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Autore: Kirathewolf    04/08/2014    3 recensioni
Inuyasha è sempre stato indeciso tra Kikyo e Kagome. C'è da una parte l'amore platonico e dall'altra l'amore che lo rende vivo, eppure scegliere sembra così impossibile.
Forse scegliere è la cosa più difficile da fare nella vita perché nessuno può prendere due strade contemporaneamente, ed anche Inuyasha ne è consapevole.
In occasione dell'ennesimo litigio avvenuto con Kagome, il mezzo demone si ritroverà a fare un'intensa riflessione, cercando faticosamente di leggere dentro se stesso.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Inuyasha era una sera come tante quella, o forse no. Non lo era perché attorno al fuoco c’erano tutti fuorché lei, la sua Kagome. E la sua momentanea assenza stavolta si sentiva più forte del solito.
Mia? Razza di idiota, ma se avete litigato di nuovo! si disse lui mentalmente, mulinando per aria la mano chiusa a pugno.
“Che hai Inuyasha? Ti vedo un po’ scuro in volto …” disse Shippo, avvicinandosi con cautela. Ovviamente il piccoletto sapeva benissimo a cosa stava pensando Inuyasha, ma voleva averne una conferma a voce alta dal diretto interessato. E non solo lui, infatti Miroku e Sango gli lanciavano ogni tanto delle occhiate penetranti. L’unica che se ne stava veramente buona era Kirara, la quale si limitava a sonnecchiare tranquilla.
“Niente” rispose bruscamente il mezzo demone, distogliendo lo sguardo “Vado a fare un giro di perlustrazione, invece di starmene qui con le mani in mano” continuò stizzito. Si alzò in fretta e scappò prima che potesse sentire da loro un’altra parola. Corse per un po’ e la piacevole sensazione dell’erba umida che scorreva velocemente sotto i piedi, gli fece acquietare l’animo. Ad un certo punto scorse un albero parecchio alto, ma non di così facile scalata.
Meglio così, almeno nessuno verrà a disturbarmi, pensò subito Inuyasha.
Con un balzo saltò agilmente da un ramo a un altro per arrivare alla cima. Una volta raggiunta la parte più alta dell’albero, si accucciò su un ramo spesso e nascosto grazie alla rigogliosa piantagione. Si distese nella sua solita posizione, lasciando penzolare un piede nel vuoto ed i capelli lunghissimi che si agitavano al vento. Inuyasha annusò l’aria con la speranza di sentire l’odore di Kagome , ma nulla. Allora fece un sospiro e alzò gli occhi per scrutare il cielo. A Kagome piaceva  guardare le stelle assieme a lui, ma quella sera senza la sua presenza anche il firmamento sembrava meno acceso del solito: più spento, più oscuro.
Avevano litigato perché anche stavolta lui non voleva che Kagome tornasse a casa per qualche stupido esame, come lo chiamava lei. Da quando però era diventato così egoista? Tante volte si era ripetuto che a casa sua Kagome era al sicuro, non correva pericoli di nessun genere. Eppure qualcosa nasceva dentro di lui nell’immaginarla senza la sua compagnia, senza la sua protezione. Ogni volta si chiedeva cosa stesse facendo o a chi stesse pensando, e dormire sembrava l’unica occasione per non assillarsi. Ma l’altra notte lei era venuta a trovarlo anche in sogno, e la sua immagine si era fastidiosamente sovrapposta a quella di Kikyo. Kikyo …
