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Autore: insegnamiavivere    03/08/2014    3 recensioni
ATTENZIONE! SPOILER COHF! SE NON AVETE ANCORA FINITO L'ULTIMO LIBRO DELLA SAGA NON LEGGETE!
Lo guardavo da lontano, come si fa con le stelle.
Mi ricordo ancora come mi ero sentita quando la consapevolezza che mi avrebbe dimenticata mi piombava sulle spalle. Volevo gridare, piangere eppure stavo ferma, immobile come paralizzata.
Volevo scordarmi di me stessa così come lui aveva fatto con me.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Lightwood, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardavo da lontano, come si fa con le stelle.
Mi ricordo ancora come mi ero sentita quando la consapevolezza che mi avrebbe dimenticata mi piombava sulle spalle. Volevo gridare, piangere eppure stavo ferma, immobile come paralizzata.
Volevo scordarmi di me stessa così come lui aveva fatto con me.
“Sei una rubacuori, Isabelle Lightwood. O almeno è quello che ricordo.” Quando mi disse quelle parole potevo considerarmi la donna più felice del mondo: non era tutto finito.
Frequentava l’Istituto abitualmente, l’obbiettivo era quello di farlo diventare uno Shadowhunter Ascendente, lo vedevo spesso e tutte le volte era come se scoprissi un nuovo dettaglio di lui. Mi sono sempre definita una persona superficiale, ma con Simon ero diversa, migliore.
Mi guardava con una strana luce negli occhi, come si guarda qualcosa di bello ma misterioso, a me piaceva pensare che quella luce riuscivo a crearla solo io. Conosceva ormai tutto ciò che riguardava il Mondo Invisibile e questo lo aiutava a ricordare, ne ero fermamente convinta anche perché era l’unica cosa che mi faceva stare ancora in piedi.
Ci stavamo allenando, era una delle poche volte che ce lo lasciavano fare tutti insieme (Simon compreso), stava migliorando e anche di tanto, si poteva già intravedere l’ombra del grande Shadowhunter che sarebbe potuto diventare.
Per gli scontri a corpo a corpo decidevamo sempre di ruotare le coppie, in modo che tutti potessero essere in costante movimento.
Capitammo in coppia, logicamente, e io sentivo le api assassine perforarmi lo stomaco.
Clary una volta mi disse che io mi ero innamorata del Diurno, del vampiro guerriero forte, eroico e un po’ inesperto, non del Simon normale.
Non credo che io abbia mai pensato a Simon come una persona normale, per me era speciale indipendentemente dal fatto che fosse un mondano, un vampiro o il cacciatore di demoni che si apprestava ad essere. Era tutto ciò di cui io avevo un disperato bisogno.
Lo scontro era veloce, fulmineo fatto di sguardi fugaci e incontri di spade.
Non durò a lungo e non ci fu un vincitore.
Per il semplice motivo che ad un tratto lui si bloccò, la spada gli scivolò di mano e cadde tintinnando al suolo. Sembrava spiritato, il copro immobile e rigido, gli occhi spalancati.
Non potevo essere più terrorizzata. Avere il costante pericolo di perdere le persone a cui vuoi bene non ti induce a farlo diventare un’abitudine ed io non lo volevo perdere, non ora che stavo iniziando a ritrovarlo sul serio.
Passò poco che non ritornò in sé, il viso pallido, l’espressione trasognata.
Scappò dalla stanza senza dare spiegazioni a nessuno. Le mie gambe si mossero da sole.
Non lo avrei lasciato andare.
Le mie dita si chiusero intorno al suo polso, la sua pelle calda a contatto con la mia altrettanto sudata, sentivo il suo battito attraverso questo piccolo contatto, il suo cuore che batteva veloce, vivo.
Quando si voltò era diverso, non aveva quel guizzo spaesato che popolava il suo volto ogni volta che entrava nell’ Istituto.
Gli occhi gli brillavano, un sorriso alleggiava sulle sue labbra perfette.
“Mi ricordo, mi ricordo ogni cosa. Mi ricordo di te e di me, mi ricordo del cuore vuoto che solo tu riuscivi a far battere e non lo voglio dimenticare.”
Sentii soltanto più il nodo che avevo in gola sciogliersi prima che le sue mani mi circondassero il viso e le sue labbra combaciassero perfettamente alle mie.
Rincominciammo tutto da capo con piccole uscite e concerti vari. Passo dopo passo recuperammo ciò che Asmodeo ci aveva rubato, era bello potersi amare indizionalmente.
La prima volta che mi disse di amarmi, dopo tutto quello che era successo, avrei potuto giurare di vedere dei fuchi d’artificio scoppiarmi nel petto, se la felicità potesse avere un nome la mia si sarebbe chiamata, e si chiamerebbe, Simon Lewis.
Il tempo scorreva lento e vischioso, ogni minuto che passavamo insieme era prezioso quanto l’ossigeno.
Ormai sono passati tanti anni da quei giorni, sul mio viso si contano già le prime rughe e i primi segni dell’età che i miei bellissimi bambini, Max e Jordan, non mancano dal farmi notare. Eppure Simon continua a osservarmi come se fossi la donna più bella del mondo, l’anello che porto al dito non smette mai di luccicare così come le rune d’amore non smettono mai di decorarmi la pelle.
Mi piace essere felice, vivendo nel mio piccolo angolo di paradiso, e voglio continuare ad esserlo.
Per sempre.
  
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