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Autore: Padme92    04/08/2014    0 recensioni
[balletti classici]
La morte di Giselle, così amara come fiele, descritta attraverso i suoi occhi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GISELLE
 
Afflizione – Sì,
 un atto di profondo dolore,
ecco cos'è.

 
L'amara verità mi trafisse il cuore come quella spada che a breve cercai di conficcarmi nel petto. Il mio amore.. perduto, perso, per sempre. Il mio amore non era più mio! E quanto danzai sulle note di quell'amore che non immaginavo neppure mi struggesse fino ad esalare l'ultimo doloroso respiro! Tanto, troppo, vivevo di danza e di amore e l'amore per la danza si era tramutato in un amaro amore umano che pezzo dopo pezzo mi aveva strappato via dalle viscere la vita. Una fanciulla non dovrebbe mai essere ridotta a brandelli, scucita come una bambola di pezza. Quanto male fece! E' ancora il mio incubo, non fosse che l'amo, oh quanto l'amo! Per questo lo sosterrò fino all'alba, ancora, una volta andatamene. Per questo il mio profumo dolce e penetrante e il mio danzare leggiadro e invitante lo perseguiteranno! Oh finché la mia fatua essenza lo condurrà ogni notte alla mia tomba, ballerò coi villi sulle note di un amore sprecato. Quando presi quella spada un solo pensiero mi balenava in testa: non potevo vivere di un dolore troppo grande per me sola da contenere. Quando danzai fino all'ultimo slancio di vitalità che era rimasto dentro di me, e poi mi accasciai con grazia non più magica bensì orrenda, tutti quelli che mi guardavano rimasero in piedi, lì, senza fare nulla. Solo la mia povera madre accorse al mio corpo ormai privo di vita, solo lei pianse tutte le sue lacrime sul mio corpetto incorniciato dai fiori della mia amata foresta, dove poi venni seppellita. Oh, se sapessi madre quanto soffrivo e quanto ancora avrei sofferto se avessi continuato a vivere! Uno deve forse prendersi il diritto di soffrire a questo mondo? Per me fu lancinante perdere prima l'amore poi i sensi e la coscienza, e sprofondare nell'abisso di un dolore troppo forte, che mi affondava, e non mi permetteva più e oh dio! Mai più mi avrebbe permesso di saltare di gioia! Mi prese prima il petto poi la mente e mi oscurò talmente da quasi perdere la testa. Morire d'amore, straziata dalla stessa linfa da cui nelle ultime settimane avevo preso vita.. Come furono felici i giorni in cui ballavamo senza pensare ad altro che al nostro piccolo contenuto grande amore! Come brillavo di gioia e immensità, quasi che con un salto troppo alto avrei potuto raggiungere il cielo e sentirmi da esso benedetta; sfiorarlo con la punta delle dita e vibrare come una corda di violino che per la prima volta imparava ad amare. Che quei giorni non finissero mai, non facevo che sognarlo! Che quegli attimi fugaci di bellezza e tenerezza, non facevo che conservare come troppo sacri nel cuore, così sacri che dopo non molto si trasformarono in fuoco che brucia con ardore ogni cosa iniqua. Ma cosa c'era d'iniquo se non la mia invidia? Cosa c'era di malvagio se non la mia sconsiderata promessa di amore eterno? La verità mi affliggeva fino a farmi sanguinare dagli occhi, quegli occhi una volta ricolmi di gioia che egli mi donava, che vedevano fate e vivevano di fiabe lontane dagli ingannevoli castelli. La mia semplicità di contadina era una colpa che solo una lama rovente avrebbe potuto forse smacchiare, estirpare, bruciare. E lei, dall'alto delle sue torri e dei suoi immensi torrioni, mi lanciava sguardi di puro disprezzo con i suoi occhi enormi ricolmi di odio che ancora adesso mi terrorizzano solo al pensiero! Oh, altra fuga non esisteva se non la morte da una tale terribile vita, e anche quella mi fu impedita! Finché sfinita e logorata non mi lasciai andare prima tra le sue braccia solo per spirare quell'amore cieco e vibrante che ora mi teneva in scacco con la sua perfida sagacia di impura casualità.
   
 
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