Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |       
Autore: mlegasy    06/08/2014    2 recensioni
Storia interrotta fino a nuovo ordine.
Eustass Kidd, Scratchman Apoo, Basil Hawkins, tre fra i più terribili nomi della Peggior Generazione, formano un’alleanza che metterà a ferro e fuoco il mondo, ribaltando i precari equilibri tra gli imperatori formati dopo la battaglia di Marineford. La loro formula? Sangue, clamore e, suggerisce Killer, un minimo di razionalità.
E la Marina? Dai bozzetti inutilizzati del Maestro Oda il Viceammiraglio Momousagi, donna di spirito e di polso, ha un piano in mente, ma ha bisogno di portare fra le due file alleati del calibro di Smoker, Hina, Magellan, vecchie e nuove conoscenze; i piani alti forse non approveranno, ma in fondo basta informarli a cose fatte.
La vera guerra sta per cominciare…
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Basil Hawkins, Eustass Kidd, Killer, Smoker, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
No more jelly for Jelly Bit

Al di là della Red Line ci sono due categorie di cacciatori: le volpi e gli squali. Se sei una volpe sei in grado di gestire ogni variabile, di seguire la preda finché questa non commette il fatidico passo falso e allora, e solo allora, salti fuori per attaccarla a tradimento assicurandoti il massimo pasto con il minimo sforzo. Semplice, pratico, perfetto… ma se sei uno squalo il discorso cambia. Se sei uno squalo non ha senso attendere un passo falso. Se sei uno squalo non hai bisogno di attendere un passo falso. Se sei uno squalo hai la forza per cacciare. Se sei uno squalo hai la forza di uccidere.

Dopo la caduta di Barbabianca i restanti imperatori iniziarono una corsa di conquista; molte isole caddero sotto le grinfie del crudele Kaido e vennero trasformate in arene per il suo sadico svago, diverse altre vennero annesse al nuovo impero di Barbanera, alcune di loro subirono le violente angherie degli egocentrici novellini, ad altre invece andò molto peggio.
Fortunatamente Jelly Bit non era stata inclusa in nessuna di queste categorie. 

L’isola di Jelly Bit era un ridente atollo di pescatori trasformato in una fabbrica di dolciumi da Big Mom. Al contrario da quanto possa sembrare, venir fagocitati dall’egemonia di Charlotte Linlin aveva molti lati positivi.

Quando la protezione era ancora gestita da Barbabianca, l’isola veniva lasciata, a causa della sua posizione alquanto isolata, a se stessa, il che sarebbe anche stato ottimo ma la piccola Jelly Bit non possedeva molto di cui vivere ed aveva bisogno di un aiuto esterno. Con l’annessione di Big Mom le cose cambiarono radicalmente, vennero costruite alcune fabbriche e i cittadini erano in grado di lavorare in maniera onesta (o almeno quasi onesta) per un compenso interessante. Charlotte non aveva a cuore il denaro come gli altri pirati, ai Berry preferita i dolci, all’Oro favoriva le caramelle. I cittadini di Jelly Bit venivano pagati per la loro produzione (pagamento necessario anche per l’acquisto delle materie prime) ed erano anche protetti da una delle più pericolose ed inquietanti figure del nuovo mondo.

I sottoposti di Big Mom avevano uno schema di riscossione ben preciso: ciclicamente, ogni mese, due tra i vari riscossori sbarcavano in una delle tante isole dell’impero e caricavano le loro stive delle zuccherose leccornie richieste come pagamento. Alcune volte (come nel caso di Jelly Bit) lasciavano un compenso in Berry e oro per permettere all’isola di proseguire con una produzione intensiva.

Lo scorso mese erano stati Tamago e Pekoms (uno spilungone tondeggiante e un uomo leone) quello precedente, Oswald e Lily (rispettivamente un mezzo gigante ed una donna orsetto lavatore) e questa volta sarebbe toccato a Eswil e Doing (un irascibile pistolera e un uomo pesce squalo-martello) riscuotere il compenso.

Già pronto sul pontile con le casse dai dolci da caricare nella stiva, il responsabile del molo, il vecchio Franklin Edwardson, attendeva impaziente l’arrivo degli emissari dell’imperatrice.
Lo si poteva vedere sudare freddo mentre osservava l’enorme imbarcazione approdare e Doing scendere con un salto sul pontile. La figura dell’uomo pesce era imponente, superava i tre metri d’altezza ed aveva una fisicità muscolare davvero incredibile.

