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Autore: thatlittleQ    02/08/2014    0 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se Quinn non avesse detto a Biff la verità? Se fosse tornata a Yale con lui?
One-Shot ispirata al video di Sam Smith, "I'm Not The Only One".
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Io so. Lo so che desiderate uccidermi perché anziché pubblicare un nuovo capitolo di One Step Closer continuo a torturarvi con One-Shot che non andranno da nessuna parte e che quasi sicuramente non interessano a nessuno, ma che ci posso fare se di là sono bloccata e se l'ispirazione continua a sorprendermi...ma per altre storie?
Dopo aver visto il video di Sam Smith, "I'm Not The Only One", non ho resistito, e ho dovuto scrivere questa cosina (in origine scritta in inglese, perché suonava meglio...) 
Spero vi piaccia, prometto di farmi risentire a breve con un nuovo capitolo per la mia long. Un bacione!



I'M NOT THE ONLY ONE

 

«C'è altro?»

Quinn abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro come faceva sempre quando si sentiva a disagio, ma lui non poteva saperlo, non la conosceva a tal punto da notare quel dettaglio. No, nient'altro, gli aveva detto tutto: dei suoi giorni da bullo della scuola, del modo in cui trattava le persone, del suo periodo skan, del tatuaggio che era riuscita a nascondere per quasi tre mesi, di quella disastrosa relazione con uno dei suoi professori a Yale -cosa che lo mise in imbarazzo-, di quella notte con Santana... Sì, gli aveva detto tutto. Tutto tranne lei, tutto tranne lui, tutto tranne loro.

Forse perché non voleva annoverare quella storia all'infinita lista dei suoi errori, forse perché c'era una piccola possibilità che, senza quella, Biff la vedesse ancora come la sua perfetta fidanzata. Non glielo disse, tenne quel segreto per sé.

«No, nient'altro. Sai tutto ora» aveva mentito.

Lui l'aveva osservata per qualche istante, riflettendo sulle sue parole: gli aveva appena confessato il suo passato, tutti i suoi errori, tutti i suoi momenti neri. Non avrebbe mai pensato che quella ragazza potesse avere tanti problemi, ma forse c'era ancora speranza che un giorno diventasse almeno una moglie rispettabile.

«D'accordo. È tutto a posto, posso capire.»

Lei tirò un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi per un istante, come se non potesse crederci. «Grazie. Grazie di cuore. Non sono più quella persona, sono cambiata, lo giuro...»

«Lo so, cara, ma ora avrò bisogno di chiederti un favore.»

«Qualunque cosa, devi solo chiedere.»

«Porterai per sempre con te il tuo passato, non c'è modo di cancellarlo. Ma dovrai tagliare i ponti con tutto questo.»

Deglutì a fatica, intuendo ciò che voleva dire. «Va bene, possiamo anche non tornare mai più qui. Ce ne saremmo comunque andati tra una settimana, giusto? Se è Lima il problema, ce la lasceremo alle spalle, non ho bisogno di tornare qui...»

«No Quinn, non tra una settimana. Ce ne andiamo ora. Dirai addio ai tuoi amici, e ce ne andremo per sempre. È l'unico modo.»

«I-Io... Okay, lo capisco. È solo che... Quei ragazzi sono stati la mia famiglia, e...»

«D'ora in poi sarò io la tua famiglia, tua madre potrà farci visita ogni volta che lo desideri, ma questo è quanto.»

Quinn si morse l'angolo della bocca, incapace di respirare per un istante, finché non udì una voce. La sua voce.

«C'è qualche problema?»

Si voltò, alzando lo sguardo e incontrando il suo: sapeva tutto, sapeva ciò che stava accadendo, non c'era modo che lei potesse mentirgli. Ma avrebbe dovuto riuscirci questa volta.

«Puck... Vai via, okay? È tutto a posto, stiamo solo...» Incrociò lo sguardo di Biff, stava chiaramente aspettando una risposta, ed era tutto nelle sue fragili mani: avrebbe potuto restare, tornare alle proprie radici ed essere sincera per una volta...o avrebbe potuto andarsene, e iniziare una nuova vita di bugie.

«...ce ne stiamo andando» sentenziò infine, quasi senza fiato. «Dobbiamo tornare a New Haven, affari di Yale, non capiresti.»

Non c'era motivo di essere scortese, ma forse sarebbe stato più facile lasciarlo andare.

Prese la mano di Biff nella sua, e con un piccolo cenno del capo, si congedò.

