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Autore: Sereously    03/08/2014    1 recensioni
All'inizio del suo sesto anno a Hogwarts, Luna si rende conto che Neville rappresenta qualcosa di più di un amico.
Alla prima riunione dell'Esercito di Silente senza Harry, Luna e Neville si baciano, ma lui la respinge, sostenendo che stare insieme sarebbe troppo pericoloso in quel momento.
I sentimenti di Luna allora si risvegliano, s'intrecciano e formano complicati nodi nella sua testa che la porteranno a confondere l'amore che prova per il Grifondoro con un distillato d'odio e di intolleranza.
Storia creata per il contest "Arsenico e altri rimedi... - Il lato oscuro dell'amore" di Liberty_Fede.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nickname forum/efp: Sereously
Pacchetto: Pacchetto Antimonio, coppia Luna/Neville
Generi: Dark, Introspettivo
Rating: Giallo
Note/Avvertimenti: Prima OS su questa coppia, spero di aver reso bene entrambi i personaggi e di non essere andata troppo OOC. Per il resto mi affido alla giudiciA di questo contest.


 

Non possiamo Luna.


September 1st, 1997

Una volta scesa dalla carrozza dell’Espresso per Hogwarts, Luna si era subito accorta che c’era qualcosa che non andava. Qualcosa di sbagliato.

Il cielo in primis, solitamente sereno e invaso da uccelli migranti, era grigio, coperto da uno spesso strato di nubi che non preannunciava certo una bella serata. Non c’era Hagrid ad accogliere i ragazzini del primo anno, bensì una donna dall’aspetto decisamente poco curato o…accogliente. Lunghi e scuri capelli crespi – più crespi dei suoi constatò la bionda – scendevano oltre le spalle e le davano una deliziosa aria da megera, mentre se ne stava lì in piedi, l’aria piuttosto spaesata e scocciata.

Chissà quanti Nargilli le stavano infestando la testa, pensò la Lovegood facendo un pensierino anche sul farle una collana come la sua.

Pensierino che venne frantumato in mille pezzi quando la donna afferrò un primino spaurito per il mantello e gli sbraitò contro parole che la giovane Ravenclaw si rifiutò di memorizzare.

Pochi erano i nuovi studenti, ancora meno, in proporzione, quelli più anziani, si trovò a constatare.

Nel pieno delle sue considerazioni, Luna andò a sbattere contro un’altra persona, un uomo burbero, la nera e unta zazzera lunga fino alle spalle, la voce arrochita dai troppi sigari, i cui rimasugli olfattivi colpirono in pieno la ragazza quando si mise ad urlarle contro.

Captando qualche parola sì e molte altre no, Luna Lovegood realizzò di aver appena fatto la conoscenza di uno dei due nuovi responsabili disciplinari: Amycus Carrow, efferato Mangiamorte incallito, fratello di Alecto Carrow, la donna dai capelli crespi, nonché seconda responsabile della disciplina della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

«Capito ragazzina?!»

Luna portò il suo sguardo celeste e stralunato sull’uomo.

«Mi scusi, ma non le sembra il caso di abbassare il tono? Sono a dieci centimetri da lei.»

«Prima di tutto io urlo quanto mi pare e piace, in secondo luogo da questo momento in poi io sono un tuo insegnante ragazzina, perciò userai appellativi come signore o professore con me, signorina. È chiaro?»

Luna aggrottò le sopracciglia. «Lei non è un professore e non lo sarà mai, non per me, signore

«Bene, credo che sia il caso che voi studenti capiate chi è che comanda.» ghignò estraendo la bacchetta.

La bionda, nonostante la sua costante espressione svampita, aveva già impugnato la sua.

Un incantesimo stava già sfrigolando sulla punta della bacchetta del Mangiamorte, quando una figura alta e familiare si interpose fra loro.

«Ehi Luna! Ti stavo proprio cercando!» esclamò un affannato Neville Paciock.

«Neville…» salutò la ragazza senza perdere di vista la bacchetta di Carrow.

«Scusa ragazzo, io e la tua amica stavamo avendo un’interessante discussione.» ringhiò quello squadrandolo dall’alto al basso.

«Oh mi scusi, ma dobbiamo proprio andare.» ribatté Neville afferrando la Ravenclaw e trascinandola verso le carrozze.

«Luna…stai bene?» chiese una volta raggiunta la lunga fila di vetture nere.

«Anche i Thesral sono irrequieti, l’hai notato?» mormorò lei carezzando il muso scheletrico di un dei grossi animali.

Neville osservò il Thesral, poi spostò lo sguardo su Luna.

«Luna, hai visto Harry? O Ron?»

«O Hermione?» s’intromise una sfolgorante Ginny Weasley, sporgendosi dal finestrino di una carrozza.

«Ginevra! Tutto bene?» salutò la bionda raggiungendola sul fiacre.

«Tutto okay. Allora hai visto qualcuno?»

