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Autore: Shirokuro    05/08/2014    0 recensioni
{ tatsumiya centric; tatsumiya/meikai; possibile ooc | one-shot di 1120 parole circa | introspettivo; sentimentale | puro sclero, lettore avvisato, mezzo salvato }
«Oggi è successo qualcosa di felice: pare che Samekichi, il famiglio di Wadanohara, sia tornato! Da quanto ne so, ha fatto qualcosa nel Mare della Morte, anche se non ci ha detto nulla di troppo. La nostra strega del Mare ha ritrovato qualcuno che aveva perduto. Tu... Tu invece non puoi... tornare... vero?»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di ritrovarmi con venti milioni di pomodori addosso per questa fan fiction inutile, volevo precisare solo qualche cosettina. L'ho scritta tuuutta oggi. E l'ho scritta dopo aver visto Another, ascoltando Ligabue, IA, CLARiS, Moby, Giusy Ferreri e Elo. No, non sono normale. Ed in tutto questo, sempre mentre scrivevo, ho preso antibiotico, cenato e prima ancora era pure venuto papà a trovarci. Senza dimenticarci che tutto questo nasce come mio personale capriccio nel voler vedere una MeiTatsu in un fandom dove si shippa principalmente Wadanohara con *nome di con chi la shippate perché so di aver ragione* e OldTatsu o IdaTatsu. No, shippate MeiTatsu, s h i p p a t e l i. Dato che ero in previsione di una mia fan fiction stupida atta a distrarmi ulteriormente dalla mia Long e la fic estiva (le possibilità di vedere la KanoAya, per chi la vuole e mi segue (ovvero nessuno che aprirà la pagina ma lol), stanno scendendo vertiginosamente, mi spiace) (no, in realtà non tanto, forse non l'avrei pubblicata comunque su EFP) (magari sul mio blog che pare inutile) e dato che questo fandom dovrà pur prendere vita un giorno, mi son detta "ma scriviamo una ficcyna sul nostro oootttppp (del quale non troviamo icons né di un componente né dell'altro quindi ripieghiamo sul nostro angioletto tsundere (?)) cagato praticamente per nulla tanto perché sì". Sì, non ha il benché minimo senso. But who cares. In parole povere, questo è uno sclero bestiale con una deprexixxima!Tatsumiya e Meikai che bubu non compare. Viviamo felici. E no, Samekichi non c'entra un cavolo, smammate se amo questa icon. Nulla, sopportate lo sclero di una romanaccia che prova caldo (tanto tra massimo due giorni i miei sensi prevedono il diluvio universale uhuh). Buona lettura senza premesse alla lettura- anzi, solo un paio.
Leggerete piccoli spicchi ripresi dopo altri nel game. Il primo dopo la ehm morte? di Meikai, i due dopo dopo la scenetta nella stanza bonus in cui le ragazze vedono Idate / Orca, mentre gli ultimi sono random, molto. E perdonate l'oscenità delle doppie vocali di Pulmo, ma non ho potuto resistere. Ed. Il. Finale. Fa. Schifo. Ed ultimissima cosa: sadooc!Tatsumiya is the way (altresì, uccidetemi)

 
Sorridendo al pianto del Mare
   Tatsumiya lasciò cadere una lacrima, schiudendo la bocca che non riusciva più a trattenere serrata, lottando contro la tristezza che le stava puntando contro le sue potenti spade – grandi e pesanti armi che prima di allora non credeva avrebbe mai provato sulla propria pelle come cavia inerme. Era stata abbandonata da Old e questo – sebbene lo trovasse ingiustificabile – poteva capirlo, ma realizzare che Lord Meikai non c’era più a darle conforto la mandava fuori di testa. Forse se non fosse stata così debole avrebbe potuto fermarlo e forse nemmeno lo squalo si sarebbe lasciato trascinare dalla “Loro parte”. O forse non sarebbe cambiato nulla, ma non avrebbe avuto più rimpianti.
   Più volte si era lasciata trasportare dal pensiero che quel senso di inadeguatezza e sconforto fosse causa della sua coscienza. Le pareva di aver sbagliato lasciando il Grande Stregone compiere quel gesto quasi avventato; forse in cuor suo, anche lui era disperato. Magari gli sarebbe bastato del tempo per trovare una soluzione diversa dal sacrificio. Sospirando si appoggiò al muro tinteggiato di verde.
   Accarezzò con la mano bianca quel materiale estremamente curioso, che sotto al mare non marciva né tantomeno si addolciva; probabilmente era qualcosa di diverso dal materiale da costruzione, chissà che non fosse stato sottoposto a qualche incantesimo o lavorazione particolari. Sorrise in parte e si asciugò le lacrime, dandosi una lieve spinta, lasciando che fosse la corrente così creatasi a rimetterla in piedi – o quello che gli altri avrebbero così definito. Si avvicinò all’uovo in mezzo alla sala.
Era rotondo, splendeva, riflettendo l’acqua nel quale era immerso e che con delicatezza era stato poggiato su quella stoffa blu notte. Sembrava la sfera disposta sopra il Palazzo. No, era molto più simile alla Luna, l’unica testimone dell’amore che provava per il suo Signore. Era certa che Wadanohara sarebbe stata una brava bambina e che tutti le avrebbero voluto un gran bene, come il padre le aveva augurato. Accarezzò il guscio di quell’oggetto che pareva frivolo ma possedeva la capacità di dare la vita. Era simile al suo amato, pensò.
   «La difenderò e non permetterò che soffra mai... Lord Meikai».


