Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    06/08/2014    3 recensioni
Alla fine del n° 49 lasciamo Maya e Masumi in un momento incerto. Ci sarà lo spettacolo dimostrativo a breve e il signor Hijiri ha detto a Maya che il suo ammiratore desidera incontrarla a Izu. Aleggia su di loro ancora ciò che Masumi disse a Maya fuori dalla Daito dopo aver deciso di sposare Shiori, che tutto quello che era avvenuto sull'Astoria era stato solo un passatempo. Ma Masumi sembra incapace di aspettare di incontrarla a Izu e, tre giorni prima dello spettacolo dimostrativo...
Ma sapeva che la sua scelta avrebbe avuto un prezzo ed era disposto a pagarlo ora che sapeva che Maya… che Maya lo ricambiava. Non riusciva ancora a dirlo, neanche pensandolo. Le frasi che si erano scambiati erano state semplici ma chiarissime, non c’era ombra di dubbio su ciò che lei provasse, anzi in realtà era stata molto più diretta di lui. Come poteva aver frainteso il cambiamento nelle sue reazioni da qualche tempo a questa parte? Sorrise e vide il riflesso sul vetro.
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Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chigusa Tsukikage, Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allo specchio - Maya



Osservava le stelle comodamente seduta sulle ampie sedie reclinate del planetario. Stare lì acuiva la sua vicinanza, come fosse tornata a quel giorno, il ricordo diventava nitido e le serrava lo stomaco in una morsa dolorosa. La voce raccontava di galassie e pianeti, morbida e chiara, ma lei era troppo perduta nelle sue riflessioni per poter seguire il discorso. Quel pomeriggio, insieme alla signora Tsukikage e al signor Kuronuma, avrebbe incontrato Masumi Hayami alla Daito Art Production a Tokyo. Mancavano tre giorni allo spettacolo dimostrativo, ma il Presidente della Daito aveva qualcosa in mente per averli convocati in quel modo. Era rimasta stupita soprattutto dalla signora Tsukikage che aveva acconsentito a incontrarlo. Quell’uomo complesso e duplice la disorientava sempre. E la spaventava anche... Appena credeva di aver capito qualcosa di lui, immediatamente accadeva un evento che ribaltava tutto.

Non posso vederlo! Non sono pronta! Sono concentrata sulla Dea Scarlatta, il dolore che mi lacera funziona, mi ha spinto nella giusta direzione per comprendere il sacrificio della dea reincarnata per il suo Isshin. Nonostante le parole della signora Tsukikage sulle anime gemelle, io non riesco a comprenderlo. Il suo mondo, i suoi pensieri, le sue azioni, sono troppo distanti da me. Anche se le nostre anime sembrano attrarsi come calamite in realtà l’età e il rango ci tengono divisi con un muro insormontabile. Eppure mi manca, intensamente. Dal giorno in cui ho saputo che si sarebbe fidanzato, ogni cosa è cambiata in me. Il primo sentimento che ho provato è stata la perdita senza ancora sapere di averlo trovato. Poi il mazzo di rose per Lande Dimenticate e la scoperta... e quella notte sull’Astoria... e infine le sue parole sferzanti con cui mi ha allontanato. E’ stato un trauma per me, non avevo mai sofferto così tanto alle parole di qualcuno, soprattutto alle sue. Erano state sempre dure quando era Masumi Hayami, ma in quel frangente mi addolorarono talmente che piansi tutta la notte. Quella volta, a differenza delle altre, infranse ciò a cui il mio cuore aveva creduto fermamente: la sua promessa di aspettarsi. Ma ora, a distanza di giorni, posso intuire cosa lo abbia spinto ad usare ancora quei modi freddi e distaccati per farmi arrabbiare, farmi reagire e allontanarmi da lui. Ma anche se una parte di me avrebbe voluto insultarlo con il solito disprezzo, la parte consapevole di quello che ho sentito sul ponte della nave, quando mi ha stretto a sé, urlava di dolore.

Si portò le mani al volto cercando di arginare quelle lacrime calde che sempre più spesso ora uscivano ogni volta che pensava a lui, a ciò che aveva appena trovato e perduto, e che aveva causato un vuoto incolmabile. La volta nera punteggiata di stelle era stupefacente e fece ampi respiri, costringendosi alla calma, placando i sussulti del suo cuore ferito.

Perché, mamma cara, una volta che mi innamoro di qualcuno è un uomo così complicato? Perché il mio ammiratore non è un ragazzo qualsiasi o un anziano vecchietto a cui ricordo la nipote? Così avrei potuto dimostrargli la mia gratitudine o il mio amore in modo semplice! Con lui invece è una battaglia continua! Perché non si è mai rivelato? Cosa temeva? Io ho solo vent’anni, non posso capire cosa passi per la testa di un uomo che ha undici anni più di me! Ora ha comunque scelto la sua strada e io non ne faccio parte. E’ probabile che non abbia potuto mantenere fede alla promessa perché un matrimonio di quell’importanza non può essere annullato facilmente, almeno credo fosse questa la sua intenzione, posso solo immaginare quali interessi ci siano dietro… anzi, non li immagino proprio… E poi il signor Hijiri che mi ha portato quel messaggio che attendevo da anni: il suo ammiratore la incontrerà! Ah signor Hijiri! Non riuscirò mai a farle capire quanto è stato importante per me! Eppure, nonostante il mio cuore scoppi di gioia, ancora una volta non lo capisco! Come può allontanarmi prima e invitarmi a conoscerlo subito dopo! L’unico motivo per cui ha deciso di incontrarmi è per dirmi che non potrà più essere il mio ammiratore ora che si sposa… Non immagina che io conosca la sua identità, ma io sono lo stesso confusa… E poi ci sono i sogni. Sono iniziati dopo la sera dell’aggressione, quando ho posato le mie…

Sentì le guance avvampare al ricordo di quei sogni, così incredibili che stentava a riconoscere come propri. Non immaginava neanche di aver notato certi particolari del signor Hayami, non finché li aveva perfettamente riprodotti nel suo mondo onirico. Deglutì imbarazzata al ricordo e si picchiò le guance con le dita espirando.

