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Autore: blackswam    03/08/2014    4 recensioni
Violetta nel mondo delle favole. (?)
Violetta dovrà lottare contro la morte, contro la regina, ma non sarà sola. Lei avrà al suo fianco sette piccoli nanetti, un nobile principe e un cacciatore.
« Ma Biancaneve esiste davvero?»
Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Conosci la favola di Biancaneve?


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«Conosci la favola di Biancaneve?», domandò una voce calma e acuta.
Erano passati parecchi anni che non accarezzava quelle pagine, soffiava su quel libro polveroso mentre un mucchio di muffa e polvere affondava entrando in contatto con l'aria circostante. Non era un odore piacevole, infatti ciò fece storcere il naso ai presenti che espellono il cattivo odore ingerito con una lieve tosse.
« No, ma potresti leggermela?», chiede speranzoso un bambino all'incirca di cinque anni arpionato al braccio di una donna dai folti capelli castani che le ricadevano sulla schiena, aveva gli occhi color caramello, un colorito semplice, ma riuscivano ad incantarti con un incantesimo.
« Certo, siediti.», sorride la mora facendo sedere il bambino dai capelli castano chiaro, e dei grandi occhi verdoni sulle sue gambe mentre lui si agitava contento cercando di afferrare il libro dalle braccia lunghe della ragazza.


C'era una volta in un regno molto lontano una giovane fanciulla di cui il suo nome di battesimo non era ben conosciuto, Violetta era per i familiari, ma per tutta la gente del mondo veniva chiamata con il nomignolo Biancaneve. Aveva dei folti capelli castano scuro, da sembrare quasi neri, occhi marrone chiaro, la pelle bianca come la neve e le labbra sottili e rosse come il sangue. La giovane era dotata di una infinita bellezza, trasmessa dalla madre Maria morta perchè cagionevole di salute. Per mantenere una Biancaneve di soli sette anni il re aveva deciso di risposarsi con una donna di stimata bellezza. Jade, era il suo nome. Con i suoi capelli neri, corti, che gli arrivavano sulle spalle, con i suoi occhi freddi e gelidi, il suo portamento elegante e fiero incantava i giovani cavalieri che le facevano omaggio.
Dopo, però, la prematura morte del re Biancaneve fu lasciata sola, a vivere solitaria in quel castello crescendo diventato una bella donna.
« Violetta, tesoro, potresti smettere di agitarti?», la pregò la donna che l'aveva percorsa per tutto l'isolato.
« Olga, mi conosci, non riesco a stare ferma più del dovuto. Sono uno spirito libero, nata per la natura.», afferma la ragazza alzando le braccia al cielo e respirando l'aria del sole che baciava la sua pelle bianca.
« Non capisco come tu faccia a rimanere così bianca anche sotto questo sole cocente.», sbuffa la governante asciugandosi una goccia di sudore che le attraversava il capo coperto da un panno bianco.
« Quello che davvero che non capisco e come tu faccia a lavorare così duramente. Dovresti riposarti non sei più giovane come un tempo.», dice la mora preoccupata per la donna che l'aveva allevata a cresciuta.
« Hei, non sono poi così vecchia.», sorride di rimando Oga raccogliendo il secchio dei panni sporchi a fatica. Per il troppo peso stava per perdere l'equilibro, ma la presa ferra e resistente della mora era riuscita a farla stare in piedi.
« Visto? Dovresti prenderti cura del tuo corpo. Su lascia fare a me.», dice la ragazza prendendo a fatica raccogliendo tutta la sua forza giovanile. « No, principessa.», dice la donna riprendendo il suo inseguimento.


« Biancaneve, principessa Biancaneve. Benvenuta nella mia osteria.», la saluta un uomo sulla cinquantina raffigurato dai dei occhiali, capelli neri corti, alto e sbilanciato, forse fin troppo.
« Buonasera, signor Roberto.», sorride la mora alzandosi la stoffa del vestito rosa, inchinandosi lievemente. « No, non c'è ne bisogno.», la ferma l'uomo umile.
Roberto era come un secondo padre per lei, l'ascoltava e la sosteneva per ogni sua esigenza. Era il migliore amico di suo padre, e dopo la sua morte, l'aveva accolta fra le sue calde braccia asciugandole le lacrime che solcavano il suo volto. Triste.
« Come vanno le cose con la regina? Ti ha permesso di uscire?», chiese l'uomo rimanendo soltanto adesso della sorpreso dalla inusuale presenza della mora. « Sono scappata.»
« Ancora? Violetta...», dice pronunciando il suo nome di battesimo. Solitamente lo faceva quando doveva rimproverarla. « quante volte ti ho detto di non uscire dal castello senza il suo consenso? Se lo scopre?», chiese preoccupato per l'incolumità della ragazza.
« Roberto, lo so che ti preoccupi per me, ma non c'è ne bisogno.», dice la ragazza dolcemente accarezzandogli una guancia.
« Lo promesso molto tempo fa.», ricordandosi amaramente la morte del suo più caro amico nonché re della città. « Come va con il popolo? Ho sentito che stanno creando una ribellione.»
« Si, i ribelli hanno convito la maggior parte del popolo alla guerra. Non so di preciso quando, ma sarà molto presto e voi in quel momento dovreste scappare.», afferma deciso l'uomo. « Loro non vogliono me. Non mi farebbero del male.»
« Non potreste saperlo. La guerra è dura, cruenta non fatta per voi.», dice l'uomo cercando di portarla alla fuga. « Roberto, non posso. Sono la principessa, il popolo aspetta che io faccia qualcosa e se scappassi penseranno che io sia una traditrice.», dice la mora sottolineando l'ultima parola.
« Sarà, ma io sarò al vostro fianco.», ammette l'uomo sorridendolo benevolo. « Grazie, Roberto.»


