Il
vento sconquassava le piante
nel
giardino, agitava i
cespugli, increspava l'acqua nel laghetto, arruffava i capelli.
Sembrava
una serata come tante, mossa dal vento che stemprava
l'aria troppo calda.
Era stata una giornata piena: l'ormai classica corsa per non
perdere la metropolitana (puntualmente mancata), le lezioni
universitarie, la
pausa pranzo passata in biblioteca a ripassare per il test e le ultime
ore del
pomeriggio trascorse a mangiare un gelato con gli amici.
Era stata una bella giornata, in fondo.
Kuno ci aveva portati un un locale chic della Tokyo vip, uno
di quei posti che non definiresti certo “bar” ma
più “sala da cocktail di un
lussuosissimo yacht”, con le poltroncine morbide e i tavolini
coperti da
tovaglie avorio e grigio perla, con le immagini sui menù che
sembravano dipinti
di Andy Warhol più che semplici coppe gelato e con i
camerieri che parlavano un
inglese da applauso.
Le amiche di Akane, Yuka e Sayuri, erano rimaste
tanto estasiate dalla bellezza e dall'estrema
raffinatezza del posto che pareva si sarebbero astenute (una volta
tanto) dal
fare la classica e rumorosissima gara del “chi si siede di
fianco ad
Alexander?”. Ovviamente le speranze erano mal riposte e
Alexander si era
trovato in mezzo a quella buffa rissa risoltasi con le due ragazze
avvinghiate
ciascuna ad una delle possenti braccia di lui, mentre tutti ridevano.
Hiroshi e Daisuke, visto che Kuno si era galantemente offerto di pagare
il conto, avevano dato libero sfogo alla
loro fame -a quanto pareva davvero senza limite- al contrario di Ranma
che,
invece, si era categoricamente rifiutato di mangiare gelato in
pubblico,
finendo però ad aprire la bocca ogni volta che Akane, senza
farsi mancare il
classico “Aaaaaa”, lo imboccava con una cucchiaiata
della sua coppa alla
vaniglia, tra le risatine dei loro compagni.
Io ero in giardino, a bearmi di quell'aria che lasciava
presagire una tempesta e che sapeva agitarmi e
calmarmi al tempo stesso, quando
un fulmine esplose con un fragore disumano cadendo da qualche parte
lì vicino.
Senza pensarci due volte entrai nel dojo dalla cui porta filtrava un
po' di
luce e da dove proveniva della musica.
<< Ti sei
spaventata?
>>
Con un leggero affanno e gli occhi ancora chiusi, ci misi
più
del dovuto ad accorgermi che se la luce era accesa e se nell'aria
risuonavano
ancora le ultime note di “Sex
on Fire” dei Kings of Leon,
qualcuno doveva
essere al suo interno e che non doveva trattarsi per forza di Akane,
che ero
abituata a vedere scappare nella palestra quasi tutte le sere dopo cena.
Mi girai ben consapevole che ciò che avrei visto mi avrebbe
prosciugato la bocca ancora più della paura per il tuono
improvviso.
Ranma se ne stava con un braccio poggiato al muro e l'altro alla
vita e mi sorrideva.
I capelli neri, sempre legati, erano sudati e attaccati alla
fronte bagnata, il petto muscoloso si alzava e si abbassava
velocemente, a
ritmo dei grossi respiri tipici di chi è provato
dall'allenamento e la divisa
bianca, tenuta a bada male dalla cintura nera, lasciava scoperta buona
parte
dei pettorali e l'inizio del ventre scolpito.
Uno spettacolo da svenire.
<< Io... sì... un tuono... ehm... me ne vado!
>> dissi guardando più il pavimento che il suo
viso arrossato per la
fatica << Credevo che ci fosse Akane... di solito
c'è lei... >> mi
affrettai ad aggiungere poi.
Lui rise bonario << Jude figurati, non c'è
problema! Mi
stavo solo allenando! >>
In effetti sapevo che Ranma praticava arti marziali.
A parte i suoi muscoli, degni eredi di qualche statua greca, e il fatto
che me lo ricordava ogni volta che poteva, la fama della sua forza da
leone lo precedeva ovunque andasse. Ogni
ragazza con
cui stringevo amicizia a Nerima, o più frequentemente
all'università, invidiava
la fortuna che avevo a vivere sotto lo stesso tetto con lui ed ogni
ragazzo,
sportivo o meno, lo guardava con rispetto e, a volte, una buona dose di
paura.
