vedere. La porta si aprì, ma lei non era sola: c’era un ragazzo con lei, alto, coi capelli biondo cenere, e dei bellissimi occhi verdi. Lei lo baciò. Il mio cuore marcio si frantumò alla vista di quel bacio, alla vista di quello che doveva essere il mio bacio. Delle lacrime amare solcarono il mio viso scarno; strano, non sapevo neanche cosa fossero le lacrime, non sapevo neanche di avere un condotto lacrimale, le avevo però viste molte volte rigare i suoi zigomi, le lacrime;ma lei era troppo bella per piangere, non doveva piangere.
Lo scenario che mi si presentò davanti successivamente non mi piaque per niente: si stavano ancora baciando e nel mentre cominciarono a togliersi i vestiti, non ne capivo il motivo, sapevo solo che lei era perfetta anche senza, eppure dopo fecero qualcosa di orribile, una sottospecie di “danza dell’amore”, dove univano i loro corpi e le loro anime; inutile dire che ci rimasi malissimo. Lei era mia, mia e di nessun altro. Lei doveva appartenermi, per questo io lo ho fatto, io lo ho fatto per lei, per noi. Per questo, mentre ormai dormivano, sono uscito, le ho accarezzato delicatamente la guancia e ho infilato la mia mano sotto la sua carne fresca, afferrando il cuore ancora pulsante. Il suo cuore mi apparteneva, mi era sempre appartenuto. Sento ancora il suo sangue scorrermi adosso.
Il mio è stato un gesto d’amore, perché lei è mia, e ora lo sarà per sempre.
 
                                                                                                                    
 
Shalve gente :D Questa è la mia seconda fic :D sempre un po’ sul genere di prima u.u ma oggi sono in vena di scrivere ste cose u.u spero vi piaccia :D e in ogni caso lasciate una recensione così migliorerò un po’ :3
Ciauu :3 <3
  
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