Luna scosse il capo. «No purtroppo. Non vedo Harry, Ron ed Hermione dal matrimonio di tuo fratello, mi spiace.»

Ginny sospirò, facendo spazio a Neville che le si sedette affianco.

«Lo stesso vale per me. Dopo il panico generale non ho più visto nessuno.» mormorò la rossa.

I tre si scambiarono occhiate significative, mentre la carrozza cominciava la sua marcia.

«Harry non ti ha detto niente prima che sparissero?» chiese Neville posando lo sguardo su Ginny.

La rossa scosse la testa ed evitò il suo sguardo, lanciando un’occhiata fuori dall’abitacolo.

«Harry e io non…non ci sentiamo da un po’.» mormorò stirando un sorriso.

«Oh…ah…» boccheggiò il ragazzo incassando la testa tra le spalle.

Luna sorrise posando una mano sul ginocchio dell’amica.

«Tranquilla, Harry tornerà.»

Ginny accennò ad un breve sorriso, poi si riscosse e una nuova luce le illuminò i grossi occhi scuri.

«Avete visto i nuovi responsabili disciplinari?» chiese affilando lo sguardo.

«Mangiamorte da strapazzo, uno di loro se la stava prendendo con Luna.»

«Ma Neville è giunto in mio soccorso come un valoro…»

«Io giuro che prima della fine dell’anno gliela farò pagare, per tutto.» sibilò lui interrompendola.

«Evita di cacciarti nei guai Neville, ora il preside è Piton. È tutto andrà di conseguenza.» lo calmò Ginny.

«È solo che…oh cavolo, senza Harry e gli altri qui sarà tutto più difficile, non avremo difese, saremo alla mercé di Piton e dei suoi scagnozzi.»

«Potremmo rimettere insieme l’Esercito di Silente.» borbottò Luna quasi tra sé e sé, e se era seccata per essere stata interrotta non si vedeva.

Ginny si voltò verso di lei, gli occhi sgranati e Neville la imitò poco dopo, realizzando la portata di quell’affermazione.

«Cos’hai detto?»

«Che potremmo rimettere in piedi l’Esercito di Silente e insegnare ai più piccoli come difendersi. In ogni caso sarebbe un buon modo per fronteggiare l’ondata di maghi oscuri che si è definitivamente abbattuta su Hogwarts.»

«Luna…ti bacerei!» esclamò Ginny.

«Io pure.» le fece eco un Neville decisamente su di giri.

Qualcosa si agitò nel basso ventre della Ravenclaw, come una piccola fiamma, che si animò a quelle parole innocenti e Luna sembrò ancora più svampita del solito.

«Ti senti bene?» chiese il giovane Paciock.

«Tutto…sì, tutto a posto. Qualche Gorgosprizzo deve avermi attraversato la mente. Comunque la mia era solo un’idea, magari non vogliono più averci a che fare con noi, ora che non c’è più Harry.»

Neville si batté un pugno sul palmo, facendo sobbalzare le due ragazze.

«Questo è tutto da vedere.»
 

September 20th, 1997

Erano nella Stanza delle Necessità da quasi venti minuti e ancora non si vedeva nessuno.

«Dite che abbiamo sbagliato qualcosa nell’Incantesimo?» chiese Ginny rigirandosi tra le dita il falso galeone che Hermione aveva donato loro e a tutti i membri dell’Esercito di Silente due anni prima.

Luna scosse la testa, quasi indignata. «Non penso proprio, l’ho fatto io e sono una Ravenclaw. Senza nulla togliere a voi valorosi Gryffindor, ma è difficile che mi sbagli in queste cose.»

«Ha ragione» annuì Neville tamponandosi uno dei taglietti che gli imperlavano il dorso della mano di piccole gocce di sangue. «Ci deve essere qualcosa che li trattiene, per forza.»

«Magari semplicemente non vogliono venire o, ancora, hanno perso la moneta e non hanno ricevuto il messaggio.» sbuffò la giovane Weasley alzandosi. «Io vado a cercarli.»

«Vengo con te!» esclamò Neville scattando in piedi e facendo involontariamente affondare il cuore della piccola Ravenclaw.

«No, tu stai qui. Prima di tutto non sei nelle condizioni di andartene in giro per il castello e passare inosservato. Secondo, se mi beccano posso sempre dire che mi stavo facendo un giro. Sarebbe già più difficile da spiegare se fossimo in due.»

«Ginevra ha ragione Neville, inoltre sei tu il capo ora, è meglio se rimani qui ad accoglierli quando arriveranno.»

Il ragazzo alzò la testa castana come colpito da una scossa.

«Io…io il capo? No, io…»

«No, Luna ha ragione, anche questa volta. Sei il più anziano e il più vicino a Harry tra tutti noi. È giusto che sia tu. Ora vado. Mi raccomando, pronti a tutto.» ammiccò la rossa prima di sparire oltre il portone della Stanza.

Una volta soli, Luna si girò serena a guardare il suo compagno ancora frastornato e sorpreso.