In effetti lo sapevo, ma non l'avevo
mai visto all'opera.
<< Posso rimanere a guardarti? Io non ho mai visto
nessuno praticare le arti marziali, se non in qualche film...
>> chiesi
quindi, visibilmente stupita dal suono della mia stessa voce. Lui mi
guardò per un
secondo, poi alzò un sopracciglio: << Mmmh va
bene, ma solo se mi dai la risposta
giusta! >>
<< Ok >> sussurrai,
<< Steven Seagal o Jean Claude Van Damme? >>
<< Oh,ehm... Per la bravura dovrei dire Seagal vero?
Gli hanno anche permesso di aprire un dojo qui in Giappone... Ma Van
Damme è
più bello! >>
<< No Jude, così non ci siamo proprio!
>> disse
muovendo il dito indice ritmicamente a destra e a sinistra
<< Va bene, te
ne faccio un'altra... Attenta alla risposta! Chuck Norris o Bruce Lee?
>>
<< Bruce Lee! >> risposi subito e senza
esitare.
<< Brava! >> disse Ranma battendomi il
cinque
<< E comunque, già solo perché li
conosci tutti puoi rimanere!
>>
<< Grazie! Ma se vuoi ne conosco anche altri!
>>
aggiunsi con l'aria compiaciuta di chi sa di aver colto nel segno.
<< Tipo? >>
<< Tipo Bolo Yeung, Jackie Chan e Tony Jaa, per esempio!
>>
<< Wow Jude! Non me l'aspettavo proprio, ne conosci un
sacco!! >>
<< Mi piace vedere i film sulle arti marziali,
è bello
vederli combattere! >>
<< Va bene, allora è il caso che tu veda un
vero
campione all'opera >> mi disse facendomi il solito
occhiolino e
posizionandosi al centro della stanza.
Prima di iniziare accese di nuovo il suo iPod azzurro e dalle
casse si diffuse per tutta la stanza una canzone rock, armonica e
melodiosa, ma anche capace di accenderti dentro il fuoco
dell'adrenalina
(*). Pensai che era perfetta per quello che stava per fare, poi
cominciò a
muoversi ed io rimasi cento volte più incantata che davanti
al miglior film di
tutta la tradizione americana, cinese e giapponese insieme.
I suoi occhi blu erano socchiusi e tanto concentrati e
determinati che un suo sguardo avrebbe potuto perforare una montagna. I
muscoli,
sudati e tesi, disegnavano linee perfette ad ogni scatto, quasi a voler
enfatizzare ancora di più la consapevolezza del proprio
corpo che ogni movimento
al ritmo delle note in sottofondo, preciso e studiato, lasciava
trasparire già
da sé. Il vero spettacolo era però vedere quanta
forza, grazia, fermezza e
potenza fossero racchiuse in ogni pugno, in ogni calcio, in ogni
singolo passo.
I suoi arti fendevano l'aria come spade, i suoi muscoli
parevano d'acciaio e le posizioni che assumeva lo rendevano tanto
aggressivo
quanto aggraziato.
Improvvisamente, dopo aver sferrato un fortissimo e
precisissimo calcio, mi guardò con la coda dell'occhio e
sorrise sornione
avvicinandosi e accucciandosi davanti a me.
<< Che...che c'è? >> mi ritrovai
a balbettare
sotto il suo sguardo indagatore.
<< Niente, stai solo sbavando! >>
<< Ma che dici? Io non sto sbavando!! >>
dissi a
voce più alta del solito, girando
la
testa di lato e cercando di riprendere un minimo di contegno, dato che
probabilmente i miei occhi spalancati e la bocca leggermente aperta
avevano
dato segno che l'avevo completamente perso.
<< Ma che hai capito! Si vede che è una cosa
che ti
interessa! Le arti marziali intendo... >>
<< Ah... le arti marziali... sì, moltissimo!
>>
risposi sorridendo, visibilmente più rilassata.
<< Non hai mai imparato? >>
<< Oh no! In America non è come qui da voi...
>>
<< Vorresti farlo? >>
<< Chi io? Ma no... non mi sembra il caso, non so se
sono capace... e poi chi mi insegnerebbe? >>
<< Io! >>
<< Tu? >>
<< Perché non ti fidi? Sono un ottimo maestro
sai?