   «Credevo ti piacessero i tipi più calmi, come Lord Meikai!»
   Tatsumiya continuava a pensarci. Perché le altre si erano messe in testa che Idate – quell’orca manesca – potesse piacerle? Sicuramente gli era debitrice, non negava la sua gratitudine, ma arrivare a pensare che se ne fosse innamorata no. D’altronde le bastava ricordare l’appuntamento con la Luna che ogni sera si concedeva. Erano oramai anni che ogni notte si dirigeva verso la superficie marina e si appostava su un isolotto vicino.
   Passava anche ore sulla sabbia, parlava alla sfera che sapeva lontana ma vedeva chiaramente. Le rivolgeva le stesse parole che avrebbe detto a Meikai, col sorriso sulle labbra. Se avesse dovuto dare un inizio a tutto questo, avrebbe affermato che fu il giorno in cui nacque la figlia del Grande Stregone. Non poteva dirgli nulla di spiacevole. Ogni volta trovava il bello che aveva trascorso durante la giornata e raccontava tutto, di quanto avesse imparato Wadanohara nella giornata trascorso, della sua scelta di Samekichi come famiglio, dell’arrivo di Sal, di quello che considerava il tradimento dello giovane squalo, della partenza della streghetta, di quanto si sentisse sola, della guerra contro Tosatsu, di quanto si sentisse sola e di quanto fosse felice del ritorno di Wadanohara, con il quale si era sistemato tutto. A volte si chiedeva se lo Stregone la sentisse mai.
   «Oi, Tatsumiya, cosa stavano blaterando le ragazze, prima?» La scosse dai pensieri, quella domanda. Helica era molto intelligente, ma certe volte proprio non sapeva introdursi al mondo di quelle stravaganti creature chiamate “donne”. L’albina rise e con naturalezza le spiegò che non doveva farci caso, nemmeno lei aveva ben capito cosa intendessero. «Oh, però sembravano molto interessate!» commentò, sempre più confusa. Tatsumiya scosse la testa. «Non era nulla di importante, loro sono fatte così».
   «Ok, ma dicevano che ti piace quell’orca! Cosa significa?»
   «Nulla che tu possa capire,» rispose «e comunque, io sono innamorata di tutt’altra persona».

   «Me lo ha deetto Helica! Suu, chi è?» Pulmo non aveva colpa dell’ingenuità di Helica, ma Tatsumiya si mise ad imprecare e giurare le più atroci vendette contro la povera ragazza. Non per altro, ma quando Pulmo si impuntava su qualcosa era molto difficile da smuovere. E se necessario, era anche pericolosa – da non dimenticare che era una medusa. Con calma e serenità, o meglio, con la calma e la serenità che poteva recuperare, prese un respiro e sospirò. «Nessuno».
   «Per caaso, era il Loord Meikai?»
   «E se fosse?»
   «Triiste1» commentò Pulmo. «Credimi quando diico che potresti puntar sull’oorca
   Tatsumiya voltò il capo ed osservò fino in lontananza un punto ignoto. Scegliere le parole con cura non era poi il suo punto forte, ma esprimersi per lei era quasi naturale. Magari tutti gli anni passati ad insegnare ad Wadanohara incantesimi e varie le avevano impresso uno spirito carismatico.
   «Sarebbe sbagliato. Vedi, Pulmo, io sono innamorata non solo di Lord Meikai, ma anche di quello che è diventato. Lui ora è nel mare in cui viviamo. Non sarebbe forse scorretto... tradirmi così? Io amo questo mare perché è tutto quello che mi rimane da amare oltre a semplici memorie che mi rovinano e distruggono dall’interno. Ho lasciato che il mio compagno mi abbandonasse e che il mio amore mi sfuggisse fra le mani come sabbia. Non voglio lasciare i miei sentimenti in balia del momento, capisci?»
   La medusa annuì e sorrise, ispirando anche all’altra quell’indomabile allegria. «Brava, Tatsumiiya

   «Oggi è successo qualcosa di felice: pare che Samekichi, il famiglio di Wadanohara, sia tornato! Da quanto ne so, ha fatto qualcosa nel Mare della Morte, anche se non ci ha detto nulla di troppo» sussurrò. «La nostra strega del Mare ha ritrovato qualcuno che aveva perduto».
   Rifletté sull’affermazione ed abbassò gli occhi, guardando il mare. «Forse, dovrei parlare con te, se proprio voglio parlarti, Meikai. Tu...» ed il sorriso quella volta le venne a mancare. Gli occhi si spalancarono ed inumidendosi di lacrime, incominciarono a vedere tutto confuso e sfuocato. La prima crudele lacrima iniziò un percorso sospeso nell’aria, fino a toccare la sabbia, abbandonando il viso della donna.
   «Tu invece non puoi... tornare... vero? Lord Mei... kai...» Facendosi prendere dai singhiozzi realizzò per la prima volta in tutti quegli anni di amare qualcuno che non se ne era andato, qualcuno di semplicemente... morto. Era impazzita per il dolore o non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo? In entrambi i casi, odiava l’aria, ma non poteva tornare in mare. Non ora.
   «Mi dispiace... dovevo capirlo!»

   «Tatsumiya, non perdere mai il tuo sorriso. Voglio che gli occhi di Wadanohara siano i miei ed io possa vederti sempre felice».
   Mi dispiace, averti deluso, per questa volta. Domani sorriderò, davvero. Ma questa sera, voglio nuotare in un altro tipo di acqua salata.

 
#1 - cit. Francesco
   
 
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