« Specchio, specchio delle mie brame. Chi è la più bella del reame?», la regina Jade era solita ripetere questa frase difronte ad uno specchio, piccolo e arrugginito.
« Sei tu, mia regina...», risponde una voce metallica regalando alla donna un sorriso soddisfatto. « ma non durerà per sempre. Un altra donna è assai più bella di te.», dice lo specchio.
« Più bella di me? Chi può essere così sfacciata?», strilla adirata la donna muovendo le mani spaventata e arrabbiata. Aveva sentito molto spesso queste parole e aveva eliminato ogni essere che avrebbe potuto intralciare la sua strada.
Tutte le donne più belle dovevano marcire sottoterra dove la loro bellezza si sarebbe conservata per sempre. « Il suo nome è Violetta comunemente chiamata Biancaneve. »
« Biancaneve?», dice la donna sbalordita. Quella bambina bruttina, sporca, magrolina era più bella di lei? « Biancaneve, eh...», nella sua mente balenava la parola MORTE.
Un' altra vittima per la sua collezione, pensa annotandosi il nome della ragazza sul suo libro nero.
Le sue lunghe unghia rosse si strofinavano con la copertina del libro facendo un rumore assordante che ti faceva venire i brividi. « Biancaneve= Morte.»
« Olga! Olga!», strilla forte Jade. « Eccomi, mia signora.», corre con il fiatone la donna alzandosi di poco il vestito lungo per non cadere.
« Chiamami il cacciatore.», e senza dire una parola si dilegua lasciando sola la povera donna che si accascia a terra esausta.


Era per più di mezz'ora che vagava per il regno, in incognito, mascherandosi con uno 'stupido' cappuccio nero che proseguiva fin sotto le gambe per nasconderne il vestito.
Non era sicuro camminare tra il popolo, alcuni avrebbero parlato e in un modo nell'altro sarebbe arrivato alle orecchie della regina.
Stringendosi saldamente il capello, abbassando la testa, si incammina verso il palazzo nascondendosi dai visi felici e innocui della gente.
Dopo aver attraversato il vialetto e il lungo giardinetto di rose chiude alle sue spalle la piccola porticina che faceva di intralcio tra il palazzo e la strada.
« Sono salva.», sussurra piana accasciandosi con le gambe a terra. « Sembra tutto tranquillo qui.», nota la mora togliendosi finalmente il cappuccio rivelando i suoi profondi occhi caramello.
« Questo perchè la regina è fuori per una commissione.», rivela una voce alle sue spalle con una nota di sarcasmo. « Eh? Voi chi siete?»
« Mmmh, chi sono? Il cacciatore così mi chiamano. E voi?», chiede premurosamente porgendole la mano aiutandola ad alzarsi. « Biancaneve così mi chiamano.»
« Piacere Biancaneve.», dice sorridendo l'uomo. « Piacere, cacciatore.», dice la mora ricambiando il sorriso.
« Come mai in questo palazzo? Siete la cameriera della regina?», chiese l'uomo osservando gli abiti sporchi e malridotti della ragazza. « Ah, si. Non badate ai miei abiti.», dice mentendo e sorridendo falsamente.
« Anche io sono stata chiamato dalla regina. Non si rivolge quasi mai a me, o almeno non vuole mai vedermi di persona.», ammette il cacciatore incuriosito dalla faccenda.« Deve essere divertente.»
« Cosa?», chiede l'uomo. « Fare il cacciatore.», dice la mora guardando ammirata le frecce alla sua schiena.
« No, credimi. Se mi vedresti all'opera mi odieresti.», dice il moro inginocchiandosi con le mani sulle gambe. « Sarà.»
« Ditemi.», incomincia il ragazzo. « Come mai una cameriera, soprattutto quella della regina dovrebbe sgattaiolare così furtivamente.»
Allora mi ha vista?, pensa la mora sorridendo nervosa.
« Non amo molto che le persone mi fissino, e poi sono amante dello spionaggio.», dice Violetta incrociando le mani e appoggiando la schiena sul muretto.« Sarà.», la canzonò il moro.
« Va bene, ho giocato abbastanza per oggi.», sospira la mora spolverandosi il vestito. « Ve ne andate di già? Non mi dite che la mia compagnia vi annoia.», chiese lui nascondendo l'ironia nella sue parole.
« Devo tornare a compiere le mie faccende. Non voglio essere licenziata.», inventa noncurante alzando le spalle e dirigendosi verso l'apertura del cancello. « Vi rivedrò? », domanda il cacciatore.
« E chi lo sa...», sorride Violetta voltandosi verso di lui.


