Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Eliatheas    09/09/2008    14 recensioni
Sbagliato. Perché James Sirius Potter non poteva amare sua cugina, Dominique Gabrielle Weasley, come invece era. Perché James Sirius Potter non poteva stare con sua cugina, Dominique Gabrielle Weasley, come invece era. E doveva lasciar perdere. Era sbagliato. Sbagliato. L’unica cosa sbagliata è quella che stai per fare, James. E lo sai bene. Quell’amore era sbagliato. Baciare quelle labbra rosse era un errore, sfiorare quella pelle candida era un errore, passare una mano fra quei boccoli biondi era un errore.
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’ultimo bacio

 

Tremava.
Dominique tremava, tenendo le braccia al petto come a raccogliere i pezzi del suo cuore infranto. Ma non c’erano lacrime, no.
Dominique non piangeva. Tremava, singhiozzava, ma nessuna lacrima scendeva dai suoi occhi di ghiaccio.
“James...”
James abbassò lo sguardo, provando improvviso interesse per i piedi nudi della ragazza, posati sul freddo pavimento della Tana. Piedi piccoli, candidi. I piedi di Dominique.
“James, ti prego...”continuò, senza fiato, con le labbra tremanti, la voce rotta dai singhiozzi, i capelli biondi che le coprivano gran parte del viso. “James, non puoi...”
“Ascoltami, Dominique...” Il ragazzo la prese per le spalle e tra i loro volti c’erano solo pochi centimetri. Una distanza che, se si voleva dar retta alla moralità, andava aumentata, ma che James, in barba a tutte le leggi, a tutte le morali e a tutti gli scrupoli, voleva diminuire. Ma non lo fece, perché doveva rimanere fermo su quella decisione.
“NO!” urlò lei, divincolandosi dalla presa di lui e guardandolo con gli occhi azzurri che sembravano fiamme ghiacciate. “Non capisci, James. Tu...tu sei tutta la mia vita!”
Il ragazzo sospirò. La voce tremava anche a lui. Avrebbe pianto, ma non avrebbe fatto differenza. Tutto quello che stava succedendo era sbagliato.
Sbagliato.
Perché James Sirius Potter non poteva amare sua cugina, Dominique Gabrielle Weasley, come invece era.
Perché James Sirius Potter non poteva stare con sua cugina, Dominique Gabrielle Weasley, come invece era.
E doveva lasciar perdere.
Era sbagliato.
Sbagliato.
L’unica cosa sbagliata è quella che stai per fare, James. E lo sai bene.
Quell’amore era sbagliato.
Baciare quelle labbra rosse era un errore, sfiorare quella pelle candida era un errore, passare una mano fra quei boccoli biondi era un errore.
Anche adesso era un errore, anche adesso che avrebbe voluto stringerla a sé.
“Dominique, lo sai che stiamo facendo un errore”  Piangeva, James. A lui le lacrime riuscivano a scendere dagli occhi e a solcargli le guance.
Dominique era stupita. Non si aspettava che James piangesse, non credeva che ne fosse capace, a dir la verità.
Quello le fece ancora più male.
“Non è un errore...” bisbigliò, debolmente, ma sapeva anche lei che non era così. Era un errore.
“Dominique, hanno ragione gli altri. Noi non possiamo stare insieme” sussurrò lui, posando la sua mano sulla guancia candida della ragazza, che rimase rigida al suo posto e lo guardò con gli occhi imploranti. “Ti rendi conto della verità? Noi siamo cugini, Dominique”.
“Ma...io ti amo”
L’innocenza, la noncuranza con cui aveva detto quelle parole ebbero il potere di fermare James, che la guardò tra lo stupito e il rassegnato.
“Dominique...”
La ragazza lo bloccò, mettendogli un dito sulle labbra, con gli occhi pieni di lacrime che non aveva e che non avrebbe  versato.
“No, ora ascoltami tu” gli intimò, afferrandolo per la camicia e diminuendo la distanza fra i loro volti. “Io ti amo, James. E se tu mi lasciassi, io non riuscirei a vivere”
James sospirò, allontanandosi da Dominique, e si passò una mano fra i capelli neri, rassegnato.
“Neanche io, Dominique” mormorò, guardando ovunque meno che il suo viso.

