Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: _wilia    04/08/2014    9 recensioni
"Hermione aveva accettato tutto, ma non senza una vena di tristezza. Draco la vedeva spesso mentre raccontava le fiabe ai loro bambini, fiabe babbane -termine che aveva dovuto abolire dopo la nascita di Hadar- e desiderava ardentemente di poter parlare loro delle “Fiabe di Beda il Bardo”, che erano state, ormai, tristemente sostituite. La vedeva incupirsi quando parlavano dell'iscrizione del loro figlio più grande a scuola, che avrebbe iniziato a frequentare l'anno successivo. Perché lui non sarebbe mai stato ad Hogwarts. Nemmeno Edgar e Tabitha.
Non avrebbero mai conosciuto Diagon Alley, Hogsmeade, Hogwarts. Non avrebbero mai studiato Trasfigurazione, Pozioni, Difesa Contro le Arti Oscure, Incantesimi... non sarebbero mai andati da Olivander a farsi scegliere dalle loro bacchette, non avrebbero mai avuto un conto alla Gringott e non avrebbero mai visto un Ippogrifo, una Mandragola,non sarebbero mai stati smistati nelle quattro Case...
Non sarebbero mai stati ciò che erano in realtà, e a Draco si strinse il cuore come un paio di jeans appena lavati. Era solo colpa sua. "
-
[Ha partecipato al contest "Harry Potter: non solo una storia per ragazzi", indetto da PadellaBarella sul forum di EFP, aggiudicandosi il premio "Sociale"]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I ragazzi stanno bene

 

                                                                                                                         New York I love you,

                                                                                                             but you're bringing me down

 

Draco picchiettò le mani sul volante, nervoso, mentre cercava di trattenere uno sbuffo incastrato nella sua gola da quando era entrato in macchina.

Sembrava che qualcuno gli avesse spinto una palla di parole giù per la gola, perché lui proprio non riusciva a parlare. Osservava la strada davanti a sé, per quanto gli fosse possibile, cercando di non distogliere lo sguardo dalla interminabile fila di macchine che lo precedevano e lo seguivano.

Era bloccato. Imbottigliato nel traffico. E stava impazzendo.

Osservò una goccia di pioggia scendere indisturbata giù per il finestrino accanto al posto del guidatore, percorrendo il sentiero già segnato, poco prima, da una goccia gemella.

                                                                                                                                                                                                                                                                        Like a rat in a cage
pulling minimum wage

Picchiettò ancora le dita sul volante. Poi puntò il suo sguardo nello specchietto retrovisore, e poi sul piccolo bambino dai capelli biondi che teneva i pugni stretti e lo sguardo fisso fuori dal finestrino.

Fuori da quella dimensione. Fuori da quel rapporto che il bambino aveva con il mondo che lo circondava.

Il ragazzo si grattò il mento con due dita, pensieroso, senza smettere di tener d'occhio Hadar, suo figlio, che ora si rigirava fra le piccole mani un fazzoletto di carta stropicciato che aveva estratto dalla tasca dei suoi pantaloni.

Era piccolo, molto piccolo per la sua età. Hadar aveva cinque anni ed era nato dalla relazione con sua madre, che era una vecchia compagna di scuola di Draco, e che poi era diventata sua moglie.

E, comunque, era molto basso per avere cinque anni. E lui, che si era sempre mostrato un padre non troppo severo e apprensivo, se ne stava preoccupando più del solito, man mano che gli anni passavano.

Draco aveva solo diciotto anni quando era nato il bambino. E la storia con sua madre era iniziata poco prima,quando la Guerra era ormai terminata.

Se lo ricordava ancora, quello sguardo terrorizzato sul viso di Hermione, quando era uscita dal bagno di Mirtilla Malcontenta ed era corsa su per le scale, senza dargli il tempo di chiederle che cosa fosse successo. E ricordava ancora il modo in cui l'aveva evitato sull'Hogwarts Express, e ricordava anche meglio il modo in cui tutte le teste presenti sul vagone si erano voltate verso di lui, curiose e pettegole, mentre lei correva via, insieme al vento.

Hermione scappava da lui per impedirgli di far parte della vita di suo figlio. Scappava da lui per nascondergli la sua esistenza, per cercare di regalargli una vita dignitosa che, al suo fianco, sapeva per certo che non avrebbe avuto.

Ed infatti era andata esattamente così. Loro figlio Hadar, primo di tre figli che la coppia aveva avuto, viveva, esattamente come sua sorella Tabitha e suo fratello Edgar, all'oscuro della sua reale natura.

