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Autore: Aishillin    05/08/2014    1 recensioni
Quarto dei "missing moments". Idealmente collocato dopo la scoperta del trio della nuova squadra d'inquisizione.
DAL TESTO:
"“Lasciami subito, Malfoy.” La sua voce era più fredda del ghiaccio. ”Non voglio più avere niente a che fare con te. Sei quello che tutti credono, e niente altro. Mi sono illusa… ma sono stata una sciocca! Chissà che belle risate ti farai con i tuoi compagni di casa, di come hai fregato la so-tutto-io. Bel piano, complimenti… davvero.” Non credeva realmente a quello che stava dicendo. Non poteva davvero pensare che Draco l’avesse ingannata per tutto quel tempo… ma aveva bisogno che stesse lontano da lei, in un modo o nell’altro. Quella dolcezza che sentiva quando si incontravano per i corridoi, anche per caso… quel mezzo sorriso che lui le rivolgeva quasi di nascosto. Era tutta una sua fantasia, nulla più. E per evitare di illudersi ancora l’avrebbe tenuto lontano. Cosa credeva che volesse fare, prima che arrivasse Colin? Sciocca, sciocca Hermione. “Te lo dirò per l’ultima volta: lasciami, Draco.”"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Colin Canon | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Missing Moments'
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Draco Malfoy andava avanti e indietro, nervoso. Si sarebbe presentata? L’avrebbe ascoltato? Draco non ne aveva idea. Sapeva che probabilmente non avrebbe capito. Come avrebbe potuto? Lei non aveva una famiglia come la sua. Non aveva un padre che lo sfruttava come un mero oggetto per raggranellare un briciolo in più di potere o di influenza. Un padre che vedeva quell’arpia della Umbridge come un mezzo per avvicinarsi a Caramell, e che vedeva il suo unico figlio alla stregua di un elfo domestico, una creatura obbligata dalla sua stessa natura a servire il suo signore e padrone, Lucius Malfoy.
“Squadra di inquisizione?! Ma cosa diamine pensi di fare?! E poi mi mandi un maledettissimo bigliettino per vedermi e, cito testualmente, spiegarmi?!”
Draco la guardò e sorrise. Stranamente, la rabbia di lei, che tanto aveva temuto prima, ora lo rilassava. D’improvviso il suo discorso era chiaro, impresso nella sua mente, parola per parola. Lucius, i suoi compagni, le minacce implicite della sua famiglia… tutto si era messo in una fila ordinata, pronto ad essere spiegato e giustificato. D’improvviso l’ipotesi che lei gli credesse non pareva più così assurda.
“Sì. Voglio spiegarti tutto. Non ho deciso io di entrare in quella maledetta Squadra di Inquisizione. Sono stati i miei a volerlo… o meglio, mio padre… lui ha pensato che fosse utile al prestigio della mia famiglia. Non è stata una mia scelta! Te lo giuro, quella squadra nemmeno mi piace!”
Hermione alzò il mento, altera, e gli impose con un gesto della mano di fermarsi. I suoi occhi facevano trapelare tutta la sua diffidenza. Non gli credeva, nemmeno un po’. Draco si sentì sprofondare. Non aveva nemmeno finito di esporre la sua tesi, che lei già gliela bocciava.
Rimase in silenzio. Sapeva bene che se la ragazza voleva parlare, avrebbe parlato. E ritardare il momento non era consigliabile. L’aveva vista così tante volte strigliare Weasley che aveva imparato a non fare gli stessi errori di quel mentecatto.
Quella squadra nemmeno ti piace? Non mi sembrava fosse così quando ci hai tolto una marea di punti fregiandoti di quello stupido distintivo! O quando ti sei pavoneggiato in Sala Grande! O quando hai terrorizzato dei poveri primini! Sei solo uno stupido, borioso, e arrogante!” detto questo, la ragazza si scagliò contro di lui, iniziando a tempestargli il petto di pugni.
Draco arretrò. Era abituato a ricevere colpi ben più forti durante gli allenamenti di Quidditch (come dimenticare quel sadico di Flitt, che per insegnargli a schivare i bolidi gliene faceva lanciare contro per ore), tuttavia la mole della ragazza rimaneva ragguardevole, e la velocità con cui si era lanciata addosso a lui era tutt’altro che insignificante.
“Ahi” mormorò.