Conosco entrambe le sue identità, mi manca, vorrei che mi abbracciasse ancora e vorrei sentirgli pronunciare di nuovo il mio nome, ma vorrei anche poter capire cosa pensa... L’unico modo che ho per incontrarlo oggi è indossare una maschera. Posso recitare, posso farlo per ore se voglio, ed è l’unica arma che posso usare per mantenere una parvenza di serietà e concentrazione, non posso fissarlo stranita per tutto il tempo che resterò lì!

La voce smise di parlare e di raccontare, la luce lentamente fece sparire tutte le stelle riportandola crudelmente alla realtà. Si alzò, si rimise il cappotto e uscì nella fresca aria autunnale di fine settembre dirigendosi al Kid Studio.


Allo specchio - Masumi



Mentre Maya osservava le stelle, Masumi Hayami osservava lo skyline di Tokyo dalla vetrata del suo ufficio in cima al palazzo Daito. Solo chi lo conosceva profondamente avrebbe individuato il lieve e quasi invisibile tremore alle dita che tenevano la sigaretta e l’eccessiva rigidità della schiena, a tutti gli altri sarebbe sembrato assorto e riflessivo, concentrato sul suo lavoro. La mancanza di lei da quando l’aveva lasciata al porto si era fatta ogni giorno più intensa, come se quella patita in quei sette anni non fosse stata rilevante. Nonostante le parole crudeli che le aveva rivolto qualche giorno prima sperando che l’allontanassero per sempre da lui, non c’era stato attimo in cui non l’avesse pensata. Senza contare i sogni. I maledetti sogni.

Si ritrovò ad arrossire lievemente di fronte al vetro: quando si trattava di lei, improvvisamente tutta la sua esperienza svaniva magicamente e si sentiva imbarazzato come un ragazzino. Ne aveva sempre fatti, giustificandoli come un’espressione naturale di ciò che provava per lei e che non poteva esprimere, ma dopo la sera dell’aggressione si erano moltiplicati… Tossicchiò nervosamente e abbassò lo sguardo.

Ciò che era accaduto sull’Astoria, la discussione con Hijiri a Izu, in cui aveva dovuto capitolare davanti al suo amico ammettendo che il sentimento che lo lega a lei è molto più forte e radicato di quanto probabilmente credesse lui stesso, e la decisione di lasciare il cognome degli Hayami avevano aperto una speranza. Improvvisamente, l’idea di potersi liberare in un colpo solo della sua vecchia vita, arida e costrittiva, stava diventando una certezza: rinunciando al suo cognome la famiglia Takamiya non avrebbe più insistito per un matrimonio e finalmente lui si sarebbe liberato di suo padre. La cosa che lo aveva meravigliato era stato rendersi conto di quanto gli dispiacesse perdere anche la Daito Art Production. Aveva lavorato molto per portarla ai vertici fra le aziende che si occupavano di spettacolo, i conti erano solidi, gli investitori soddisfatti e i guadagni molto elevati.

Ma sapeva che la sua scelta avrebbe avuto un prezzo ed era disposto a pagarlo ora che sapeva che Maya… che Maya lo ricambiava. Non riusciva ancora a dirlo, neanche pensandolo. Le frasi che si erano scambiati erano state semplici, ma chiarissime, non c’era ombra di dubbio su ciò che lei provasse, anzi in realtà era stata molto più diretta di lui. Come poteva aver frainteso il cambiamento nelle sue reazioni da qualche tempo a questa parte? Sorrise e vide il riflesso sul vetro.

Sono davvero io questo? Ho così voglia di vederla da aver organizzato questo incontro andando contro tutte le mie abitudini e il mio carattere, solitamente cauto e riflessivo. Ma non potevo aspettare lo spettacolo dimostrativo né Izu, voglio vederla ora, anche solo per guardarla… non importa chi ci sarà né come sarà lei, ma devo placare questa sete o rischio di impazzire davvero. Non posso andare sempre al Kid Studio dove prova, Kuronuma è un uomo attento e sono convinto che inizi a sospettare qualcosa… L’ultima volta che l’ho vista… io… come ho potuto dirle quelle cose?

Si toccò il naso con due dita dove sentiva la tensione accumularsi. Un lieve bussare alla porta lo distrasse e riacquisì il consueto autocontrollo.

- I suoi ospiti sono arrivati - lo informò discretamente Mizuki. Lui si voltò lentamente.

- Li faccia accomodare nella sala blu e faccia portare il tè - le rispose pacatamente, come se stesse riflettendo.

Mizuki lo fissò per un attimo, si diresse al mobile in stile occidentale che ospitava i liquori, versò dello scotch e glielo porse mentre Masumi la seguiva con lo sguardo incuriosito.

- Signor Masumi, si sente bene? - gli chiese la segretaria porgendogli il bicchiere e fissandolo.