>>
<< Non ho dubbi a riguardo... Ma.... >>
<< E allora dai, fidati! >>
L'ultima volta che Ranma mi aveva detto “fidati”
ero finita a
camminare in bilico su una ringhiera verde e, nonostante la paura di
cadere nel
canale che stavamo costeggiando, era stata una delle esperienze
più belle e
divertenti che avevo fatto da quando ero arrivata, quindi, senza
pensarci due
volte, afferrai ancora la sua mano.
<< E brava la nostra Jude! >> disse lui
conducendomi al centro della palestra, mentre la canzone sfumava
l'ultimo
assolo di chitarra, ed io sorridevo timidamente preparandomi ad imitare
una delle
sue posizioni.
Ma proprio nel momento in cui Ranma stava per spiegarmi come
posizionare le gambe, la porta del dojo si
aprì teatralmente.
Dietro ai due grandi battenti di legno chiaro si stagliava
una figura scura, con i capelli ed i vestiti mossi dal vento. A voce
piuttosto
alta disse qualcosa in giapponese e in un baleno si scagliò
verso Ranma che nel
frattempo, senza che io me ne accorgessi, mi aveva allontanata da lui e
dal
centro del dojo.
I due ragazzi presero a combattere improvvisamente, come se
fra loro ci fosse stato un tacito accordo, senza dire una parola, ma
solo con un
sorriso sghembo sui bei visi concentrati.
Io tornai a sedermi e ad incantarmi davanti a quello
spettacolo che, nonostante fosse piuttosto insolito e un tantino strano
a dire
il vero, non mi aveva spaventata affatto. Non saprei spiegare il
perché ma mi
risultava naturale, come se fosse stato di normale amministrazione.
Lo sconosciuto sembrava pareggiare Ranma in grazia, forza e
potenza.
Ad un tratto, forse l'aria si era fatta troppo calda ed io
non me ne ero accorta, ma Ranma si strappò
letteralmente di dosso la parte superiore della sua divisa
bianca,
gettandola di fianco a me e rimanendo a dorso nudo, seguito a ruota
dall'altro
ragazzo mentre le note di “Gonna fly now”
(**) riempivano la stanza e aizzavano
i cuori dei due combattenti.
La loro lotta sembrava una danza felina, i movimenti precisi
davano l'impressione di essere stati studiati da tempo e le linee che i
loro
corpi assumevano mentre si scambiavano colpi su colpi, erano
così perfette che
parevano disegnate.
Altro che film di arti marziali, questo era cento volte
meglio.
Entrambi attaccavano con estremo vigore mentre i muscoli
prestanti guizzavano ad ogni scatto, ed entrambi paravano le mosse
dell'altro
con grande efficacia.
Il sudore imperlava i loro visi, le spalle possenti, i
pettorali sporgenti, scendendo a rivoli sugli addominali scolpiti per
poi
terminare lungo i solchi delle due fossette, tanto profondi che
parevano incisi
ai lati del ventre.
Mentre lo scontro mi passava davanti armonico e bellissimo,
addirittura quasi migliore di Ranma che si allenava da solo, mi regalai
un
minuto per osservare il nuovo arrivato.
Il fisico vigoroso lo faceva sembrare più massiccio del suo
rivale. Spalle grandi, muscoli prominenti, nervi e tendini in bella
vista
davano l'impressione di trovarsi di fronte all'erede di Hulk, mentre
gli occhi
verdi, grandi e dolci, tradivano una natura gentile. I capelli tagliati
corti,
neri e lucidi, erano tenuti lontani dalla fronte da una bandana gialla
ma ciò
che più mi impressionò fu il suo sorriso. Niente
di speciale, un sorriso
caloroso come quello dei suoi occhi, se non fosse stato per un piccolo
particolare: ogni volta che le labbra sottili si increspavano, due
piccoli ma
aguzzi canini facevano capolino regalando all'affascinante nuovo
arrivato una
particolarità bizzarra e bella.
All'improvviso, mentre l'ultima canzone scemava per far posto
a “We will
rock you” dei Queen, sentii il
profumo di Akane di fianco a me.
<< Ciao Jude >> mi bisbigliò
all'orecchio
<< Ero venuta ad avvertire Ranma che Ryoga era in
città, ma a quanto pare
si sono trovati da soli! Quei due... >> ma poi i suoi
occhi nocciola si
persero nei meandri dell'affascinante lotta.
Quella sera, mentre il vento infuriava oltre i battenti di
legno, per la prima volta notai che gli occhi di Akane, di solito un
misto fra
il color ciliegio e il colore del whisky, diventavano più
scuri, quasi neri,
quando le sue iridi si posavano su Ranma, notai che il suo sguardo
diventava
più languido, un sorriso tenero le nasceva sulle labbra ed
un leggero rossore
le dipingeva le guance.