[Cerchi riparo fraterno conforto
tendi le braccia allo specchio
Ti muovi a stento e con sguardo severo
biascichi un malinconico mugugno.]

Guardò lo specchio, ma non vedeva il suo riflesso. L’unica cosa che riusciva a vedere era la schiena esile di Dominique, i boccoli biondi accarezzarla dolcemente fino alla vita.
Il suo riflesso non esisteva. Lui non esisteva.
Voltò il viso nella direzione della ragazza. Gli occhi di lei erano lastre di ghiaccio infuocato.
“James...”
“Dominique, pensa se un giorno ci lasciassimo...Come potremmo continuare a vederci ogni giorno ricordando quello che c’è stato tra noi?” chiese, giocherellando con i capelli di lei, con la voce tremante.
“Perché, se ci lasciassimo ora non succederebbe?” domandò in risposta, tirando su col naso e scostandosi dal delicato tocco del ragazzo.
James tacque.
“Dimmi la verità, James” Lo implorò lei, guardandolo negli occhi. “Cosa ti ha detto mia madre, per mollarmi?”
“Dominique, lei...”
“James, lo so che ti ha parlato” tagliò corto, tirando su col naso e tenendo le braccia strette al petto.
“Mi ha detto che... non avremo sopportato per molto tempo tutte le pressioni che gli altri ci fanno per spingerci a lasciarci, che non avremo potuto vivere per sempre da nonna Molly, perché è l’unica che ci capisce...e ....” mormorò lui, chiudendo gli occhi e passandosi una mano fra i capelli.
“Ho capito” mormorò, fredda, lei, allontanandosi da lui e dandogli le spalle.
“No, Dominique, non hai capito” la abbracciò e l’attirò a sé, baciandole dolcemente la tempia. “Dominique, io ti amo, ma hanno ragione”
“Ti amo” biascicò lei, singhiozzante, lasciandosi abbracciare da James, che sospirò e la voltò verso di sé.
“Anche io” mormorò, ad un soffio dal suo viso. Dominique chiuse gli occhi e dischiuse le labbra, ma il ragazzo si allontanò un po’.
“Posso almeno baciarti per l’ultima volta?” chiese, esitante, posando la sua testa sul petto del ragazzo. Lui la guardò stupito, poi le alzò il viso e la guardò negli occhi.
“Sì” disse, infine, con voce ferma. Stranamente ferma.

[Di quei violini suonati dai vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio]

Dominique chiuse gli occhi, mentre le mani di James correvano dalla sua schiena al suo collo, lasciando una scia infuocata ovunque si fermassero.
Il viso del ragazzo era vicinissimo al suo, Dominique se ne rendeva conto, ne sentiva la presenza e il respiro caldo sul collo, eppure lui non si decideva a baciarla.
“Ehi, che aspetti?” domandò, con voce tremante, con le mani poggiate sul petto di lui, che intanto vagava con le mani sul collo, sul mento, sulle guance, sulle palpebre.
“Voglio ricordare ogni millimetro di te” le sussurrò, nell’orecchio, stringendola a sé.
Poi, improvvisamente, Dominique scoppiò a piangere e lacrime vere le solcarono le guance.
“Dominique!” esclamò, James, stupito, scostandola leggermente da sé. Anche lui aveva gli occhi lucidi. “Stai piangendo”
“Anche tu” mormorò lei, in risposta, senza neanche asciugarsi quelle lacrime così insolite.
Senza dire altro, James la strinse a sé, tanto da sollevarla leggermente da terra, e la baciò, cosicché le loro lacrime diventarono un solo pianto e i loro respiri si fusero in uno.
“Dominique...” Il viso della ragazza non gli era mai parso più bello, tra le lacrime e la disperazione, con la bellezza glaciale intaccata dall’imperfezione dell’angoscia, i capelli biondi scombinati lungo la schiena, gli occhi azzurri lucidi.
“James...” Si passò una mano fra i boccoli biondi, mentre con l’altra si toccava le labbra rosse, guardando il ragazzo davanti a sé. “Era l’ultimo bacio?”
James la guardò a lungo, prima di voltarsi e fissare il letto sfatto dove fino a pochi giorni prima trascorrevano le giornate, tra baci e carezze.
“Sì” disse, infine, tornando a guardare la ragazza, che tremava, con le braccia al petto per raccogliere i frammenti del suo cuore. Gli sembrava così fragile e delicata, pronta a spezzarsi da un momento all’altro che a James venne voglia di riprenderla tra le  braccia, ma non lo fece. “Sì, è stato l’ultimo bacio”
“Quindi è un addio?”
James la strinse a sé – per l’ultima volta -  prima di posarle un bacio sulla fronte e voltarsi in direzione della porta.
“Sì, è un addio”
Dominique rimase immobile al suo posto, come inchiodata a terra, fino  a quando non sentì la porta sbattere e il passo di James avviarsi verso il piano inferiore. Solo allora si accasciò per terra, con la schiena contro il letto, e pianse quelle lacrime che aveva nascosto fino ad allora, per orgoglio.

