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Autore: spiritoselvaggio    02/08/2014    0 recensioni
Se Jonathan non fosse morto? Se tutto avesse preso una piega diversa? Se, però, Simon fosse scomparso e l’unico in grado di riportarlo in vita fosse colui che non avrebbe mai pensato di esserne capace?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Jonathan si sveglia serenamente e la prima cosa che fa è darsi un pizzicotto. Non sa spiegarsi quello che prova, nel trovarsi in quel letto morbido, con i raggi di sole che filtrano dal balcone e i capelli tutti arruffati dal grande sonno. Quello che sa è che non si è mai sentito così felice prima. Si alza prendendosi tutto il tempo e poi, dopo aver indossato una camicia hawaiana che (suppone) sia un regalo di Jace per il suo armadio, scende le scale ed entra nella Sala. Una donna con uno chignon sta preparandosi una tazza di thè. Jonathan si sorprende di avere fame, e si avvia verso il banco della colazione. << Ah, ciao, Jonathan. >> gli dice la donna che altri non è che Maryse. << Clary e Jace mi avevano detto che stavi meglio e che eri sistemato nella 21, tutto bene? >> . Jonathan la guarda servendosi di un caffè. << Oh, salve. Sì, sto molto bene, grazie a tutti. Devo avervi dato peso. Mi dispiace >> risponde. << Affatto. Siamo abituati a prenderci cura degli ospiti, ma questa è ormai la tua casa. Non preoccuparti, fra qualche giorno saremo in grado di tornare a Idris e sarà affascinante per te rivedere la tenuta di famiglia. Potrai anche decidere di andarci a vivere. >> fa Maryse, sorseggiando il suo thè. Lui la fissa, immobile. << Ah, Idris. Me la ricordo. Beh, ci penserò, okay? >> risponde, sbrigativo. Lei posa la tazza sul bancone e gli sorride. << Sei così simile a tuo padre, Jonathan. Naturalmente, solo esteticamente. >> gli dice, poi si allontana lasciandolo solo. Quello che teme, è che il ritorno a Idris di Jonathan non sarà ben accetto. Lui si guarda intorno e scorge Clary e Jace seduti ad un tavolo con altri due ragazzi. Prende un altro caffè e va verso di loro. Mentre si avvicina, sente che discutono ridendo delle gaffe di battaglia di Jace. Sorride e si siede con loro. << Ben svegliato, dormiglione >> scherza Clary arruffandogli i capelli. << Già, Jonathan, hai dormito troppo >> replica Jace, porgendogli un biscottino. << Buono, grazie. >> risponde lui. << Ah, ti ricorderai di Alec e Isabelle, i miei fratelli, nonché mio parabatai >> conclude poi, indicando Alec. Lui fa un cenno con la mano. << Potrei farti a pezzi, lo sai? >> dice Isabelle, fissandolo.  A Jonathan cade il biscotto tra le mani. << Isabelle… >> comincia Clary. << Smettila, Izzy, è il caso di fare così >> continua Jace. Alec le posa una mano sulla spalla. << Come fate a trattarlo da amico?! Dopo tutto quello che ha fatto a noi, a MAX! E tu, Jace, lo tratti come se fosse tuo fratello, come se lo conoscessi da secoli! Non vi aspettate che io faccia lo stesso. Non scenderò ad armi pari con un assassino. >> ringhia lei, per tutta risposta, poi si alza da tavola e si allontana, senza voltarsi indietro. Cala il silenzio. << OH, DIAMINE! Deve rovinare sempre tutto, la signorina. Jonathan, non prenderla come un fatto personale,  fa sempre così. Non è stato facile per lei, ecco tutto. >> fa Jace, in un tono che non ammette repliche. << E’ vero, Jonathan. E’ che quando eri…beh, insomma, l’altro TE, Sebastian, ha ucciso il suo fratellino Max e da quel momento ha un istinto assassino verso di te perché ti crede responsabile, ma non è stata colpa tua. E poi ha perso il suo ragazzo >> e qui Clary fa una pausa, inghiottendo amaro << Recentemente. Non è colpa tua. Tranquillo. >> conclude. Jonathan fissa il suo caffè senza parlare. << Davvero, Jonathan. Hanno ragione. Le passerà e te la farai amica, vedrai. >> finisce, per tutti, Alec, alzandosi e salutando con un cenno. Dopo un tempo che sembra interminabile, Jonathan si alza. << Isabelle ha ragione >> dice, poi si allontana. Jace e Clary rimangono a guardarlo varcare la soglia, poi si alzano contemporaneamente. << Vado io, Jace, devo parlargli da sola. >> dice Clary, senza guardarlo. << Ma voglio venire anche io. Ha bisogno di un confidente che non sia sua sorella >> risponde lui. Il modo in cui lo disse, come un soldato della N.A.T.O. , fece ridere Clary, che si voltò verso di lui ritrovandosi in un batter d’occhio stretta tra le sue braccia. << Come fai a farmi sempre sorridere anche quando non ne ho affatto voglia? >> gli dice, intrecciando le dita tra i suoi capelli. << E’ il mio mestiere, signorina. Allora, vengo anch’io? >> fa Jace, sfoderando un sorriso ammiccante. << Non se ne parla. Devo farlo da sola. Ci vediamo dopo, però. >> dice lei, sfuggendo all’abbraccio e avviandosi. Jace la prende per un braccio e la costringe a voltarsi di nuovo. << Dai, Jace, non fare il bambino! >> gli dice Clary. Lui per tutta risposta cattura le sue labbra in un bacio ardente e lei freme, aggrappandosi al suo collo e come sempre il gioco di labbra e lingue fa impazzire entrambi. << Jace?... >> fa Clary, staccandosi per un momento. << Mm…mmm? >> mugugna lui, dandole un altro bacio << Dovrei proprio andare, sai? >> dice di nuovo Clary, e dopo aver riso sulle sue labbra, scappa via. << Oh, Clary, mi farai ammattire! >> dice Jace, scoraggiato. Lei si volta prima di oltrepassare la soglia. << Allora, impazzisci, Jace Herondale! >> fa Clary, poi va’ via, lasciando il ragazzo con un palmo di naso.
