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Autore: alberodellefarfalle    03/08/2014    1 recensioni
AMORE IN CORSIA
Raccolta di one-shot con un unico comun denominatore: la corsia di un ospedale. L'amore tra studenti di medicina, infermieri, medici e pazienti in una serie di storie pubblicate non appena la mia testolina ne produrrà qualcuna. Perchè la corsia di un ospedale? Perchè è il mio mondo e perchè è un posto dove puoi incontrare tantissime persone e magari tra la sofferenza e il dolore scoprire la vita e l'amore. Buona lettura.
PS Ho aggiunto all'inizio di ogni capitolo un piccolo riassunto, così sapete ogni volta di cosa si tratta e potete scegliere cosa e quando leggere. Trattandosi di storie indipendenti l'una dall'altra potete leggerne una piuttosto che un'altra, una prima di un'altra. Ovviamente io spero che le leggiate tutte e che vi piacciano tutte, ma sta a voi scegliere. Di nuovo BUONA LETTURA.
NB L'ultima piccola fatica è una storia a cui tengo tantissimo, liberamente ispirata a fatti veri.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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In una calda (più o meno) domenica di agosto sono tornata su efp. Non vi ho mai dimenticati. Questa idea ronzava nella mia testa da un po', perchè l'ospedale è il mio mondo e perchè mi piaceva l'idea di costruire storie al suo interno. Si comincia con una storia tra studenti di medicina, quelli che si avvicinano più a me (lo sono anch'io del resto). Buona lettura.


Come batte il cuore

 
Claudia e Luca, due studenti di medicina, due colleghi, forse due amici, forse qualcosa di meno o forse qualcosa di più. Al ritorno dalle vacanze estive li aspetta un nuovo studente, Carlo, e l'inizio del tirocinio in reparto tutti insieme. Cosa succederà?

 
 
Il cuore è dotato della capacità di generare autonomamente un impulso che gli permette di contrarsi e svolgere la sua funzione. Il sistema nervoso ha solo la funzione di regolare tale attività autonoma. 
Sono una studentessa di medicina, l’ho studiato, so che funziona così. Allora, perché mi ostino a voler controllare ciò che il mio cuore vuole? Perché cerco in tutti i modi di dimenticare, di convincermi che ormai non provo più niente per lui? Credo che la risposta sia piuttosto semplice: perché non voglio soffrire. 
Mi chiamo Claudia e studio medicina (già detto) e mi sono perdutamente innamorata (aimè) di un mio collega. Ho fatto di tutto in questi anni per conoscerlo con la vana speranza che dall’amicizia passassimo a qualche cosa di più. 
Sono una ragazza piuttosto normale e semplice, con una vita ordinaria. Niente di eclatante, pochi amici, ma buoni e una vita divisa tra la città dove studio e il mio paese di origine, dove torno per i periodi di vacanza. Sono alta normale, capelli castani normali, occhi verdi normali. Insomma sono proprio normale, deve essere per questo che Luca non mi ha notato. Dopo varie fatiche l’ho conosciuto e ho instaurato con lui un buon rapporto, che però non è mai passato alla fase successiva. Siamo sempre rimasti buoni colleghi. E io mi dispero, perché, per quanto non voglia ammetterlo, Luca mi piace tanto e, anche se le mie amiche (Maria e Sara) mi abbiano più volte ripetuto che se “non mi vuole non mi merita”, io penso a lui continuamente e la mia fantasia fa mille viaggi su possibili storie di noi due. Quando ritorno in me, mi ripeto che sono una stupida e che non dovrei perdere ancora del tempo dietro questo scemo oppure mi illudo che ormai non provo più niente per lui. Insomma, cerco di fare quello che so che nemmeno fisiologicamente è possibile: dettare il ritmo al cuore, cosa che, come detto, non è possibile perché il cuore ha la straordinaria (aimè) capacità di contrarsi autonomamente. Per dirla alla Pascal: al cuor non si comanda.