« Violetta!», urla a non poca distanza Olga. « Olga, eccomi, mi stavi cercando?», chiese la mora cambiatosi d'abito e sfilato il capottino.
« La regina ti sta cercando.», rivela la donna preoccupata stringendole le mani. « Vuole solo ricevermi non sarà mica la fine del mondo.»
« Invece si. Il solo fatto che voglia riceverti è strano.», disse la donna con le lacrime agli occhi. « Non piangere andrà tutto bene.», la rincuora la mora asciugandole una lacrime con la manica del vestito.
Violetta anch'essa era spaventata e intimorita, ma lei un giorno sarebbe stata la regina e non poteva mostrarsi più debole dei suoi sudditi. Suo padre gli aveva trasmesso l'amore per il suo popolo, la fatica di un peso così grande sulle spalle e di non mostrarsi mai indifesi altrimenti sei considerato un fallito.
A passo svelto e calcolato la mora si dirige verso il portone nero, bussa per circa tra volte chiedendo espressamente di entrare.
« Avanti Biancaneve.», incita la donna. « Accomodati.», continua la donna indicandole la poltrona.
« Volevate vedermi, madre.», l'unico appellativo che gli faceva ancora usare. « Si, cara ho preso una decisione.»
« Decisione? Su quale questione, se mi è permesso saperlo.», chiede Violetta incuriosita dal suo tono calmo e dolce. « Ormai hai ventidue anni. Presto cercherai marito, figli e diventerai presto una regina. Non posso tenerti più rinchiusa qui, oggi se vuoi puoi uscire e andare nel tuo adorato bosco.»
« Dite sul serio madre?», domanda la mora strafelice. « Si.»
« Oh, grazie. Tornerò al più presto.», dice la mora correndo di gran corso verso il suddetto bosco. « Sciocca, ti fai ingannare troppo facilmente.», sorride la donna battendo le dite delle mani sul manico della sedia.


La mora si lasciava andare alla pazzia soltanto per poche occasioni. Per la musica, i dolci e il bosco. Era l'ultimo luogo dove aveva visto il padre, era il loro posto segreto dove rimanevano a giocare per tutta la giornata.
Pertanto non le importava se nella corsa si scontrava con i rami degli alberi, se prendeva una scheggia, se aveva i capelli ricoperti di foglie oppure delle sue ginocchia sbucciate per le cadute causate dalla sua sbadataggine.
« Oh... Ahia.», strilla mentre cade con il viso sulle foglie sparse sul terreno. « Non poteva essere caduta migliore.», sospira sorridendo portandosi la mano sul naso dolente.
« Siete sempre così maldestra oppure lo fate apposta?», chiese una voce ironica.
La ragazza si volta verso quella voce sonora notando un ragazzo dai capelli castano, corti, e occhi verdoni. Aveva la schiena appoggiata ad un albero mentre le gambe era incrociate formando una sorta di X.
« E voi siete sempre così scortese?», alzandosi stizzita stringendo le mani. « Su non vi arrabbiate volevo solo chiacchierare. »
« Non ho bisogno delle tue parole. Scemo.», dice facendogli la linguaccia e dandogli le spalle con le braccia incrociate. Il ragazzo alle sue spalle aveva spento il suo sorriso radioso e aveva afferrato la lama tagliente sul suo fodero destro.
« Uccidi Biancaneve.», ecco perchè la regina l'aveva convocato. Non avrebbe potuto nemmeno opporsi oppure fingere.« Come prova della sua morte dammi il suo cuore. », ma per la prima volta si sentiva debole e indifeso difronte alla sua preda.
Era così bella arrabbiata, e vederla sorridere con le sue guanciotte rosse la rendeva ancora più affascinante. La voglia di gettare il pugno sul terreno pianeggiante, mandare al diavolo la regina e il mondo intero, avrebbe voluto abbracciarla e tempestare quel suo collo bianco pallido con i suoi caldi baci.
Era il momento giusto, lo sapeva. Però qualche forza dentro di se non riusciva a farlo muovere. La mente diceva di ucciderla così da adempire a quel compito velocemente, ma il suo cuore non era favorevole.
Non ho altra scelta, pensa il moro avvicinandosi alla mora.
« Biancaneve.», pronuncia il suo nome sofferente quasi strozzato. « Cacciatore, qualcosa non va?»
« Non avete più tempo dovete scappare.», dice il moro prendendola per il braccio. « Scappare, ma dove e soprattutto perchè?»
« La regina vi vuole morta e a mandato me per questo.», confessa il cacciatore addolorato. « La regina? La signora Madre?»
« Non avete tempo scappate nella foresta, adesso!», dopo aver sussurrato: Che la fortuna vi assista la mora corre veloce verso la foresta finchè di lei non ci fu più traccia.