«Salve Franklin» sibilò tranquillo verso il vecchietto colpendogli affettuosamente il capo un paio di volte. «Anche questo mese è tutto in regola, vero?»

Il minuto anziano indossava una maglia a righe orizzontali bianche e verdi e, nonostante non facesse caldo non si percepisse una particolare afa, era praticamente zuppo di sudore.

«S-Sì» balbettò porgendo a Doing un registro stampato che riportava i dati della produzione. «T-Tutto in regola»

Dubbioso l’uomo pesce agguantò il registro e lo scrutò attentamente. Nonostante la mole e l’aspetto minaccioso aveva dei modi di fare molto pacati e tranquilli. Con la mano libera estrasse, da un taschino, un paio di lunghi occhialini fatti su misura e se li portò agli occhi per leggere le note di carico.

«Vedo» rispose dopo un attimo di silenzio «E allora perché ti stai letteralmente sciogliendo? Ormai sono quasi due anni che ci vediamo e ancora ti faccio quest’effetto?»

«È LA PUZZA» esplose un grido dal ponte della nave. «Rassegnati Doing, il tuo fetore è cosi forte che farebbe sciogliere chiunque» una ragazzina dal caschetto biondo, gli occhi verdi e un basco nero pece fece capolino dall’alto della nave.

«Ah. Ah. Ah» rise lentamente Doing «Davvero molto divertente Eswil, vedo che nelle battute non perdi mai il tuo tocco. Guarda, mi sto letteralmente rotolando a terra dalle risate»

Irritata la ragazzina strinse i denti prima di liberare un secondo grido, questa volta molto più furente «CHIUDI QUELLA FOGNA, OK?» esasperata girò i tacchi e scomparve dalla vista dei due.

«Povera Eswil» sospirò l’uomo pesce scuotendo il capo verso Franklin «Ci prova ad essere divertente ma non è proprio il suo campo»

«TI HO SENTITO!» si levò l’ennesimo grido adirato dal ponte.

«Ah, lasciamo perdere» borbottò infine Doing abbassando il tono della voce. «Piuttosto, Franklin. C’è qualcosa che ti turba?»

«V-verament-» non riuscì a finire quella singola parola. Poteva ancora sentire le sue labbra muoversi ma non riusciva a produrre alcun suono. Si limitava semplicemente ad osservare la figura dell’uomo pesce davanti a se spostarsi rimanendo tuttavia immobile. Il vecchio ebbe il tempo di realizzare che la sua testa era stata separata dal corpo ed ora stava rotolando sul pontile.

«Ma ch-» nemmeno Doing riuscì a terminare la frase. La sua pelle era molto più resistente di quella di un semplice umano eppure non poté fare nulla per evitare il danno di quella spada. Ormai anche attivare l’ambizione dell’armatura sarebbe stato inefficace. La percezione forse avrebbe potuto salvarlo ma non era mai stato il suo forte individuare nemici nascosti quando si trovava fuori dall’acqua. L’unica cosa che poteva fare era sputare sangue addosso al suo aguzzino che, restando dinanzi a lui, manteneva conficcata nel suo petto la lama.
Una maschera azzurra con righe verticali di colore bianco. Lunghi capelli biondi e muscoli che avrebbero fatto impallidire qualsiasi uomo. Aveva due lame ricurve collegate e dei bracciali di ferro legati ai polsi di entrambe le mani. Una delle lame stava ancora grondando del sangue del vecchio, l’altra lo trapassava da parte a parte.

«F-fottuto bastardo» sibilò con la voce che gli moriva in gola mentre cercava di reagire sfruttando la propria mole. Strinse i muscoli per bloccare l’arma nel suo corpo e nel contempo cercò di catturare il proprio assalitore per schiacciarlo sotto la possanza della sua mole.

Non fece in tempo a chiudere la morsa che il braccio sinistro cadde in terra. Non percepì nell’immediato la mancanza dell’arto, ne udì appena il tonfo mentre la lama che l’aveva mutilato cambiava bersaglio trafiggendolo proprio sotto la gola spegnendo definitivamente la sua vita.