Notai che guardava anche l'altro ragazzo, ma il suo sguardo
non era così affascinato e profondo come quando i suoi occhi
si posavano su
Ranma, sui suoi muscoli, sui suoi salti mortali, o come quando gli
occhi color
tempesta di lui incrociavano quelli di lei.
Sorrisi anche io nel vedere la mia amica così presa ed un
“che bravi” mi sfuggì dalle labbra
davanti all'ennesima dimostrazione di forza
ed eleganza dei due combattenti.
<< Oh sì... è bravissimo
>> sussurrò Akane
continuando a guardare davanti a lei << Ehm...
cioè, sono bravissimi!
Entrambi! Volevo dire sono bravissimi!! >> si
affrettò poi ad aggiungere
ancora più rossa in viso.
<< Come hai detto che si chiama l'altro ragazzo?
>>
<< Si chiama Ryoga. Lui e Ranma sono amici dai tempi
delle medie >>
Al sentir pronunciare il suo nome da Akane, l'affascinante
straniero perse la concentrazione, seppur per un millesimo di secondo,
e questo
gli fu fatale. L'avversario infatti, accortosi della momentanea
debolezza
dell'amico che guardava verso di noi con lo sguardo allucinato e, ci
avrei
giurato, gli occhi a cuoricino, ne approfittò per sferrargli
una potentissima
gomitata nello stomaco che lo lasciò a terra per un bel po'.
Ranma rise di gusto e disse qualcosa a Ryoga steso ai suoi
piedi, che nel frattempo lo guardava male e, immaginai, imprecava
contro di lui.
Akane notò il mio sguardo interrogativo e mi
spiegò: <<
Ranma e Ryoga si conoscono da tantissimo tempo. Anche se non lo
ammetterebbero
mai, nemmeno sotto tortura, si vogliono un gran bene ma hanno questa
strana
fissa che va avanti da sempre >>
<< Ammazzarsi di botte? >>
<< Sì, più o meno! >>
disse lei ridendo <<
Ryoga ce l'ha con Ranma per una storia vecchia quanto il mondo e, da
quando li
conosco, ogni volta che si incontrano lui lo sfida e puntualmente...
>>
<< Perde, direi! >> conclusi ridendo anche
io.
<< Eh sì! Ranma è imbattibile
>> rispose con una
nota di tenerezza nella voce << Dai, andiamo a vedere
come sta! >>
aggiunse poi.
<< Ryoga tu parli inglese? >> gli chiese
Akane
nella mia lingua.
<< Ma certo! Sono un viaggiatore io! >>
rispose
il ragazzo gonfiando il petto ed indicandosi con il pollice della mano
destra.
<< Ah già Jude, le presentazioni! Lui
è Ryoga Hibiki,
un grande viaggiatore! Devi sapere che in tutta la sua vita
avrà fatto
centinaia di viaggi... perdendosi sempre però!
>> disse Ranma cercando
di mantenere l'aria seria di chi sta dicendo la verità, ma
con scarso successo
visto che poi scoppiò in un'aperta risata, degna di Genma.
<< Che vorresti dire con questo, razza di idiota?
>> rispose il diretto interessato particolarmente
stizzito.
<< Che il tuo senso dell'orientamento fa schifo,
porcello viaggiatore! >>
<< Come mi hai chiamato? E poi non è vero!
>>
<< Ah no? Allora dimostracelo dai! Vai a fare un giro
dell'isolato e torna qui! Ti ritroviamo a Parigi! >>
<< Vuoi combattere ancora? >>
<< Vuoi perdere ancora? >>
<< Hey, insomma, volete piantarla voi due!?
>> si
intromise Akane quasi urlando e i ragazzi si fermarono all'istante,
ammutolendo e
guardando in basso come due bambini appena sgridati dalla maestra.
<< Allora... Jude lui è Ryoga, Ryoga lei
è Judith
Montgomery ma noi la chiamiamo Jude, è qui in scambio
culturale dall'America!
>> ci presentò lei mentre noi ci inchinavamo
reciprocamente ed in
silenzio.
<< Di' un po', Ryoga, ci sei mai stato in America, grande
viaggiatore? >> lo schernì Ranma con un
sorriso strafottente sul viso.
<< Se non la pianti sarò costretto a darti una
lezione,
Saotome! >>
<< Come se ne fossi capace. Fatti sotto! Quando
vuoi! A proposito di lezioni... Jude, io e te siamo stati interrotti!