[Magica quiete velata indulgenza
dopo l'ingrata tempesta
Riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio.]

“Dominique?”
La ragazza non rispondeva. Erano giorni che Victoire non aveva notizie della sorella. Le lettere che le scriveva ogni due giorni erano di colpo cessate, senza nessun avviso, così la ragazza si era precipitata alla Tana a verificare che non fosse successo nulla a sua sorella.
Nonna Molly non l’aveva certamente fatta sentire meglio. A sentire lei, Dominique usciva raramente dalla sua camera, se non per qualche pasto occasionale e qualche bicchiere d’acqua. Per il resto della giornata rimaneva chiusa in camera sua e la nonna non aveva avuto il coraggio di parlarle.
“Dominique, posso entrare?” Nessuna risposta. Victoire si decise ad entrare, pronta a qualsiasi spettacolo...ma non a quello.
Dominique giaceva sul letto, stretta tra le coperte, con gli occhi vuoti e i boccoli biondi che le coprivano il viso. L’unico segno di vita era il suo lento respiro.
“Ehi, Nicky” La ragazza si inginocchiò accanto al letto, scuotendo la figura della sorella in cerca di attenzioni, ma l’altra non la degnò neanche di uno sguardo e una lacrima solitaria scese sulla sua guancia. “Oh, Dominique!”
Dominique non aveva più lacrime da piangere, ormai. Erano trascorse più di due settimane da quel giorno e l’unica cosa che rimaneva di lei era il suo corpo. L’anima, la vita vera, l’aveva persa quando James aveva sbattuto la porta dietro di sé.
“Victoire?” chiese, infine, guardando la sorella, che, preoccupata, le si avvicinò immediatamente e la spinse a parlare.
“Dimmi, Nicky” Posò una mano su quella di lei e, al contatto con la pelle gelida di lei, sussultò, ma non la spostò.
“Puoi chiamare James?” chiese, mentre le ultime lacrime scivolavano dalle sue guance al cuscino. “Ho bisogno di lui”
“Dominique, lo sai che non...non puoi...”
“Non è questo, Victoire” La voce incolore, gli occhi vuoti. Una bambolina rotta. “Devo vederlo. Devo vederlo...per riprendere a respirare”

[Mille violini suonati dal vento
L'ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno]