«ALLORA?» ringhiò Eswil affacciandosi nuovamente dalla nave «È tutto a posto? Faccio scendere gl-»

Nemmeno la ragazzina si era resa conto di quello che stava succedendo eppure scattò felinamente una volta realizzato il tutto. Sfilò dalla cintura le proprie pistole e urlò talmente forte da mettere in allarme tutta la nave. Era già in posizione per sparare a Killer in pieno volto quando si rese conto che qualcosa non andava, non aveva più in mano le sue pistole.

«Suvvia» ghignò una voce alle sue spalle «Per me la battuta era carina» due colpi di pistola gambizzarono la ragazzina costringendola a terra. Il ragazzo con i capelli rossi ed un paio di occhialoni sulla fronte le aveva sparato due colpi con le sue stesse armi, armi che stava facendo fluttuare davanti a se grazie al potere di un frutto del diavolo. «Anche se si poteva fare di meglio» un terzo colpo colpì la ragazzina alla spalla facendola crollare lateralmente. Iniziava a sentire tutto ovattato, riusciva solo a vedere i suoi compagni venir sterminati dai pirati di Kidd lungo tutti gli angoli della nave.

«Tranquilla» le pistole caddero in terra ed il ragazzo col mantello di pelliccia ed un paio di stravaganti pantaloni gialli ad onde nere si avvicinò a lei prenderla per i capelli con la mano metallica. «Tu mi servi viva» udì prima di provare una fitta di dolore e svenire.

 
---

Mentre Jelly Bit assaggiava per la prima volta il sapore del sangue, nell’isola di Alpert – in un altro punto del Nuovo Mondo – l’odore della morte era ormai una prassi giornaliera.

Conosciuta anche come l’arena di Kaido, Alpert Island rappresentava uno dei possedimenti più importanti per la crescita militare dell’imperatore. Al suo interno vi era permanentemente stanziato uno dei suoi più fidati collaboratori che aveva il compito di ricevere, a cadenze regolari, il carico di frutti del diavolo artificiali prodotti da Joker. A Kaido non importava da dove venissero quei frutti, l’importante era che venissero consegnati ad elementi efficienti, macchine da guerra pronte ad essere sfruttate per le sue smanie di conquista.

L’isola, infatti, serviva proprio a questo: selezionare quelle macchine da guerra tra tutta la feccia che, una volta entrata nel Nuovo Mondo, credeva di avere la stoffa per poter entrare nelle grazie del signore delle bestie.

«Forza, animali» ringhiò una voce cavernosa dall’alto di un’impalcatura di legno verso un gruppo di energumeni dall’aspetto decisamente vario «Mostrate all’unico vero imperatore che siete le bestie che sta cercando» ad un cenno dell’omaccione si abbassarono delle grate di ferro che permisero al gruppo di varcare la soglia dell’enorme arena che occupava gran parte dell’isola.

«Avete tre giorni. A chiunque riuscirà a raggiungere l’uscita dall’altra parte dell’isola verrà consegnato un frutto del diavolo e potrà entrare a far parte della ciurma del nostro imperatore» con una risata l’enorme figura diede inizio alle danze sottintendendo che quello appena descritto era l’unico metodo per uscire vivi dall’isola. Il gruppo di pirati urlanti si disperse nella foresta dirigendosi verso una meta che pochi di loro, se non addirittura nessuno, sarebbero riusciti anche solo a vedere.

Koran Holder era il capitano designato a controllare il traffico di frutti del diavolo e la selezione delle reclute. Aveva la stessa fisicità di un orso bruno, era solito portare un paio di basette squadrate ed un filo di barba stranamente curato, nonostante avesse un aspetto grezzo e carico di cicatrici era solito avere modi di fare abbastanza tranquilli al punto che, chi lo conosceva, era solito chiamarlo Koala Holder a causa della sua stravagante passione per le foglie di eucalipto che era solito masticare di tanto in tanto.

«Speriamo che se ne salvi almeno uno» sospirò diretto verso un’anziana figura al suo fianco.

Il vecchio, ingobbito dal tempo, aveva una lunga barba bianca a punta, indossava un paio di occhiali a fondo di bottiglia e si reggeva su un bastone di legno irregolare che sembrava essere stato da poco strappato ad un ramo. 

«Quarantuno? Non erano solo in venti?»