>>
<< Interrotti? >> chiese Akane con finta
noncuranza, ma qualcosa nella sua voce mi disse che la frase di Ranma
non le
era andata proprio a genio.
<< Oh sì ehm... ecco... prima che arrivasse
Ryoga, Ranma
stava cercando di insegnarmi qualche mossa... >>
<< Volevo insegnarle i kata di base! >>
spiegò
lui << Alla nostra Jude piacciono le arti marziali!
>>
<< E volevi impararle da lui? Ti darò anche io
una
mano, almeno diventerai brava! >> disse Ryoga alzando un
pugno all'aria
e vincendo finalmente la sua
timidezza.
<< Sempre il solito marpione... >>
bisbigliò
Ranma facendo sorridere sia me che Akane.
<< Come hai detto, brutto idiota? >>
<< Ho detto che corri dietro a tutte le ragazze carine
che vedi!
Ma non eri innamorato di A... >>
<< Sta zitto!! >>
<< A... Ak... Aka... >>
<< Ti ho detto di smetterla, Ranma! >>
ringhiò
Ryoga rosso come un peperone.
<< Ma che hai capito... stavo per dire Akari!
>>
Il giovane viaggiatore tirò un sospiro di sollievo mentre
Akane gli chiedeva sorridente come stava Akari e se si sentivano ancora.
<< Veramente ci sentiamo di rado...
ogni tanto ci scriviamo, ma... >>
mentre Ryoga raccontava, non
senza un
certo imbarazzo, Ranma si avvicinò a me e
sussurrò: << In realtà volevo
dire Aka... ne! Ryoga ha una cotta per lei da un sacco di tempo!
>>
<< Ah ecco perché era così agitato!
E lei non lo sa?
>>
<< Ma chi Akane? No figurati, ingenua com'è
non si
accorgerebbe che un ragazzo è innamorato di lei nemmeno se
lui le scrivesse dei
manifesti! >>
<< Oh beh, di sicuro si è accorta di Kuno!
>>
affermai io seria ma Ranma scoppiò a ridere:
<< Jude, sei qui
da una settimana e già hai capito che Kuno è un
idiota! >>
<< Ma non volevo dire questo! >> mi
affrettai a
spiegare muovendo le mani velocemente << solo che lui non
si fa problemi
a dichiarare il suo amore a lei... e a tutte le altre! >>
e sta volta
risi anche io, in
effetti, sotto
l'aspetto sentimentale, Kuno era senza speranze!
<< Questo proprio perché è un
idiota! Le persone serie
non si mettono a urlare il loro amore ai quattro venti! >>
<< Fanno Ryoga? >>
<< Certo! >> asserì lui convinto.
<< Quindi stanno in silenzio e aspettano che lei si
accorga di loro? >>
<< Be'... più o meno... >>
<< E se lei non se ne accorge? O magari si innamora di
un ragazzo che le esprime i propri sentimenti? >>
<< Oh Jude andiamo, non siamo più
nell'Ottocento! Non si
scrivono più poesie! L'amore si dichiara con i gesti!
>>
<< Tipo quali? >>
<< Salvarle la vita per esempio, mille volte! O non
smettere mai di credere in lei, o capirla esattamente, senza bisogno di
tante
parole, o difenderla sempre, da tutto e da tutti, o... >>
<< Stiamo parlando ancora di Ryoga? >> mi
ritrovai a chiedere io, dato che i suoi sussurri si erano fatti
più flebili e i
suoi bellissimi occhi blu guardavano Akane, che stava ancora scherzando
con
Ryoga poco lontano da noi.
<< Oh... sì certo... ehm... Hey tu, Ryoga!
Vogliamo
cominciare allora? >> cambiò improvvisamente
argomento Ranma, con il viso
imbarazzato e più roseo del solito.
<< Pronta Jude? >>
<< Mica tanto! >> risposi io realmente
perplessa,
ma Ranma non mi diete ascolto, accese di nuovo il suo iPod e
sulle note di “Eye
of the tiger” iniziò il mio primo
addestramento.
<< Bene Jude il kata
è un esercizio individuale o a
squadre che rappresenta un combattimento reale contro avversari
immaginari
>> mi spiegò Akane <<
è molto utile per allenarsi nelle tecniche di
parata ed attacco >>
<< Ma non prenderlo solamente come un esercizio
>> continuò Ryoga << il kata
è qualcosa di molto di più, è
l'essenza delle arti marziali >>
<< Ogni kata inizia e termina con il saluto
>> e,
a queste parole, tutti e tre si inchinarono prontamente.