“Ciao, Luca! Come stai? Passate bene le vacanze?” dopo uno sfiorarsi di guance per salutarci, Luca (come dire “parli del diavolo …”) mi sorride. È sempre bello: alto, capelli neri scompigliati, occhi scuri e un bel sorriso che quando mostra (molto raramente, devo dire) fa girare la testa. “Ciao, Claudia. Bene e tu? Hai fatto qualche cosa di bello?” Continuo a sorridere come una sciocca, mentre il cuore (autonomamente) ha deciso di aumentare la frequenza del suo battito. “Niente di particolare: mare, amici, riposo. Vacanze rilassanti e agognate. Tu?” ci avviamo all’interno dell’aula “Io sono stato in giro con i miei amici, ho visto posti spettacolari.” Continua a sorridere e credo di potermi perdere nella luce che vedo nei suoi occhi. Gli hanno fatto proprio bene queste vacanze. Se penso al Luca che ho conosciuto l’anno scorso, sempre musone e molto raramente allegro e affabile, questo sembra tutta un’altra persona. Buon per lui e, spero, buon per me. Vedete: continuo a sperare quando dovrei cominciare a guardarmi intorno. Prendiamo posto uno accanto all’altro e ci prepariamo per seguire la lezione. Da quando ci conosciamo è sempre stato così: la perfetta sincronia dei nostri movimenti, come ci capiamo al volo, come siamo sempre l’uno la spalla dell’altro. Quando lo racconto alle mie amiche, loro dicono che io mi faccio influenzare da quello che provo per lui, ma se ci vedessero capirebbero perfettamente cosa voglio dire. “Ciao, scusami, questo posto è libero?” scuoto la testa al ragazzo che si siede accanto a me “Piacere, sono Carlo. Mi hanno appena trasferito, mi sento un po’ spaesato.” Gli sorrido “Io sono Claudia. È un piacere conoscerti. Se hai bisogno di una guida, io ci sono. Capisco cosa significa, quindi, conta pure su di me.” gli occhi azzurri di Carlo si illuminano di gratitudine. “Domani inizio con i tirocini e non so nemmeno dove devo andare. Questa città è così caotica che so che mi perderò appena metterò piede fuori da quest’aula.” Si passa una mano tra i ricci biondi, imbarazzato “Anche io inizio domani. Se vuoi possiamo andare insieme. Magari ci vediamo qui davanti e ci avviamo. Anche io quando mi sono trasferita qui mi perdevo sempre, è normale. Ti abituerai in fretta.” Carlo si avvicina repentino e mi bacia sulla guancia “Grazie.” Sussurra, mentre io (inevitabilmente) arrossisco imbarazzata. Sento Luca borbottare qualche cosa e mi volto curiosa ad osservarlo. Mi ero quasi (dico quasi) dimenticata di lui. Questo Carlo mi fa proprio bene. Sorrido a questa novità. Era ora che succedesse. Maria e Sara ne saranno felici. Intendiamoci, non che loro non mi abbiano sostenuto nella “storia” con Luca, ma dopo aver visto la sua totale apatia, hanno cercato di farmi desistere, di farmi cambiare strada. Che sia arrivato il momento? Non so come sentirmi a questa eventualità. Luca mi piace, è innegabile, ma stare dietro a qualcuno che non ti vede è faticoso e prima o poi devi andare avanti. Se penso a tutto il tempo che ho “perso” dietro a lui … anche se non lo cambierei per nulla al mondo. “Ciao, io sono Luca.” attraversa quasi furioso il mio posto, per porgere la mano a Carlo “Piacere, Carlo.” Dice agitato. Il “Buongiorno” del professore ci distoglie dai nostri affari e seguiamo la lezione.