- Sì… - rispose spostando gli occhi sul liquido ambrato, il profumo lo raggiunse immediatamente. Prese il bicchiere e la guardò.

- Grazie, Mizuki - e tornò a voltarsi verso la finestra. La segretaria fece un lieve inchino e uscì.

Mizuki è sempre stata perspicace e se ne è accorta... significa che sono proprio trasparente… è inutile che stia qui a rimuginare…

Bevve lo scotch tutto d’un fiato e si posò una mano sul petto meravigliato per come gli batteva il cuore.

Sono proprio impazzito…

Indossò la giacca e si diresse alla sala blu al primo meeting della sua vita che non aveva niente a che fare con il lavoro.


Allo specchio - Confronto



Maya rimase dietro la signora Tsukikage per tutto il tempo da quando avevano varcato le doppie porte a vetri della Daito. Quel luogo fece riaffiorare sentimenti controversi e ricordi legati alle volte in cui l’aveva ripresa e fatta sentire inetta e inadatta a quel mondo. Sentiva la signora e il regista Kuronuma parlare sommessamente fra loro, ma era così immersa nelle proprie fantasticherie da non rendersi conto che l’anziana sensei si era fermata ed entrambi la stavano osservando. Sbatté le palpebre e arrossì.

- Stai bene, Maya? - le chiese la signora con uno sguardo indecifrabile. Lei riuscì solo ad annuire e ad incassare la testa nelle spalle.

Vennero accompagnati in ascensore fino al piano dove c’era l’ufficio del signor Hayami. Il cuore le batteva così forte che respirava a fatica, come se avesse corso. La signora la guardò di sottecchi e sorrise lievemente.

Cosa faccio? Come recitare in questa situazione? Cosa farebbe Ayumi? Ah… lei sarebbe composta, perfetta, ascolterebbe, farebbe qualche cenno verso sua madre, il volto rilassato, lo sguardo sereno e a suo agio, la posizione aperta e disponibile al dialogo, se fosse costruttivo… oppure la signorina Mizuki, lei è sempre distinta, controllata, gentile ma ferma, la posa elegante e sicura nei suoi tailleur…

Si guardò sconsolata gli stivali, la gonna a pieghe blu al ginocchio, le calze scure, la camicia azzurra, il maglioncino bianco con il collo alto. Sospirò.

- Non hai niente di cui preoccuparti, Maya, stai tranquilla - la rassicurò Kuronuma - Ci siamo noi con te, non devi temere - e le sorrise.

Maya ebbe un singulto e spalancò gli occhi.

- Ma… ma certo signor Kuronuma… - balbettò imbarazzata.

- Ti dispiace se ci siamo noi, Maya? Avresti preferito parlare da sola con il signor Masumi? - aggiunse la signora Tsukikage guardandola come faceva sempre.

- Ma no, signora, che dice?! - e distolse lo sguardo, incapace di sostenere quello profondo e indagatore della maestra.

Lo sa! Ha capito! Ma come riesco a cacciarmi sempre in queste situazioni? Cosa vorrà il signor Hayami? Perché ci ha chiesto un incontro? Ho caldo e mi sento le guance bruciare… cosa penserà quando mi vedrà? Se… se dovesse avere lo stesso sguardo di quel giorno, quando mi disse che era stato tutto un passatempo, io… io me ne andrei immediatamente!

La signora Tsukikage e il regista si scambiarono una rapida occhiata e tornarono a fissare la giovane che sembrava combattere una battaglia interiore con se stessa finché l’ascensore si aprì sul piano. Maya inciampò uscendo e Kuronuma la sostenne.

- Stai bene, Maya? - le chiese ancora la signora con nota preoccupata.

Maya arrossì e annuì, incapace di aprire bocca tale era la tensione che sentiva.

La signorina Mizuki li accolse professionale come sempre e chiese gentilmente di attendere nella piccola hall sulle poltrone. Maya la seguì con lo sguardo e la vide aprire la porta del suo ufficio. Distolse immediatamente lo sguardo e la signora Tsukikage sorrise lievemente.

Mi devo calmare! Respira, Maya, respira! Come durante le prove! Sono troppo agitata, vorrei far sparire ogni cosa e potergli parlare, dirgli tutto, confessargli ogni segreto che porto nel cuore! E quanto vorrei che mi stringesse ancora e scacciasse la paura che mi serra lo stomaco e mi dicesse: sono io, sono io l’ammiratore delle rose scarlatte, sono io che ti seguo da sempre e ti mando le mie rose! Quanto vorrei che me lo dicesse, signor Hayami!

Sentì le lacrime spuntare e un terrore infinito attanagliarle la gola. Non poteva farsene accorgere dalla signora, così prese un fazzoletto dalla borsetta e fece finta di soffiarsi il naso.

No… così non va… Ayumi… io sono Ayumi!

La signorina Mizuki tornò sorridente e li accompagnò in una grande sala dalle pareti blu, un grande tavolo ovale circondato da sedie occupava quasi tutto lo spazio. C’era uno squisito mobiletto su cui era stato portato il tè e alle pareti c’erano dieci quadri, cinque da un lato e cinque dall’altro. Maya entrò e restò col fiato sospeso: erano stampe di scene della Dea Scarlatta inserite fra due vetri e attaccate alle pareti in modo che sembrassero sospese. Erano stupende.

- Il signor Hayami non cessa di stupirmi ultimamente… - mormorò la signora Tsukikage.