<< La prima cosa che devi imparare a fare è
respirare
>> disse Ranma avvicinandosi << devi
trattenere il respiro qui
>> e toccò la parte alta del mio addome
<< contrai i muscoli, trattieni il respiro, irrigidisciti
>>
continuò a ripetere con la mano che spingeva sempre di
più << quando senti che sta per esplodere,
rilascialo
e grida, così >> non appena finì la
spiegazione, vidi i suoi addominali
contrarsi e diventare puro marmo, per poi rilassarsi e distendersi
mentre lui
irrompeva in un grido che sembrava sprigionare tutta la sua energia.
<< Questo è il Kiai (***) e dovrai
eseguirlo in ogni kata,
serve per migliorarne la potenza >>
<< Coraggio prova! >> mi incitò
Akane.
<< Ma non credo di esserne capace... >>
<< Oh, sì che lo sei! Non è niente
di difficile,
concentra tutta l'energia che puoi in quell'unico punto e poi scaricala
>>
Ci provai un paio di volte e la terza fu decisamente meglio,
anche se non aveva nulla a che vedere con il modo in cui lo eseguivano
i miei
amici.
<< Perfetto, ora ricorda: dovrai sempre concentrare la
respirazione che esploderà nel Kiai ogni volta
che sferrerai
un colpo >> spiegò Ryoga.
<< Sembra difficile... >> sussurrai io
sempre
più impressionata dal fatto che, solo un'ora prima, stavo
guardando Ranma fare
tutte quelle con una facilità ed
una naturalezza
davvero straordinarie.
<< Non lo è tranquilla! Cominciamo dalla prima
posizione, quella di base: la guardia >> dicendo
così sistemò lui stesso
le mie gambe: leggermente flesse, con la destra un passo davanti alla
sinistra;
e le mie braccia: la sinistra indietro davanti al cuore e la destra
più in
avanti per proteggere il viso. Io, mentre mi muoveva come fossi un
burattino,
ero estremamente imbarazzata dal suo tocco, deciso e delicato, e dalle
sue
attenzioni, tanto che facevo fatica a concentrarmi sulle parole che
uscivano
dalla sua bocca.
<< Dovrai sempre cercare di tornare in questa posizione
>> disse poi Ryoga mentre, una mano sulla schiena,
raddrizzava la mia
postura << sempre mantenere lo stato di guardia, sia
fisicamente che
mentalmente, al termine di ogni kata. Questo si chiama Zanshin
>>
<< Ma voi fate tutte queste cose contemporaneamente
mentre combattete? >>
Un sorriso soddisfatto sul volto di tutti e tre mi disse che
sì, facevano tutte quelle cose e, forse, anche di
più.
<< Wow... >>
<< Non è difficile come sembra
>> cercò di giustificarsi
Ryoga grattandosi la nuca imbarazzato << è
solo questione di esercizio...
>>
<< Dopo un po' sarà del tutto naturale
>>
concluse per lui Akane ed i ragazzi annuirono in segno di approvazione.
Io mi sforzai di annuire convinta ma era davvero difficile.
La posizione che dovevo mantenere era assai strana: dava la sensazione
di
essere rilassati, ma io sapevo che i miei muscoli erano in tensione e che sarebbero dovuti
essere pronti a
scattare in qualsiasi momento. Dovevo respirare bene, in modo che ogni
respiro coincidesse con i miei movimenti e che fosse profondo,
così da
ossigenare tutto il mio corpo. Inoltre dovevo ricordarmi quali
movimenti erano
lenti e quali veloci, quanta forza e quanta delicatezza mettere nei
colpi e,
soprattutto, ricordarmi di liberare il Kiai che,
più che far
esplodere la
potenza del mio colpo, faceva esplodere la mia vergogna visto che a
gridare in
quel modo mi sentivo una completa deficiente.
Mentre tutto il mio corpo e la mia mente erano concentrati su
quest'unico obiettivo, un rumore fortissimo arrivò da
oltre la porta,
dove la tempestava
impazzava, il vento
non accennava a calmarsi e fulmini cadevano continuamente, provocando
tuoni
fragorosi.
Improvvisamente, la luce andò via e la musica
svanì
bruscamente, facendo scattare i due ragazzi e spaventare noi ragazze.