Alec cammina lentamente nel giardino dell’Istituto. La verità, che fino al giorno prima non si sarebbe mai stancato di negare, è che gli manca incredibilmente Magnus. Se ne rende conto adesso, che non riesce a stare lontano da lui e prova improvvisamente un disperato bisogno di correre dallo stregone, di chiedergli scusa, di dirgli quanto lo ama. Quasi non vuole tornare a Idris, vuole restare con lui, eternamente. Non può fare a meno, però, di pensare a quel momento, in cui aveva creduto di non farcela, quel momento in cui stava per perdere Magnus e la determinazione mista  a sofferenza negli occhi di lui, quando lo aveva baciato per quella che credeva l’ultima volta. Alec si gira e se ne va. Non vuole più pensare. << Te ne vai di già, Alexander? >> dice una voce. Alec si volta immediatamente per vedere Magnus appollaiato su un albero. E’ molto elegante, come fosse reduce da una festa e non avesse avuto il tempo di cambiarsi. Indossa un lungo Montgomery giallo ocra, una camicia che gli dà un aria da vecchio saggio e come sempre, il glitter sugli occhi. Alec farfuglia qualcosa di impercettibile, prima di vedere lo stregone avvicinarsi. << Sai, ho pensato molto in questi giorni. Al tuo silenzio. Alla nostra…come la vogliamo chiamare… “crisi di coppia”? >> dice Magnus. Alec alza lo sguardo su di lui per poi abbassarlo immediatamente. << E cosa ne hai ricavato…? >> gli chiede. << Ne ho ricavato che per quanto ripetessi con mille inflessioni diverse la nostra discussione alla fine ne uscivano solo due parole. >> risponde lui. << Quali? >> incalza Alec, ora lo sguardo fisso sugli occhi glitterati di Magnus. << Ti amo. >> sospira lo stregone, come se avesse fatto un enorme sforzo a dirlo. Restano in silenzio per quelle che ad Alec paiono ore. Poi Magnus si volta e come è arrivato, se ne va. Alec rimane per un secondo fermo, stordito, poi scatta in avanti, afferrando lo stregone per un braccio. Magnus si volta, gli occhi accesi fissi in quelli di lui. Alec non ci pensa più. Lo attira a sé e lo bacia.
Naturalmente Clary non era mai stata una campionessa della diplomazia. Né si ritiene in grado di riuscire a fare discorsi complessi per tirare su il morale alle persone. Jace mi dice che gli faccio spesso tornare il sorriso, pensa. Ma poi si risponde che è diverso, perché loro due si amano. Con suo fratello è diverso. Da quando è “rinato” Clary non sa come comportarsi con lui. A volte si dice che è normale, perché non è abituata, perché è difficile concepire l’idea di un pazzo assassino mitomane che improvvisamente diventa tuo fratello.  Allora prende una scorciatoia e và verso sua madre. Arriva in poco tempo, e si sorprende durante il tragitto a cercare le parole giuste da dire. Poi bussa alla porta. << Sì? >> risponde una voce calda e familiare. Clary si rende conto di quanto le manchi Luke. << Sono io, Clary! >> fa lei. La porta si spalanca e Clary gli salta addosso come quando era bambina. << Clary! Come vanno le cose? >> fa Luke mettendola giù. << Mi sei mancato, sai? Dov’è la mamma? >> gli chiede lei facendosi largo in casa e ignorando totalmente la domanda. << Clary! >> chiama una voce ricca di spensieratezza. Clary vede comparire sua madre, i capelli lunghi legati in una coda, gli occhi luminosi. Si abbracciano. << Come stanno tutti? Jonathan? >> chiede Jocelyn, sorridendo. << Tutto bene. Volevo parlarti proprio di lui. >> risponde Clary, sedendosi sul divano. << E’ successo qualcosa? >> fa sua madre, Clary nota subito il cambio di voce, da rincuorata ad allarmata. << No, no… tutto bene, ma è un momento difficile per lui. Non si sente apprezzato, è naturale che si senta improvvisamente diverso, ma ha bisogno di qualcuno che gli faccia capire che va tutto bene, che la sua vita è appena iniziata… >> dice lei. Jocelyn pare rilassarsi. << Capisco. Beh, volevo andare subito da lui ma mi hanno detto spesso di no, che stava ancora male, che aveva bisogno di riposo. Finalmente posso vederlo. >> dice. Clary la guarda e le mette una mano sulla spalla. << Andrà tutto bene, mamma. Jonathan sta bene, deve solo…ecco…ricominciare. Maryse dice che presto andremo a Idris. >> risponde Clary. Jocelyn si alza in piedi. Luke sopraggiunge nella stanza. << A Idris? Ma è stata totalmente distrutta, come pensa che.. >> Clary la interrompe. << Mamma, Idris è stata ricostruita, grazie agli stregoni. Dobbiamo tornare, il nostro posto non è qui, tra gli uomini. >> dice. Avrebbe voluto dire che una parte di lei non vuole andare a Idris, che una parte di lei pensa a Simon, al suo Simon, che si rifiuta di aver perso. Prima che Jocelyn possa rispondere Clary si accascia improvvisamente a terra. 
  
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