I tre bambini, infatti, che avevano rispettivamente cinque, tre e due anni di età, non sapevano di essere dei maghi. Non sapevano che esistesse un posto che si chiamava Hogwarts e che i loro genitori avessero studiato lì, in quella grande scuola di magia, una dei tre luoghi di istruzione per maghi più importanti d'Europa, assieme a Beauxbatons e Durmstrang.

Non sapevano, in effetti, che esistessero anche queste due scuole, e non sapevano nemmeno di avere origini europee.

I bambini erano nati e cresciuti in America. Quando avevano scoperto la gravidanza di Hermione, lei e Draco, ancora all'ultimo anno di scuola, avevano deciso insieme che, una volta che le cose fossero tornate normali e che la Guerra fosse finita, loro sarebbero partiti, andando il più lontano possibile, perché lui era un Mangiamorte. Lui era un traditore, una vergogna per la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e per l'intera comunità magica.

Li avrebbero perseguitati a vita.

E così avevano accettato di fare le valige e partire verso una terra molto lontana dall'Inghilterra, lasciandosi dietro il loro passato, le loro origini, la loro natura.

Hermione aveva accettato tutto, ma non senza una vena di tristezza. Draco la vedeva spesso mentre raccontava le fiabe ai loro bambini, fiabe babbane -termine che aveva dovuto abolire dopo la nascita di Hadar- e desiderava ardentemente di poter parlare loro delle “Fiabe di Beda il Bardo”, che erano state, ormai, tristemente sostituite. La vedeva incupirsi quando parlavano dell'iscrizione del loro figlio più grande a scuola, che avrebbe iniziato a frequentare l'anno successivo. Perché lui non sarebbe mai stato ad Hogwarts. Nemmeno Edgar e Tabitha.

Non avrebbero mai conosciuto Diagon Alley, Hogsmeade, Hogwarts. Non avrebbero mai studiato Trasfigurazione, Pozioni, Difesa Contro le Arti Oscure, Incantesimi... non sarebbero mai andati da Olivander a farsi scegliere dalle loro bacchette, non avrebbero mai avuto un conto alla Gringott e non avrebbero mai visto un Ippogrifo, una Mandragola,non sarebbero mai stati smistati nelle quattro Case...

Non sarebbero mai stati ciò che erano in realtà, e a Draco si strinse il cuore come un paio di jeans appena lavati. Era solo colpa sua.

Guardò ancora nello specchietto retrovisore.

Hadar si era addormentato.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                               New York I love you,
but you're freaking me out

 

***

Hermione sedeva sul divano in pelle nera che troneggiava al centro del loro salotto. Sulle sue gambe, Edgar e Tabitha giocavano tra di loro, ridendo e tirandosi i capelli, mentre lei tentava di seguire un programma televisivo, fallendo miseramente a causa del vociare allegro dei suoi bambini.

Avrebbe voluto essere felice come loro, ma non ci riusciva. Sorrise amaramente, pensando che, quando avrebbero scoperto quello di cui erano stati privati, non sarebbero stati così buoni e felici.

Prese ad intrecciare i capelli biondi di Tabitha, lo sguardo fisso sul televisore.

Poi la serratura scattò, e tutti e tre si girarono a guardare Draco che faceva il suo ingresso in casa con Hadar che dormiva con il capo appoggiato alla sua spalla.

Hermione si alzò e gli si avvicinò, sorridente come al solito.

Aveva sacrificato la vita per lui, ma lo amava da morire. Lo amava più di prima, e mai si sarebbe immaginata che sarebbe stato un padre così presente, gentile e allo stesso tempo autorevole. Lui ricambiò il sorriso e la baciò sulle labbra, mentre lei gli sfilava Hadar dalle braccia per posarlo sul divano ed Edgar e Tabitha si lanciavano contro Draco.

“Prendimi, papà!” rise la bambina, e il padre la sollevò e le diede un bacio sulla guancia, ed arruffò amorevolmente i capelli castani di Edgar, che gli si era avvinghiato alla gamba come un polpo fuori controllo.

Hermione restò ad accarezzare Hadar, mentre le solite preoccupazioni la assillavano.

“Draco, vai in cucina con Edgar e Tabitha ed inizia a dar loro da mangiare. Io sveglio Hadar e vi raggiungiamo, va bene?” chiese la ragazza, voltandosi a guardare suo marito, che aveva preso in braccio anche il bambino più piccolo, che ora si succhiava il pollice. Lui annuì e si piegò per baciare la fronte di Hermione, prima di sparire nel lungo corridoio.