Inuyasha si sentiva struggere al solo pronunciare quel nome che gli faceva tornare alla mente ricordi sepolti da troppo tempo. Il volto di Kikyo era come quello della luna: un etereo corpo circondato da un’aurea impenetrabile e mistica.  All’inizio neppure lui riusciva a comprenderla, ma per certi aspetti erano molto simili. Infatti Kikyo sopportava una responsabilità da non potersi definire propriamente una donna comune, perciò la sua costante compagna era la solitudine. Ma poco a poco lui era riuscito a far breccia in quella sua barriera costruita con tanta premura. Ricordava che le prime volte si limitava a seguirla di nascosto tra gli alberi, anche se Kikyo sapeva sempre dove si trovava. E poi si erano avvicinati: l’alba e il tramonto non erano più uno spettacolo da contemplare in solitudine, il mondo non appariva più un punto interrogativo insormontabile. Kikyo per lui era il primo e unico vero amore, eppure da quando c’era Kagome le cose erano iniziate a cambiare. Inuyasha si era accorto di ciò dopo aver smesso di sovrapporre l’immagine della sacerdotessa e della sua reincarnazione. All’inizio gli era risultato difficile, perché Kagome aveva dei capelli neri e lisci come la seta proprio come Kikyo e per di più un viso e un corpo troppo simile al suo. Gli faceva male vedere Kagome e pensare a Kikyo, perché in fin dei conti non erano la stessa cosa. A pensarci bene, Kagome aveva una luce diversa che le accendeva gli occhi e le permetteva di separarsi nettamente dalla figura della sacerdotessa vera e propria. Infatti essi brillavano di una luce giovane e allegra, contagiosa come poche. Erano di un comune marrone i suoi occhi, ma quando lo guardavano parevano arcobaleni in tutta la loro estrema espressività. Erano occhi che lo cercavano impazientemente, che lo divoravano, che piangevano quando lui si feriva nelle battaglie. Anche Kikyo aveva il solito colore d’occhi, ma i suoi riflettendoci gli erano parsi sempre gli stessi, così calmi e ponderati persino nelle situazioni più emotive.  Quello sguardo era stato sempre un po’ troppo illeggibile persino per lui, così algido, così apparentemente forte. Eppure Inuyasha si era innamorato lo stesso di quegli occhi, di quella espressione che riusciva a tranquillizzarlo e a farlo sentire meno solo. Si era innamorato del suo volto dai tratti fini, ma decisi, della sua voce che gli diceva “Inuyasha non ti nascondere là dietro, lo so che ci sei”. Lo affascinavano le sue lunghe vesti che frusciavano al vento, quel ticchettio del legno dell’arco, i suoi lunghi capelli che ogni tanto scioglieva dai nastri facendoli ricadere fluttuanti sui fianchi. Erano così belli e luminosi, e profumavano terribilmente di lei. Era il suo un profumo di purezza, di divino e inebriante nettare … un odore inconfondibile che aveva anche Kagome.
“Inuyasha, vorrei farti capire una volta per tutte che io non sono Kikyo. Detesto vivere dell’immagine di un’altra donna, sai quanto mi ferisce tutto ciò?”
Questo le disse Kagome un attimo prima di catapultarsi nel pozzo e sparire per l’ennesima volta.
Inuyasha non aveva avuto il coraggio di rispondere perché le cose da dire erano troppe, e si sa come va a finire quando si ha molto da dire …  non si trova un modo istantaneo per dirle nel verso giusto. Così l’aveva mandata ancora una volta al diavolo.
Era tornato di nascosto al pozzo per altre due volte, fino ad arrivare a quella insopportabile sera. La verità era che lui non poteva raggiungerla e dirle  semplicemente “torna indietro con me”, doveva aggiungere per forza qualcosa. Però non poteva, perché Inuyasha sentiva che non era ancora giunto il momento. Non era ancora giunto perché lui era come lo chiamavano gli altri per schernirlo: l’eterno indeciso.
Inuyasha  si stizzì improvvisamente nel pensare a una cosa del genere e prese ad affilarsi le unghie contro il tronco dell’albero dove si era poggiato. La rabbia e l’inadeguatezza lo tormentavano perché in cuor suo sapeva di non poter mai scegliere tra le due.
