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Autore: avalon9    10/09/2008    3 recensioni
Il cerchio si chiude nel tempo ideale di ventiquattr'ore. L'ultima scenetta fra Naraku e Sesshomaru. La rivincita e la fine
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Giorno' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Una sera

Una sera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“E con questo sono sei”

“Cinque” corregge Sesshomaru. Controlla la caffettiera e impila con una smorfia i piatti nel lavello; arrotola le maniche della camicia –grigio perla- e lascia scorrere l’acqua.

“Cinque. Giusto”. Naraku annuisce e si stuzzica il mento. “Sbaglio sempre” ridacchia.

“Per favore”. Sesshomaru rotea gli occhi e accenna un sorriso. Non ci cade più, in quel giochetto. Naraku non dimentica. Naraku è quello che lo sveglia a mezzanotte –trenta gennaio. Acquario- per ricordargli che è invecchiato di un altro anno; se lo ritrova in platea alla presentazione di un libro. Non invitato. Ma tanto lui c’è lo stesso. Con quella smorfia ammiccante.

“Fammi indovinare”. Il caffè borbotta e Sesshomaru abbassa la fiammella. “Inuyasha”

“Scontato Naraku sciocca la lingua, si alza e apre un pensile. Sono di casa canticchia passando in rassegna gli amari.

Scontato ripete Sesshomaru. Il caffè fuma sul tavolo da cucina e ha appeso la cravatta alla sedia (per una volta, può concedersi un po’ di disordine).

Manca un quarto alle venti. La premiazione ha preso tutto il pomeriggio e poi quella cena veloce. Naraku è comparso in cucina un attimo prima che si mettesse ai fornelli. Con un sorriso pericoloso.

“Non mi hai avvertito”. Naraku ha un vizio: cantilena le parole, quando è offeso- molto. E adesso sono mooolto offeso.

“Avrei dovuto?”

“Tu cosa dici?”

“No”. Sesshomaru rigira il cucchiaino nel caffè (amaro) e non lo guarda. “Lo sapevi comunque”

“Naturale” Naraku arriccia il naso e mastica un po’ il labbro inferiore. “Ci si aspetta di tutto, da te” borbotta.

Sesshomaru ignora. “Zucchero?”

“Due”. Il caffè affoga; Naraku esagera sempre. Poi gli punta l’indice in fronte (proprio in mezzo) e gli spinge un po’ la testa. “ Mai pensato di fare qualcosa per il tuo caratteraccio?”

“Caratteraccio?” Sesshomaru alza appena un sopracciglio.

“No, scusa. Correggo”. Il caffè è ottimo; Naraku liscia gli sbaffi di schiuma mentre scandisce lentamente. “Autostima galoppante”

Sesshomaru stringe gli occhi. Ha tirato a lucido la cucina due giorni prima: sarebbe un peccato. Ma la ceramica stride sotto gli artigli. “E tu?”; respira lentamente.

“Io sono affabile”. Naraku gesticola con le mani e scrolla le spalle. “Simpatico, comprensivo, schivo...

“Assillante”

“Eccentrico” corregge Naraku, mentre allarga le braccia e ride. “Potrei scriverlo sui prossimi biglietti da visita”. Ha una punta divertita negli occhi.

“Cosa? Eccentrico?”. Sesshomaru sussurra contro la tazzina calda

“No”. Naraku ripesca dal fagotto su una sedia (perchè piegare in modo decente il cappotto non è da lui) l’immancabile taccuino. “Proteiforme”

“Scherzi”. Sesshomaru geme stringendo gli occhi.

“Troppo modesto?”. Naraku inclina la testa e mordicchia la penna (firmata) che ha raccolto sul tavolo. “Hai ragione: regista geniale. Suona meglio”

Ti prego

Le tazzine finiscono nel lavello, assieme agli altri piatti da lavare. Ci penserò domani. Naraku accavalla le gambe e picchietta sul bordo: compiaciuto. Adora costringerlo a trattenere la sua impassibilità.

“Allora consigliami, scribacchino

Sesshomaru gli scocca un’occhiata pericolosa -mai (assolutamente mai) pungerlo nel lavoro. Recupera una stilografica –Sesshomaru scrive solo con la stilografica-; fissa il foglio due minuti (di orologio) e si concede una smorfia di vittoria.