« Maxi, guarda una ragazza.», dice un piccolo bambinetto avvicinandosi alla ragazza. « Sembra svenuta, tu che dici è morta?»
« Eh io che ne so stupido?», sospira il ragazzo. « Brodway, qualche idea.», chiede rivolgendosi al nanetto con il capello a punta.
« Non lo so. Portiamola dentro.», afferma deciso portandosi il dito sulle labbra. « Gregorio, vieni aiutami.»
« Veditela da solo, non voglio averci nulla a che fare.», dice deciso l'ometto. « Su smettila di fare il brontolone.», dice Marco il nanetto più cucciolotto.
« E' davvero bella non trovate?», sostiene l'altro nano. « Thomas ha ragione. Ha la pelle così morbida è bianca.», sostiene un altro nano con la maglietta su scritto: Alla pazzia non c'è mai fine.
« Andres non è il momento per questo stupidaggini.», sostiene l'ultimo nano nonchè il più saggio dei presenti. « Come vuole signor Federico.», lo scherni Gregorio entrando stizzito dentro la propria dimora mentre i suoi ex-compagni di avventura trasportavano la donna sul suo letto uniti con altri due visto perchè era troppo piccoli.
« Tze.», sbuffa Gregorio notando anch'esso la bellezza della donna, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo. « Non è sicuro tenerla qui. E' se è una serva della regina? », strilla Gregorio spiegando la sua ipotesi.
« No, sarebbe impossibile.», commenta Thomas accarezzando il volto della ragazza. « Non vedi il suo viso spaventato?!», sottolinea Marco.
Rimasero parecchie ore ad osservare il viso dormiente della ragazza che non accennava a svegliarsi. Spesso si lasciava abbandonare a piccoli lamenti causati da un brutto incubo.
'Mamma, papà vi prego aiutatemi. Non voglio rimanere da sola.', queste erano le parole che balenavano la sua mente.
Una figura oscura si avvicina al corpo della ragazza in lacrime, inginocchiata, due mani uscirono da quella nebbia oscura scatenando in terrore in quei occhi caramello. ' No, salvatemi. Cacciatore salvami!', poi il buio mentre un grido circonda la stanza.
I nani accorrono attorno alla ragazza preoccupati e ansiosi. Il suo viso non aveva lasciato la sua espressione terrorizzata.
« Dove sono?», domanda la ragazza sussurrando al vento. « Chi siete voi? Bambini? », chiese la ragazza rivolgendosi ai nanetti.
« Tze, lo sapevo. Una brutta donna persino maleducata.», la schernì Gregorio offeso. « Sùsù Gregorio non sarà mica la prima volta che ci chiamano così.» ammette Andres.
« Scusate la mia scortesia, ma cosa siete?», domanda Violetta alzandosi le coperte al petto. « Siamo soltanto sette piccoli nanetti.», dice sorridendo Thomas.
« Sette?», dice la mora iniziando a contarli constatando che il numero era minore. « Brako è a prendere gli ultimi lavori in miniera.»
« Potresti dirci chi sei?», chiede senza brucia pelo Gregorio dal quale fuoriuscì un lamento a causa di una gomitata sulle costole da parte di Federico. « Scusate Gregorio brontolone, mi presento sono Federico il saggio al vostro servizio.», si presenta inchinandosi alla visione della ragazza.
« Non preoccuparti è una richiesta logica.», ammette la mora. « Il mio nome è Violetta, ma tutti mi chiamano Biancaneve.», rivela sentendo di potersi fidare di quelle piccole creature.
« Hei Maxi, ma Biancaneve non è il nome della principessa.», bisbiglia ad alta voce Brodway nell'orecchio del ragazzo. « Pensi che non ti abbia sentito?», lo schernì scherzoso Maxi.
« Non si sbaglia.», sospira la mora socchiudendo gli occhi. « Perchè mai principessa lei è qui?», domanda Marco portandosi il dito sulle labbra dubbioso e sedendosi accanto alla mora sull'angolo del letto.
« Come sei carino.», sostiene la mora stringendolo sul petto baciandogli la testa. « Ehm.. g-grazie.», balbetta Marco con fare cuccioloso.
« E' sempre lui a conquistare le belle donne, mi chiedo come mai?», si chiese Thomas infastidito. « Si, ma non è il momento per questo sciocchezze.», ribatte furioso Gregorio.
« Gregorio, a mio malincuore, ha ragione. Principessa perchè siete qui?», domanda Federico guardando nei occhi la ragazza con i suoi occhi marrone intenso. « La regina mi vuole morta.», afferma la ragazza portandosi il viso sulle ginocchia trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire. « Perchè?», domanda preoccupato Andres.
« Non so. E' tutto il tempo che cerco di trovare una valida ragione, ma non c'è ne.», sospira la ragazza asciugandosi l'unica lacrima che aveva permesso di uscire.
« Come sei riuscita a scappare?», chiese Maxi incuriosito dalla sua storia. A pochi passi Gregorio ascoltava la storia fingendo di non ascoltare. « Il cacciatore, colui che avrebbe dovuto uccidermi mi ha salvata.», rispose Violetta preoccupata per la sorte del giovane del quale non conosceva nemmeno il nome.
« Okay è deciso!», esclama Federico facendo voltare tutti verso di lui. « Starai con noi fin quando questa storia non verrà dimenticata, ma dovrai servirci, prepararci il pranzo, fare le faccende domestiche. Questo è il prezzo dell'alloggio.»
« Alloggio? Non ho accettato una cosa del genere!», urla Gregorio, ma ormai nessuno lo stava ascoltando e sospirando si ritira in cucina con il palmo della mano sulla sua guancia e un lieve broncio sul quel volto brontolone.