Akane, con
un gridolino a metà fra la sorpresa e la paura, si
aggrappò al grande braccio
di Ranma che nel frattempo guardava preoccupato oltre la finestra,
Ryoga invece
andò subito a controllare mentre io cercavo di far luce con
la torcia del
cellulare.
<< Un fulmine deve aver colpito un albero qui vicino e
magari ha urtato qualche palo della luce >>
<< Ah be', sì, certo... c-che ne dite se
rientriamo in casa dove ci sono tutti gli altri? >>
chiese Akane fingendo
spavalderia ma con un percettibile tremolio nella voce.
<< Non ci conviene, fuori piove moltissimo, ci
inzupperemo... >>
<< …e a Ryoguccio non piace l'acqua, non
ricordi
Akane? >> lo canzonò Ranma guardando dall'alto
la ragazza ancora
avvinghiata al suo braccio.
<< Ranma piantala o giuro che vengo a dartele di santa
ragione! >>
<< Guarda che ti stendo anche al buio! >> e
i
battibecchi vennero ripresi per un bel po', tra le battute dei due
ragazzi e le
risate nascoste di noi ragazze.
Dopo
circa mezz'ora, quando
tutti e
quattro eravamo seduti
con le spalle alla parete, aspettando mollemente che la pioggia
diminuisse
mentre ci facevamo luce a vicenda, una strana ombra ci fece sobbalzare
tutti.
<< C-c...cosa è stato? >> chiese
Akane con il
tono allarmato.
<< Ma niente, saranno gli alberi, che vuoi che sia!
>> rispose un Ranma poco convinto che continuava a
scrutare la finestra
di fronte, mentre la ragazza tornava ad impossessarsi del suo braccio.
Ma l'ombra gusciò di nuovo davanti a noi, facendoci
rabbrividire tutti ancora una volta.
<< Ranma è dentro la palestra!!
>> disse Ryoga,
alzatosi nel frattempo in piedi << Chi va
là!!? Fatti vedere! >> ma
nessuna risposta.
<< Fatti vedere o giuro che ti spezzo come un
grissino! >> rincarò la dose Ranma, ma l'ombra
continuava a muoversi
veloce per il dojo, senza badare alle minacce dei due ragazzi.
Ogni volta che ci passava davanti ci pareva più vicina ed
alla fine anche io, che fino a quel momento non avevo detto niente,
cominciai a
spaventarmi e a temere chissà cosa.
Poi, mentre la macchia nera continuava a strisciare intorno a
noi, un velocissimo calcio di Ryoga la colpì ed essa cadde a
terra, rivelando
la figura piccola e strampalata di una specie di ninja.
Era un omino tondo ed estremamente buffo, certo non potrei
definirlo carino, ma aveva qualcosa di simpatico nel volto: due
occhi
grandi un po' vuoti, enormi e cespugliose sopracciglia e una
bocca
larga dalla quale fuoriuscivano solo due grandi incisivi.
<< Sasuke! >> esclamarono in coro tutti e
tre
e, al sentir pronunciare il suo nome, il piccolo uomo incappucciato
tentò di
darsela a gambe. Ci sarebbe anche riuscito se Ryoga non lo avesse
tenuto
saldamente dalla divisa grigia e prugna che indossava.
<< Insomma la vuoi smettere di scappare?
>> chiese quello impaziente.
<< Voi non dovevate vedermi, la padroncina mi ha
ordinato di fare tutto senza farmi riconoscere! >>
<< La padroncina? >> chiese Akane con un
tono di
voce che, non so perché, avrei definito lievemente irritato
<< Che cosa
vuole? >>
<< Oh niente, solo consegnarvi questi! >>
disse
quell'ometto buffo che rispondeva al nome di Sasuke, per poi
liberarsi dalle
mani di Ryoga e scappare così come era arrivato: nell'ombra.
Ma, mentre spariva, lasciò cadere tre buste
bianco perla chiuse con la cera lacca. Su ognuna c'era il nome del
destinatario
scritto con una bellissima calligrafia corsiva, sia in giapponese che
in
inglese: “Per il mio adorato Ranma” “Per
Akane Tendo” “Per Judith la ragazza
americana”
ed infine “Per lo strambo amico del mio adorato
Ranma”.
<< Cos'è questa roba? >> chiese
un Ryoga
leggermente sconcertato.
<< Sarà un'altra trovata di quella pazza, non
aprite le
buste per carità! >> rispose Ranma con l'aria
di uno che la sapeva lunga.
