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Autore: Recneps_    05/08/2014    1 recensioni
Alla deriva come quando non ti vedo per giorni interi, come quando cerco il tuo sguardo e non lo incontro, come quando la notte corri da Margot, alle due o alle tre.
Ed era così che mi sentivo in quel momento, con il cuore a battere contro il tuo petto e le mie dita ad affondare nella tua schiena.
Alla deriva, ma insieme a te.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla deriva


 
A Francesco,
perché ho ancora il segno delle tue dita sul polso
 e le tue braccia come una seconda pelle.
 
 
Indossi un paio di Vans nere e il tuo inseparabile cappello verde, con la fantasia a fiori, perché si sa,  i fiori vanno di moda. Sfrecci per le strade di Denver con il viso sudato e lo skateboard che tanto ami sotto i piedi, e non dimenticherò mai il sorriso sul tuo volto.
In quelle labbra sorridenti vedo la felicità di un bambino che completa il disegno per la festa della mamma, la felicità di Aileen quando Gant la saluta con un cenno del capo, la felicità di mia sorella Joy quando entra in biblioteca e finalmente può leggere il nuovo libro di John Green.
In quel sorriso vedo la felicità che hai tanto bramato da quel maledetto 28 Novembre, quando tuo padre morì improvvisamente dopo mesi e mesi di agonia.
Perché senza quella tavola di legno macchiata di inchiostro verde e ocra, ti senti incompleto, nudo e indifeso, completamente alla deriva.
"Bello come il sole", pensai la prima volta che ti vidi, e poi quelle a seguire.
Lo penso ogni momento in cui mi fermo a guardarti, mentre ridi con Louis, passi distrattamente una mano tra i capelli o sistemi il solito cappello verde con la fantasia a fiori.
Avrei passato le ore ad immaginare quanto potessero brillare i tuoi occhi da vicino.
Poi, un giorno come tutti gli altri, ma che come tutti gli altri non aveva proprio niente, riuscii a vederli da vicino, i tuoi occhi.
E ricordo come rimasi a guardarli, come rimasi imbambolata dinanzi quel sorriso che pareva immenso, tanto era ampio.
E iniziasti a scherzare con me, perché sapevi il mio nome e già questo era inconcepibile.
Iniziò così, il nostro gioco.
"Avanti, abbracciami", mi dicesti quello stesso giorno. E io che " se inizio tutto questo, finisco con l'ammazzarmi ", mi allontanai ridendo, ma le tue mani erano già sui miei fianchi, i tuoi occhi incastrati nei miei e la voglia di te ovunque.
E ora ti cerco in mezzo alla folla, nella speranza di riconoscere il tuo modo di camminare, che ho imparato, appartiene solo a te.
Perché sei diventato una dipendenza, e ora mi consumi senza scrupoli, senza pensare a quanto può far male avere i tuoi occhi che bruciano sulla pelle.
Come quando mi siedo nel tavolo di fronte al tuo e cerco di ignorarti, perché è una sfida, mi ripeto.
Ma poi alzo lo sguardo e mi ritrovo alla deriva, perché tu sei lì e i tuoi occhi nei miei, perché ho le vertigini anche coi piedi a terra, perché tremo nel sentire il tuo sguardo dentro me.
Allora rimango con le labbra schiuse e il fiato incastrato in gola, perché tutti i miei respiri li hai catturati tu, con quello sguardo così serio mescolato al mio, impaurito.
E se il mio sguardo è impaurito è solo a causa tua, del tuo farmi sentire così insicura, perché l'unica cosa di cui ho bisogno è una certezza e tu, Zayn, ancora non hai saputo darmela.
Ricordo ancora quel martedì pomeriggio, erano le tre e tu te ne stavi seduto sul marciapiede ad aspettare che Margot uscisse di casa; la tua prima storia seria, dicesti un giorno a Harry.
Poi una chioma castana, lo smalto rosa e l'Iphone in una mano.
Ti sei sistemato i jeans e sei sparito dietro quella porta insieme a lei, abbandonando su quel marciapiede il mio cuore calpestato.
Arrivò la sera e fu come se nulla fosse mai accaduto.
Per l'ennesima volta, i tuoi occhi erano rimasti incastrati dentro me; fra le costole, i polmoni e il cuore. E lottavano contro le api assassine nel mio stomaco.
"Ieri ti ho vista ballare", e non furono solo api assassine, ma stormi di gabbiani e mandrie di bufali.
Pochi centimetri di distanza, tu piegato davanti a me: "Zayn, che vuoi da me?"
" Sapessi. "
Se solo tu mi spiegassi il perché di tutti quei sorrisetti, quelli che fai solo a me, quelli che nascondono un doppio fine che nemmeno tu conosci.
Poi il tuo sguardo fisso, che sembra voler penetrarmi la pelle e gli organi vitali, che sembra voler scoprire e allo stesso tempo non volerlo, quello sguardo che fa tremare la terra e il mare, perché si, sei tu la causa dei miei tsunami.
"Oh, avanti, abbracciami", non feci in tempo a replicare che ero già intrappolata. In tutti i sensi.
Il mio petto contro il tuo, la schiena inarcata in un tentativo di fuga, da te, da quell'abbraccio, da tutto quello che poi si sarebbe scatenato in me, tra noi.
" Stringimi" e le mie mani sulle tue scapole e il tuo viso nell'incavo del mio collo, le tue labbra che sfioravano la mia pelle ricoperta unicamente da pelle d'oca e il mio corpo sempre più piccolo.
Ed ero alla deriva.
Alla deriva come quando non ti vedo per giorni interi, come quando cerco il tuo sguardo e non lo incontro, come quando la notte corri da Margot, alle due o alle tre.
Ed era così che mi sentivo in quel momento, con il cuore a battere contro il tuo petto e le mie dita ad affondare nella tua schiena. Alla deriva, ma insieme a te.
 
 
 
  
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