“Mi volevi vedere?”
Dominique respirava, ora.
Lento, ben poco incoraggiante, ma il suo respiro c’era.
Era bastato vederlo, vedere quei capelli neri, quegli occhi castani, quelle labbra, quelle mani per riprendere a respirare.
“Sì”
James la guardò con un sopracciglio inarcato, come se nulla di quello che c’era stato tra di loro fosse successo. Si stava comportando esattamente come quando erano solo cugini, ma la ragazza non ci fece caso, impegnata com’era a riprendere a respirare.
“Cosa c’è?” chiese lui,  brusco. Lei lo guardò negli occhi e, d’un tratto, tutte le difese che il ragazzo si era costruito, caddero, inevitabilmente, e si ritrovò a fissare il volto devastato di Dominique.
“Dovevo vederti. Non respiravo” sussurrò lei, in risposta, seduta sul letto, stringendo le coperte a sé, come a mettere una barriera tra sé e il dolore.
“E non pensi che tu possa tornare in apnea quando io me ne sarà andato?”
“Sì” rispose, piegando leggermente la testa. “Ma...volevo vederti un’ultima volta, per rendermi conto della verità”
James sospirò e si sedette accanto alla ragazza, facendo attenzione a non sfiorarla neanche per sbaglio.
“E’ la verità, Dominique, la realtà” Doveva farle male, per farle capire la verità. “Io e te non stiamo più insieme”
Dominique annuì. Non tremava, non singhiozzava. Non una lacrima solcò il suo volto.
“Lo so” sussurrò, giocando con un boccolo biondo. “Volevo sentirmelo dire”
Si alzò e si avvicinò alla finestra, per poi voltarle le spalle e fissare il ragazzo con gli occhi di ghiaccio.
“E’ finita”
Un vago senso di non ritorno.
Una fitta al petto.
James si alzò e l’abbracciò, l’ultimo abbraccio di un uomo alla donna che amava. Si scostò da lei e le sorrise, per poi scostare un ricciolo dalla fronte. Il primo gesto di un cugino verso sua cugina.

Sono passati cinque anni da quel giorno, Dominique.
E’ impossibile che sia passato così tanto tempo, non è vero? Eppure è successo. Siamo grandi, maturi. Non ci amiamo più, vero?
Perlomeno, tu non mi ami più. Già.
Oggi non mi ami, mentre procedi spedita nel giardino, col tuo abito bianco di seta purissima, che ti dona l’aspetto di un angelo. Oggi non mi ami, con i capelli raccolti in una morbida pettinatura, con alcuni boccoli attorno al viso delizioso. Oggi non mi ami, con gli occhi scintillanti di felicità.
Oggi ami lui, non è vero, Dominique? Ami il mio migliore amico. Da oggi sarete marito e moglie.
Hai davvero messo da parte quella sciocchezza da adolescenti per cui siamo stati così male, Dominique? Mi hai dimenticato davvero?
Sono il testimone, oggi. Il testimone del mio migliore amico al tuo matrimonio. Buffo, eh? Buffo e doloroso. Perché io non ho mai smesso di amarti.
Ecco, procedi, spedita, con il tuo bouquet perfetto fra le mani, con il tuo abito perfetto che ti fascia il corpo perfetto vero il tuo sposo perfetto, mentre io ti guardo da lontano. Io, il testimone imperfetto, il cugino, l’uomo che è ancora innamorato di te.
Sei arrivata, Dominique. Ti sei fermata davanti al tuo sposo, con un meraviglioso sorriso sulle labbra. Lo guardi, innamorata. Lo ami, Dominique? Lo ami come hai amato me?
Ti volti verso di me, io ti faccio un sorrisetto esitante, tu rispondi imbarazzata.
Chiudi gli occhi e per un momento rivedo l’immagine di te, fragile e minuta, in attesa dell’ultimo bacio. Poi mi rendo conto della verità. E’ finita.
Questa volta davvero.
E quell’ultimo bacio brucia sul mio viso, brucia come una ferita ancora aperta, come il gesto di un eroico addio.
Ecco, è fatta. Siete marito e moglie. Mille e più violini suonano per voi una musica allegra. Tu, nella confusione, ti giri a guardarmi e pieghi le tue labbra rosse in un sorriso.
Ti rispondo con il migliore dei miei sorrisi falsi.
Poi baci il tuo sposo e io ripenso al nostro ultimo bacio.
E quell’ultimo bacio brucia ancora, Dominique.

[Di quel violini suonati dal vento
l'ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l'eroico coraggio di un feroce addio]

 

Angolo Autrice

Forse sono pazza, però mi piace questa coppia.
Certo, è impossibile, però mi piace.
Ho, tra i prossimi progetti, una long fic su di loro – il prologo e il primo capitolo sono già pronti – ma la posterò dopo aver terminato Meeting Your Parents – che, in questo momento, è ferma al terzo capitolo che vorrei terminare – e Rancore.
Questa è una specie di spezzone della long fic. Spero vi piaccia.
La canzone è l’ultimo bacio di Carmen Consoli.

   
 
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eliatheas