Libri > Beautiful Creatures
Ricorda la storia  |      
Autore: SaraSkye6716    06/08/2014    3 recensioni
Ethan sente continuamente di perdere Lena, non solo nei sogni, ma anche nella realtà. Desideroso di riavere ancora la sua Lena cerca di passare una giornata spensierata con lei, ma non è poi così facile a un passo dalla Reclamazione.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ethan Lawson Wate, Lena Duchannes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una domenica al fiume

Notte dopo notte continuavo a perdere Lena, ma quei sogni, così reali, potevano essere nulla  in confronto alla realtà. La stavo perdendo davvero, più di quanto non mi fossi reso conto fino a quel momento.
Era l’alba, la finestra era socchiusa e lasciava passare un venticello che mi fece rabbrividire. Restai per un attimo a guardare il soffitto, azzurro come sempre. Poi tornai a guardare fuori dalla finestra e mi persi in quella luce calda. E la sentii. Quella sensazione di elettricità che, nascosta in un angolo della mia testa, mi diceva che Lena era sveglia.
-L.?- era quasi un sussurro.
-Ethan! – persino con il Metapensiero riuscivo a  sentire la voce assonnata , smorzata da un sorriso.
-Buongiorno, Lena d’ Avena. Dormito bene? – cercai di sembrare spensierato, ma il suo tono cambiò.
-Dovresti saperlo, Ethan. Buongiorno anche a te. – il sorriso era sparito.
-Senti un po’ L. oggi è domenica. Programmi per la giornata? – stavo semplicemente cercando un modo per stare insieme, senza pensare al conto alla rovescia sulla mano di Lena, alla Reclamazione, al Libro delle Lune. Volevo poter sentire ancora la mia Lena, lì accanto a me, come se fossimo solo una Maga e un mortale innamorati.
-A dire il vero non ci ho ancora pensato. Non so se te ne sei accorto, ma è appena l’ alba.
-Beh, io avrei in programma dio fare una sorpresa ad una ragazza e portarla con me a fare un giro giù al fiume. Solo io e lei. Pensi che accetterà?- mi si stava contorcendo lo stomaco e per un attimo pensai che avrebbe rifiutato.
- Ci sono buone probabilità.
-Ce ne sono delle cattive?
-No, a patto che tu porti la colazione.
-Non muoverti da lì, L. Sto arrivando!
Persi il contatto con lei e sentii che già mi mancava. Scesi dal letto e  per la prima volta ero sotto la doccia prima che Amma potesse ordinarmelo. Mi infilai un paio di jeans e una maglietta blu dell’ Atari. Scesi le scale più in fretta che potevo e come m i aspettavo, Amma era già in cucina ai fornelli.
-Scommetto che quella ragazza ha più effetto del mio cucchiaio di legno, non è così Ethan Wate?
Le sorrisi e senza pensarci iniziai a frugare nella dispensa.
-Buongiorno, Amma! Passo a prendere Lena e andiamo giù al fiume a fare colazione.
-Non prima di aver rimesso a posto tutto questo disastro, Ethan Wate! Si può sapere cosa diavolo stai cercando?
- Abbiamo ancora il  cestino da pic-nic delle zie?
-Basta solo chiedere! Sarò anche più bassa di te, ma in questa cucina nessuno sa dove mettere mani meglio di me!- ed era vero. Come se fosse sempre stato lì Amma tirò fuori un vecchio cestino da pic-nic. Non lo avevo mai usato da quando le Sorelle me lo avevano regalato, sostenendo di averne vinti due uguali un anno alla pesca della Fiera di Gatlin.
Con aria soddisfatta Amma si offrì di sistemare il cestino come io non sarei mai stato in grado di fare, mentre io ripescavo la coperta a quadri che usavo da bambino quando leggevo steso sul giardino di casa.
Solo qualche minuto più tardi ero già davanti ai cancelli di Rvenwood. Mi sentivo sollevato all’idea di una giornata con Lena ed ero piuttosto speranzoso sul fatto che sarebbe stata una bella giornata fino alla fine. Percorsi il vialetto e poco prima di arrivare ai gradini, mi accorsi di una figura seduta sull’ erba qualche metro più in là . improvvisamente mi resi conto di come la mia vita era cambiata dalla prima volta che avevo posato lo sguardo su quei riccioli neri che ricadevano morbidi sulla pelle candida e liscia. Sorridendo mi avvicinai e inspirai il familiare profumo di limoni e rosmarino. Aveva le gambe incrociate e su di esse era poggiato il suo solito quaderno a spirale. Aveva smesso di scrivere e stava richiudendo il quaderno quando si girò a guardarmi.