- Le piacciono, signora? Il signor Masumi le ha recuperate nel corso degli anni e ha restaurato quelle che si erano danneggiate - li informò Mizuki senza nascondere un certo orgoglio.

La signora Tsukikage si avvicinò ad uno dei quadri seguita da Kuronuma. Sapeva perfettamente chi li aveva disegnati, erano stati suoi e lei aveva dovuto venderli. Il pittore aveva ritratto le scene durante il loro girovagare per il Giappone per rappresentare la Dea Scarlatta, ma lei, in un momento di difficoltà economiche, li aveva venduti a differenti acquirenti e Masumi Hayami li aveva trovati tutti…

Maya aveva udito a stento lo scambio di battute, era completamente rapita da quei quadri bellissimi. Il pittore aveva ritratto sicuramente scene dell’originale Dea Scarlatta della signora Tsukikage, lei era bellissima, veramente una dea, e nei panni di Akoya il suo sguardo era intenso e carico d’amore e il pittore era stato in grado di coglierlo. Aveva virato i quadri sul rosa, probabilmente volendoli legare alla valle dei susini, e l’aver dipinto le pareti di quel blu specifico aveva enfatizzato perfettamente i dipinti.

Il signor Hayami ha comprato i quadri e li ha restaurati… perché? Cosa lo lega così strettamente alla Dea Scarlatta? Davvero la vuole solo per suo padre? Eppure… mostrarli in questo modo denota un particolare rispetto e sembrerebbe… affetto… perché è un uomo così complicato?! Sembra due persone distinte! Akoya sul fiume… Akoya e Isshin…

La signora si voltò verso Maya e Kuronuma seguì il suo sguardo. Teneva il naso all’insù, gli occhi dilatati persi nel quadro che raffigurava Akoya sul bordo del fiume e dietro di lei c’era Isshin.

- La guardi… se adesso la chiamassi per nome non risponderebbe, se la chiamassi Akoya invece… - sussurrò l’anziana donna al regista che annuì lentamente, assorto.

Mizuki osservò le tre persone e si chiese perché la signora Tsukikage avesse acconsentito a quell’incontro. Maya sembrava affascinata dai quadri, erano molto belli effettivamente, ma li guardava con occhi rapiti, come se volesse entrargli dentro.

Aprì il guardaroba nascosto da un pannello a parete e tossicchiò.

- Potete lasciare qui i vostri soprabiti se desiderate - disse con voce pacata. La signora e il regista si voltarono e la raggiunsero, Maya rimase impalata e assorta davanti al quadro, il cappotto leggero appoggiato al braccio.

La porta sulla destra si aprì ed entrò Masumi Hayami. Spostò lo sguardo sui presenti e salutò.

- Buongiorno, benvenuti - disse inclinando lievemente la testa.

- Buongiorno a lei, signor Hayami - ricambiò la signora fissandolo intensamente.

- Grazie per l’invito - aggiunse Kuronuma.

Masumi si voltò verso Maya sollevando un sopracciglio: era rimasta davanti al dipinto senza accorgersi di lui.

Sapevo che le sarebbero piaciuti e spero che anche la signora abbia gradito… che emozione mi lacera! Sento il cuore che batte furiosamente… devo calmarmi…

Si avvicinò lentamente a lei mentre la signora Tsukikage e Kuronuma si sedevano accompagnati da Mizuki. Entrambi gli ospiti tennero lo sguardo sull’uomo che si avvicinava a Maya.

- Akoya? - la chiamò Masumi fermandosi accanto a lei. La signora sorrise e spostò lo sguardo sulla giovane, era curiosa di vedere la sua reazione.

- Sì? - Maya si voltò con un movimento fluido e gli occhi sognanti, era Akoya, non c’erano dubbi, poi forse qualcosa la distrasse, sbatté le palpebre, gli occhi si rischiararono e arrossì completamente.

Masumi scoppiò a ridere e un sorriso comparve anche sulle labbra della signora, del regista e della segretaria. Era Akoya… Maya come riesci ad estraniarti così dal mondo anche solo guardando un’immagine? Quanto è alta la tua capacità d’immedesimazione?

- Si-Signor Hayami... - balbettò facendo un passo indietro.

- Salve Maya, vedo che i dipinti le sono piaciuti - la salutò lui e Maya si rese conto che per la prima volta, pubblicamente, aveva rinunciato al nomignolo che le aveva affibbiato come le aveva promesso sulla nave così lei, concentrandosi su Ayumi, decise di rischiare con il cuore che batteva a mille.

- Sono bellissimi, signor Masumi - e fece un lieve inchino, perfetto, dosato, e quando rialzò lo sguardo il rossore era sparito e gli occhi ardevano fieri. Devo tenere la maschera! Devo assolutamente imitare Ayumi, l’ho vista tante volte, so come si comporta, conosco i suoi movimenti!

Lui riuscì a mantenere il suo autocontrollo, ma all’udire il suo nome per poco non lo perse! Maya… con te non ci si annoia mai, è sicuro…

- Mi dica, signor Kuronuma - gli sussurrò la signora Tsukikage - Secondo lei, in questo momento, chi sta recitando meglio? - e tenne lo sguardo fisso sui due che si fronteggiavano. Il regista assottigliò lo sguardo: Maya aveva cambiato postura e atteggiamento, sembrava Midori di Takekurabe e Ardis, ma Hayami aveva almeno venti anni di vantaggio su di lei per quanto riguardava la recitazione…

- Direi che Hayami è avvantaggiato - rispose, pensando anche ai sospetti che già aveva - Ma Maya si difende… - chissà perché aveva deciso di indossare una maschera, perché di sicuro quella non era Maya Kitajima.