« Specchio, specchio delle mie brame chi è la più bella del reame.», chiese nuovamente la regina sorridendo soddisfatta stringendo saldamente il cuore della fanciulla, un tempo sua figlioccia, ormai morta.
« Rimango sempre fedele a ciò che ho detto in passato. C'è una fanciulla più bella di voi e il suo nome è Biancaneve.», afferma lo specchio. « E' impossibile. Biancaneve è morta!», esclama la donna innervosita.
« No, invece è viva. Ha trovato rifugio nel bosco, dentro la casa di sette piccoli nanetti. Sei stata ingannata, mia regina.», dice lo specchio. « Mostrami il cacciatore. », ordina la regina mentre lo specchio mostrava l'uomo che si dirigeva verso il bosco.
« Sta andando da lei. Lui mi porterà da lei.», conferma a se stessa ghignando.
A passo svelto si dirige verso il suo banco. Allunga le braccia afferrando una mela, vista dall'esterno poteva sembrare innocua, ma al suo interno era ricoperta da un forte veleno. Un incantesimo oscuro dal quale nessuno potrà mai risvegliarsi se non un bacio del vero amore.
« Di questo non c'è di che preoccuparsi.», sostiene la donna. Nei ultimi anni Biancaneve aveva vissuto soltanto in quelle quattro mura, nessun ragazzo aveva fatto la sua conoscenza.
« Se non il cacciatore.», ricorda la donna. « Non appena diventerà un problema lo eliminerò con la mie stesse mani.», sorride la donna calpestando un pezzetto di ossa caduto sul pavimento.


Erano passate settimane dall'arrivo di Violetta nella casetta dei nani.
Come tutte le mattine era solita fare il bucato, preparare la colazione, stava seduta sulla sedia ad osservare il cibo bollire nel pentolone. Nella sua mente la ragazza ringraziava Olga per averle insegnato a vivere e a cavarsela da sola.
« Biancaneve è pronta la colazione?», urla dal piano di sopra Brako il quale aveva fatto la conoscenza della ragazza. « Si, correte a lavarvi le mani.»
I sette nanetti dove essersi lavati le mani scendo le scale a gran velocità inciampando nei loro stessi piedi.
« Potreste stare più attenti?», strilla Gregorio con il viso schiacciato al pavimento. « Concordo.», gli diede manforte Maxi trovandosi il sedere di Brako sul suo viso.
« Ragazzi muovetevi altrimenti si raffredda.», dice la mora con premura. « Oh, no arriviamo.», strillano i sei nanetti seguito da un 'tze' di Gregorio.
« Vado a raccogliere fiori e vi prego non azzuffatevi.», prega la mora scherzosa. « Okay, ma torna presto.», gli chiede Andres.
La mora trovandosi sul lungo terreno lascia che le sue gambe cedano alla stanchezza e con un sorriso sulle labbra inizia a raccogliere i fiori seminati sul terreno. Stanca, si incammina verso un laghetto specchiandosi su di esso osservandosi.
Aveva il viso stanco, sporco come i capelli. Con l'acqua cerca di lavarsi, ringraziando quella gocce d'acqua che riuscivano a farla stare meglio. Però un altro volta sopraggiunge a quello della mora che fa sobbalzare la ragazza.
« Diego? Sei tu?», domanda la mora. Diego non era altro che un suo vecchio amico d'infanzia conosciuto grazie ad una vecchia amicizia dei loro genitori. Era il principe di un regno non poco lontano da lui. Probabilmente è qui per cercare moglie. « Come mai sei qui?», chiese la ragazza.
« Tu che cosa ci fai qui? Mi hanno detto che eri morta nella foresta.», afferma il moro guardando sbalordito la ragazza abbracciandola stretta. « Non sai quanto sono stato in pena.»
« Mi spiace di averti fatto preoccupare.», dice Violetta arrossendo mentre il suo cuore batteva forte nel petto. « Non capisco. Che cosa ci fai qui?»
« E' una storia lunga.», il ragazzo alza le spalle sedendosi su un pezzo di legno. « Ho tutto il tempo del mondo.»


