Fanfic su artisti musicali > Altri
Segui la storia  |      
Autore: seonwoong_smile    06/08/2014    0 recensioni
[Seonwoong Lee]
" Quando smetterò di aggrapparmi a te, sarà troppo tardi, perché a quel punto diventerai dipendenza, diventerai droga per me. Sarà troppo tardi, lo so. Ma quella sera, era tutto freddo, il caffè, la sedia, addirittura il mio cuore lo era, poi, però, sei arrivata tu. Con un sorriso hai sciolto tutto. No, io non posso smettere di aggrapparmi a te. Non posso, non voglio, non devo. Sii il mio bastone, sii il mio sorriso, sii la mia forza e io lo sarò per te, ora, domani e per tutta la vita. " - Cosa era ? L'inizio di qualcosa o solo la fine di un amore ?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
" Inizio con il dire che la mia storia vi annoierà, poiché parlo troppo e me lo diceva anche il mio papà.
Leggendo l'inizio della mia vita, vi verrà proprio quella frase famosa: " Ma che depressione ! " e come biasimarvi ? Quello ero.
Ma, dentro di voi, provate a leggere dentro queste righe e a ricavarne un buon insegnamento di chi, come me, non si è mai arreso,
 e di chi, come me, quando ha creduto che tutto fosse finito, ecco che si è innamorato. Non è importante quanto devi soffrire, non importa questo, importa lottare e superare quei momenti di difficoltà. Chi lotta è vincente, chi si arrende sarà perdente. Quindi, se ti dico che ho amato, che ho vissuto e che non ho solo pianto e sofferto, è vero. "
                
         

《 2 0 1 0 》
 
Era il periodo più buio della mia vita. Pensavo alla malattia di mio padre che lo stava lentamente portando via. Via da me, via da noi, via da tutto.
Pensavo al mio matrimonio che stava lentamente finendo; io lo sapevo, lei se lo sentiva e a quel punto cosa dovevamo fare ? Aspettava una bambina da me, la piccola Haru.
Cosa potevamo fare?
Non volevamo crescesse senza genitori, ma non volevamo nemmeno crescesse con genitori che non si amavano. O almeno, lei non mi amava e io mi stavo lentamente abituando all'atroce verità: dovevo perderla.
Dopo aver passato belli e brutti momenti, aver scambiato sorrisi, regali di compleanno, aver passato i San Valentino insieme dovevo lasciarla andare.

" Se ami una persona devi lasciarla libera, Seonwoong. ", mi ripeteva mia madre e io ridevo come uno stupido al pensiero. Perché per me non è così.
" Proprio perché la amo, non devo lasciarla andare. ", pensavo.

Ma le cose si facevano sempre più reali, ormai eravamo arrivati al nono mese di gravidanza. Nove mesi di discussioni e di pianti, nove mesi per niente felici, o almeno, i primi mesi lo erano stati. La voglia di diventare genitori e poi, piano piano il nulla più totale.
Piano piano eravamo diventati questo : due sconosciuti.

Era il 2 Maggio 2010, quando è nata nostra figlia. La nostra piccola Haru.

Quel giorno è impresso nella mia mente, come qualche frase scritta col pennarello indelebile.
Io le stringevo la mano in sala parto, mentre lei gridava dal dolore; lei piangeva e il mio istinto mi diceva di dirle che sarebbe andato tutto bene. Il mio istinto mi diceva di baciare ognuna di quelle lacrime ma no, non potevo farlo.
Lei era distante anche in quel momento. Mi lanciava sorrisi, mi stringeva la mano, ma non era lo stesso; non lo era perché non mi amava, anche se per un primo momento l'ho sperato.
Ho pensato " Sì,  dai, forse ora dopo la nascita di Haru lei sarà più tranquilla e smetterà di pensare al divorzio. ", ma poi ritornavo nella vita reale e di nuovo le urla, di nuovo il suo pianto. Fu così per degli interminabili quanto lunghissimi minuti, fino a quando non sentii una dolce musica, il pianto di un neonato, il pianto di mia figlia.
La mia ex moglie era lì esausta sul letto ed io invece piangevo incredulo.
La lavarono, pulendola dal sangue che macchiava il suo corpicino e un attimo dopo, senza esitare, la presi tra le braccia con le lacrime agli occhi ed un sorriso malinconico.
In quel momento avrei tanto voluto essere felice, felice per lei, per noi. Ma non ci riuscivo. Non potevo essere felice per mia figlia, perché si sarebbe trovata senza dei genitori uniti che si amassero.