- Vedo con piacere che è un osservatore acuto, signor Kuronuma, vediamo come si evolve la situazione - mormorò la signora con un sorriso enigmatico. Kuronuma osservò l’anziana attrice, ancora non aveva compreso perché avesse accettato quell’invito da parte del Presidente della Daito Art Production, fra loro non era mai corso buon sangue, anzi c’era decisamente una guerra aperta.

- Che ne dice di sedersi, Maya? - la chiamò di nuovo per nome, magari lei avrebbe ancora usato il suo - Mi lasci il soprabito - aggiunse porgendo una mano.

Maya sollevò lo sguardo senza alcun timore, esattamente come faceva Ayumi, e gli appoggiò il cappotto sul braccio con un gesto elegante.

- La ringrazio, signor Masumi - e gli sorrise, un sorriso di circostanza di quelli da conferenza stampa. Non lo devo toccare, la maschera cadrebbe, lo so!

Che stai facendo Maya? Cos’è quello sguardo?

Masumi si diresse al guardaroba e Maya si sedette accanto alla signora. La sensei la osservò e lei ricambiò con un sorriso affettuoso.

- Bene, vi ringrazio per aver accettato questo incontro che spero sia fruttuoso per entrambe le parti - disse Masumi sedendosi accanto a Mizuki che manteneva un distaccato atteggiamento professionale.

- Perché non ci dice il motivo di questo incontro, signor Masumi? - lo interrogò la signora Tsukikage che non vedeva l’ora di mettere Maya alla prova.

Masumi non distolse lo sguardo dalla signora sentendo su di sé gli occhi di Maya che lo fissavano distanti e analitici.

- A prescindere da come andrà lo spettacolo dimostrativo e dalla decisione che lei prenderà sull’attrice che erediterà la Dea Scarlatta vorrei un’intervista esclusiva con Maya Kitajima prima della conferenza stampa ufficiale - rivelò Masumi spostando lo sguardo su di lei per un breve istante.

La signora Tsukikage si irrigidì e lo fissò in silenzio, spostò lo sguardo su Kuronuma, ben conscio che l’Associazione Nazionale avesse stabilito una rigida scaletta per quegli interventi, poi lo riportò su di lui. Stava per ribattere, ma Maya la precedette, come si aspettava.

- Signor Masumi - esordì la giovane facendo una pausa come se riflettesse - Se lei non se ne fosse accorto, Maya Kitajima è seduta a questo tavolo con lei, è maggiorenne e può decidere della sua vita da sola - lo informò pacatamente, con una nota ironica nella voce che la Maya originale non avrebbe mai avuto. Se lei ha recitato quel giorno fuori dalla Daito, posso farlo anche io, signor Masumi! Posso farlo anche io!

Masumi la fissò senza ribattere mentre Mizuki fu costretta ad abbassare lo sguardo sui documenti davanti a lei celando un sorriso. Kuronuma invece non si fece problemi e scoppiò a ridere. Chissà cosa aveva in mente Kitajima…

E io che credevo sarebbe rimasta in silenzio e dimessa concedendomi di guardarla mentre gestivo la riunione… non mi importa affatto dell’intervista esclusiva e sono sicuro che la signora non acconsentirà mai… l’importante era vederla… non sembra neanche Maya...

- Bene, Maya, come preferisce - annuì lui senza tradire il suo stupore, mantenendo la postura rilassata sulla sedia.

- Quanto offre? - domandò lei immediatamente assumendo una posa “alla Ayumi”, interessata, attenta, sofisticata.

Questa volta Masumi alzò un sopracciglio, Mizuki ridacchiò e la signora e Kuronuma si voltarono verso di lei.

- Un milione di yen - propose Masumi che in realtà non aveva affatto pensato ad una cifra. Sta impersonando qualcuno… forse per affrontarmi… non ha il coraggio di farlo come Maya Kitajima e usa l’esperienza di qualcun altro… l’ho spaventata… l’ho ferita...

Maya lo fissò sbattendo le palpebre, si portò il dorso della mano alla bocca e scoppiò a ridere esattamente come avrebbe fatto Ayumi. I suoi occhi bellissimi, potrei stare ore a fissarli così… E c’è quel ciuffo che spunta dal colletto… Basta!

- Signor Masumi… ho sempre apprezzato il suo umorismo e mi rendo conto che, con buona probabilità, il suo atteggiamento nei miei confronti è da imputarsi completamente al mio modo di presentarmi. Sa, io sono una ragazza semplice, amo il teatro, il denaro non mi è mai interessato, ma un giorno qualcuno mi disse che non bisogna sminuirsi e proporre sempre una cifra... - fece una pausa d’effetto sollevando i suoi occhi direttamente nei suoi - Potrei iniziare a parlare di una eventuale collaborazione da cinquantamila dollari in avanti… - propose usando quel modo di parlare che le era così alieno, ma che risultò perfetto in quel frangente.

Tutte e quattro le persone presenti si voltarono verso di lei. Masumi scoppiò a ridere, la signora e Mizuki sorridevano e Kuronuma la guardava con occhi spalancati.

Forse ho esagerato… però che bel discorso che ho fatto! E perché la signora mi guarda in quel modo? Lo so che mi sono cacciata in un altro guaio… adesso come ne esco?