“Servito, regista

Naraku ruota il foglietto; stuzzica il mento e sorride. “Perfetto”

Perfetto

 

“Progetti?”

Mmm”. Naraku accosta il filtro alle labbra. “Madama Batterly, Puccini

“Lirica?”. Sesshomaru percorre con l’artiglio il bicchiere. Il cognac sonnecchia sul tavolino; lo versa solo per abitudine (e lo stomaco ha smesso di preoccuparsi). Se Naraku evita autori inglesi, lui può considerarsi esonerato.

Naraku annuisce sornione. Trasformare un’opera lirica in lavoro teatrale è sempre stato il suo sogno. Soffia il fumo e ammicca pericoloso. “E 4.48. Avrò bisogno di te” sussurra calcando il sorriso.

Appunto: se.

“Campo minato”. Sesshomaru sistema meglio gli occhiali e strappa la busta. L’assegno del premio.

“Quale?” Naraku passeggia –al solito- per lo studio.

“Entrambi”. Sesshomaru ripiega lettera e assegno, ignora gli occhiali che sono scivolati lungo il naso (sottile) e passa al resto della posta. Editore, bolletta, invito di Kagome – la tortura.

“Pessimista”

“Realista” lo corregge Sesshomaru.

Naraku sogghigna e spegne la sigaretta. “Ma io ho il migliore ad aiutarmi” e fa dondolare davanti agli occhi la nuova targa. La quinta.

“Non provarci” Sesshomaru sibila strappandogli la cornice. Pensa al tappeto –orribile, ma è un ricordo; pensa alle poltrone. Sua madre non approverebbe; per niente- ci è affezionata, a quelle vecchie poltrone.

“Vedremo, vedremoNaraku finge rammarico, tamburella un dito sul mento (perfettamente rasato) e alla fine si risiede con un gesto (troppo) vago. “Piuttosto. Dove la nascondi?”

“Cosa?”

“La tua amante, ovvio

Sesshomaru sbatte gli occhi e deglutisce a fatica. Un (disgustoso) terrore gli storce la bocca. E Naraku ha il ghigno rilassato di chi ti ha messo con le spalle al muro.

“La mia amante?” balbetta, la bocca secca.

Ma certo!” Naraku si piega sulle ginocchia e gli pianta gli occhi accesi in faccia. “Ti ha sequestrato per due intere settimane” il sorriso si allarga e il bicchiere si alza dal tavolino. Naraku adora il cognac. “Non vuoi proprio farmela vedere? Deve essere bellissima

Sesshomaru sbuffa e alza gli occhi. Ma Naraku non lo lascerà in pace se prima non gliela fa vedere. Sono troppo stanco si ripete mentre affonda le unghie nel bracciolo.

“Primo cassetto” sussurra e nasconde una smorfia dietro la mano. “Cartella rossa” precisa dopo un minuto, mentre Naraku scartabella fra fogli e agende (il resto della cancelleria è disseminato sul pavimento).

Dietro il sipario” scandisce Naraku e lancia un’occhiata (eloquente). Sesshomaru annuisce, recupera il pacchetto di sigarette – rigorosamente hi-light- e aspetta. Con un brivido piacevole. Naraku è veloce a leggere. Troppo, a volte.

“Divertente” ridacchia Naraku; accetta la sigaretta che Sesshomaru gli offre e la picchietta sulla cartella. “Davvero divertente” annuisce a se stesso, convinto.

“Dovrebbe far paura” precisa Sesshomaru; l’accendino scatta.

“Oh, ma la fa!”. Naraku preme sulle vocali e drammatizza. “La fa: un regista teatrale eccentrico assassinato dal suo sceneggiatore. Con una sigaretta” rigira il filtro fra le dita. “Agghiacciante”

Sesshomaru scrolla le spalle e riempie di nuovo il bicchiere (adora il gesto).

“Compagno Payk1”. Naraku picchietta il dito sul foglio. Il sorriso è sempre lì. “Devo prenderlo come dedica?”

Monito”. Sesshomaru assottiglia gli occhi e increspa le labbra.

“Dedica” ripete Naraku (convinto). “Splendida dedica”

L’insulto è la ricompensa abituale di un lavoro ben fatto2” Sesshomaru sbuffa, rassegnato. La sigaretta è finita. E Naraku h capito e ignorato. Come al solito.