-Sei arrivato finalmente! Sto morendo di fame!-mi si avvicinò e incrociò le mani dietro al mio collo. Le misi le mani sui fianchi e l’ attirai a me per in solo, veloce, bacio. La guardai negli occhi. Quegli occhi verdi che non sapevamo di che colore sarebbero stati di lì a qualche settimana. Decisi di non pensarci e mi persi nel suo sorriso. Un’ altra cosa che, dopo giorni iniziava a mancarmi. Lei mi guardò come se sapesse a cosa stessi pensando. In realtà era proprio così.
-Niente Libro delle Lune?
-Niente Libro. Solo io e te, ricordi?- una stretta allo stomaco mi fece sperare di riuscire a passare la giornata che avevo programmato. La strinsi forte a me e respirai a fondo il suo profumo.
-Hai dimenticato il nostro patto?
-Certo che no! Vieni, andiamo alla macchina.
Ci avviammo l’uno accanto all’altra oltre i cancelli e quando ci sedemmo sui sedili, l’odore della cucina di Amma aveva già riempito l’abitacolo. Poggiai il cestino sulle ginocchia di Lena e misi in moto la macchina.
-Tutto merito di Amma- Non poteva essere più vero. Amma si era data davvero da fare. Nel cestino c’era una bottiglia di vetro piena di latte al cioccolato, uova strapazzate, bacon, due pezzi di crostata, cereali, succo di frutta e yogurt. Vedevo l’espressione sorpresa sul volto di Lena.
-Deve piacerle davvero tanto la cucina!
-Oh,si! Puoi dirlo forte!- insieme ridemmo e l’aria in torno a noi si fece leggera, ma durò poco. Lena si rabbuiò, non disse niente. Non volevo che pensasse al Libro e a quanto poco tempo ci fosse rimasto. Facevo fatica a tenere quei pensieri lontani dal Metapensiero, come al solito cercai concentrarmi sugli schemi del basket, ma una volta esauriti fu lei a parlare.
-Ethan, tutto questo è sbagliato. – di nuovo lo stomaco mi si strinse e fu come perderla un po’.
Ancora .
-L. troveremo un modo
-Continui a dirlo. – eravamo quasi arrivati al fiume.
-Forse perché ci credo- il problema è che era lei a non crederci.
-Come puoi continuare a pensare che andrà tutto bene? Quando sarò reclamata dalle Tenebre non ci sarà nessuna gita al fiume. Non ci sarà più un “noi” e di sicuro io non sarò più la stessa.
-L. toglitelo. Togli il tatuaggio – dovevo provarci.
-Non servirà, Ethan!  Non è così che impediremo la Reclamazione. Né tanto meno standocene con le mani in mano senza il Libro delle Lune. A proposito dov’ è?- Quasi urlava. Niente Metapensiero e questo complicava le cose.
-E’ nel mio armadio, dov’ è giusto che stia. Almeno per oggi. L. cancella il tatuaggio, ci serve un po’ di riposo! A te, serve un po’ di riposo. Tutto questo stress ti sta solo facendo più male! – cercai di recuperarla come meglio potevo. Nel Nostro modo.
-L. cancella il tatuaggio. Per favore. Stiamo un po’ insieme. Dimentichiamoci per un giorno della Reclamazione, della Luce, delle Tenebre, del Libro, delle Visioni, di tutto. Fermiamo il tempo. Fermiamolo per noi. Per il “noi” che c’è adesso. – Avevo fermato la Volvo accanto ad un grande prato sul fiume. Lena era accanto a me con gli occhi lucidi e passava le dita lungo la sua speciale collana di ricordi. Tenne gli occhi chiusi per un attimo e quando li riaprì notai che i numeri sulla mano stavano svanendo.
Lei mi guardò e sorrise appena. Un sorriso timido che dimostrava la mia vittoria.
Uscii dalla macchina e corsi ad aprirle lo sportello. Lei mi guardò incredula, ma prima di poter dire qualcosa io le avevo già sfilato via il cestino, poggiato a terra sull’ erba umida e l’ avevo già attirata a me in un bacio intenso. Sentii il familiare calore che mi invadeva, il cuore che batteva forte. Cercai di resistere come a voler assorbire con quel bacio tutte le sue preoccupazioni.
-Ti amo L. – lasciai che le mie mani si annodassero in quel groviglio che erano i suoi capelli e che le sue mani continuassero a carezzare il mio corpo mandandolo in tilt.