- Maya, lei è davvero una sorpresa continua! - Masumi si rese conto che Maya sembrava aver acquisito una padronanza del suo mondo sconcertante e aver perduto ogni traccia della Maya originale. Questo incontro è ancora più interessante ed esilarante di quello che avevo immaginato… Potrei discutere con lei per ore, affrontando ogni sua interpretazione…

- E’ lei che mi stimola positivamente, signor Masumi - gli sorrise lei amabilmente incrociando le mani sul tavolo completamente rilassata.

- Maya, saresti così cortese da servici il tè? - chiese all’improvviso la signora Tsukikage stupendo tutti. Maya si voltò verso di lei con una lieve nota indignata, come se non fosse suo compito fare una cosa del genere.

- Sì, signora - rispose infine alzandosi compostamente e dirigendosi al mobiletto.

- Guardi Maya adesso… - sussurrò la signora a Kuronuma senza farsi sentire. Il regista annuì mentre l’anziana attrice riprendeva il discorso con Hayami.

- Dunque, signor Masumi - la signora fissò il suo sguardo magnetico sull’uomo davanti a lei - Come pensa che io possa permettere un’intervista esclusiva alla Daito quando l’Associazione Nazionale ha già predisposto ogni cosa? Ho firmato dei contratti, se ne rende conto? - iniziò indurendo la voce.

Mi tremano le mani… è così vicino… non lo devo guardare! Respira, Maya, resta concentrata, tieni la maschera!

Ma Masumi si alzò, vanificando tutta la sua opera di concentrazione. Si tolse la giacca e l’appoggiò alla sedia avvicinandosi a lei.

- Un’intervista esclusiva non annulla quelle seguenti - le fece notare Masumi affiancandosi a Maya. E’ l’unico modo che ho per starti vicino… affrontarti come facevo in passato, concedendomi di sognare per quei brevi istanti in cui ci guardavamo o riuscivo a toccarti…

Maya non li sentiva neanche parlare, era così concentrata a tenere la maschera che non udì la risposta della signora. Se avesse ripreso coscienza di sé sarebbe arrossita e avrebbe iniziato a balbettare. Il cuore le batteva in petto furiosamente, la mente inondata dei ricordi sul ponte della nave, della sera dell’aggressione, della notte nel tempio, della prima volta che l’aveva abbracciato nella sua casa di Nagano durante le prove di Helen Keller.

Versò l’acqua bollente in una tazza che le stava porgendo lui. Li sentiva parlare, ma era così concentrata ad evitare di pensare alle sue braccia, alle sue mani e quel profumo che gli aleggiava intorno, da non capire ciò che si dicevano.

La sua mano, così vicina alla mia… basterebbe un movimento avanti e lo toccherei…

Sentì il rossore arrivarle alle guance, ma si riprese scacciando il pensiero. Masumi portò la tazza alla signora e tornò indietro mentre rispondeva ad un’altra domanda. Maya aveva riempito un’altra tazza che lui portò a Mizuki.

- Maya? - chiamò la signora, ma lei non rispose - Maya! - la chiamò di nuovo con un sorriso enigmatico.

- Sì! - lei si riscosse e l’acqua calda uscì dalla teiera precisamente sulla mano di Masumi che stava prendendo un’altra tazza per Kuronuma. Nei tre secondi seguenti, Maya prese un tovagliolo con un piccolo grido e Masumi fece lo stesso gesto, toccando la sua mano. La sua maschera cadde.

Ritrasse la mano arrossendo, come se fosse stata lei a bruciarsi, e lo fissò con occhi spalancati.

- Mi-mi scusi, signor Hayami - balbettò facendo un passo indietro.

Ecco la mia Maya… adoro vederla sul palco, ma ciò che vedo nei suoi occhi quando mi guarda così è assente nelle sue altre interpretazioni…

- Non si preoccupi, non è successo niente… - minimizzò lui. Maya prese un tovagliolo tenendogli la mano e asciugandola.

Che voglia di abbracciarti, Maya… non avrei dovuto invitarti qui… non riempirò mai il vuoto delle tue assenze, questi momenti non bastano… io…

Le strinse la mano, il cuore di entrambi che correva veloce, e quando Maya sollevò lo sguardo lo trovò sorridente e… bellissimo. Rimase imbambolata qualche secondo, poi distolse lo sguardo tornando al tè.

Che mano calda… come nella valle… ma cosa significa, signor Hayami? Perché mi ha detto quelle cose terribili? Perché mi vuole incontrare a Izu come ammiratore della rose scarlatte? Troppo complicato per me… troppo… e lei… è troppo adulto per una come me… anche se…

La signora lanciò un’occhiata eloquente a Kuronuma che annuì. Qualsiasi cosa fosse accaduta, Maya aveva perduto la maschera e di fronte ad Hayami aveva cambiato completamente atteggiamento: era imbarazzata e nervosa invece lui aveva minimizzato sulla sua goffaggine e l’aveva rassicurata. Che uomo ambiguo…

Mizuki osservò il suo capo alzando un sopracciglio perplessa. Aveva intuito il motivo di quell’incontro così improvviso e strano… Inoltre i documenti che le aveva fatto preparare in realtà non portavano a niente.

- Stai bene, Maya? - le chiese la signora per la terza volta quel giorno. La giovane alzò lo sguardo e annuì vigorosamente, le guance ancora arrossate. Riempì le ultime due tazze, una per sé e una per lui. Che strano fare quei gesti così familiari. Se fosse stata la sua…

Arrossì.

