CAPITOLO
3 – QUATTRO ANNI FA
Appena
Rick e Gina ci hanno voltato le spalle, l’inquilino
dell’ultimo
piano si è presentato con cazzuola, cemento a presa rapida e
mattoni e ha
immediatamente ricostruito due strati del muro, ben solidi,
assicurandosi che
non ci fossero nemmeno gli spifferi, così – alla
fine – avrei imparato la
lezione.
E
siamo ripiombati nelle vecchie abitudini.
E’
sparito per l’intera estate,
senza mai farsi vivo, nemmeno con una telefonata.
Il cervello
insisteva nel dirmi
che ero uno sciocco ad aver persino ipotizzato
di accettare il suo invito e che i fatti ancora una volta gli
dimostravano quanto
LUI avesse ragione.
Lui, il
razionale.
Ma io continuavo
a sentirne la
mancanza.
Gli occhi,
sempre miei alleati, si
posavano con nostalgia sulla sua sedia vuota al distretto, sulla quale
aveva
trascorso ore e ore, anche solo a fare partite interminabili di Angry birds, o a infastidire
l’inquilino
dell’ultimo piano con le sue teorie astruse che spesso
coinvolgevano complotti
di mafia, spie e alieni.
Per mesi nessuna
notizia.
Finché
non lo abbiamo beccato
accanto a un cadavere, in una situazione alquanto compromettente.
E’
stato un segno dell’universo. E
io – proprio come lo scrittore – rispetto
l’universo. Vedete quante cose
abbiamo in comune? Comunque, non sto a tediarvi sullo stratagemma che
abbiamo
utilizzato per accoglierlo di nuovo al distretto, ma alla fine
così è stato e
Rick ha ripreso il suo posto, sulla sedia accanto alla scrivania di
Beckett.
Sapete,
l’universo ci ha parlato
anche attraverso una medium. Ora questo lo so che sembra strano, ed
è una cosa
che abbiamo scoperto solo in seguito, ma la medium ha detto che un
Alexander ci
avrebbe salvato la vita. Ed è stata profetica.
Perché un Alexander ci ha
davvero salvato la vita, in senso fisico e, più che altro,
metaforico. Ci ha
dato la forza di continuare a lottare anche quando tutto sembrava
perduto. Ma
di questo vi racconterò più avanti.
Ah, ho
dimenticato di parlarvi di
Josh. Strano non averlo ancora menzionato, ma evidentemente i ricordi
seguono
una linea del tempo tutta loro, dando priorità a certi
eventi e sorvolando su
altri. Comunque, rimedio subito. Il dottor Joshua Davidson è
un importante
cardiochirurgo, impegnato a salvare il mondo con Medici senza Frontiere.
Iniziativa
lodevole,
indubbiamente.
Peccato che sia
incompatibile con
qualsiasi tipo di relazione sentimentale.
Sapete, avevo in
qualche modo
messo una pietra sopra i miei sentimenti nei confronti dello scrittore,
visto
che lui sembrava felice con la sua seconda ex moglie – anche
se le minestre
riscaldate non mi piacciono… oh, scusate il commento acido,
mi è proprio
scappato. Aspettate che mi schiarisco la voce e mi ricompongo. Dunque,
vi stavo
raccontando di Motorcycle Boy: il
dottor Davidson è un tipo affascinante, con il suo look da
bel tenebroso, capelli
scuri, sguardo intenso, un lavoro impegnativo, una
personalità interessante,
una moto potente. Insomma, bisognerebbe essere ciechi per non
apprezzarlo, non
credete? Comunque, l’abbiamo frequentato a lungo e, anche se
non è stato un
rapporto sempre semplice, abbiamo fatto di tutto per salvarlo.
Finché non è
giunto alla sua naturale conclusione, dopo un evento molto traumatico.
