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Autore: CristinaFlo    09/09/2008    9 recensioni
Questa è una Snarry, ma un po’ diversa dal solito. Harry è senza occhiali, Snape è un po’ brillo… siamo a Halloween e il Professore si aggira per gli oscuri corridoi della scuola. ma non è il solo... L’idea di scrivere questa fan fiction è nata su msn alle tre del mattino di un mesetto fa, con DarkElectra, che è stata anche una preziosissima beta!
Genere: Parodia, Sentimentale, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Lemon Halloween

Lemon Halloween

 

 

Era la notte di Halloween.

Il banchetto in Sala Grande era terminato da un paio d’ore. Snape odiava quei banchetti, come odiava tutte le occasioni formali di festeggiamento cui era d’obbligo partecipare. Odiava il tono di voce bonario con cui Dumbledore gli diceva “E dai, sorridi!”. Odiava i brindisi forzati.

E poi quella notte correva un anniversario. L’anniversario più doloroso della sua vita.

Aveva cercato di dimenticarlo con l’alcool, facilitato dall’insistenza di Dumbledore nel riempirgli il bicchiere a ripetizione con un sorriso zuccherino, ma non era possibile dimenticare… Un momento: dimenticare cosa? Non se lo ricordava più. C’era qualcosa da ricordare, la notte di Halloween. E così adesso era tutto triste e anche parecchio annebbiato. Sì, doveva essere colpa di Dumbledore, tutto era per colpa di Dumbledore, e poi quella sera sempre a farlo bere… “Ancora un goccino? Vino rosso? Vino bianco? Acquavite di Rosmerta? Grappa al limone con fettina di limone? E dai! sorridi!”

Non poteva andare a dormire, doveva pensare. Non era il suo turno per pattugliare i corridoi. Non importava, sarebbe andato comunque.

 

Harry si svegliò di soprassalto. Era andato a dormire subito dopo il banchetto, ma adesso sembrava non avesse mai avuto sonno. Il mantello! Aveva lasciato il mantello… dove? Da Hagrid? Nella Stanza delle Necessità? Sulla Torre di Astronomia? Era stato praticamente dappertutto con addosso il mantello negli ultimi due giorni, impossibile ricordare esattamente dove. E domani doveva andare a Hogsmeade di nascosto con Ron. Doveva recuperalo. Adesso.

Si alzò cercando di fare meno rumore possibile, ma al buio era difficilissimo. Non doveva svegliare gli altri, non poteva permettere che non riposassero adeguatamente. Doveva sacrificarsi lui solo.

Si infilò le scarpe tenendo addosso il pigiama per non svegliare i compagni e, senza nemmeno mettersi la vestaglia, si lanciò incurante del freddo nella gelida notte che avvolgeva le stanze e i corridoi di Hogwarts.

 

Snape camminava per i corridoi già da un po’, e l’aria fredda della notte non lo faceva sentire meglio. Anzi, aveva qualche brivido. E gli colava il naso. Ecco, lo sapeva lui che sarebbe finita così. Sempre quelle maratone su e giù, giù e su per il castello, ma tanto toccava a lui, eh sempre a lui, no, non fate le ronde, c’è il vecchio Snape, andate pure tutti a letto!

Ah e poi c’era quella cosa da ricordare…

Ma no, no, Dumbledore non si curava di lui, non gliene importava! Erano anni, per esempio che gli chiedeva quella cosa… quella cattedra… che cos’era? Ah già: Rune Antiche! Che belle le Rune.. gli erano sempre piaciute! Quanto gli sarebbe piaciuto insegnarle, trasmettere ai ragazzi tutto quello che sapeva! In quel momento arrivò Peeves, che impugnava una tromba babbana. Proprio quando stava gonfiando le guance e portarsela alla bocca, Snape si voltò verso di lui, urlando:”MI SONO SEMPRE PIACIUTE, LE RUNE!” Peeves rimase pietrificato, e la tromba gli cadde di mano. Si voltò per seguire con lo sguardo il professore che barcollava via, bofonchiando qualcosa come “e poi so leggere, io”.

Gliel’avrebbe fatto vedere lui, pensò, sempre barcollando. Decise di parlarne col Preside, l’indomani. E visto che andava nel suo ufficio, ne avrebbe dette quattro anche al Cappello Parlante… era anche colpa sua!