Non devo pensare queste cose stupide!!! Non ci sarà mai un noi… lui si sposerà con Shiori Takamiya e vuole incontrarmi per dirmi che non potrà essere più il mio ammiratore! Lo ringrazierò, perché è vero che mi ha aiutato, sempre, ma finirà così!

Si sedette lentamente, sentiva le lacrime salirle agli occhi. Ingoiò l’angoscia e si impose di seguire il discorso. Lui e la signora stavano contrattando, ma la sensei era inamovibile: non gli avrebbe mai dato l’esclusiva di un’intervista prima di quelle dell’Associazione Nazionale.

Maya alzò lo sguardo e lo osservò mentre discuteva con la signora Tsukikage. Sembrava concentrato, teneva l’attenzione sulla sua interlocutrice, usava le mani e le espressioni del volto per enfatizzare ciò che diceva.  Vedendolo nel suo ambito lavorativo comprese perché aveva quella fama di affarista. I suoi occhi erano freddi e puntati sulla signora, ma dovette rassegnarsi di fronte alla sua determinazione.

- Vedo che lei non mi apre alcuno spiraglio, signora - sbuffò Masumi e Mizuki lo fissò perplessa per un attimo.

- Gliene ho mai concessi? - domandò la donna con un sorriso tagliato.

- No, direi di no - ammise Masumi spostando la sedia.

Mizuki ripose i documenti nella cartellina da cui li aveva tirati fuori con uno strano sorriso e si diresse all’armadio.

Maya incontrò gli occhi di lui appena un attimo, poi abbassò subito lo sguardo. Non sarei mai dovuta venire qui… non riesco neanche a guardarlo, ma avevo troppa voglia di vederlo!

Raccolse passivamente il cappotto che le stava dando la signorina Mizuki, la signora e lui stavano ancora discutendo, quando il suo sguardo si posò sul quadro alla sua destra.

Rappresentava la Dea che si presenta al bonzo. Poi andò a quello accanto, era la Dea che si incarnava in Akoya, poi il terzo con Isshin e Terufusa, il quarto con gli artisti di strada che arrivano al villaggio dei susini, il quinto, quello che guardava all’inizio, con Akoya e Isshin al fiume. Attraversò la stanza andando all’altra parete senza accorgersi che la stanza blu si era svuotata.

Il sesto dipinto rappresentava il confronto fra Akoya e il generale Terufusa, quello seguente era lo scontro fra Akoya e Isshin che le chiedeva di rivelargli il suo vero nome. Maya si soffermò fissando il quadro. Il pittore aveva rappresentato la signora Tsukikage con sguardo irritato e Isshin con le mani protese in avanti. Il settimo dipinto rappresentava la prigionia di Akoya senza Isshin e Maya si soffermò a fissare anche quello completamente rapita. L’ottavo era la consapevolezza della Dea Scarlatta rispetto all’operato degli uomini, il nono rappresentava l’immobilità del susino e poi c’era l’ultimo: la morte della Dea per mano di Isshin. Si fermò di fronte, il cappotto fra le mani incrociate, fissando il volto della signora  e di Isshin.

Masumi era uscito insieme a tutti gli altri e solo qualche attimo dopo si rese conto che Maya non c’era. Aveva chiesto a Mizuki di farli accomodare nella hall ed era tornato nella sala. L’aveva osservata spostarsi davanti a ciascun quadro, completamente dimentica dell’ambiente intorno e delle persone che erano con lei. Scrutava i dipinti come se ci volesse entrare. Rimase immobile, le mani in tasca, senza disturbarla, imprimendosi nella mente ogni movimento delle spalle, del volto, delle mani, del suo modo di camminare.

Come sei cambiata, Maya… Hijiri ha ragione…

- Ti piacciono molto - disse in modo informale senza sapere se l’avrebbe sentito o meno. Lei si voltò di scatto trovandoselo a un paio di metri. Si guardò intorno febbrilmente e lui sorrise.

Dove sono tutti??? Che ci faccio qui da sola con lui?

- S-Sì… sono molto belli - gli rispose titubante tornando a guardare il quadro e dandogli le spalle. Mi batte troppo forte il cuore! E ora che faccio? Che gli dico? Cosa vuole?

- Ci ho messo dieci anni, ma li ho trovati tutti - le confidò e lei avvertì una nota soddisfatta nella sua voce. Devi uscire da qui, Maya, non è un bene che tu resti…

- Ha fatto davvero una bella cosa. Mi piace il blu dietro i dipinti - mormorò lei, lo pensava davvero, e ciò che aveva fatto metteva in evidenza ancor più quanto lui fosse duplice.

- E’ rilassante - disse solo, poi calò il silenzio. Lei non ebbe la forza né la volontà di voltarsi, se l’avesse guardato negli occhi e ci avesse rivisto il disprezzo di qualche giorno prima non avrebbe retto alla tensione.

- Scusami per le mie parole dell’altro giorno. Non avrei mai dovuto rivolgermi a te in quel modo - voltati, per favore… fammi guardare nei tuoi occhi, non importa cosa mi riserverai, se odio o quella scintilla che ho visto sull’Astoria, ma ti prego… guardami!

Maya sentì tutto il sangue defluire. Lo doveva affrontare, non c’era altro modo. Tutto quello che avrebbe voluto evitare stava avvenendo. Si girò lentamente, prima con lo sguardo basso, poi lo sollevò a incontrare i suoi occhi azzurri. Erano afflitti e rimase stupita da quello sguardo.