Ahi? Ahi?!” Hermione non sembrò molto contenta della sua esternazione. “Ho solo incominciato a darti quel che ti meriti, lurido..”
Non potè finire il suo discorso, perché Draco l’aveva stretta addosso a sé, incurante delle sue proteste.
“Ascoltami, per favore. Io… tu lo sai, fingo. La mia vita è una continua invenzione. Fingo di fronte ai miei genitori che non mi importi che mi stiano usando come un oggetto, fingo di fronte ai miei compagni di essere fiero. Fiero di essere felice di essere un figlio di mangiamorte, fingo di essere felice di essere un membro della squadra di Inquisizione. Fingo di adorare angheriare i più deboli, di disprezzare chiunque all’infuori di pochi eletti. Fingo sempre, Hermione. Fingo con tutti, meno che con te. Non posso fare altro.”
Hermione smise solo allora di lottare. Appoggiò il capo contro il suo petto e scosse lentamente la testa.
“La verità… è che sei un codardo. Tu non cambierai mai. È così. Ci ho creduto, per dei mesi. Da quella sera al Ballo del Ceppo. Anzi, da prima. Dalla volta in cui mi hai aiutato col Basilisco.  Avevo creduto… per tutto questo tempo ho creduto che forse, un giorno, avresti potuto diventare migliore. Invece sei solo un codardo che non cambierà mai.”
Draco sospirò. Allontanò la ragazza da sé, in modo da poterla guardare in faccia. “E’ vero. Non sarò mai il coraggioso che vorresti io fossi. Non avrò mai il coraggio di sorriderti in pubblico, o di non chiamarti Mezosangue. Non dirò mai della nostra amicizia, come non dirò mai ai miei che sono stufa di essere usato da loro come una pedina. Non ho il coraggio di farlo… ma allo stesso tempo non voglio rinunciare a te, a quelle confidenze di una volta ogni tanto, a questi discorsi. Non voglio rinunciare nemmeno alle mie scuse che dovrò rivolgerti ogni volta per il mio comportamento da idiota.”
La strinse, di nuovo, accucciandosi con lei sul pavimento. La strinse come non aveva mai fatto, baciandole i capelli sulla nuca ripetutamente, come un assetato che si abbevera da un’oasi nel deserto. Hermione era ferma, in silenzio. Circondata dalle braccia calde di Draco, sentiva le labbra del biondo posarsi sui suoi capelli, mentre mormorava ripetutamente “Scusami, scusami…”
Incredula, Hermione alzò un braccio per accarezzargli la guancia. Lui abbassò il viso, fino a portarlo alla stessa altezza del suo. Le braccia di lui la stringevano dolcemente, mentre la ragazza non accennava a spostare la mano dalla guancia del Serpeverde.
Draco avvicinò lentamente le labbra a quelle della ragazza. Sentiva il respiro di lei, corto, infrangersi sulla sua pelle. Vide i suoi occhi dilatarsi, mentre si rendeva conto di ciò che stava per succedere. Draco continuò ad avvicinarsi lentamente. Non voleva affrettare le cose. Voleva darle la possibilità di ritrarsi, se quello era il suo desiderio.
Non seppe mai quale fu la decisione di Hermione Granger, perché l’improvvisa luce che dilagò nella stanza li fece separare di colpo.
Colin Canon spuntò proprio allora da dietro la sua macchina fotografica, la bocca atteggiata in una “O” perfetta. Non fece però in tempo a proferir verbo, perché un “pietrificus totalus” gli fu brutalmente scagliato contro.
Il ragazzino si irrigidì di colpo, l’espressione di sorpresa ancora impressa nei suoi lineamenti, mentre la sua macchina fotografica cadde a terra di fronte a lui con un tonfo sordo.
Hermione guardò, sconvolta, il ragazzino completamente impastoiato, dopodiché si voltò a fissare il biondo, che ansimava ed aveva ancora la bacchetta tesa verso l’ingresso della stanza.
“Ma cosa diamine ti è preso? Sei impazzito?? Povero Colin!”
“Volevi forse farti fotografare in… posizione compromettente? Dammi pure del codardo, ma sono sicuro che nemmeno tu faresti i salti di gioia all’idea di quella foto diffusa per tutto il castello!”
Hermione si mordicchiò il labbro. “Non hai tutti i torti… ma quello che hai fatto a Colin non è stato comunque carino.” Detto questo, si alzò in piedi e si diresse velocemente verso il ragazzo più piccolo, raccolse la macchina fotografica e la colpì velocemente con la bacchetta, dopodiché obliviò anche il suo proprietario.