Era tutto il giorno che rimuginava sulla questione e finalmente aveva preso la sua decisione. Avrebbe voluto rivederla, e allo stesso tempo sarebbe scappato dalla regina. Non sarebbe rimasto li, sperando che non scoprisse la verità e così farsi uccidere così facilmente. Non era un codardo, ma era intelligente e senza il suo cervello non sarebbe riuscito a sopravvivere fin'ora. Aveva permesso alla ragazza di scappare, ma aveva bisogno di un cuore da dare in dono alla regina. Un cinghiale passava dalle sue parti. Un idea balenò nella sua mente: Non noterà la differenza.
Con ancora questa illusione nella mente correva a perdifiato in direzione del bosco.
Il fiato a mille, l'aria che passa dalla bocca e trasportata ai polmoni, il petto che ispirava ed espirava velocemente. Aveva bisogno di un riparo notando le nuvole nere che circondavano il cielo. Da lontano di scorgeva una piccola capanna di legno ricoperto di paglia. Il camino era acceso, quindi qualcuno vi ci abitava dentro.
« Permesso. Sono un cacciatore vorrei cercare un po' di ospitalità.», dice bussando con l'indice rintoccando tre volte. « Cacciatore? Siete voi?», chiese una voce ben nota dietro la porta.
« Biancaneve?», domanda meravigliato soprattutto quando la ragazza aveva aperto la porta confermando il suo pensiero. « Sono così felice di rivedervi.», esclama contento entrando nella casa alzandola in aria e facendola volare.
« Ehm... cacciatore anche io sono contenta di rivedervi, ma...», inizia imbarazzata interrotta dalla voci dei nani e del principe Diego. « Scusami tu chi sei?»
« Lui è il cacciatore. Mi ha salvato la vita.», sorride la mora caritatevole verso il ragazzo. Non sapeva perchè, ma era davvero contenta di rivederlo. « Tze, che cosa ci fa qui?», domanda Diego parecchio annoiato.
« Sto scappando dalla regina.», nascondendo il motivo principale. Rivedere Biancaneve. « Vuole ucciderti?» , chiede preoccupata Violetta.
« No, o almeno non ancora.», sospira il moro. « Biancaneve per quale motivo vi trovate in questo luogo?»
« E' qui che vivo adesso. I nani mi hanno dato rifugio e mi stanno aiutando tutt'ora.», sorride la mora.
« E lui? Nano anche lui?», chiede scherzoso il cacciatore. « Certo che no. Sono il principe Diego.»
« Uh, scusami nobile principe.», afferma usando lo stesso tono derisorio il moro. « Sù adesso al lavoro. E già che vi sei tu ci aiuterai cacciatore.», disse Thomas spingendolo per il braccio mentre Brodoway prendeva l'altro dirigendosi verso la miniera.
« Biancaneve stai attenta.», raccomanda Marco prima di andarsene.


Jade era rimasta nascosta dietro l'albero per tutta la durata della conversazione. Lei doveva essere sola. Dopo essersi sistemata il cappuccio, posizione novanta gradi, un bastone di legno, appoggia il cesto sul gomito e barcollante si dirige verso la casa dove la bella Violetta stava spazzando all'interno.
« Signorina, mi scusi mi sono persa potrebbe indicarmi la strada?», finge la vecchietta attirando l'attenzione della mora. « Mi scusi non sono molto pratica, ma dove dovrebbe andare?», chiese premurosa la ragazza.
« Verso il paese.», dice la vecchietta. « Oh, allora dovrebbe andare da quella parte sempre diritto. Non può sbagliare.»
« Che graziosa fanciulla, per ringraziarti ti darò in dono questa mela rossa.», dice alzando l'oggetto in questione che entra il contatto con la luce illuminandola quasi. « Voi siete molto gentile, ma non posso accettare.»
« Vi prego è l'unica cosa che ho da offrirvi. E' il dono per il favore.», dice la vecchietta sorridendo radiosa. « Se mi dite così allora va bene.», sorride Violetta.
« Perchè non le date un morso? Vorrei sapere la vostra opinione.», sostiene l'anzianotta. « Oh si, certo.», annuisce la ragazza avvicinandosi il frutto alle labbra.
Un solo morso avrebbe cambiato drasticamente la sua vita. Soltanto immagazzinando un pezzo di quel frutto dentro il suo corpo la sua forza vitale si sarebbe spenta, per sempre. O quasi.
Violetta da un piccolo morso alla mela, ma non appena il pezzetto attraversa la gola il veleno ormai fluiva dentro le vene, nel suo sangue e l'unica cosa che vide prima di chiudere gli occhi, per un periodo indeterminato fu il volto soddisfatto della regina. « Perchè madre? Perchè?», pensò prima di abbandonarsi a un sonno profondo.


