Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: alix katlice    02/08/2014    2 recensioni
Sono passati anni dalle vicende narrate in "Coraline".
Una nuova famiglia si è trasferita a Pink Palace.
Riusciranno a non cadere nella tela del ragno? Riusciranno ad uscirci?
*Tematiche delicate*
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altra Madre, Gatto, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Quindicesimo capitolo
Dove ci si ritrova alla resa dei conti – Parte Due








Nathan e Alexa correvano.
Le mani intrecciate, i respiri corti, correvano sapendo che tanto l’Altra Madre lì aveva già individuati, e aspettava solamente che cadessero nella tela del ragno per farli fuori.
Correvano per i corridoi, entravano nelle camere, svuotavano i cassetti tirando tutto a terra, decisi a trovare il mazzo di chiavi che apriva le porte delle camere-prigioni, una in cui era rinchiusa Avrile.
Non si separavano mai l’un dall’altra, sempre a contatto in qualche modo, e continuavano a correre e a cercare cercare cercare, perché il bisogno di trovare la chiave riempiva le loro menti e i loro cuori.
Si erano quasi dimenticati del pericolo a cui si erano esposti, e più andavano avanti e più non ci facevano caso, quasi come se l’Altra Madre fosse un incubo lontano che non avrebbe mai potuto ferirli e fargli del male.
Poi però furono costretti a risvegliarsi da quello stato, essere gettati nel mondo reale dove l’Altra Madre era reale e consistente.
Accadde in cucina, una delle poche stanze in cui non avevano ancora cercato.
Avevano appena tirato a terra l’ultimo cassetto e avevano iniziato a spalancare le credenze, pronti a scattare appena avessero trovato qualcosa di simile a quello che cercavano.
- Cercate queste? – disse l’Altra Madre, in piedi alla porta della cucina, con in mano il mazzo di chiavi.

***

Julia e Coraline, in quel momento, erano tutto fuorché propense a collaborare.
Sedevano l'una di fronte all'altra, la prima con il viso fra le mani e la seconda con una posa composta, come di suo solito.
I loro figli erano scomparsi, soldati di una missione suicida a cui loro due avrebbero dovuto partecipare: ma, comunque, non avevano la minima intenzione di parlarsi, almeno finché qualcuno non avesse trovato la soluzione.
Si incolpavano.
Sì, si incolpavano l'un l'altra per ciò che era successo. Con le mani in mano, non sapevano cosa fare.
Andare nell'Altro Mondo? Troppo pericoloso.
Coraline da bambina ci era stata, e aveva sconfitto l'Altra Madre, ma per una specie di sesto senso la donna era più che sicura che non sarebbe riuscita di nuovo a farla franca.
Quindi, di andare nell'Altro Mondo non se ne parlava proprio.
Altre opzioni in realtà non ce n'erano: come avrebbero potuto aiutarli, da lì? L'unico ad essere libero in quel mondo era il Gatto, ma non si faceva vedere da un po', e Coraline poteva scommetterci la mano destra che il Gatto stava aiutando i loro figli.
Cosa che loro non stavano facendo.
- Allora? – domandò improvvisamente Wybie, spuntato fuori da chissà dove.
Coraline gli rivolse uno sguardo veloce, annoiato. Non era d'aiuto. Dovevano trovare un modo per salvare i loro figli.
- Allora cosa? – domandò Julia, sollevando il capo.
- Allora come ci organizziamo – rispose l'uomo, pazientemente.
Coraline ebbe un moto di stizza verso colui che conosceva come le sue tasche: proprio perchè lo conosceva, sapeva cosa avrebbe detto di lì a poco.
E, inevitabilmente, avrebbe dovuto dargli ragione.
Basta paura. Basta ripensamenti. Rimedia all'errore da te commesso nove anni fa. Per quell'errore ora si è giunti a questa situazione. Risolvi la situazione.
Basta paura.

Coraline si alzò in piedi, il solito atteggiamento calmo, deciso, il pieno controllo della situazione -e anche se non era vero, era meglio crederlo.
- Andiamo nell'Altro Mondo.
Anche Julia si alzò, circondando le braccia attorno al proprio busto in un gesto infantile.
- Per fare che cosa? – domandò la donna, una voce più sicura di quella di prima.
Anche lei aveva capito.
Anche lei ora doveva riparare ai suoi errori.
Basta paura.

I tre adulti si scambiarono uno sguardo di intesa: avevano capito tutti.
Coraline lo affermò ad alta voce, per dargli consistenza, per cominciare a muoversi, per andare contro il male senza nessun timore; perchè la loro causa era quella giusta.
- Per salvare i nostri figli.