Va detto che una
discreta scossa a
quella relazione gliel’aveva data anche la lettura di una
corrispondenza
epistolare fra un detenuto e la sua amata. Il modo in cui Rick aveva
letto
quelle lettere, quel “ti amo”, pronunciato
guardando dritto negli occhi di
Kate, con cui come sapete ho un collegamento diretto, mi era arrivato
forte e
chiaro e mi aveva fatto accelerare i battiti, tanto che – ne
sono sicuro – le
pupille di Kate si erano dilatate e sulle sue labbra era comparso un
sorrisino
timido. Effetti che il cervello ha immediatamente annullato con una
bordata di
razionalità che ha stroncato ogni romanticismo sul nascere.
Sapete, io mi
sono dato una
spiegazione per il comportamento del cervello di Kate. Era terrorizzato
di
fronte a un sentimento nascente mai provato prima. E le cose nuove, si
sa, sono
sconosciute. E l’ignoto spaventa. Oltre al fatto che se ci si
mette nelle mani
di un’altra persona, si corre il rischio di essere delusi o
abbandonati da lei.
Così, l’unica cosa da fare era mantenere le
distanze, in modo da gestire meglio
la situazione.
Tutto questo in
teoria, perché in
pratica in quei mesi anche le mani di Kate sono passate, piano piano,
dalla mia
parte. Per esempio quando è ricomparso Jerry Tyson, meglio
noto come 3XK, un altro
simpatico personaggio che ha l’abitudine di uccidere tre
donne bionde in una
settimana e che se l’è presa con Rick. Sapete,
è riuscito a stendere Ryan e ha
legato Castle a una sedia, lasciandolo in vita per una sorta di sfida.
Quando
siamo entrati nella camera di quel maledetto motel, battevo
all’impazzata per
il terrore di non arrivare in tempo.
Di non trovarlo
vivo.
Non ce
l’avrei fatta a
sopravvivere.
E invece era
ancora lì, sotto
shock, sorpreso per non essere stato ucciso. Dopo averlo liberato ed
essersi
presa cura di Kevin, Kate lo ha raggiunto a bordo piscina, gli si
è seduta
accanto e gli ha preso una mano. Fosse stato per me, io lo avrei
abbracciato strettissimo
appena messo piede in quel motel, dicendogli apertamente quanto ci
eravamo
angosciati per lui. Ma tant’è, non si
può aver tutto dalla vita. E a volte
bisogna accontentarsi dei piccoli gesti, che possono essere molto
più eloquenti
delle parole.
Un altro momento
in cui le mani
hanno deciso di seguire me anziché l’inquilino
dell’attico è stato quando
Castle ha salvato New York dall’esplosione di una bomba
sporca. Mi sembra di
avervi già detto quanto sia difficile il mio ruolo, con
tutta l’adrenalina che
scorre nelle vene di Kate. Ecco, vi lascio solo immaginare quanta ce ne
fosse
in circolo in quella situazione! E non vi dico a che livello era
arrivata la
tachicardia! Comunque, subito prima di tentare il tutto per tutto, una
mano di
Kate si è stretta a quella di Rick. E poi siamo volati
l’una nelle braccia dell’altro
per festeggiare!
Non era mica la
prima volta,
sapete. Era già successo di abbracciarci.
L’inquilino dell’ultimo piano,
naturalmente, sostiene che lo avessimo fatto solo per evitare
l’assideramento in
quella maledetta cella frigorifera, secondo un principio della
termodinamica.
Lui e la sua razionalità… Ha una spiegazione
logica per qualsiasi evento, come
se i sentimenti non fossero mai coinvolti. Comunque, sì,
abbiamo rischiato
anche di finire congelati: non ci siamo fatti mancare proprio nulla. In
quell’occasione ero convinto che non saremmo sopravvissuti e
infatti, visto che
il sangue fluiva a rilento verso il cervello, rendendolo poco reattivo,
avevo
provato a far confessare – finalmente – a Kate
ciò che provava per Rick.
Purtroppo, però, ci sono venute meno le forze ed
è rimasta solo l’intenzione.