Lo scrosciare della pioggia picchiettava sulle pesanti pietre dove i giovani nani stavano lavorando. Il sudore brandiva il loro visi, ma il volto era sempre sorridente. Scoprire nuove magnificenze li gratificava e soddisfava il loro duro lavoro.
« Non avete ancora finito?», chiede scocciato il cacciatore desideroso di tornare dalla sua bella. Erano giorni che non era riuscita a vederla e adesso che ne aveva la possibilità era stato separato da lei facilmente. « Quasi.», risponde Federico.
« Voi uomini adulti siete così noiosi.», afferma Gregorio asciugandosi l'ennesimo goccia di sudore. « Hei, parla per lui.», dice stizzito Diego indicando il ragazzo.
« Fuori diluvia.», afferma il cacciatore avvicinandosi alla fine della grotta e accarezzandosi le braccia per non sentire freddo. « Che c'è signor cacciatore ti spaventa un po di pioggia?», chiese scherzosamente il principe.
Si odiavano, punto. E gli sguardi fulminanti che si mandavano non facevano che confermare la cosa.
« Su ragazzi non è il momento di litigare.», interviene Federico. « Torniamo a casa. »
I ragazzi sospirano allontanandosi l'uno dall'altro. I nani si erano messi al centro per distanziarli il più possibile. Ansiosi e emozionati di ritornare a casa per gustarsi la cena di Biancaneve incominciano a danzare intonando una vecchia canzone d'infanzia.
Pressopoco però quell'allegria svanì nel momento stesso in cui i sette nani, e i due uomini osservava il corpo, ormai, senza vita della principessa.
« Come è potuto succedere?», chiede il cacciatore arrabbiato con se stesso per averla lasciata andare, un altra volta. « E' stata la regina. », piagnucola Marco asciugandosi gli occhietti ricolmi di lacrime.
« No, non può passarla liscia.», strilla arrabbiato il principe stringendo forte i pugni. « Non possiamo farci niente è troppo potente.», dice Brako versando anch'esso calde lacrime.
Nessuno era rimasto impassibile alla sua morte, persino Gregorio aveva il viso pallido e gli occhi lucidi anche se cercava di essere forte e mostrarsi differente. Nemmeno le parole lo avrebbero salvato perchè il suo aspetto lo tradiva.
« Dobbiamo seppellirla, creargli una bara.», dice Maxi piangendo sulla spalla di Brodway. « Ci penso io. », sussurra Federico con la voce rotta dal pianto.
Dopo aver aggiunto i fiori sulla bara di vetro i sette nani e il principe si inginocchiano innanzi ad esso pregando e piangendo disperatamente. Il cacciatore era rimasto in disparte l'unico partecipe del suo dolore. Dalla sua posizione seduto nota sul pavimento un foglio ingiallito e delle parole incise sopra.
« Incantesimo- Mela avvelenata- Bacio del vero amore.», pronuncia abbastanza forte da farsi sentire dai presenti. « Bacio del vero amore? Cosa vai blaterando?», domanda Diego.
« Diego prova a baciarla, ne sei innamorato no?», chiese a malincuore il cacciatore. « Si, ma... hai ragione meglio tentare.»
Tutti si riuniscono attorno alla bara con un groppo alla gola.
Dopo aver alzato il coperchio trasparente accarezza i folti capelli della ragazza, lentamente si abbassa al suo viso facendo incontrare delicatamente le loro labbra.
Nulla. E' finita?
« Spostati, fammi tentare.», sospira il cacciatore. « Ti amo, mia bella Biancaneve.», sussurra prima di baciarle le sue rosse labbra.
Il viso della mora però non accennava a muoversi. Era tutto perduto, ormai.
« Davvero cacciatore?», chiese una voce melodiosa, ma sforzata. « Biancaneve, siete viva?», strilla il moro abbracciandola e baciandole la nuca.
« Non vi lascerò mai più, mai.», bisbiglia dentro il suo orecchio all'estremità del collo. « Non lo permetterò, vi seguirò fino in capo al mondo, mio bel cacciatore.»
« Leon, non cacciatore.», dice il ragazzo sorridendo. « Violetta, chiamatemi Violetta. », sorride la ragazza.
Una voce interrompe il momento magico dei due giovani.
« Scusate piccioncini, ma non abbiamo ancora finito qui.», dice divertito e imbarazzato Federico mentre Diego guardava la scena alle sue spalle addolorato, ma rincuorato.
'Almeno è salva...', e questo gli bastava.