Qualche minuto dopo i pensieri si fecero pesanti nella mia testa, così tanto che sembrava mi stesse cedendo e avevo paura si schiantasse al suolo.
Lasciai un bacio dolce alla piccola e la posai tra le braccia della madre che nemmeno mi guardò, mentre io lo avevo fatto tutto il tempo: lo facevo sempre in realtà.
Lasciai che uscisse la barella dalla sala parto e che tutta la nostra famiglia ci seguisse dentro la sua stanza. C'era mio padre  ed io mi asciugai le lacrime: a lui non piaceva quando mi rendevo debole, quindi mi faceva i suoi sguardi severi seguiti da sorrisi pieni. Mi abbracciò e non mi disse null'altro.
Sapeva che volevo quello e quello ha fatto.

Seguii tutta la famiglia mentre io rimasi un po' dietro, perdendomi nell'odore sgradevole di ospedale e passando tra le stanze che presentavano situazioni di ogni genere: bambini ammalati, adulti con malattie terminali; era tutto così triste intorno a me e in quei momenti mi dicevo " Il mio dolore non è nulla confronto a questa sofferenza. " - mi davo forza in questo modo, in qualche modo dovevo pure provarci.
Raggiunsi la camera di Hye Jung: almeno li dentro l'atmosfera era allegra e tutti ammiravano la dolce e tenera Haru, che ha portato luce alla mia vita in quel periodo così buio. Ma forse non fu la sola a darmi speranza.

Dopo il parto, passò una settimana affinché Haru insieme alla madre fossero dimesse dall'ospedale. Sette giorni, sette lunghissimi giorni che sembravano non avere fine.
Non c'era giorno che non le andassi a trovare, in cui prendevo Haru in braccio e le sussurravo dolci canzoni su cui stavo lavorando. Era meraviglioso poter fare il cantante e il padre allo stesso tempo; non ero una persona che si lasciava comandare dal lavoro a differenza di Hye Jung che era più seria in quell'ambito.
 Non che io non lo fossi, però in quel periodo ero più propenso a pensare alle cose per la bambina, ai vestiti, i giocattoli, la stanzetta, mentre lei aveva ogni giorno ( anche dopo il parto ), una chiamata dal proprio manager.
Non invidiavo per nulla il suo lavoro, anche se a lei sembrava piacere tanto.
Le avevo detto di spegnere il telefono numerose volte, in quella settimana, ma lei mi fulminava con lo sguardo e nemmeno mi rispondeva.

Almeno dopo la separazione, qualche miglioramento vi fu; finalmente aveva smesso di urlare. Oh ! Solo questo odiavo di lei.
Urlava anche quando parlava normalmente, anche solo per dire "ciao".
Aveva una voce fastidiosamente snervante  ma nello stesso modo in cui odiavo quel tono forte, allo stesso tempo l'amavo. Parlo bene di lei, poiché è stato il mio primo amore,  nonostante adesso stia pensando all'ultima chiacchierata di quella settimana.
È anche vero che, durante la settimana,  non parlavamo poi così tanto, anzi, lei leggeva ed io giocavo al telefono. Leggeva quei libri noiosi di cronaca,  quelli che narravano di assassini, misteri irrisolti, ladri da catturare, poliziotti e quella roba che francamente a me poco interessava; a maggior ragione la punzecchiavo spesso su questo argomento quando discutevamo: " Vai a leggere i tuoi libri divertenti. ", e sottolineavo l'ultima parola solo per farla arrabbiare, perché lei sapeva che la prendevo in giro e che mi piaceva pure molto farlo.

Così finivamo a ridere come due stupidi,  ma tutto questo molti mesi prima del parto. Ora, se ripenso a quante cose erano cambiate da quei mesi felici alla settimana dopo la nascita di Haru, un po' mi viene da sorridere;
come cambiano le cose così velocemente, senza preavviso, senza dire nulla.
Cosa dicevo inizialmente ? Mi sono perso. Come al mio solito, parlo troppo.

Oh, si. Ora ricordo: le ultime parole che hanno messo un punto a tutta la nostra storia insieme.