-Ti amo anch’io Ethan – iniziavo a non respirare più e lei mi lasciò riprendere fiato.
Raccolsi il cestino e le presi la mano. Sembrava che quel bacio avesse avuto effetto e io colsi al volo l’opportunità di riavere, per un giorno, la Lena che incontrai sotto la pioggia.
Una volta svuotato il cestino Lena si sdraiò a pancia in su e iniziò a giocherellare con le nuvole. Più la guardavo e più pensavo a quanto sarebbe stato difficile lasciarla andare. Se fosse stato necessario. Ricacciai indietro quei pensieri cercando di non farmi influenzare da Lena, ma essere positivo come sempre. Per il suo bene.
Le presi una ciocca di capelli e iniziai a rigirarla tra le dita. Lei si girò a guardarmi e galleggiai in quel verde intenso dei suoi occhi da Maga. Un soffio di vento ci scompigliò i capelli. Lena allungò la mano e mi scostò via il ciuffo dagli occhi. Riuscivo a vedere la pelle d’oca sulla sua pelle, la presi tra le braccia e la strinsi forte. Lei incastrò perfettamente la testa nell’ incavo del mio collo e restammo così, in silenzio, ad ascoltare l’ uno il respiro dell’altra. Chiusi gli occhi e insieme ci assopimmo in un sonno tranquillo privo di incubi. Il vento iniziava a smuovere le fronde degli alberi e fui svegliato qualche ora dopo da quel rumore. Lena era ancora addormentata tra le mie braccia e tremava per il freddo. Cercai di stringerla e riscaldarla con il calore del mio corpo, ma lei si svegliò. Gli occhi verdi gonfi per il sonno.
-Ethan. Ho freddo. – era quasi mezzogiorno, ma non volevo allontanarmi da Lena.
-È quasi ora di pranzo, ti va di andare al Dar Kin a mangiare qualcosa?
- D’accordo – in bacio veloce. Una piccola scossa. Sistemammo il cestino e tornammo a Gatlin. Il Dar Kin era mezzo vuoto, fortunatamente quella domenica sarebbe rimasto aperto fino a pranzo, cosa davvero insolita. Quando uscimmo in strada l’ aria si era raffreddata, ma Lena volle comunque ritornare giù al fiume.
Quando arrivammo ripescai dal cestino la coperta a quadri e io e Lena ci sdraiammo sull’ erba. Il cielo era diventato nuvoloso e il vento più forte. Ma capivo perché Lena desiderasse tanto restare lì. Da quella mattina era diventato un altro dei “nostri” posti. Nella lista poteva esserci Greenbriar, l’acquedotto e quel prato. Erano posti che, se avesse potuto, avrebbe infilato e custodito nella sua collana.
Si girò su un fianco a guardarmi e capii che aveva una domanda in serbo per me.
-Parlami di te. – Cosa? Voleva che le parlassi di me? Ero rimasto a bocca aperta. Credevo mi conoscesse abbastanza bene. Dovevo avere un’ espressione davvero insolita perché Lena si sentì in dovere di spiegarsi meglio.
- Intendo dire… parlami dell’ Ethan Wate prima che incontrasse me. Parlami di Amma. – sorrise appena e le sue guance si fecero più rosee del solito.
-Amma? Beh, lei è la nostra governante, ma questo lo sai già. È con noi da che mi ricordo. Ha cresciuto mio padre e poi ha cresciuto me. Quando ero piccolo era sempre arrabbiata con me per via delle bravate che combinavamo io e Link. Mi rincorreva per la casa con il ciclope, quel suo mestolo stregato, ma trovavo sempre il modo per scappare.- Ridemmo e ripensai a quelle scene così familiari. – Poi sono cresciuto e lei è sempre stata accanto alla nostra famiglia. Senza di lei non so come avrei fatto quando, quando…- mi si spezzò la voce e Lena capì. Si avvicinò e si strinse a me.
-Farebbe di tutto per te.
-Lo so.- la strinsi a me e le baciai la fronte, inspirando il profumo dei suoi capelli. Le alzai il mento per guardarla.
-E tu invece? Parlami della Lena Duchannes prima di Gatlin. Io non sono mai riuscito ad andare via di qui. Ma tu hai girato così tanti posti! Com’ è il mondo lì fuori? – Sorrise.
- Non ricordi? Mi hai già fatto questa domanda. Ma posso dirti qual è stato il posto più particolare in cui ho vissuto.- socchiuse gli occhi e appoggiò soprappensiero un dito sulle labbra.
- Spara! – la incitai.