- Non si preoccupi, non è successo niente… - rispose lei mentendo e usando le sue stesse parole di poco prima quando lo aveva scottato con l’acqua calda; anche in quell’istante gli rimbombavano in testa le parole denigratorie che le aveva scagliato addosso.

Lui fece un passo avanti, ma si fermò e Maya ebbe la sensazione che si stesse trattenendo. Ma dal fare cosa?

- Non voglio la tua indifferenza, Maya - le chiese fissandola.

- Io sono solo una ragazza, il suo mondo è troppo complesso per me, non capisco cosa lo muova né cosa muova le sue azioni, signor Masumi… - si era portata una mano al petto, il cuore le martellava così forte che credeva le sarebbe uscito, gli occhi brillavano, a stento tratteneva le lacrime. Mi hanno fatto così male le sue parole…

- Hai ragione… la colpa è mia, Maya - mi ha chiamato per nome… - La situazione è difficile per me, ti chiedo di scusarmi e di avere pazienza - insisté lui, non poteva vederle quello sguardo.

Maya lo fissò in silenzio, non riusciva neanche a immaginare cosa significasse vivere nel suo mondo, avere un padre che ti obbligava a sposare qualcuno per fondere due aziende e due famiglie per aumentarne prestigio e denaro. Come si usciva da una situazione del genere? Come poteva biasimarlo per il suo comportamento? Se davvero provava qualcosa per lei, e come diceva la signora, soffriva, cosa stava passando adesso?

Fece un passo avanti incerta… poi un altro… poi si gettò fra le sue braccia stringendolo.

- Mi dispiace, Maya, mi dispiace… - mormorò abbracciandola forte. Lei singhiozzava scuotendo la testa, ma lo teneva stretto e non avrebbe potuto esserci cosa più piacevole.

Anche io mi contraddico! Ho fatto di tutto per evitarlo, quando la sola cosa che volevo era che mi stringesse di nuovo! Quindi perché mi meraviglio se anche lui è in difficoltà?

Maya si calmò e allungò le braccia dietro la sua schiena, aggrappandosi a lui e appoggiandogli la testa sul torace. Ascoltò il suo cuore che batteva forte, avvertì il calore dalla camicia e il suo respiro accelerato accanto alla sua guancia.

- Volevo tanto vederti, Maya - le sussurrò dolcemente.

- Anch’io… - mormorò Maya che voleva fargli sapere che era mancato anche a lei.

- Perdonami per averti fatto soffrire - la strinse ancor più, la voleva vicina ancora qualche attimo prima che tutto finisse. Lei scosse di nuovo la testa, come se non fosse importante. Masumi sorrise al sentire il suo naso che sfregava contro il petto. I suoi capelli profumavano delicatamente ed erano sottili come seta.

Gli sono mancato… io non riesco ancora a credere che possa essere vero…

- E’ meglio che tu vada adesso… - sospirò cercando di scostarla ma lei si strinse a lui.

- No! Per favore… un minuto… solo un minuto… sono spaventata… tesa… la Dea Scarlatta è fra tre giorni… la prego… mi tenga stretta ancora un po’... - supplicò facendolo rabbrividire. Non mi importa! Mi abbracci e basta! Che bellissima sensazione…

- Maya… - Masumi chiuse gli occhi e l’avvolse fra le sue braccia riempiendosi il cuore di felicità.

Fu lei ad allontanarsi, lui la tenne per tutto il tempo come gli aveva chiesto.

- Stai meglio? - le chiese tenendola per le spalle. Lei annuì senza riuscire a guardarlo e arrossì.

Masumi raccolse il suo cappotto e glielo porse. Lei lo prese e, avendo ritrovato il controllo del suo cuore che batteva impazzito, lo fissò.

- Grazie - gli disse semplicemente, gli occhi che ridevano felici.

- Grazie a te, Maya, ogni volta che ti vedo la mia giornata diventa magica - mormorò lui perdendosi in quello sguardo sincero.

La accompagnò fuori dalla sala fino nella hall.

- Si era perduta nei quadri… - li informò Masumi senza riuscire a celare un certo imbarazzo.

Mizuki spalancò gli occhi, Kuronuma scoppiò a ridere e la signora Tsukikage fissò Maya con un sorriso enigmatico.

- Hai perduto del tutto la tua maschera, vedo - la riprese freddamente e Maya incassò la testa nelle spalle - Se non sei capace, non farlo -

- Scusi, signora… - si vergognò - Non lo farò più - promise sussurrando e tenendo lo sguardo basso.

Masumi la osservò meravigliato: Maya era capace di passare da un atteggiamento all’altro in pochi secondi, soprattutto quando era la signora a parlarle.

- Ci vediamo allo spettacolo dimostrativo, signor Masumi, ci sarà vero? - gli chiese ironicamente.

- Non me lo perderei per niente al mondo - rispose Masumi pacatamente posando lo sguardo, apertamente, su Maya.

- Immaginavo… - rimarcò la signora Tsukikage dirigendosi agli ascensori dopo i saluti di rito.

Mizuki spostò lo sguardo sul suo capo.

- Signor Masumi, si sente bene? - gli chiese di nuovo. Non era convinta che quell’atteggiamento fosse consono alla sua posizione.

- Mizuki, è la seconda volta che me lo chiede oggi. Sì, sto bene - le rispose guardandola sorridendo e lei sussultò.


   
 
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