«Dovresti smettere di farti mettere in punizione Neville.» mormorò osservando i lividi sbiaditi e quelli più evidenti sul viso del ragazzo. «Sono passate solo tre settimane, se continui così ti farai ammazzare.» continuò sentendo lo stomaco annodarsi al solo pensiero.

Neville abbassò lo sguardo e incontrò i limpidi occhi di una Luna molto, molto seria.

«Non è…non è niente Luna. Piuttosto che eseguire un incantesimo Cruciatus su Dennis Canon mi mozzo le mani. Come può quel pazzo di Amycus chiederci queste crudeltà?»

«È un Mangiamorte, per lui è all’ordine del giorno. Loro non fanno differenze. Bambini, adulti o anziani. Sono tutti sacrificabili per la causa.» ribatté Luna ritrovandosi a pensare che forse Neville non avrebbe dovuto attirare così tanta attenzione.

L’avrebbero preso di mira. E inoltre lei proprio non riusciva a guardarlo conciato in quel modo.

Non che non fosse attraente, accidenti, dalla prima volta che l’aveva visto il caro e dolce Paciock aveva fatto passi da gigante, ma con tutti quei lividi era quasi una pena guardarlo.

Gli prese una mano e lo fece sedere al suo fianco.

«Posso?» chiese alzando la bacchetta.

Senza protestare, cosa che stupì Luna e non poco, si appoggiò allo schienale del divano con un sospiro e chiuse gli occhi mentre la ragazza si destreggiava con Ferula ed Epismendo vari.

Pulito e fasciato, Neville osservò quasi rapito la mano medicata e le altre bende, alcune perfino sul torace.

«Uhm…grazie Luna.»

«Figurati. E nel frattempo ne ho approfittato per toglierti qualche Gorgosprizzo di torno.» sorrise lei incrociando le gambe.

Neville sorrise divertito delle solite stranezze della ragazza e si fece inavvertitamente più vicino. Luna poteva sentire il cuore batterle all’impazzata nel petto, rischiando di uscire a forza dal torace. Era felice, era una bella sensazione, ma allo stesso tempo…faceva male. Era come se stessero cercando di strapparle qualsiasi organo dal corpo e di rimetterli dentro alla rinfusa. E no, non era piacevole.

«Sei…sei strana Luna.» sussurrò Neville senza riuscire davvero a guardarla negli occhi.

«Sì, l’ho già sentito dire.» borbottò lei pacata, per quanto la situazione glielo permettesse.

«N-no. Il mio era…era un complimento.»

«Oh…» mormorò sentendo il sangue affiorare alle guance, più di quanto non fosse mai successo.

Neville sembrava decisamente più sicuro di sé e questo non giocava certo a favore della bionda, che in quel momento era inchiodata ai cuscini del divanetto di raso foderato, ma allo stesso tempo era ancora così adorabilmente impacciato, che sentì un lieve sorriso solcarle le labbra.

Era sempre più vicino e lei aveva sempre più caldo. Allungò una mano calda e incerta verso il suo pallido viso e sorrise appena, carezzandole la guancia.

«Sei bella, Luna.» mormorò tutto d’un fiato.

Avrebbe volentieri risposto, oh l’avrebbe fatto, ma la replica le rimase lì, sulla punta della lingua, mentre Neville le sfiorava la bocca con le sue morbide labbra.

Oh, sapevano di cioccolato, constatò Luna in un primo momento.

Poi venne la realizzazione e la Ravenclaw sgranò gli occhi prima di lasciarsi andare ad un bacio un po’ meno casto, fatto di respiri pesanti e labbra umide e movimenti incerti.

La mano di Neville si fece più reale sulla sua guancia e anche lei allungò le sue a giocare con i corti capelli castani del Gryffindor.

Furono quasi sessanta secondi magici, poi lui si allontanò come scottato e Luna si ritrovò a provare freddo. Un odioso, incolmabile e pungente freddo glaciale.

«Qualcosa non va?» chiese perplessa.

«Non possiamo Luna.» mormorò passandosi una mano sul viso.

«Non possiamo…baciarci?» chiese stordita, sentendo un’acida sensazione invaderle lo stomaco.

«Sì. No. Insomma, tutto questo è sbagliato.» disse lui abbassando il capo.

Luna strinse i pugni e aggrottò le sopracciglia, stranamente infastidita. «Se con questo intendi che io sono sbagliata, Neville Paciock, allora ti avevo giudicato male.» sbottò.

«No! N-no Luna, tu non capisci! Se quelli là fuori…se venissero a sapere che siamo legati in qualche modo, questo gli darebbe solo un enorme vantaggio su di noi!»

L’espressione di Luna si rilassò, ma solo di poco. Dopotutto non aveva tutti i torti. E allora perché non riusciva ad accettarlo?