 

Harry trotterellava saltellando e canticchiando “Perché Weasley è il nostro re”, e ripassando mentalmente la Finta Wronsky. Altro non avrebbe potuto fare, perché aveva dimenticato gli occhiali in dormitorio. La sua vista, fra il buio e la miopia fortissima, era decisamente pessima, ma ricordava i corridoi della scuola talmente bene che poteva camminarvi attraverso senza problemi, sentendosi anzi ancora più baldanzoso per la propria abilità, e compiacendosi per il suo essere così sprezzante del pericolo. Il mantello ancora non ricordava dove poteva essere, ma era sicuro che al momento giusto gli sarebbe tornato in mente. L’importante era che nessuno se lo fosse preso, naturalmente. Certo, quello sarebbe stato un problema, perché allora avrebbe dovuto coinvolgere anche i suoi amici nella Cerca, affrontando magari altri draghi, altre sfingi e altre cose del genere, e al momento doveva invece concentrarsi sul Quidditch… Baciò rispettosamente la maglietta dell’uniforme di Grifondoro che ormai da due mesi non toglieva mai per scaramanzia e che teneva persino di notte, sopra al pigiama. Aveva l’odore della vittoria.

 

Maledetto Cappello Parlante. Ce l’aveva col cappello da… molto tempo. Ma gli avrebbe fatto vedere lui… Un momento, quale era la cosa che doveva ricordare a Halloween? Ma non importava, tanto l’indomani sarebbe piombato sul Cappello e lo avrebbe costretto a rismistarlo! Chi glielo aveva detto di metterlo in Serpeverde? Bisognava cambiare, bisognava. Gli avrebbe suggerito di farsi mandare in Tassorosso, ma sì, era anche bravo a cucinare!, borbottò queste ultime parole a voce alta.

A quelle parole si aprì piano piano una porta, e fece capolino Kreacher*, che osservò rispettosamente il professore; gli si avvicinò e, inchinandosi, mormorò “Ooooooh, quale onore, sono al cospetto dell’ultimo dei Prin- “ ma fu interrotto dall’urlo selvaggio di Snape: “SONO BRAVO A CUCINARE, IO!”  A Kreacher caddero i lunghi peli delle orecchie. Restò pietrificato a guardare il Professore che se ne andava minacciando qualcosa come “…sprecato per le pozioni…”.

Ma, svoltato l’angolo, Snape si fermò di soprassalto, come se qualcuno lo avesse colpito in faccia: aveva fiutato qualcosa.

 

Harry aveva la bacchetta spenta e al suo posto. D’altra parte non stava neanche controllando la  mappa del malandrino. Senza occhiali sarebbe servito a poco, e poi come al solito confidava nella fortuna. Ma silenziosi passi strisciavano inesorabili verso di lui. Non sapeva di non essere solo.

 

All’inizio non capì di che cosa si potesse trattare, ma poi, lentamente, la consapevolezza si fece sempre più chiara in lui: era puzza di Quidditch. Sì, il tipico afrore maschio che emanavano i giocatori di Quidditch quando scaramanticamente non si toglievano la maglietta con cui avevano vinto una partita, a volte addirittura per mesi e mesi. C’era stato anche qualcuno in particolare, in passato, che faceva così… Ma chi? Ma non importava.

Decise di non accendere la bacchetta, per cogliere di sorpresa chiunque si fosse trovato di fronte di lì a poco. E poi a lui non serviva la luce… Non con il suo olfatto. Nel frattempo una delle armature animate stava lentamente, molto lentamente, alzando l’enorme ascia che impugnava**, e probabilmente l’avrebbe abbassata mentre il Professore sarebbe passato lì di fronte… Snape stava ancora pensando a chi poteva essere lo studente nottambulo, e nel frattempo rimuginava sul fatto che nessuno avrebbe mai creduto neanche alle sue ottime percezioni olfattive. Si voltò verso l’armatura, aprì la ghiera dell’elmo e urlò: “HO IL FIUTO DI UN BASILISCO, IO!!!” il tutto rimbombò orribilmente nel silenzio notturno. L’armatura crollò in mille pezzi.

 

Harry sentì quel rumore pazzesco. Perfetto!, pensò, stava succedendo qualcosa… In fondo se lo aspettava, lui non aveva mai avuto pace. Però non aveva avuto dolore alla cicatrice recentemente, per cui non doveva trattarsi di Voldemort. Ma allora…

Svoltò l’angolo con la sua solita andatura baldanzosa e urtò violentemente contro qualcuno.

 

Snape era stato sul punto di dire “Lumos” per abbagliare lo studente, ma non fece in tempo. Dopo l’urto si scostò i capelli dagli occhi e recuperò l’equilibrio, o per lo meno fece il tentativo. Era proprio come aveva fiutato: era Potter…

Ma era diverso dalle solite volte. Chissà come mai. La sua rabbia era sparita in un attimo, lasciando il posto a uno strano turbamento. Forse era stato l’urto… ma no, ecco cos’era. C’era qualcosa da ricordare sui suoi occhi, che però erano chiusi. I suoi occhi... Ecco cosa doveva ricordare.