Poi tutto si è fatto nero, e io a malapena sono riuscito a
mantenere un battito
flebile, grazie alla vicinanza del corpo di Rick.
Va detto che
sono un cuore forte,
guardate quante me ne sono capitate ed eccomi ancora qui,
più o meno sano e
salvo. Non vi crediate che sia facile sopravvivere con uno stile di
vita tanto
stressante. Mi meriterei quasi una medaglia...
Ma torniamo a
noi.
Anche le labbra
di Kate ci sono
state di grande, grandissimo supporto. L’inquilino
dell’ultimo piano continua a
ripetere, quasi come se fosse un mantra, che si è trattato
di un bacio sotto
copertura, nient’altro. Tzè, ma se nemmeno lui ci
crede! Io, invece, l’ho
vissuto in tutta la sua intensità e autenticità
come un signor bacio.
Potente.
Imprevisto.
Appassionato.
Quasi
intossicante.
Un incontro di
due anime e di due
corpi. Forse più erotico di un rapporto sessuale.
Conclusosi con
un calcio ben
assestato a una guardia, che non è certo il massimo del
romanticismo, ma credetemi,
era un bacio indiscutibilmente vero, altro che una manovra diversiva
per
distrarre quel bestione. Io battevo fortissimo e non solo per
l’adrenalina
dovuta alla situazione di pericolo e alla preoccupazione per la sorte
di Kevin
e Javier. Non fraintendetemi, c’era anche
l’angoscia per loro. Ma, a
prescindere da quanto afferma l’inquilino
dell’attico, è per le sensazioni
scaturite da quel bacio che Kate si è ritrovata gemente,
ansimante e accaldata.
E poi
c’è stata una parola che ha
detto Rick e che io conservo ancora nella parte più profonda
del mio essere. Always. Una parola
che ha assunto
un’altra connotazione, che va ben oltre il suo significato
semantico.
Come se il cuore
di Castle si
fosse rivolto direttamente a me, senza intermediari.
Come se avesse
trovato il codice
segreto per aprirsi un varco ed arrivare a me.
E il muro ha
perso un paio di file
di mattoni.
E la breccia ha
continuato ad
allargarsi ogni volta che quella parola veniva pronunciata.
Però,
sapete, non è stato il bacio
ad assestare il colpo più potente contro la muraglia cinese.
Ci ha pensato
l’istituzione di una borsa di studio in memoria di Johanna
Beckett. Vedete, un
gesto di tale generosità non può lasciare
indifferenti. Anche il cervello ne è
rimasto colpito. E qualche masso è scivolato a valle,
creando una profonda
falla nella fortezza.
Poi è
successa una cosa
gravissima. Abbiamo scoperto che Montgomery, che per noi era stato come
un
secondo padre, era coinvolto in una bruttissima storia di corruzione
legata
all’assassinio di mamma. Per proteggere Kate fino in fondo ci
ha rimesso la
vita. Però avevamo smosso troppo le acque, così,
al funerale di Roy, un
cecchino ha centrato Kate in pieno petto. Il proiettile è
arrivato vicinissimo
a me.
Mi sono
spaventato a morte.
Sentivo la vita
che se ne andava,
che scivolava via con il sangue caldo che impregnava il terreno freddo
del
cimitero.
Ed una cosa sola
mi ha permesso di
continuare a combattere. Nonostante la brutta litigata del giorno
prima, Rick
si è buttato su Kate, per farle scudo con il suo stesso
corpo. “Stay with me, I love you”,
ci ha detto.
E io
l’ho ascoltato.
O almeno ci ho
provato.
Nota
dell’autrice
Durante
il terzo anno di Rick al distretto, anche le mani di Kate passano
dalla parte del suo cuore. Per non parlare delle labbra… ah,
quel bacio è stato
davvero sconvolgente, per tutti i sensi!
Grazie
a tutti voi per l’affetto con cui continuate a seguire questa
storia e grazie in particolare a Reb per il banner,
un’inattesa e gradita
sorpresa :-*
A
presto,
Deb