Il giorno dopo mi ritrovo in corsia nel gruppo proprio con Carlo e Luca, ritornato il solito musone di sempre. Giuro che mi rimangio quanto detto ieri, l’effetto vacanza deve essere già terminato. Carlo si rivela invece un buon compagno, simpatico e disponibile. Il nostro tutor, il dottor Di Rienzi Renzo (complimenti a mamma e papà per la fantasia), è molto preparato ma anche molto severo. Io, Carlo e Luca ci ritroviamo gli ultimi a lasciare l’ospedale. “Ciao, Claudia, grazie per oggi. Purtroppo devo scappare, altrimenti ti avrei volentieri accompagnato a casa. Potremo recuperare domani, se ti va.” Carlo mi lascia due baci sulle guance, molto espansivo. Essendomi concentrate per tanto, forse troppo tempo, su Luca, che è un ragazzo molto gentile, ma molto riservato, che a volte può sembrare addirittura freddo, mi stupisco del calore di Carlo. “Ciao, Carlo. È stato un piacere. Ci vediamo domani, dato che oggi salti abilmente la lezione.” Scherzo io, mentre Luca, alle mie spalle, si toglie il camice e riprende i suoi effetti personali dall’armadietto che dividiamo. Carlo agita la mano e saluta il mio sempre più musone compagno, uscendo di scena. Io mi volto ad osservare Luca. È la prima volta che facciamo tirocinio insieme e ne sono felice. Nonostante la sua aurea nera di oggi, è sempre un piacere passare del tempo con lui. Insomma, stupido cuore, la smetti di battere così forte al solo saperlo vicino per i prossimi mesi? “Luca, tutto bene?” annuisce. Sembra quasi che non mi abbia neppure sentito. “Se lo dici tu.” Si volta di scatto a guardarmi. È furente. “No che non va bene. Quel Carlo proprio non lo sopporto. Ecco cosa c’è.” Lo guardo stranita. Cosa avrà Carlo che non va? È un ragazzo così gentile. Cosa diamine succede a Luca? Non è mai stato così aggressivo e mai l’ho sentito parlare male di un collega. “Che ti prende?” Chiude con rabbia lo sportello dell’armadietto “Volevo darti questa, questa stupida collanina che ho visto in una bancarella sulla spiaggia di Malta. Volevo dirti che questa estate ti ho pensato molto e mentre i miei amici mi dicevano di cercare una ragazza per divertirmi, io pensavo a te, al nostro rapporto, al tempo che abbiamo passato insieme, a tutto quello che siamo e che potremmo diventare. È da ieri che voglio darti questa stupidissima collanina, ma è arrivato quel tronfio di Carlo, che ti gira sempre intorno e non ci lascia un attimo soli. Ecco cosa mi prende.” Respira affannosamente, mentre lo guardo stupita stringere tra le dita una collanina di cauciù con una tartarughina azzurra per ciondolo. Sbatto le ciglia. Devo essermi sognata tutto, perché è da più di un anno che vorrei sentirmi dire queste parole da Luca. (Piccola parentesi su quanto siano stupidi i “maschi”, che nemmeno si accorgono di quanto una ragazza gli giri in torno e poi, appena compare l’ombra di un altro della propria specie, si mettono a “marcare il territorio” e di quanto noi ragazze ci caschiamo ogni volta). Sospira e si scompiglia ancor di più i capelli “Scusa.” Sussurra “Non … scusa” e fa per andarsene. Per fortuna io mi riprendo dallo shock (da oggi, sono sicura, comparirà sui libri: shock da dichiarazione con sincope da innamoramento – sventata per poco, nel mio caso *) e lo blocco afferrandolo per il polso. “Anche io ti ho pensato molto questa estate, anzi per dirla tutta, ti ho pensato molto in questi mesi, facciamo in questi anni.” E lo guardo intimorita da sotto in su. Luca spalanca la bocca, stupito. Se avessi saputo che bastava un Carlo qualunque per farlo sbloccare lo avrei cercato, avrei chiesto ai miei amici maschi di girarmi un po’ intorno o avrei pagato qualcuno. Se poi ci sarebbero volute un po’ di vacanze per farmi notare da Luca gli avrei pagato un bel biglietto. A saperlo prima! Mi sarei risparmiata un bel po’ di paranoie ed elucubrazioni in merito. Ripresosi dal suo shock da dichiarazione, Luca mi sorride e mi porge la sua, anzi la mia, fantastica collanina, che, ovviamente, nel metterla, si impiglia con lo stetoscopio. Scoppiamo a ridere un po’ imbarazzati. Luca si scompiglia, se è possibile, ancor di più i capelli e si decide a darmi una mano. Le nostre dita restano incrociate anche se la collanina ha trovato il suo naturale posto al mio collo. Luca si avvicina, io mi avvicino, e, con gli occhi che luccicano, le nostre labbra si sfiorano timide, come quando il primo giorno ci siamo conosciuti: un po’ impacciati e timidi, come i nostri caratteri, che tra milioni si sono riconosciuti simili. Quando schiudo le labbra mi pare che un fulmine squarci il cielo oltre la finestra, nonostante sia una splendida giornata. Chiudo gli occhi e lascio che le mie mani trovino posto dietro la sua nuca, mentre quelle di Luca scendono a cingermi i fianchi. Tutto si fa più frenetico e ardito. I nostri corpi aderiscono l’uno all’altro e ci riscopriamo affamati, come se non aspettassimo altro e finalmente lo abbiamo trovato (ecco, in fondo è così, no?). Proprio come quando ci siamo conosciuti, timidi all’inizio, e poi il nostro rapporto si è consolidato inconsapevolmente e ci siamo scoperti molto più che timidi o impacciati, ci siamo scoperti persone calorose, accorate, con mille interessi e passioni, ben tenute nascoste dall’aurea di timidezza che lasciamo valicare a pochi. Così il nostro bacio si fa più profondo e caldo. Ci allontaniamo con fatica e affannati, con il sorriso sulle labbra. “Devo …” mi schiarisco la voce, che chissà dove è andata a finire. Luca mi guarda interrogativo. Mi volto a guardare l’armadietto, su cui siamo finiti addossati. “Ah, si, scusa.” E si allontana da me. Il mio corpo nota la differenza, la grande differenza. Tremante, mi sfilo il camice e lo stetoscopio e recupero le mie cose dall’armadietto. Quando mi volto penso quasi che Luca sia sparito come in un sogno e invece lo ritrovo nell’esatta posizione in cui l’ho lasciato, con un bellissimo sorriso, quel sorriso che, quando lo mostra, fa rischiare una sincope da innamoramento. Mi porge la mano e le nostre dita si intrecciano, come se fossero state create solo per questo. Mi avvicino a lui fino a sfiorargli il petto con la testa. Sento il suo cuore battere frenetico in sintonia con il mio. Anche loro devono essere stati creati insieme, con la capacità di battere all’unisono.


* In medicina si studiano i vari tipi di shock, assegnando differenti nomi in base alle cause. La sincope è lo svenimento. Io e una mia amica abbiamo coniato questi due termini (shock da dichiarazione e sincope da innamoramento – usato anche come sinonimo di: cade ai tuoi piedi) un pomeriggio di folle studio.
  
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