 

“Hadar, svegliati”

Hermione scosse dolcemente il bambino, mentre il suo viso si corrugava in un'espressione infastidita. Lei lo afferrò da sotto le ascelle, costringendolo a sedersi. Il bambino aprì gli occhi grigi, puntandoli in quelli della mamma, e sorrise appena.

“Com'è andata all'asilo,oggi?” gli chiese lei, mentre gli aggiustava le scarpe per permettergli di scendere dal divano. Lui scrollò le spalle, silenzioso come al solito, e poi fece per andar via, ma la mamma lo trattenne ancora un po'.

“Mi puoi dire com'è andata, tesoro? Per favore” lo implorò lei, ma il bambino la guardò serio, con gli occhi grigi che sembravano, ora, spaventati.

Così lo lasciò andare, osservandolo correre per casa.

Hermione si passò una mano sulla fronte con fare stanco. Hadar parlava solo in rarissime occasioni, quando proprio non poteva evitarlo, e si chiese, ancora una volta, cosa non andasse in lui.

 

Quella sera, appena si mise a letto, sentì un freddo pungente avvolgerla, nonostante tutte le finestre fossero chiuse. Osservò le pareti della stanza e tutte le fotografie immobili che vi erano appese. Si soffermò su una foto che ritraeva la nascita di Hadar, in cui Draco aveva gli occhi appena lucidi e lo stringeva fra le braccia come se non ci fosse un domani.

Ed i suoi pensieri volarono fuori dal loro appartamento a New York, fuori dal loro piccolo e felice nucleo familiare, e tornarono in Inghilterra, a Londra, a King's Cross,e poi ad Hogwarts.

Le faceva male il petto ogni volta che ci pensava. Neppure l'alba la emozionava, lì in America. Sembrava tutto così piatto... Lei aveva sempre definito la megalopoli in cui viveva un formicaio.

New York non dormiva mai. Nell'ora di punta, poi, le persone che passeggiavano per le vie principali sembravano delle sardine appiccicate l'una all'altra.

Hermione si era sempre chiesta, da quando si era trasferita lì, quanti maghi le fossero passati accanto senza che lei lo sapesse.

Prima che avesse la possibilità di accorgersene, una lacrima le solcò la guancia.

“Ehi” le sussurrò la voce calda di suo marito alle sue spalle. Il materasso si abbassò un po' dall'altra parte del letto, a testimoniare il fatto che Draco si era sdraiato.

Lei si voltò verso di lui e avvolse le braccia attorno al suo collo, nascondendo poi il viso sul suo petto. Ora il suo pianto si era fatto più intenso, e una serie di singhiozzi portavano la ragazza a tremare incontrollabilmente.

Draco la cullò, in silenzio, e le depositò dei baci sulla fronte. Quando si fu calmata, il ragazzo la strinse forte e le accarezzò la schiena.

“Cosa c'è, Hermione?” le chiese, spostandosi quel che bastava per poter scorgere il suo viso. Lei portò il proprio sguardo in quello del marito, ed avvicinò il viso a quello di lui, posandogli un dolce bacio sulle labbra.

Draco sorrise amaramente.

“E' tutta colpa mia, lo so” sussurrò, passando una mano sul viso di Hermione e portandole i capelli dietro l'orecchio.

“Non saremmo qui se non fosse per colpa mia”, aggiunse, triste. Lei scosse la testa con forza, esprimendo il suo dissenso. “Io ti amo,Draco,e... guardaci” rispose lei, disegnando dei cerchi immaginari sulla mano grande del ragazzo. “Abbiamo fatto molte cose insieme... abbiamo tre bambini splendidi,anche se...-”

“Anche se non tutti stanno esattamente bene, lo so.” disse lui,ora un po' tagliente. Si era improvvisamente irrigidito, e ciò non migliorò lo stato d'animo di Hermione, che si staccò da lui e tornò sulla sua parte di letto.

Lui si voltò a guardarla.

“Ho rovinato ancora tutto.” sussurrò,con voce spezzata. “Ma vedrai che andrà bene. Staremo tutti bene,te lo prometto”, le disse,e le strinse una mano fra le sue. Lei scivolò fra le coperte, più vicina a lui, e lo strinse forte.

Quella notte,come tutte le notti, lo amò di un amore tanto giovane quanto profondo.

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                        New York you're safer
but you're wasting my time

 

***

 

“Buongiorno, Lei dev'essere Hermione Granger, non è così?”