« Devo tornare a palazzo.», esclama la mora riunita intorno a una tavola rettangolare. « Stupida vuoi essere uccisa ancora.», l'ammonisce Leon sbattendo i palmi della mani sul tavolo.
« Il popolo è in ribellione. La regina li ucciderà se non farò qualcosa.», afferma Violetta ben conscia dei poteri della donna. « Sono la loro principessa e mio dovere.»
« Però perchè devi sacrificarti. Lei ti ucciderà.», continua il moro. « Se è per il mio popolo allora sono felice.»
« Non posso lasciarti andare. Non voglio perderti.», dice il moro afferrandole la mano. « Non mi perderai.», dice la mora accarezzandogli il volto e baciandogli le labbra.
« Ti accompagno!», esclama deciso il ragazzo. « Non ho altra scelta, vero?», il ragazzo nega con la testa sorridendo.
« Voi non andrete da nessuna parte, senza di noi.», affermano i sette nani e il principe contemporaneamente. « Su, in marcia.», sospira la ragazza.
Violetta non riconosceva quasi più la propria casa dove aveva vissuto per parecchi anni. Soltanto la voce degli abitanti che cercavano di entrare, urlando parole di odio, vendetta l'aveva fatta avvicinare al suddetto luogo.
« Seguitemi, conosco un scorciatoia.», dice la mora facendo segno di seguirla.
Dopo aver attraversato un lungo e infinito sotterraneo si ritrovano dentro una stanza, chiusa per giunta.
« Dove siamo?», chiese Diego. « Nella stanza della regina.»
Il rumore dei passi che rintoccavano sul pavimento costringono al gruppo a nascondersi. La regina Jade, con il volto soddisfatto, si dirige verso lo specchio nero.
« Specchio, specchio delle mie brame. Chi è la più bella del reame?»
« Mi dispiace, ma non siete voi mia regina. Biancaneve è sopravvissuta al vostro incantesimo, grazie a un bacio del vero amore.», afferma la voce dello specchio.
« Sopravvissuta? E' stato quel cacciatore, sapevo che dovevo liberarmi di lui.», strilla adirata la regina. « Mostrami dov'è Biancaneve.», ordina la donna.
« Non scomodarti sono già qui.», dice la mora uscendo dal suo nascondiglio al suo fianco il bel cacciatore. « Eccovi qui, la mia coppia preferita. Così potrò eliminarvi insieme.», sorride maligna la donna.
« Regina, sai un tempo come si uccidevano le streghe?», incomincia il moro. « Bruciate sul rogo.», dopo aver accesso una candelina e averla attaccato al suo arco scaglia la freccia contro la donna.
« Stolto cacciatore. Io sono immortale, nessun lama può scalfirmi, neppure il tuo misero fuoco.», e con il solo pollice e indice spegne il fuoco sulla candelina. « Adesso mi avete fatto arrabbiare.», dice mentre un potere verdastro la circondava.
« Non può essere immortale. Ci deve essere qualcosa di cui a paura.», pensa il cacciatore coprendosi con lo scudo di Diego che insieme ai nani lo stavano aiutando.
Scaglia l'ennesima freccia, mancata, che si scaglia contro il muro toccando lo specchio che stava per cadere sul pavimento.
« No, lo specchio!», esclama la donna spaventata. « Ma certo lo specchio.», sussurra mirando questa volta all'oggetto.
« No, non te lo permetterò. », strilla la regina. « Troppo tardi.», la freccia scagliata si dirige veloce verso la sua preda frantumandola.
Il grido della regina attraversa tutta la stanza, poi il silenzio.
« C'è l'hai fatta. E' morta.», dice Violetta abbracciandolo forte. « La regina cattiva è stata sconfitta.», pronunciavano in coro i sette nanetti.
« E' finita, per sempre.»



« Biancaneve poi venne incoronata regina aiutando i poveri affamati e creando la quiete nel paese. Sposò il cacciatore creando con lui una numerosa famiglia assistita da Olga e Roberto mentre il principe Diego governava il suo regno con la sua regina. I nanetti continuavano a vivere nel bosco e di tanto in tanto andavano a trovare la ragazza. La vita della bella Violetta era cambiata, non era più sola e avrebbe vissuto per sempre felice e contenta con il suo cacciatore.», termina la ragazza chiudendo il libro.
Sorride notando il bambino che dormiva sul suo braccio e con delicatezza lo porta nella sua stanza sdraiandolo sul lettino.
« Sogni d'oro, bambino mio.», dice dandogli un bacio sulla fronte. « Mamma?», la richiama il bambino.
« Si?», domanda la donna. « Ma Biancaneve esiste davvero?»
« Tu ci credi?», chiese la mora. Il bambino annuisce. « Allora, si.»
Il bambino contento si riaddormenta mentre la mora sorridendo richiude la porta.
Ritorna in cucina portandosi una mano sul collo indolenzito. Sulla tavola una mela rossa era depositata sul tavolo.
« Ciò che è leggenda rimane una leggenda.», sorride notando la parte mangiucchiata.










Nota autrice: Violetta ambientata nel mondo delle favole.
Forse alcuni non riusciranno a capire questo cambio di scena, quindi ve lo spiegherò passo dopo passo. La storia non è del tutto uguale alla favola, ma sviluppata a modo mio. Il personaggio del primo paragrafo è una donna, la protagonista, che racconta la sua storia trascritta in un vecchio libro di favole scritto da una sua vecchia amica.
Spero di essere stata chiara e di non avervi annoiati.
Alla prossima, forse con il nuovo capitolo della mia storia. ° incrocia le dita°
  
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