«Oh, quindi vuoi fare come Harry, certo. Taglia i contatti con la persona che ti fa stare bene per paura di farla soffrire, vedrai che ne sarà felice. Al settimo cielo. Merlino, siete così prevedibili.» mormorò senza riflettere.

«T-tu come sai che Harry…»

«Oh ti prego! Si vede lontano un miglio che quei due non si sono lasciati per un litigio, senza contare che ormai l’assenza di Harry, Ron ed Hermione è piuttosto sospetta non credi?»

«Beh, io…»

«Oh Neville, capisco che quei Gorgosprizzi ti abbiano annebbiato la mente, ma…»

«Non c’è nessun Gorgosprizzo Luna! Non voglio affezionarmi a te, te l’ho già spiegato!» sbottò.

A quel punto, il viso della svampita biondina si oscurò come Neville non l’aveva mai visto fare.

«Mi sa che è un po’ tardi, tu cosa ne dici?»

Il giovane Gryffindor non fece in tempo a rispondere perché dall’ingresso della Stanza delle Necessità entrò Ginny, un raggiante sorriso a illuminarle il volto.

Al suo seguito, facce note.

«Seamus! Dean!» esclamò Neville distraendosi.

«Visto chi vi ho portato? Ci sono anche i tuoi amici di Ravenclaw, Luna.» ammiccò Ginny, svelando anche parecchi volti giovani, nuovi.

L’attenzione di Neville venne riportata sulla biondina.

Luna sembrava la stessa di sempre, sorriso vacuo in volto e belle parole per tutti.

Neville non ebbe più occasione di parlarle quel giorno.
 

October 25th, 1997

«…perciò, per la prossima lezione dovrete portarmi una buona pozione Antifiamma[1], tutti voi, dato che, purtroppo, nessuno è riuscito a ricrearla in quest’ora.» sospirò il professor Lumacorno. Poi portò lo sguardo su Luna. «E la prego, la scongiuro signorina Lovegood, questa volta si trattenga si trattenga dall’aggiungere bava di Gorgospruzzi o…scaglie di Ricciostormi Stopposi. Le pozioni sono giuste così come sono scritte sul vostro libro.» supplicò con tanto di voce tremolante.

Luna alzò lo sguardo assiduamente preso dalla sua pergamena e dalla sua eccentrica piuma blu elettrico e sorrise pacata.

«Sono Gorgosprizzi e Ricciocorni Schiattosi, professore, e in certi casi hanno proprio migliorato le cose. Ma non si preoccupi, questa volta non serviranno.» mormorò alzandosi e agguantando un paio di ingredienti che le sarebbero serviti.

Dalla cattedra giunse un soffocato ‘Sia ringraziato Merlino’, ma Luna si fece largo tra i Sotterranei senza crucciarsene.

Non che normalmente le sarebbe importato qualcosa, in ogni caso in quel periodo aveva tutt’altro per la testa, tanto che, come le aveva pazientemente fatto notare il professor Lumacorno, aveva scambiato gli ingredienti di alcune pozioni con i suoi speciali ingredienti, senza realmente alterarne l’effetto, bensì la consistenza. Mai successo, nemmeno a Luna ‘Lunatica’ Lovegood.

Purtroppo però, la zazzera e gli occhi castani di Neville Paciock le ronzavano in testa tutto il giorno.

Era arrabbiata, furiosa con Neville per averla rifiutata, e ciò le metteva addosso una strana adrenalina. Non immaginava che avrebbe reagito in quel modo e invece…

Invece ora sentiva come un odio profondo e perverso che le risaliva su per l’esofago e si stanziava in gola come uno di quei fastidiosi granelli che ti costringono a tossire più e più volte, senza comunque ottenere grandi risultati.

Era innamorata, o perlomeno infatuata persa, di Neville, ormai ne era sicura. Non a caso il suo cuore faceva mille capriole quando gli passava accanto e il suo stomaco non si annodava su sé stesso per un nonnulla.

Ma allo stesso tempo l’acredine per quei sentimenti corrisposti eppure rinnegati aumentava a dismisura e copriva tutto ciò che di buono quelle sensazioni potevano portare.

Quando la salutava con un semplice gesto della mano sentiva le farfalle nello stomaco e subito dopo quelle farfalle mutavano in orribili pipistrelli pronti a succhiare via ogni bella emozione.

Ogni tanto arrivava persino al punto di pensare di potergli lanciare un Incantesimo Cruciatus.

Perché quando le passava affianco, magari stanco, magari distratto, e non la degnava nemmeno di uno sguardo, allora sì che Luna sentiva la bile salirle su per la gola, infiammarle le tonsille, consumarle le corde vocali e provocarle un costante senso di nausea che la Ravenclaw non riusciva a spiegarsi razionalmente.

Anche quel giorno, mentre saliva le scale per raggiungere la Torre di Ravenclaw non riusciva a smettere di rimuginare sul suo sorriso, sulla sua gentilezza, sul suo essere così…Neville Paciock.

E fu così che andò a scontrarsi.