«Quinn! Gliel'hai detto? Gli hai detto la verità

Sì fermò, lo sguardo perso nel vuoto: sapeva di cosa stava parlando, non aveva nulla a che fare con ciò che aveva confessato a Biff, e tutto a che vedere con l'unica cosa che aveva omesso. E solo per un secondo, Quinn desiderò che Puck la smascherasse, che smascherasse le sue bugie, che la salvasse in extremis. Ma lui non disse niente, non disse il suo nome.

«Sì. Sì, gli ho detto tutto.»

Gli dedicò un ultimo sguardo, sapendo che sarebbe stato l'ultimo, poi prese di nuovo la mano di Biff e se ne andò, senza mai voltarsi indietro.

 

***

 

9 anni dopo

 

Quinn stava guardando fuori dalla finestra, una sigaretta tra le dita e un bicchiere di vino posato sul tavolo: un altro tipico pomeriggio estivo.

Biff se n'era andato in mattinata: gli aveva preparato la colazione, ma lui era di fretta, e così aveva finito per buttare tutto. Accadeva abbastanza spesso, era sempre di fretta, in ritardo, qualcosa veniva sempre prima di lei. O qualcuno.

Lo sapeva, sapeva che la stava tradendo da tempo, aveva trovato le tracce della sua amante sul colletto della sua camicia preferita, un piccolo dettaglio che solo una moglie devota avrebbe potuto notare. Il colore del suo rossetto era tutto ciò che sapeva di lei, e tanto bastava.

Erano sposati da sei anni, sei anni di risate, falsi sorrisi, lacrime e bugie. Lui era via abbastanza spesso, il suo lavoro lo teneva occupato, anche quando era a casa sembrava sempre distante da lei, quasi uno sconosciuto. Ironico, i loro...be', i suoi amici li reputavano la coppia perfetta: lui, l'uomo di successo in carriera, lei, la sua perfetta e bellissima moglie, l'unica cosa a mancare era un figlio, ma per qualche motivo, non era mai arrivato. Ci avevano provato per un po', ma ci avevano semplicemente rinunciato dopo qualche mese, arrivando a fare l'amore solo in rare occasione. Era un dovere matrimoniale, dopotutto.

Buffo, al liceo Quinn aveva imparato che gli uomini non riescono a stare senza sesso troppo a lungo, quindo o Biff costituiva un'eccezione, oppure... No, non voleva neppure considerare quella possibilità.

Almeno fino al giorno in cui la verità le venne sbattuta in faccia, colpendola più forte di quanto avesse fatto quel pick-up, durante il suo quarto anno. Non aveva detto una parola a riguardo, a che scopo, dopotutto? Avrebbero litigato, e poi? Se ne sarebbe andata? E dove? A Lima? No, troppe memorie, troppi ricordi dolorosi, e vedersi rispecchiata negli occhi di Judy avrebbe fatto ancor più male.

Tutti i suoi amici erano andati avanti con le proprie vite, avevano cercato di contattarla per un po', ma ci avevano rinunciato quando lei aveva continuato a respingerli. Persino Puck. Soprattutto Puck. Le aveva scritto addirittura una lettere, Dio solo sa come avesse trovato il suo nuovo indirizzo.

“Non posso salvarti da te stessa.”

Era tutto ciò che le aveva scritto. Lei la nascose nel doppiofondo del cassetto della biancheria, e non la lesse mai più.

Tutti quei ricordi continuavano a tornarle alla mente in quei giorni d'estate, tra una sigaretta e un bicchiere di vino. Lanciò un'occhiata al cortile sul retro: era riuscita a nascondere abbastanza bene i segni del piccolo falò che aveva appiccato qualche ora prima. Oh be', almeno meglio di quanto Biff nascondesse i segni della sua relazione. Aveva bruciato alcuni dei suoi abiti, non se ne sarebbe neppure accorto.

Sobbalzò, udendo all'improvviso il rumore della sua macchina. Corse alla toeletta per sistemarsi il mascara, prima di prendere dei vestiti puliti dall'armadio. Si mise il suo profumo preferito, e si precipitò al piano di sotto, aprendo la porta con un sorriso per dargli il bentornato. Gli cinse le spalle con le sue esili braccia mentre lui le posava un bacio sul collo. Lei fissò il vuoto mentre l'odore di lei le pervadeva le narici, ma riuscì infine ad offrirgli un piccolo, falso sorriso.

«C'è qualche problema?»

Le parole di Puck le rimbombavano ancora in testa, ma questa volta sapeva cosa avrebbe dovuto rispondere.

  
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