 

Harry riaprì gli occhi, continuando peraltro a non vederci. C’era una forma dai contorni sfuocati di fronte a lui, eppure era una forma solida, perché ci aveva sbattuto contro. Aveva sembianze umane. Fece appello a tutte le sue conoscenze nel campo della Difesa dalle Arti Oscure.. cosa poteva essere? Un Dissennatore? Un Infero? Un Molliccio? No. Doveva essere umano. Doveva essere…

Quegli occhi… Snape li fissava profondamente turbato, perché non capiva nulla di quello che era successo quella notte, a parte che davanti a lui c’erano due occhi di quel verde..

 

Era Snape! Forse glielo aveva preso lui il mantello. Ma certo! Doveva cercare di capirlo. Ma non doveva farsi accorgere. Gli occhi di Harry cominciarono a percorrere la figura del professore… alla ricerca di dove poteva aver nascosto il mantello.

Snape, quasi senza rendersene conto, scostò il proprio con un gesto fluido.

 

Gli occhi di Harry meccanicamente percorsero avidi la figura del professore, fino a che non si accorse che effettivamente doveva avere il mantello in una tasca dei pantaloni. No, non  poteva essere il mantello… forse era la bacchetta. Cercò di nuovo il mantello… ma i suoi occhi tornarono a fissare quella che credeva essere la bacchetta del professore… e non si accorse che gli occhi dell’altro avevano cambiato espressione.
Si sentiva stranamente ipnotizzato da quella figura. Non sentiva alcuno tipo di preoccupazione, non come quando lo incontrava di solito. Eppure non c’era nulla di strano, almeno apparentemente, nel comportamento dell’altro. Allora cos’era quella sensazione? E come mai Snape era in quello stato?

  

Anche Snape nel frattempo lo stava guardando, sempre annebbiato dall’alcool ma adesso stranamente presente, e quasi ipnotizzato da quello che vedeva cominciò a parlare, come in automatico, come per abitudine, e gli chiese qualcosa.... non sapeva nemmeno lui che cosa, non importava cosa, forse, ecco, dove stava andando. Non si rese conto che la sua voce usciva molto calda e roca.

Harry vide una luce strana nelle pupille dilatate dell’uomo che aveva di fronte,

che alzò lentamente una mano e gli sfiorò il viso... come se non fosse stato il suo viso, ma un altro.

Incatenato dal magnetismo di quegli occhi, iniziò a intuire cosa stava succedendo veramente, e non andava bene, era assurdo, però si sentiva stranamente coinvolto. L’espressione dell’altro era diversa… era triste. In quel momento il professore teneva il viso inclinato e sembrava più giovane… Harry osservò le ciocche di capelli che accarezzano quel volto malinconico che adesso lo stava guardando, quasi come una muta domanda rivolta solo a lui e solo a lui comprensibile... a quel punto Harry riacquistò la parola e a voce bassissima chiese: “Che cos'ha?”

 

Snape non rispose. La mano che prima aveva accarezzato il viso di Harry però ora stava lentamente e delicatamente scivolando verso il basso, sfiorando i bottoni della giacca del pigiama, leggera ma percettibile... adesso afferrò il bordo della giacca come per trattenerlo... sempre guardandolo negli occhi e attirandolo leggermente verso di sé. Harry pensò che l’altro si stesse aggrappando a lui per sorreggersi e disse "ma Signore, si sente male?" ma il professore non lo sentiva, e allungò anche l'altra mano, inesorabile. Harry dapprima non si accorse di quel tocco strisciante e sinuoso delle dita lunghe e sottili ma quando se ne accorse era troppo tardi per sottrarsi…

 

Erano troppo vicini. Entrambe le mani del professore afferravano i suoi fianchi, e una delle sue

gambe si era insinuata fra le sue. Quando cercò di muoversi perse l’equilibrio e gli cadde addosso, e l’altro lo sostenne… Erano vicini l’uno all’altro più di quanto

immaginava si potesse mai essere, i loro corpi separati solo da pochi millimetri di stoffa, una

misteriosa onda che li univa. Harry alzò lo sguardo, i loro volti erano vicinissimi ormai… non

sentì e non vide più nulla quando le labbra dell’altro cercarono le sue, ed era perfetto, era l’unica

cosa al mondo…

 

Risuonarono dei passi nel silenzio che li avvolgeva. Entrambi si bloccarono nella posizione in cui erano per voltarsi e per vedere che sul pavimento dietro di loro, al tenue bagliore della luce lunare, c’era una pantofola ornata di piume di struzzo, fucsia. Entrambi risalirono con lo sguardo. Attaccato alla pantofola c’erano la gamba e il corpo di Dumbledore. Aveva un sorriso zuccheroso eppure maligno.