«Oh L-Luna! Tutto bene?» le chiese, avendo l’ardire di guardarla dritta negli occhi.

Come osava?, pensò la bionda raccogliendo un tomo caduto. Dopo quasi un mese a non rivolgersi la parola se non per l’Esercito, ed evitarsi a vicenda per non incorrere in situazioni meravigliosamente imbarazzanti. Dopo un mese di macchinazioni per poter dialogare con lui senza vergogna o risentimento, come osava pararlesi davanti e guardarla come se non fosse successo niente, come se chiedere se andasse ‘Tutto bene’ potesse sistemare tutte le domande e questioni irrisolte tra loro da quel fatidico bacio?

Eppure era così e l’odio crescente di Luna per sé stessa e per l’innocenza di quel Gryffindor continuava a crescere di pari passo con quella cotta ‘fuori luogo’, a sentire lui.

«Tutto bene.» rispose riavviandosi la lunga sciarpa blu e argento ed evitando accuratamente il suo sguardo.

«Sicura?» insistette lui sorridendo. Ma non attese una risposta. Forse non se l’aspettava nemmeno, una risposta. «Senti Luna, mi…mi servirebbe che facessi di nuovo l’incantesimo sui, ehm…sui galeoni.» sussurrò, attento a non farsi sentire da nessuno.

Ah, ecco perché, pensò la bionda Ravenclaw sospirando.

Trascinò Neville in un anfratto nel muro del corridoio, particolarmente risoluta e…seccata? «Per quando?»

«Stasera.»

I dolci occhioni azzurri si sgranarono. «Ma Neville…è davvero poco preavviso! Non sarebbe meglio dare un po’ più di tempo per organizzarsi?»

«No. Stasera è la sera giusta. I Carrow saranno fuori dalla scuola chissà per quale riunione di Mangiamorte e noi potremo agire indisturbati!»

«Ma Piton…»

«Piton non ci darà fastidio. Sai che delega tutto ai Carrow e loro delegano tutto a loro volta a quei simpaticoni di Malfoy & Co. ma Ginny ha trovato il modo di tenerli occupati. Quella ragazza è un genio!» disse continuando a guardarsi attorno.

A quel punto Luna pestò un piede a terra, attirando completamente l’attenzione di Neville. «Beh, se è così geniale fattelo fare da lei l’incantesimo!» sibilò facendo dietrofront dall’angolino in cui si erano nascosti e puntando di nuovo verso la sua Torre.

Ma Neville non si arrese e l’afferro per un braccio, tirandola a sé.

«Luna, cosa stai dicendo?»

«Sto dicendo, caro Neville Paciock, che sono stanza di essere come invisibile per te, quando entrambi sappiamo perfettamente che non è così!»

Neville si grattò la nuca, in evidente difficoltà.

«Luna, io…te l’ho già spiegato…»

«No. Sai cosa Neville? Io ho già ascoltato le tue sciocchezze, non ho intenzione di rimanere qui a farmi passare per scema. Farò quell’incantesimo, non ti preoccupare. Ora, se permetti, devo andare a posare i miei libri.»

Detto questo, la biondina si divincolò dalla sua presa non troppo serrata e sparì su per le scale.

«Oh Luna…» gemette Neville dirigendosi verso la Sala Grande.

La giovane Ravenclaw raggiunse l’entrata della sua Torre e si ritrovò di fronte ad una scena che le risollevò l’umore.

Un capannello di nuovi studenti si stava scervellando per risolvere l’enigma dell’aquila. Tutti si voltarono speranzosi verso di lei, che sorrise pacata.

«Problemi ad entrare?» domandò divertita.

«Abbiamo tutti sbagliato risposta.» confessò un ragazzino moro e mingherlino, che Luna riconobbe come Joyce Trembley.

«Okay, sentiamo questo indovinello.»

«Senza-gambe sta su una gamba, due-gambe vi siede accanto su tre-gambe, quattro-gambe ne prende un po’.» gracchiò il batacchio.

Luna sorrise e annuì rispondendo senza indugio.

«Senza gambe è un pesce, una gamba è un tavolino, due gambe è un uomo, tre gambe è uno sgabello e quattro gambe è un gatto. Perciò la soluzione è: un pesce sta sul tavolino, un uomo sta a tavola seduto su uno sgabello e un gatto si mangia le lische[2]. Piuttosto semplice direi!» esclamò soddisfatta prima di entrare.

Una volta dentro al dormitorio, Luna si diresse nella sua camera dove posò i libri nel suo grosso e disordinato baule e dove la rabbia riprese il sopravvento.

«Neville Paciock. Oh accidenti a te!» esclamò furente.

Ringraziò per l’assenza delle sue tre compagne di stanza, Tyra Steeval, Camille Andrews e Devina Davies, sorella dell’ex Cacciatore e Capitano della squadra di Quidditch di Ravenclaw.