-Uhm… sicuramente le Barbados. Ci ho vissuto solo per un po’ , ma lì era tutto così diverso! Il mare era di un azzurro mai più visto da allora. C’ era anche Ridley con me. Un giorno andammo in spiaggia a fare il bagno. Eravamo delle bambine. C’ erano diversi ragazzini che puntavano gli occhi su me e mia cugina. Già da allora era bella con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Ad un certo punto due ragazzi si avvicinarono e ci invitarono a una festa quasi costringendoci, ma erano troppo grandi anche per due maghe e non è decoroso in qualunque caso. Ridley gli si piazzò davanti tutta impettita con una mano sul fianco e li mandò via. Quando tornammo a casa ridevamo ancora.- si fermò e si alzò a sedere.- lei mi difendeva sempre, aveva un bel caratterino sin da allora, ma è l’unica amica che abbia mai avuto.

Aveva gli occhi lucidi, mi avvicinai e le presi la mano ignorando la scossa.

-Mi dispiace per Ridley.

-Si, anche a me. E io potrei fare la sua stessa fine. – eccoci di nuovo al punto di partenza.

-Ethan, ho paura.

-L. io sarò sempre con te. Sono sicuro che un modo ci sia e noi lo troveremo. Non  ti lascerò mai.

-È questo il punto. Sarò io a lasciare te e non sarà affatto piacevole se lo farò da Maga delle Tenebre.- teneva gli occhi bassi, quasi si vergognasse e forse era vero.

Le presi il viso tra le mani e le asciugai una lacrima fuggita al suo autocontrollo. Il vento soffiò più forte e la sua pelle era gelida. Tremava, ma forse non solo per il freddo.
-L. ti prometto che andrà tutto bene. Se non hai ancora fiducia in te stessa, allora abbi fiducia in me. So che puoi farcela. Possiamo farcela, insieme. – le carezzai la guancia per rassicurarla e lei lasciò che il nodo in gola le si sciogliesse riversando le sue lacrime ardenti sul mio petto. La feci sedere sulle mie gambe e nascose il viso sotto il mio. Potevo sentire i singhiozzi che non riuscivano a placarsi e il sollievo nella sua mente di quella liberazione. Provavo le stesse cose che provava lei, eravamo collegati in qualche modo, questo lo sapevo. Ma non poteva essere più vero di così. Continuai a tenerla stretta a me e a dondolarla finchè non si calmò. Sembrava così fragile e vulnerabile, ma io sapevo quanto era forte dentro. E grazie a questo saremmo andati avanti. Io e lei. Facendoci forza a vicenda, come eravamo destinati a fare qualsiasi cosa.
Restammo così vicini fino al tramonto. Le sfumature rosa e arancioni del cielo rischiaravano il prato e il sole infuocato ci regalava gli ultimi raggi di luce e calore. Vedevo le righe argentate lasciate dalle lacrime sul volto di Lena e desiderai di non essere in nessun altro posto se non lì, con lei, per sempre.
Ma “per sempre” non era come “e vissero felici e contenti”, non per noi. E questo , in fondo, lo sapevo persino io. Non appena il sole fu tramontato mi accorsi che Lena aveva gli occhi chiusi. Per una volta sembrava così serena che sarebbe bastato quello a salvarci. La presi in braccio senza svegliarla e la poggiai sui sedili posteriori della Volvo. Puntai dritto verso Ravenwood. Davanti ai cancelli Lena si svegliò , ma rifiutò di essere accompagnata dentro casa. Le diedi un ultimo, ardente e salto bacio e la osservai mentre percorreva il vialetto. Davanti alla porta socchiusa si girò a guardarmi.
-Grazie, Ethan. Ti amo.- e scomparve nella striscia di luce.
- Ti amo anch’io- Rimasi per un attimo lì aspettando che il contatto si interrompesse, con ancora nella testa l’ immagine di Lena, i suoi riccioli neri, la pelle candida e quegli occhi verdi.
Sorrisi.
 



A te che stai leggendo: grazie per essere arrivato fino in fondo e non esserti fermato a metà di questa giornata. Spero che per lo stesso motivo per cui sei arrivato fin qui, potrai lasciare una recensione ( di qualsiasi tipo). 

Grazie!

-SaraSkye6716
 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Beautiful Creatures / Vai alla pagina dell'autore: SaraSkye6716