Lei era in piedi, di fronte al letto, che sistemava il borsone; io invece ero appena tornato dal nido dopo aver tenuto la piccola tra le braccia.
Quando entrai in stanza, la guardai, la salutai con un silenzioso " ciao " che lei educatamente ricambiò, guardandomi e smettendo di preparare le valigie. Mi avvicinai al suo letto e a quel punto la osservai.
Sembrava ansiosa e più mi avvicinavo,  più le sue cose finivano velocemente nella valigia, come se sapesse che avrei aperto l'argomento "divorzio".
Prima la scrutai da sopra a sotto, notando che era vestita normalmente; come al suo solito non le piaceva apparire troppo, non le piaceva essere osservata e forse proprio questo la rendeva semplice. Un jeans, scarpe sportive, una camicetta nera, dei capelli raccolti in una coda, un vero e proprio look da ragazza di tutti i giorni e questo, a me, piaceva.
A quel punto però, quando sentii la lampo del borsone chiudersi e vidi lei allontanarsi dal letto, con questo sulle spalle, dovevo fermarla, dovevo parlarle. Avevo bisogno di un punto, di una virgola, di un qualcosa di concreto.

" Io ho bisogno di sapere. Vuoi davvero finirla qua, Jung ? " - dissi avanzando sempre più vicino a lei, staccando le rigide spalle da quel muro di cemento freddo. Mi allontanai quando vidi lei fermarsi di colpo all'udire di quella mia frase che avrebbe gelato anche il sole, detta con la freddezza di chi è stanco, stanco di svegliarsi la mattina e non sapere cosa dire a quella che fino a quel momento era ancora la mia donna. A quel punto, meritavo una risposta. Una vera, una sincera, un punto a tutto questo.

" Io non ti amo più,  Seonwoong. Mi dispiace. Ma se vuoi.. col tempo, possiamo rimanere amici io e te. Non so, Haru puoi tenerla tu quando io sono a lavoro. Tipo .. questo fine settimana io avrò le riprese di uno sponsor. ... potresti stare tu con --- "

" Smettila. Sei patetica. "

Lei parlava di spalle, nemmeno mi guardava ed io ricordo le sue parole come se fosse successo ieri. " Ricordi ciò che ti fa piangere, non ciò che ti fa sorridere", ed io quel giorno feci entrambe le cose.
Mentre parlava sorridevo, per darmi forza, per non mandarla a fanculo, per portarle rispetto ancora una volta. Facevo lunghi respiri che sembravano infiniti, anche se in quel momento avrei proprio voluto non respirare.
Che tristezza le sue parole dette senza guardarmi negli occhi.

La bloccai, cosa l'ascoltavo a fare ? Nemmeno lo avevo compreso il resto, mi ero fermato al " non ti amo più ". Come si può non amare una persona con cui hai condiviso la tua vita, le tue gioie e i tuoi dolori ? Come si può dimenticarla in così poco tempo ? Io non lo sapevo in quel periodo, ma forse la verità era che non ha mai avuto bisogno di dimenticarmi perché i ricordi belli li avevo solo io.

Ricordo bene che, dopo le sue parole, le dissi che era patetica e le passai di fianco, urtando di proposito la sua spalla, ed uscii dalla sua camera.
E da quel giorno ? Il nulla più totale.
Corsi per il corridoio dell'ospedale, con gli occhi lucidi di chi in quel momento non capiva nulla. Io mi sentivo perso. Io non ero felice. Per la storia finita, per il fatto che mi sentivo completamente sbagliato in un mondo di maschere. Maschere sono, maschere erano.
Da quel momento dovevo sopportare tutto da solo, nessun supporto se non i miei fan, nessun aiuto se non quello dei miei amici più intimi, nessun amore. Non avrei mai più donato il mio cuore dicevo, ed ora?

Il mio cuore appartiene ad una persona. Da ben tre anni, dopo aver passato un anno infernale a lottare contro tutta la merda che mi circondava, la gente che aveva sempre da dire su di me, mio padre e le sue condizioni, le discussioni, le volte che saltavo il lavoro perché rimanevo sveglio fino a tardi a bere ed il giorno dopo non riuscivo ad aprire occhio.
I litigi con i ragazzi del gruppo.
Le volte che ho rischiato di perdere tutto.
L'unica luce era Haru, almeno lei, sua madre, decise di lasciarla a me. Si portò via di me il mio cuore, la mia felicità, la mia vita, devastando tutto ciò che avevo creato, i progetti, le parole, eliminando tutti i sentimenti,  tutto l'amore;  almeno Haru lei si, lei c'era.
Mia figlia c'era e non se ne sarebbe mai andata.

" LE COSE BELLE ACCADONO QUANDO MENO TE LO ASPETTI. "
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Altri / Vai alla pagina dell'autore: seonwoong_smile