***

L'Altra Madre faceva oscillare il mazzo di chiavi sul suo lungo dito dalle unghie affilate come artigli, laccate di rosso.
Alexa tentà uno scatto in avanti, ma Nathan la fermò, non senza un gemito di dolore per il movimento brusco: la ragazza subito si rimise al suo posto, assicurandosi che Nate stesse bene prima di rivolgere la sua attenzione alla creatura di fronte a lei.
- Che bella coppietta – mormorò quella, una sfumatura metallica nella sua voce che fece accapponare la pelle dei due ragazzi.
- Una bella squadra, non c'è che dire. Una ragazzina isterica in contrasto con il mondo – disse, soffermandosi su Alexa – e il mio fedele aiutante senza spina dorsale. Ex-aiutante, ora che l'hai portato sulla "retta via".
Alexa tentava di ragionare velocemente e trovare un modo per prendere il mazzo di chiavi: il suo sguardo puntato su di esso.
Nathan, nel mentre, ascoltava la Megera.
- Non capisco tutto questo accanimento contro di me – continuò lei – A pensarci bene, io sono una madre migliore delle vostre messe assieme. No, Nathan? Ti ho fatto da madre per nove anni, e ti ho amato. Ti ho dato tutto ciò che desideravi, tutto ciò che non avresti mai potuto avere con la tua vera madre.
L'attenzione di Alexa si era spostata su Nathan: le sue dita erano poggiate sul suo braccio, come a fargli sentire che lei c'era, che non l'avrebbe abbandonato.
Sapeva cosa stava cercando di fare la Megera.
Insinuare in loro il seme del dubbio, portarli dalla sua parte, ingannarli, illuderli.
Non poteva permetterglielo.
- E tu, Alexa? Tuo padre se n'è andato appena le cose si sono complicate, ma si può anche dire che non c'è mai stato. E tua madre? Concentrata su una battaglia persa in partenza per un singolo smidollato uomo. Meriti di meglio, e tu lo sai.
La ragazza prese un respiro profondo, prima di parlare, cercando di non tremare. Accanto a lei, Nathan c'era. Avrebbero affrontato questa cosa insieme.
- So cosa stai facendo. Ti piacciono i giochi, quelli mentali ancor di più: non ci arrenderemo finché non avremo quel mazzo di chiavi, finché mia sorella non sarà fuori da quella stanza, finché non torneremo nel nostro mondo sani e salvi.
La Megera sorrise.
Sorrise, i denti bianchi che risplendevano, i bottoni che luccicavano: un sorriso crudele.
- Mi piace quando l'avversario è determinato, e più soddisfacente guardarlo mentre perde – mormorò, ed Alexa tremò a quell'affermazione; l'Altra Madre l'aveva detta con così tanta sicurezza che più la frase rimbombava nella sua testa, più le sembrava vera.
- Non giocheremo con te – affermò Nathan.
L'Altra Madre inscenò un'espressione delusa.
- Oh. Oh sì che giocherete. Non c'è altro modo per liberare Avrile, oltre al mazzo di chiavi che tengo in mano, e voi non volete andarvene senza la piccola guasta-feste.
Aveva ragione, purtroppo.
Aveva ragione e dovevano sottostare alle sue regole.
Fu veloce, un lampo di luce quasi, un suono metallico: la Megera aveva lanciato le chiavi verso di loro, e c'era voluta una notevole prontezza nell'afferrarle prima che cadessero a terra; Nathan le osservava, poi osservava l'Altra Madre, senza ben afferrare cosa fosse appena successo.
- Liberate Avrile, correte al piano di sopra: è più divertente giocare in quattro, no? – domandò, e poi si volatilizzò, sotto i loro occhi.
Alexa e Nathan si scambiarono uno sguardo confuso.
Dovevano sottostare alle sue regole.
Si tirarono su, e cominciarono a correre verso il corridoio.

***

 Coraline, Julia e Wybie procedevano a passo spedito: qualcuno che non fosse a conoscenza della vicenda li avrebbe di certo presi per ridicoli, con tutti quegli attrezzi in mano: pale, padelle, coltelli da cucina.
Loro invece erano determinati.
Coraline procedeva per prima, l'unica che fosse mai andata nell'Altro Mondo, e che quindi sapeva cosa li stava aspettando: dietro, Julia e Wybie tenevano lo sguardo alto, le spalle ben dritte.
Arrivarono presto alla porticina del salotto: era aperta.
Coraline respirò profondamente prima di spalancarla.
E lì, Julia urlò.
Il corridoio era grigio, buio, sporco.
Le uniche luci che lo illuminavano erano quelle degli occhietti rossi, iniettati di sangue, dei topi.
Era quello probabilmente ciò che aveva aggredito Nathan.
Dozzine e dozzine di ratti, producevano un rumore simile ad uno stridio, un ticchettio, piccoli squittii che però non avevano nulla a che fare con quelli dei ratti del loro mondo.
Improvvisamente si mossero, insieme, come se fossero un tutt'uno; si riunirono tutti nello stesso punto, all'incirca al centro del tunnel, accumulandosi sempre di più finché non ne venne fuori un unica ombra, un unica gigantesca figura che impediva loro il passaggio.
Coraline afferrò bene la pala.
Gli altri due, fecero lo stesso.
- Per Alexa ed Avrile – mormorò Julia, prima di gettarsi all'attacco.




 

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Alice’s Space:
Non linciatemiiiiii.
Lo so, lo so. Questa storia è in pausa da mesi. Ma capitemi, la mia ispirazione era andata via!
Ora sono tornata, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Pfiu. Che faticaccia è stata riprendere in mano questa storia, questi personaggi xD
Insomma, lasciatemi un parere, quello che volete, ditemi cosa ne pensate (?)
Mi dispiace tantissimo per il ritardo!
Bacioni a tutti :*

p.s: c'è un altro capitolo dopo questo, e poi l'epilogo. restate con noi per gli aggiornamenti :3

 

  
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