La segretaria che sedeva dietro il bancone dell'ospedale pediatrico di Morgan Stanley aveva un tono particolarmente irritante. Il sorriso stampato sul suo viso innervosiva la ragazza oltre ogni limite.

“Sì, sono io”, rispose, mentre teneva d'occhio Hadar, che guardava fuori dalla grande finestra che si affacciava sulla caotica Broadway.

La segretaria scarabocchiò velocemente qualcosa sulla sua agenda, e poi tornò a guardare la ragazza davanti a sé.

“Il dottor Poliakoff è pronto a ricevervi”, annunciò, e poi porse la sua mano a Hermione, che la strinse, forzando un sorriso.

“Vieni, Hadar, andiamo” chiamò suo figlio, che corse di fretta verso di lei, sbattendo i piedi sul pavimento e facendo un gran rumore.

“Cosa stavi guardando dalla finestra?” gli chiese lei, prendendo per mano il bambino, che si voltò a guardarla con un gran sorriso,senza però rispondere.

 

Il dottor Poliakoff era un tipo burbero, alto e con dei capelli castani ed una folta barba. I suoi lineamenti erano duri, e il suo sguardo era molto corrucciato mentre faceva dei controlli generali ad Hadar. Hermione sedeva pazientemente su una sedia verde dello studio, mentre osservava il medico ispezionare suo figlio in lungo e in largo. Il bambino non si lamentava mai,né diceva se qualcosa andasse bene oppure no. I suoi genitori ed i fratelli più piccoli avevano imparato ad interpretare il suo linguaggio del corpo, ma mai avevano smesso di spronare il piccolo a parlare.

Il controllo procedeva tranquillo, Hadar rispondeva volentieri alle richieste del medico, senza opporre resistenza.

Dopo un quarto d'ora, il dottor Poliakoff si schiarì la voce, afferrò il bimbo da sotto le ascelle e lo poggiò sul pavimento. Il piccolo sgambettò rapidamente verso sua madre, che si alzò dalla sedia.

“Va tutto bene,dottore?” gli chiese lei,speranzosa. Il dottore, senza batter ciglio, le rispose. “Va tutto bene, signora. Non c'è niente che non vada nel bambino. Credo, a questo punto,che sia solo una questione di timidezza.” annunciò, sicuro di sé. Hermione annuì, ringraziò il dottore ed uscì dallo studio.

Osservò suo figlio giocare da solo mentre correva, sorridendo gioviale, e pensò che no, non poteva essere una questione di timidezza.

***

Le braccia di Draco scorrevano velocemente sulla sua schiena, provocandole dei brividi incontrollabili. Gli occhi della ragazza erano serrati, mentre suo marito le depositava una scia di baci caldi sul collo e vi respirava sopra,pesantemente.

Sentì una scarica di calore esplodere nel suo corpo nell'esatto momento in cui lui si spinse per un'ultima volta nel suo corpo, liberando il suo seme caldo in lei.

Subito dopo Draco la strinse fra le braccia, forte,senza lasciarla andare.

“Ti amo tanto, Hermione”, esalò, ed il cuore gli rimbalzò in gola nel vedere il viso arrossato e sudato di Hermione sorridere appena, prima di tuffarsi ancora sulle sue labbra.

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     But you're still the pool

                                                                                                                                                                                                                                                                                                   where I'd happily drown

***

Sei anni dopo

Erano passati sei anni, ormai, dall'ultima volta in cui Hadar era stato da un medico, prima che Draco ed Hermione decidessero di non volere che il loro figlio diventasse una cavia. La loro vita era cambiata dall'ultima volta che Hadar si era affacciato dalla finestra della clinica pediatrica di Morgan Stanley, a Broadway, e dall'ultima volta che aveva visto un buffo uccello volare verso l'ospedale e fermarsi a fissarlo.

Erano passati quattro anni dalla nascita della quarta figlia della coppia, che aveva preso il nome di Grace e che aveva lo stesso colore dei capelli di Hermione e del fratello maggiore Edgar, che ora aveva otto anni.

Hermione aveva finalmente terminato i suoi studi in Medicina (babbana), ed aveva iniziato a dirigere poco prima una piccola clinica pediatrica.

Era passato molto tempo dall'ultima volta che entrambi i genitori avevano pensato al loro passato con malinconia.

Si erano abituati agli Stati Uniti, a New York, ed anche a vivere da Babbani.

Ma quel giorno le cose cambiarono, ancora, definitivamente.