“Certo che, per essere una che disprezza i miei metodi, li attui molto bene” Osservò il biondo.
Hermione nemmeno lo guardò, troppo impegnata a tenere il mento in su e la schiena dritta. Fece levitare il ragazzino impastoiato e dagli occhi ancora vacui, e si diresse verso la porta.
“Aspetta! Noi due non abbiamo finito!” la fermò il biondo.
“Ah si? Io la penso diversamente, Malfoy.”
“Ma io no.” Replicò il ragazzo, trattenendola per un polso. La ragazza si voltò, stupita.
Draco la strinse a sé. Era furioso. Furioso per essersi comportato da perfetto Serpeverde, furioso per aver reagito nel modo che lei avrebbe odiato più di tutti. Era furioso perché aveva reagito come suo padre si sarebbe aspettato da lui: macchinare, strisciare; fare in modo che le cose si volgessero sempre e comunque a suo favore. “Non sei meglio di Lucius, caro mio…” la vocina nella sua testa non gli dava tregua, e nel frattempo la ragazza si dibatteva per essere liberata.
Hermione continuava a dibattersi, irritata. Come si permetteva, quel borioso Serpeverde?! Non solo aveva trattato in maniera orribile Colin, colpevole solo di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma ora pensava di poter fare la stessa cosa con lei! E poi la accusava persino di usare i suoi stessi metodi, quando lei cercava solo di tamponare il danno causato da quell’impulsivo. Roba da matti. D’improvviso non sopportava più che la toccasse, anche solo che le stesse intorno. Si era illusa, illusa che fosse migliore. Ma non vedeva pentimento nei suoi occhi, solo rabbia. Smise di agitarsi.
“Lasciami subito, Malfoy.” La sua voce era più fredda del ghiaccio. ”Non voglio più avere niente a che fare con te. Sei quello che tutti credono, e niente altro. Mi sono illusa… ma sono stata una sciocca! Chissà che belle risate ti farai con i tuoi compagni di casa, di come hai fregato la so-tutto-io. Bel piano, complimenti… davvero.”  Non credeva realmente a quello che stava dicendo. Non poteva davvero pensare che Draco l’avesse ingannata per tutto quel tempo… ma aveva bisogno che stesse lontano da lei, in un modo o nell’altro. Quella dolcezza che sentiva quando si incontravano per i corridoi, anche per caso… quel mezzo sorriso che lui le rivolgeva quasi di nascosto. Era tutta una sua fantasia, nulla più. E per evitare di illudersi ancora l’avrebbe tenuto lontano. Cosa credeva che volesse fare, prima che arrivasse Colin? Sciocca, sciocca Hermione. “Te lo dirò per l’ultima volta: lasciami, Draco.”
E Draco la lasciò andare. Per la prima volta dall’episodio del Basilisco, aveva visto dell’odio nel suo sguardo. La guardò andarsene, col piccolo fotografo che galleggiava davanti a lei. L’aveva delusa. Voleva che lui cambiasse, ma non ne era in grado. Non sarebbe mai stato capace di essere abbastanza per lei.
Con un sospiro si diresse lentamente verso la porta. Il peso della consapevolezza premeva sulle sue spalle. A qualche passo dalla porta si fermò: un foglietto di plastica bianca giaceva, abbandonato, sul pavimento. Lo raccolse, e in pochi attimi si rese conto di cosa fosse. Con aria casuale, la foto del loro primo quasi bacio scivolò nella tasca interna della sua giacca.



***
Con un po' di ritardo, è arrivato anche il quarto missing moment. 
In tutta onestà, non sono sicura di essere riuscita a rendere bene i sentimenti dei due protagonisti (pensavo proprio di saltare quest'anno, addirittura), quindi vi esorto come non mai a dirmi onestamente cosa ne pensate. Commenti di ogni sorta sono bene accetti!
Per chi segue queste one-shot "in serie": tranquilli, ho già praticamente pronto il prossimo episodio. L'aggiornamento non tarderà come questa volta!
Grazie a tutti: chi commenta, chi mette la storia nei preferiti o nelle seguite, chi si limita a leggere in silenzio. Senza lettori, qualsiasi storia non avrebbe ragione d'esistere.
Ash.
   
 
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