Di fronte all’armadio decise di cambiarsi. Indossò una morbida camicia di cotone bianca con lo stemma della sua Casa e sopra un maglione largo e blu, anch’esso con lo stemma. Poi indossò una gonna nera e usò la cravatta blu e argento come fascia per capelli.

Una sciacquata al viso pallido e ovale, poi si avvolse nel suo caldo mantello, la sciarpa accuratamente attorcigliata al collo e afferrò il falso galeone che teneva attaccato alla collana scaccia Nargilli, trasfigurato in un altro tappo di Burrobirra.

Formulò l’incantesimo e sul galeone apparvero data e ora dell’incontro: 08 25 1997 9 30 PM[3].

Soddisfatta del risultato trasfigurò nuovamente la moneta e scese per la cena.
 

L’atmosfera in Sala Grande era cupa, silenziosa, troppo controllata, così com’era da un mese e mezzo, quasi due. Piton sedeva al centro del grosso tavolo dei professori e i suddetti cercavano di ostentare una calma e una tranquillità che, purtroppo, mancavano.

I fratelli Carrow giravano invece fra i tavoli, come sempre, in attesa solo di qualche passo falso da parte dei membri dell’Esercito di Silente.

Sì, perché loro potevano non sapere cosa stava realmente succedendo o chi di preciso fosse coinvolto, ma lo sentivano nell’aria. Oh, il puzzo di rivolta di poteva fiutare a miglia e miglia di distanza ma nemmeno gli affiliati Slytherin riuscivano a scoprirne la fonte, anche se qualche sospetto certo non mancava.

Primo fra tutti, nemmeno a dirlo, era Neville.

Lo stupido non faceva che attirare rogne, rifiutandosi di collaborare, istigando alla disobbedienza. Punizioni di qua, dimostrazioni di là e quello che un tempo sembrava un tenero e pacato bambino paffutello si era trasformato nel bersaglio masochista preferito dei nuovi disciplinari, con tanto di freccia luminosa. Una specie di “Ercolino Sempre-in-piedi[4]”, visto che Neville non sembrava voler desistere per niente al mondo.

Neville. Sempre lui, accidenti, brontolò la Lovegood mentre si serviva qualche patatina e un paio di foglie d’insalata. Rimase comunque a tavola giocherellando con il cibo e lasciò che qualche studente più giovane lasciasse la Sala Grande prima di dileguarsi tra i corridoio e raggiungere il settimo piano, dove camminano avanti e indietro davanti al muro spoglio per tre volte, riuscì ad infiltrarsi nella Stanza delle Necessità prima di chiunque altro.

Una grossa libreria posta a semicerchio attorno a lei, decisamente ben fornita, le tenne compagnia mentre finiva la pozione assegnatale dal professor Lumacorno.

Gli ingredienti erano semplici: Crini di Thesral, Zolfo e polvere di Antimonio.

Tutti abbastanza semplici da trovare, soprattutto la polvere di Antimonio.

Luna si ritrovò a pensare quanto fosse ironico il fatto che una polvere talmente letale si potesse trovare con relativa facilità.

Lei avrebbe potuto benissimo versarne qualche grammo nel Succo di Zucca che Neville beveva ogni giorno e in una settimana il ragazzo sarebbe morto.

L’idea le passò per la mente veloce come un tiro di schioppo, ma come tale lasciò un insidioso pulviscolo.

Già. Uccidere Neville avrebbe posto fine ai suoi tormenti. Non si sarebbe più dovuto immolare alla causa del Bambino Sopravvissuto. E non sarebbe potuto essere più di nessun altro.

In un raptus di follia la bionda di ritrovò a pensare che avrebbe preferito non aver mai conosciuto il famoso Harry Potter. Le avrebbe evitato un sacco di guai. Dopotutto lei era una Purosangue e…beh, sorvolando che suo padre era il direttore del Cavillo…

No un attimo…sorvolando che cosa?

Ma quanti Gorgosprizzi dovevano averle infestato la testa per far sì che avesse certi pensieri?!

Si toccò la camicia e sentì la collana di tappi di Burrobirra premerle contro lo sterno.

Avrebbe dovuto aggiungere altri tappi, pensò togliendosela e posandola sul bancone.

Mentre mescolava in senso antiorario la sua pozione dal colore correttamente purpureo, la porta della Stanza venne sbattuta, facendola sobbalzare.

Da lì non riusciva a vedere la porta, una parte di libreria le copriva la visuale. Impugnò la bacchetta e si fece avanti. Facendosi forza uscì allo scoperto. Poi il buio.
 

Quando riaprì gli occhi, il viso dolce di Neville la sovrastava preoccupato. E decisamente martoriato.

«Oh Luna! Scusami, scusami tanto! Non pensavo che fossi tu e come puoi ben vedere per stasera ne avevo abbastanza di botte.» disse facendo un sorriso sghembo.

Luna scosse la testa e si mise a sedere. Era ancora per terra e la testa le girava vorticosamente.