Quando pensava  a Kikyo, vedeva un amore platonico, qualcosa che si era spinto fino al sacrificio. Con lei si immaginava una vita, ma non sapeva dire come mai nella sua mente lui e Kikyo rimanevano comunque come due esseri separati … due esseri che si erano trovati in un mondo che li aveva abbandonati, eppure nella loro confortante compagnia erano sempre così soli portandosi dietro ogni rancore e ogni paura che li aveva spinti a cercarsi l’un l’altro. Con Kagome questo non c’era. Kagome era molto umana in tutte le cose così come era giusto, era spontanea, era sincera. Soprattutto Inuyasha si fidava ciecamente di lei, così come lei di lui. Il loro era un rapporto strano, eppure funzionava. Inuyasha percepiva il legame che avevano costruito tra mille peripezie, e ne aveva avuto l’ennesima prova  quando lei aveva deciso di mettersi da parte nella storia con Kikyo. L’aveva lasciato a bocca aperta perché di certo non poteva nemmeno immaginare un gesto così altruista e doloroso: l’accettazione di qualcosa che andava oltre il suo volere. Lei aveva solo chiesto di seguirlo per sempre, di poter stare con lui. Inuyasha avrebbe voluto dirle che era lui a volerla sempre egoisticamente con sé, ma si era limitato a dire “si” e ad abbracciarla affettuosamente.
Nel suo piccolo la voleva con sé perché era il motivo che lo spingeva ad andare avanti, ma il destino di Inuyasha era collegato irrimediabilmente anche a quello di Kikyo. In fondo se non ci fosse stato quel fatale inganno che li separò per cinquanta anni, loro due avrebbero potuto avere una vita insieme. Però dall’altra parte Inuyasha provava uno strano sentimento per la sua prima morte … perché dopotutto se Kikyo non fosse morta, lui non avrebbe mai potuto incontrare Kagome.
Kagome era il sole, era un vento purificatore che spazzava via ogni dubbio, ogni paura. Con lei si sentiva sereno e appagato persino in una vita di mille pericoli. L’aveva cambiato, ma in meglio. Lei infatti non lo desiderava umano, ma per come era. Lo voleva con i suoi atteggiamenti istintivi e protettivi, lo voleva con i suoi difetti, con le sue orecchie da cane, i suoi capelli candidi e gli occhi gialli, lo voleva persino quando lui aveva dimostrato di poter diventare un vero demone dagli istinti più primitivi.
Kikyo invece voleva cambiarlo, ma avrebbe finito con il mutare solo la sua immagine. Tutto questo perché? Perché lei non poteva innamorarsi dei demoni, lei doveva ucciderli, non baciarli!
Certo, lui sarebbe diventato solo un uomo, ma sarebbe cambiata anche la sua anima? Forse no.
Kikyo gli avrebbe fatto solamente cambiare l’involucro: senza orecchie strambe, occhi e capelli di un colore normale, niente poteri sovrumani. Inuyasha accanto a lei sarebbe invecchiato come un comunissimo umano, eppure dentro sarebbe sempre stato un mezzo demone … un mezzo demone portatore di rancore verso tutti e tutto, infelice, inadeguato, solo, risentito con il mondo.
Inuyasha interruppe il filo dei suoi pensieri che ormai scorreva veloce come l’acqua di una cascata, ed inaspettatamente si sentì pizzicare il naso. Per un attimo pensò che quella vecchia pulce noiosa di Myoga era arrivato per tormentarlo, invece scoprì che stava per piangere. Inuyasha ricacciò ermeticamente tutto dentro (più per lo sgomento che per altro) e solo una lacrima si ingravidò sull’occhio, per poi scendere lentamente sul suo volto creando uno stradello bagnato.
No, certamente non era questo che lui avrebbe voluto: un essere umano d’aspetto, ma una bestia nell’anima.
Kikyo, volevi veramente questo per me? Si chiese Inuyasha.
Come poteva una come lei, volere solamente questo? Si, lo amava, ma quanto era disposta ad amarlo come mezzo demone? Era forse quella di lei una scelta egoista, o giusta?
Inuyasha non sapeva rispondersi, ma una cosa era certa: Kagome era riuscita a fare qualcosa che nemmeno Kikyo aveva tentato.
Kagome l’aveva umanizzato, gli aveva fatto scoprire che dentro il suo cuore c’era qualcosa di buono, qualcosa di bello. Inuyasha aveva scoperto la gioia di stare con delle persone di cui ci si può fidare, delle persone che si vogliono bene e sono pronte a tutto per salvarsi. Kagome gli stava dimostrando sempre più che il sacrificio più grande non è morire una volta sola, ma cercare di lottare e proteggere continuamente chi si ama andando oltre i propri limiti. Kagome gli aveva dato il suo amore incondizionato, perciò lui si era sentito amato per come era, si era sentito importante per qualcuno. E in fin dei conti lui non era più così sicuro di voler diventare un vero demone, forse gli poteva andar bene anche così. Un mezzo demone: un demone necessario per proteggere, un uomo nei sentimenti. Anche lui si rendeva conto di essere più libero, più sereno e meno vulnerabile di un tempo.