“Un ottimo lavoro” conviene Naraku, e getta la cartella sul tavolino

“Per niente!” Sesshomaru si massaggia la fronte; esasperato. “ Tu sei ancora qui” geme.

“E non sei contento?” Naraku calca il sorriso.

Sesshomaru lo osserva da sopra gli occhiali. Tamburella gli artigli e scopre una zanna, in un accenno divertito. Tanto lo sa che non se li scrollerà più di dosso, quegli occhi irritanti.

“Devi indovinare”

“Indovinare” Naraku stuzzica il labbro inferiore; finge perplessità. Poi allarga le braccia, alza il bicchiere (troppo pieno) e ride scuotendo la testa. La conosce –da sempre- la risposta. “Vedremo, Sesshomaru”

Vedremo, Naraku

 

 

 

 

 

 

Note

 

(1) [pauk] dal russo, significa ragno

(2) Michail Afanas'evič Bulgakov, Il maestro e Margherita

 

 

 

 

 

 

Chiudendo

 

 

E con questa si chiude la tetralogia.

Il Giorno è partito dalla notte e torna alla notte. Di Parini è rimasto il titolo complessivo della raccolta e forse qualche altro piccolo elemento, disseminato qua e là . I titoli delle quattro parti, in un certo senso; e l’intento ironico (sperando che sia riuscito). Non satira o commedia, semplicemente una punta divertita sulla quotidianità.

Questa è l’ultima parte, e spero sia piacevole come le altre.

Mi sono permessa di riassumere un po’ gli elementi delle precedenti tre. E di aggiungere una piccola nota biografica fasulla. Ho scelto come data di nascita per Sesshomaru il trenta gennaio per due motivi: il 30 Novembre 1900 moriva a Parigi Oscar Wilde; la data è un omaggio a lui e alla frase che mi ha ispirata (anche se non ricordavo, subito, di chi fosse: l’individualismo è ciò che vogliamo raggiungere attraverso il socialismo). Il secondo motivo, ovvero il mese, è una scelta dovuta al valore intrinseco del segno dell’Acquario e principalmente a quella peculiarità che vede l’uomo dell’acquario non ambizioso nel senso comune del termine, non interessato al potere in se e per se, quanto piuttosto all’indipendenza orgogliosa che protegge e alla ricerca di vasti orizzonti.

Poi, ho giocato un po’, con lirica e teatro.

Madama Batterly l’ho scelta per la sua ambientazione nipponica; e per la necessità di un grande regista (quale dovrebbe essere Naraku) per traspostare l’opera lirica in opera teatrale.

4.48 Psycosis (questo è il titolo completa), invece, è l’ultimo dramma di Sara Kane, compiuta a pochissima distanza dal suicidio. E’ totalmente priva di personaggi precisi e ambientazione, così come non si riesce a comprendere se si tratta di un monologo di una scena con più attori. Insomma: completa libertà di rappresentazione scenica. L’ideale per Naraku.

Ma questa è anche la parte della rivincita di Sesshomaru.

Payk, come ho già accennato in nota, significa ragno in russo. E il rimando, con tutta la novella scritta da Sesshomaru, è a Romanzo teatrale di Bulgakov, in cui l’autore ritrae, con ironia pungente, i mesi di collaborazione con Stanislavskij.

 

Questa piccola nota conclusiva si è rilevata un po’ più lunga delle precedenti, ma era anche l’ultima. Perdonatemene, quindi, la lunghezza.

In conclusione, vorrei ringraziare infinitamente tutti colore che hanno seguito questa piccola raccolta, e un pensiero speciale a chi ha avuto la gentilezza di dedicarmi anche un po’ del suo tempo commentando. Perché le vostre gradite parole sono state per me motivo di riflessione e spunti per forte critica autoreferenziale. E di questo voglio profondamente ringraziarvi.

 

Grazie davvero. A tutte voi.

 

Lete89

Rosencrantz

Miriel67

Blackvirgo

Celina

Elyxyz

KaDe

 

 

 

 

 

Il Giorno

 

L’individualismo è ciò che vogliamo

raggiungere attraverso il socialismo

 

Oscar Wilde

 

 

1. Hitoyo-una notte

2. Un mattino

3. Un pomeriggio

4. Una sera

 

 

  
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