Ricevette una mail che sembrava anonima. L'indirizzo era stato oscurato. Sembrava che quella mail provenisse dal nulla.

 

Cara signora Granger, (o Malfoy, come preferisce)

questa mail è il frutto di anni di ricerca che ho personalmente condotto assieme ai miei colleghi.

Non è stato difficile arrivare alla semplice conclusione che Lei e Suo marito, Draco Malfoy, siete emigrati negli Stati Uniti in seguito ad una serie di eventi che non starò qui ad elencare dato che ritengo che entrambi li conosciamo abbastanza bene.

Volevo anche farle gli auguri per la nascita della Sua quarta figlia, che non è passata inosservata ai nostri occhi, come quella dei Suoi altri figli.

Infatti, abbiamo sempre ricevuto vostre notizie.

Sa, il dottor Poliakoff non è quello che sembra. Non è un normale dottore, e mi stupisco di come Lei, in tutti questi anni in cui il dottore ha seguito tutti i vostri bambini, non se ne sia accorta.

Vede, il dottor Poliakoff ha studiato in una scuola molto particolare, che si trova nel Nord dell'Europa,e che non è facilmente individuabile.

Ci siamo capiti, vero? Il dottor Poliakoff era un Figlio di Durmstrang, come si facevano chiamare all'epoca gli studenti di quella scuola.

È con immenso piacere, ora, che Le comunico che Suo figlio Hadar Malfoy, che compirà gli anni ad Agosto, è stato ammesso alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Fossi in Lei, ringrazierei il medico per le informazioni che ci ha passato e per averci permesso di trovare tutti voi.

Una volta qui, sarei molto curioso di sapere perché ha deciso di lasciare la comunità magica. È da un po' che non si parla più di Suo marito e dei misfatti ad opera dell'esercito di Voldemort ,e, se vuole, potrò occuparmi personalmente di un eventuale trasferimento.

Forse mi sono dilungato troppo, e mi dispiace.

Non so come funzionano queste mail, ma ho pensato che un Gufo a New York sarebbe stato troppo insolito. Una volta qui, Suo figlio inizierà a parlare regolarmente. Sappiamo che non parla ancora, e temiamo che sia stata opera di un Mago Oscuro che voleva punire Suo marito, ma vi assicuriamo che troveremo una soluzione per Hadar.

È tutto per adesso, e vi consiglio di cancellare questa mail. Sa come sono i Babbani, no?

 

Con immenso affetto

Il preside

 

Hermione chiuse la mail e si strofinò gli occhi, convinta di aver avuto una forte allucinazione. Poi li riaprì, mentre un familiare formicolio al suo stomaco la riportava alla realtà. Si guardò attorno, vedendo sfrecciare delle donne da una parte all'altra della clinica con i loro bambini in braccio.

Uno dei medici era appoggiato ad una finestra e sorseggiava un caffè bollente, mentre una dottoressa parlava animatamente al telefono.

Era reale?

Cercò di riaprire la mail, ma era già scomparsa. Scosse la testa con incredulità, pensando che fosse tutta colpa della stanchezza. Ma fu costretta a riaprirli subito dopo, mentre una donna dall'aria conosciuta le si parava davanti, sorridendo radiosa.

“Ginny!” urlò , alzandosi e stritolando la vecchia amica con forza. Liberò alcune lacrime represse e diede sfogo a tutto lo stress accumulato negli anni.

Una volta che si furono separate,Hermione si asciugò gli occhi,ancora umidi, e puntò lo sguardo in quello dell'altra.

“Hermione,è stata una faticaccia trovarti! Ti è arrivata la mial? Liam? Laim? Miseriaccia, come si chiamano quelle robacce?” sbottò Ginny, provocando una sincera risata in Hermione, ormai sicura di non aver avuto le allucinazioni.

“Come stai? E tuo marito? E i ragazzi?” le chiese poi, sorridendo sorniona, cercando di camuffare meglio il lungo mantello che portava e guardando male chiunque la squadrasse dalla testa ai piedi.

Ma alla fine non le importava affatto degli sguardi altrui.

Hermione rise ancora, con lo stomaco che iniziava a dolerle, e poi la strinse di nuovo.

“Stanno bene, Ginny. Stanno bene”

                                                                                                                                                                                                                                                                                                   New York you're perfect,
don't please,
don't change a thing.

 

Fine
 

note: questa one shot ha partecipato al contest "Harry Potter: non solo una storia per ragazzi", indetto da PadellaBarella sul forum di EFP e si è aggiudicata il premio speciale "Sociale". 

 

  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _wilia