“Ehehe!” disse con tono casuale “cercavo il bagno ma mi sono perso… Harry tu ricordi per caso dov’è?¨

Snape e Harry lo fissarono inespressivi, come pietrificati.

“Aaah, ma certo, è da quella parte!” esclamò Dumbledore facendo un bizzarro gesto con la mano. “Be’ io qui sono di troppo… vi lascio soli! Severus ma che faccia che hai... e dai! Sorridi!” e così dicendo taccheggiò per la sua strada.

 

Un momento. Perché Dumbledore aveva fatto irruzione in quel modo? Il bagno? Deve esserci qualche messaggio in codice, pensò Harry. Non poteva essere venuto lì solo per il bagno. Forse alludeva a quella storia del basilisco che era successa nel secondo anno?  No, di sicuro Dumbledore aveva bisogno di affidargli una missione, ma non fidandosi veramente di Snape (e chi poteva?) non aveva voluto parlare chiaramente. Allora era compito suo scoprire cosa doveva fare. Che cosa aveva indicato? Cosa c’era nella direzione indicata da Dumbledore?

 

Così pensando non si era accorto che Snape nel frattempo si era allontanato da lui, e adesso, dopo aver osservato il Preside che diventava una macchiolina fucsia in fondo al corridoio, lo stava guardando.
“Dumbled… Potter!” ringhiò “200 PUNTI IN MENO A GRIFONDORO!”

 

Snape si voltò e sparì, col mantello che volteggiava e lasciandosi dietro uno strano aroma di… grappa al limone? No, era impossibile. Doveva aver lavorato a qualche pozione misteriosa e venefica, sicuramente usando successivamente del limone per coprire l’odore degli strani e immondi ingredienti che aveva utilizzato.

Harry rimase lì pensoso, ancora concentrato sulla visione della pozione, quindi si scosse, tirò fuori la bacchetta e con essa si grattò la tempia. Allora, dov’era che aveva lasciato il mantello?

 

La mattina dopo, domenica, Harry dormiva sodo. Verso le 10 fu svegliato dalla voce tonante di Ron: “Ehy ci andiamo o no a Hogsmeade di nascosto??? Chissà cosa è successo alla clessidra… Tu non sai quanto siamo sotto!”

Harry mormorò qualcosa come “Snape.. il mantello… Dumbledore…” ma fu svegliato del tutto dall’arrivo improvviso di Hermione: “Harry, siamo sotto di almeno 200 punti rispetto a ieri! Sei stato tu? Ti avrò detto mille volte di non uscire la notte! Così non vinceremo mai la coppa delle Case! E poi …” Harry si era già quasi riaddormentato…  un’ondata di sonno e di noia si stava impossessando di lui... doveva resistere... no, non poteva… sonno… noia… “…e non vorrai mica che i Serpeverde ce lo mettano in quel posto!”

Harry si tirò su a sedere di scatto, e rispose: “Ehm, no. Certamente no!”

 

 

 

 

 

Note

 

[*] Non ho proprio saputo resistere all’idea di inserire Kreacher! Prima di tutto perché è un personaggio minore di quelli che all’inizio non amavo affatto, mentre mi sono poi ravveduta sul suo conto, fino a considerarlo (quasi) eroico; poi, perché mi sembrava una cosa carina permettere al povero Professor Snape di essere riconosciuto come un Prince, almeno per una volta nella vita! E da chi se non da Kreacher? Anche se qui però il Professore è troppo brillo per accorgersene…

 

[**] Sì lo so che le armature del castello non attaccano a caso chi passa loro davanti, però mi hanno tanto colpito nel settimo libro… a parte l’armatura che Snape usa per difendersi dall’attacco di McGonagall coi coltelli, dimostrando peraltro anche una certa forza fisica (non usa la magia, stavolta!), ma anche nel pezzo in cui Minerva stessa ordina successivamente alle armature di difendere la scuola dall’assedio dei Deatheaters!

 

 

 

Grazie a tutti per aver letto questa fan fiction, è la prima in assoluto che scrivo!

Spero vi sia piaciuta!

In tal caso, fatemelo sapere lasciando un commento, che sarà comunque graditissimo!

 

  
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