«Forse è meglio se stai giù. Se vuoi vado a prenderti un po’ di cioccolata…»

«Quella è per i Dissennatori, Neville.» borbottò toccandosi l’accenno di un brutto bernoccolo.

«Beh sì, ma…»

«Sono a posto, grazie. In ogni caso, chi ti ha fatto questo?» chiese allungando la mano verso il viso malridotto del povero Gryffindor.

«A quanto pare i Carrow non erano fuori sede e l’infestazione di Slytherin architettata da Ginny li ha fatti incazzare parecchio. Se la sono presi con me e…»

«Come? Perché?» chiese Luna aggrottando le sopracciglia.

«Beh, mi hanno incontrato nei corridoi, hanno borbottato qualcosa e poi…»

«No! No, insomma, intendo perché non hai dato la colpa a Ginny?»

Neville la guardò confuso. «Come sarebbe Luna? Sai bene che non farei mai una cosa del genere.»

«Certo! Certo che lo so e con questo atteggiamento da eroe ti farai ammazzare sul serio!» esclamò la biondina alzandosi e barcollando un po’.

«Luna…»

«No, niente Luna! Parliamo di te Neville! Non vuoi avere legami stretti ma ti prendi la colpa per una cosa che non hai fatto. Dimmi, non è che ti piace Ginny per caso? Perché ho una brutta notizia da darti, lei è stracotta di Harry!»

«A me non piace Ginny!»

«Oh andiamo! Ginevra è bella, i capelli rossi sempre in ordine, un carattere tutto sale e pepe, non ha niente da invidiare a nessuno! Di certo io e lei non siamo simili, Neville! Come ho potuto anche solo pensare che potessi avere una parvenza di interesse per me? Me?!Lunatica Lovegood?? Sono stata una stupida!»

«L-Luna ascoltami…»

«Non ti voglio più ascoltare Neville! Potevi evitare tutte quelle belle storielle sul “non voglio che ti facciano del male perché tengo a te”, perché questo è tutto ciò che sono: storielle! E tu, tu sei un bugiardo doppiogiochista che si prenderebbe tutti i Cruciatus del mondo per una buona causa ma che non ha le palle per dire le cose in faccia alla gente!»

«Ehi Luna…»

«Sta zitto Neville!» gridò la Ravenclaw alzando la bacchetta e scagliando uno Schiantesimo non-verbale.

Neville lo scansò per un pelo, ma non accennò a rispondere al fuoco. «Luna ascoltami, sei stanca e-e stai delirando. P-probabilmente hai in testa qualche Gorgosprizzo o che so io…»

«Oh non c’è nessun Gorgosprizzo Neville! Tu sei un codardo! Affrontami!» urlò prima di lanciare un altro Schiantesimo che stavolta sarebbe andato a segno se Neville non avesse velocemente formulato un Protego ben fatto.

«Luna, p-parliamone…»

«Sono stanca di parlare! Confringo

Uno dei pouf in raso vicino al divano, probabilmente fatti apparire da Neville, esplose ed entrambi dovettero proteggersi dalle schegge.

«Luna!» tossì Neville da dietro il divano. «Io non ti attaccherò!»

«Molto bene, così facendo avvalori solo la mia tesi sulla tua codardia! Reducto!» e un altro pouf implose. Un detrito scheggiò la guancia di Luna.

«Luna, ti prego!»

«Vieni fuori Neville!»

«Luna io mi sono innamorato di te, non lo capisci?»

Ci fu un attimo di silenzio, poi la Ravenclaw parlò a voce bassissima.

«Io non capisco perché allora ti rifiuti di dimostrarlo Neville.»

«Perché facendolo metterei a rischio la tua vita, Luna.» rispose lui spuntando da dietro una poltrona con estrema lentezza.

«Mi credi così indifesa?» domandò lei, il fuoco negli occhi.

«No Luna, ma…»

«Ma cosa? Io faccio parte dell’Esercito di Silente come te, sono stata punita dai Carrow come è successo a te. Ho partecipato alla battaglia al Ministero come te e ho combattuto contro i Mangiamorte. Esattamente come te. Ora dimmi, Neville Paciock, perché credi che non riuscirei a difendermi o a sopportare qualche tortura in più, eh?»

«Io…io non…»

«Non lo sai vero? E ti dico anche perché: perché non esiste un motivo! Perciò se sei così innamorato come dici, esci allo scoperto e affronta ciò che le tue azioni comportano!»

«Non lo farò, Luna. Io ci tengo troppo a te.»

«Balle!» esclamò la biondina puntando la bacchetta contro la poltrona e lanciando un terzo Schiantesimo.

Neville si rifugiò dietro al divano giusto in tempo per non venire schiacciato dalla pesante ottomana.

«Io ti odio Neville Paciock! Stupeficium

Il Gryffindor parò l’incantesimo, ma rimase dietro al divano.

«Ti odio e non voglio più vederti! Diffindo

«Luna…»

«Crucio!»

No, Neville quello non se l’aspettava.