Quando aveva rivisto Kikyo , si era domandato se quel corpo di terra e ossa fosse veramente come quello di un tempo. Si era domandato come quel corpo potesse essere come quello della Kikyo che un giorno scendendo dalla barca era inciampata e gli era caduta addosso, lei che l’aveva abbracciato davanti allo spettacolo di quel tramonto incendiato. Anche nelle occasioni in cui l’aveva incontrata, si era sentito pervaso da una tristezza e da un senso di ingiustizia sconfinata. E gli faceva male vedere quegli spiriti che la nutrivano di anime, gli faceva male vedere che non si era ancora liberata dal suo rancore. La malinconia che provava nel vederla era immensa, specialmente perché lei voleva che morisse per seguirla.
Kagome mai gli avrebbe potuto chiedere una cosa del genere. Però Inuyasha ripensava anche al fatto che cinquanta anni prima Kikyo stessa era morta per lui, perché nessuno poteva immaginarsi un continuo della storia … quindi il suo destino era di seguirla. Forse era tutto sbagliato, forse lei sarebbe dovuta rimanere cenere per sempre e lui  avrebbe dovuto dormire per sempre, invece erano rinati per qualche altra ragione.
Ma allora quale è veramente il mio destino? Pensò Inuyasha, osservando la luna. Non poteva certo dividersi in due. Non poteva avere entrambe.
Kikyo, se dovrò morire per te io lo farò, però ….
Però la verità era che Inuyasha si era ritrovato di nuovo a pensare a Kagome, al suo sorriso e alle sue lacrime di gioia, alla devozione incontaminata che aveva per lui, al coraggio che dimostrava perché mossa dall’amore. Ricordò di nuovo quando si era ritrovato a sbirciarla molte volte mentre si immergeva nelle acque termali, di come i suoi occhi ferini scrutavano la morbidezza della pelle. Ricordò la forma dei suoi fianchi, la sua carne bianca, i suoi capelli bagnati dall’acqua che diventavano più lunghi per il peso. Niente era più vivo di Kagome.
Dopo quel piacevole ricordo, Inuyasha venne come trafitto da un dardo invisibile.
No, lui non poteva morire. Non voleva.






Ciao a tutti! Di solito non invado mai lo spazio della storia scrivendo qualcosa di personale, ma stavolta mi sembrava doveroso. Una delle cose che più mi ha colpito di "Inuyasha" è la perenne indecisione del nostro amato mezzo demone, perché riesco a immedesimarmi benissimo nell'indecisione che lo tormenta. Ovviamente poi tutti sanno come è andata a finire la storia, ma ho voluto provare a mettere per scritto quelli che almeno per me avrebbero potuto essere i suoi sentimenti. Chiaro che rimane sempre qualcosa di personale, però mi piace pensare che il ragionamento di Inuyasha sia stato questo. Per me è un tema molto caro, perché soprattutto nella nostra vita reale veniamo messi davanti a delle scelte continue. Come tutte le cose, ci sono quelle irrilevanti e quelle molto importanti, ma scegliere rimane comunque una cosa ardua. Perché scegliere significa prima di tutto parlare e scavare dentro se stessi, capire cosa si desidera e chi vogliamo essere e solo dalle scelte che facciamo (che siano giuste o sbagliate) capiamo quale è la strada che vogliamo percorrere. Ed alla fine è quella che tracciamo noi stessi con un po' di fatica.
Detto questo, non voglio occupare troppo spazio, vi avrò già fatto venire due palle grosse così! Dico solo che mi farebbe piacere una recensione, mi basta solamente che voi mi diciate cosa ne pensate di questi presunti ragionamenti di Inuyasha che ho cercato di ricreare. Fatemi sapere se in sostanza siete d'accordo o avete un'opinione personale a riguardo. Che devo farci, son curiosa!
 
  
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