<< Ma... a me sembrano solo degli inviti >>
dissi
io con l'aria innocente, come se non fosse nient'altro che una cosa
ovvia.
<< No Jude, tu non la conosci! La ragazza che ci ha
mandato queste lettere è davvero una pazza, è
innamorata di Ranma e almeno una
volta al mese ci manda filtri e pozioni sonnifere per addormentarci e
rapirlo!
>> mi spiegò Akane con la voce rassegnata,
abituata ormai a quelle
stranezze.
Io guardavo fuori, i lampi che illuminavano a giorno la
palestra buia e le gocce di pioggia che scivolavano sul vetro della
finestra,
ed intanto pensavo.
Avevo già capito da un po' che la vita a Nerima era molto
più
pazza e strampalata di quello che si poteva anche solo lontanamente
immaginare.
Feci un elenco fra me e me: fino a quel momento avevo
conosciuto un ragazzo completamente fuori di testa, che corteggiava
Akane (e
tutte le ragazze che gli capitavano a tiro, aggiungerei) come un
perfetto,
galante, forse un pelino esagerato, gentiluomo ottocentesco; un altro
ragazzo,
dall'aspetto parecchio bizzarro, innamorato perso di Akane, che non si
sapeva
perché continuava a punzecchiare Ranma e a litigare con lui
pur definendolo il
suo “migliore amico”; una sottospecie di ninja nano
e la sua padrona, a quanto
pareva una pazza con tendenze criminali, innamorata persa di Ranma.
Bene Jude, e tu che avevi paura di annoiarti!
Quel giorno in palestra ancora non sapevo quante altre
persone, pazze ma assolutamente fantastiche, c'erano ancora sul mio
cammino.
Mentre ridevo sotto i baffi, pensando alla buffa
avventura, la luce tornò ed il caschetto perfettamente
ordinato e liscio di
Nabiki spuntò da dietro la grande porta di legno:
<< Oh, siete qui! Avete ricevuto i vostri inviti? Akane,
ci toccherà comprare un vestito! >>
<< Eh? Ma di che stai parlando? >>
<< Ma come, non avete aperto le vostre lettere?
>>
<< Stai scherzando spero, sono di Kodachi, vuoi vederci
tutti morti? >> asserì Ranma seriamente
stupito.
<< Be' io non sapevo che fosse da parte sua e l'ho
aperta... come vedi sono ancora viva! >>
Così, spinti dalla curiosità e rassicurati dal
fatto che
dentro non ci fosse alcun tipo di pozione sonnifera e/o esplosiva,
tutti
aprimmo le nostre buste ed una pioggia di petali neri si
riversò sul pavimento.
All'interno c'era un biglietto dello stesso materiale
perlaceo e scritto con la medesima calligrafia sinuosa e sottile. Lo
lessi con
molta attenzione, era un invito ad una festa di compleanno per il
sabato
successivo:
<< Kodachi Kuno... C'entra qualcosa con Tatewaki Kuno?
>> chiesi io quando lessi in basso a destra la firma del
mittente.
<< Oh sì, è sua sorella
>> rispose Ranma e la
mia espressione fu probabilmente molto comica visto che tutti
scoppiarono a
ridere a crepapelle.
Bene Jude, e tu che avevi paura di annoiarti!
(*) qui mi riferivo alla canzone
“War Pigs”
dei Black
Sabbath.
(**) “Gonna fly now” è un brano composto
da Bill Conti e
penso che tutti lo conoscerete come una delle colonne sonore
più famose di
tutti i tempi: quella di Rocky!
(***) “Kiai”
vuol dire proprio “grido”.
Eccomi tornata e perdonate il ritardo!
A Pia,
per i messaggi, i consigli e i fiori telematici. La
descrizione delle fossette è tutta per te!
Ad Anto
(Spirit), per i messaggi, gli incitamenti per quel
meraviglioso disegno che mi ha mandato come regalo (non ve lo mostro
perché
siamo in fascia protetta ma era da svenire davvero!!!)
A Vale,
che anche se era in partenza ha trovato lo stesso il
tempo e la voglia di scrivermi.
A Faith,
per i messaggi, gli incoraggiamenti e per quella
stupenda one shot (che se non l'avete ancora fatto è il caso
di leggerla!!).
A Gretel,
per i messaggi prima e dopo.
Ed infine a Rachel,
per avermi scritto con una precisione
assoluta, proprio nel momento in cui discutevo.
Questo è per voi,
grazie di
essere state così carine :)
Io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo nel
quale toccherà a...?
A prestissimo!