L’incantesimo lo prese in pieno petto e un forte dolore s’irradiò dal centro dello sterno fino alle punte dei piedi e delle mani. Riusciva quasi a sentire anche i capelli urlare di dolore.

O forse quello era lui.

Sì, era decisamente lui. Se ne rese conto quando la gola cominciò a bruciare e il fiato nei polmoni mancò.

In quel momento terminò anche l’effetto dell’incantesimo, ma l’aria tardò a gonfiargli di il petto. Sentiva ogni rumore amplificato decine e decine di volte. Il cuore batteva irregolare. Essendo abituato alla portata degli incantesimi dei Carrow, Neville si sorprese di quanta potenza Luna avesse impresso nella sua prima Cruciatus.

«Lu-Luna…»

«Neville. Pensavo che fossi un ragazzo un po’ più brillante. Dopo il terzo Schiantesimo che ti ho lanciato non hai pensato che facessi sul serio?»

«Tu…tu non sei…in te…»

«Io sono perfettamente in me, anzi, forse più del solito.»

«Luna…»

«Ora te lo chiedo un’ultima volta. Hai intenzione di palesare questo tuo ipotetico interesse o no?»

«No Luna. E se fossi nel pieno delle tue facoltà capiresti anche il perché.»

«Peccato. Risposta sbagliata.» disse e quando puntò di nuovo la bacchetta contro Neville, lui sgranò gli occhi.

«Che…che cosa…»

«O stai con me o non stai con nessuno Neville. E io non sono disposta a dividere il mio amore con qualcun’altra.»

«Luna…»

«Avada…»

«Stupeficium

Presa alla sprovvista, Luna venne sbalzata all’indietro e batté la testa contro uno scaffale, perdendo i sensi.
 

«Innerva

«Luna? Luna? Per Merlino Neville! Dovevi proprio Schiantarla?»

«Beh, io…»

«Oh guarda, si sta svegliando! Luna! Tutto bene?»

La bionda aprì gli occhi a fatica, avvertendo una superficie dura e fredda sotto di sé.

«Luna, stai bene?»

La voce di Ginny invase la sua povera testa dolorante. Poi i ricordi affiorarono e lei spalancò i grossi occhioni celesti.

«Neville!»

«Sono qui. Luna, m-mi dispiace…»

«No Neville, sono io che sono dispiaciuta. Non volevo, insomma…non ero in me e…»

«Di cosa parli?»

«Devo aver battuto la testa, Merlino…»

«Certo, dopo che Neville ti ha Schiantata hai battuto la testa contro il pavimento. Ti verrà un bel bernoccolo!» disse Ginny con un mezzo ghigno.

«Come?»

Il timido Gryffindor si grattò la nuca, arrossendo. «Insomma, io sono entrato e…ehm, non ti ho vista, eri coperta dalla libreria. Quando sei saltata fuori così, all’improvviso io…mi sono fatto cogliere dal panico e…e ti ho Schiantata. Scusami, la prossima volta…»

Luna non lo ascoltò mentre si tirava velocemente a sedere e si guardava attorno.

Luna e Neville erano inginocchiati al suo fianco e dietro di loro una trentina abbondante di studenti li guardava divertiti.

Un’occhiata più approfondita le rivelò che non c’era nessun pouf distrutto e nessuna poltrona Schiantata. Era stato tutto…

«Un sogno.» mormorò la Ravenclaw alzandosi.

«Già, è un po’ surreale che Neville colpisca qualcuno di amico, lo so. Ma ehi, ti ha chiesto scusa.» sorrise Ginny avvolgendole le spalle con un braccio.

Luna scosse piano la testa e fece per raccontarle ciò che aveva appena sognato, ma poi si accorse che la sua collana di tappi di Burrobirra era sul tavolo dove la pozione Antifiamma riposava come da ricetta.

Allora si allungò e l’infilò nuovamente, sentendosi subito più tranquilla.

Era stato un sogno. Un semplice sogno, nulla di importante.


E allora perché la sua bacchetta sfrigolava di tante scintille verde smeraldo?










 

[1]: pozione da me inventata. Essendo l’Antimonio il veleno scelto e essendo tale elemento usato principalmente per la produzione di sostanze ignifughe, ho voluto inserirlo nella storia come ingrediente della pozione Antifiamma.

[2]: preso da un sito dove vengono elencati gli indovinelli scambiati tra i personaggi de “Il Signore degli Anelli” Gollum e Bilbo. Link: http://guide.supereva.it/miti_e_leggende/interventi/2005/03/200964.shtml

[3]: data e ora scritte secondo i canoni inglesi

[4]: gioco ‘famoso’ in Italia fino a qualche anno fa (un pupazzo gonfiabile con una base pesante che gli impediva di cadere, per chi non lo conoscesse). Non so se in Inghilterra esiste una cosa del genere, ma mi sono presa la minuscola libertà di inserirlo perché…beh, suonava bene!

   
 
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