Alec Wer-Berkind era una figura alquanto curiosa; alcuni novizi si chiedevano perché Kaido – ossessionato com’era dall’efficienza combattiva dei propri uomini – si ostinasse a considerare tra i propri capitani un vecchio decrepito come Alec. Ma quando poi quegli stolti avevano la sfortuna di vederlo in azione ogni dubbio veniva cancellato.

«Sì sono venti» Koran si massaggiò la fronte con la mano sinistra sospirando sommamente. «Mi chiedevo solo quanti se ne salveranno»

«Probabilmente nessuno» rispose secco il vecchio facendo scoccare le nocche «Se farò bene il mio lavoro non si salverà nessuno» delicatamente l’anziana figura posò il bastone in un angolo della stanza spogliandosi dei propri vestiti. «Ti spiacerebbe lanciarmi?» domandò ad un tratto verso Koran che grugnì in risposta.

«Cerca di non annientarli tutti, ci servono nuove leve» scuotendo il capo, il capitano Holder sollevò il vecchio con una singola mano preparandosi a lanciarlo nella foresta.

«Se saranno bravi non avranno problemi. Se non saranno bravi non ci serviranno» replicò l’ansiano preparandosi al volo «Non abbiamo bisogno di rammolliti» aggiunse infine.

«Non hai tutti i torti» replicò l’altro torcendo il busto caricando la potenza necessaria nel braccio. Dopo qualche secondo per calibrare il colpo scatto rapidamente in avanti scagliando il vecchio a diverse miglia di distanza, nel cuore boscoso dell’arena.

«Ci rivediamo tra tre giorni» mormorò mentre il vecchio mutava la propria forma in quella di un’enorme bradipo ancestrale con al termine delle braccia degli artigli lunghi quasi una quarantina di centimetri. Con un’agilità fuori dal comune la lenta figura afferrò il ramo di un albero evitando una rovinosa caduta. La caccia era cominciata e lui di certo non era la preda.

 
---

Nella città portuale di Jelly Bit era sceso il silenzio. La pioggia aveva cominciato a lavare le strade dal sangue, i vessilli di Big Mom che decoravano le abitazioni dei cittadini erano stati tutti strappati o bruciati. La fabbrica di caramelle non emetteva più i classici e rumorosi ronzii, le canne fumarie non sbuffano più quel caratteristico fumo rosa e l’odore di caramello sciolto non impregnava più costantemente l’aria. C’era odore di sangue, odore di morte, un odore che neppure la pioggia riusciva a cancellare.

«Svegliala»

Una taverna in città era ancora pulsante di vita. Liberata dai corpi di coloro che avevano invano sperato fosse sicuro rifugiarvisi all’interno, ora fungeva da centro operativo della ciurma di Kidd sull’isola.

«Svegliala» ripeté il capitano verso Heat. Il pirata con una lunga chioma blu chiaro prese un secchio pieno d’acqua e lo scaraventò verso il volto della giovane Eswil. La ragazza si svegliò di colpo scuotendo il capo. Cercò di liberarsi ma era ancora bloccata. Sbatté le palpebre a più riprese e mentre il mondo perdeva quella patina sfocata desiderò di trovarsi già all’altro mondo.

«Cosa vuoi ancora?» sputò in terra un misto di acqua e sangue. Era inchiodata per gli arti all’unica parete libera della stanza. Ormai non provava più dolore, il cervello sembrava non ritenerlo più utile.

«Quello che volevo prima» sibilò Kidd che seduto al contrario su una sedia teneva i gomiti sulla spalliera di legno. «Solo che sei svenuta prima di riuscire a dirci qualcosa d’interessante»

«Qualcosa d’interessante» ripeté Eswil. Aveva la bocca impastata e gli occhi gonfi. Era stata colpita tre volte (alle gambe e al braccio sinistro) ed era stata inchiodata ad una parete come una bambola. Kidd le aveva posto le stesse domande ormai da ormai troppo tempo e lei aveva sempre dato le stesse irriverenti risposte, finendo con lo svenire ripetutamente a causa del dolore. «Magari che puzzi?»

La risposta provocò a Kidd un leggero sorriso seguito da un cenno di dissenso con il capo. Con il proprio potere richiamò una spada da uno dei propri sottoposti. Il pirata rimase per un attimo spaesato dalla reazione dell’arma ma quando si rese conto che era il proprio capitano a richiederla accettò la cosa di buon grado.

«Heat» al richiamo di Kidd il pirata dai dreadlock bianco azzurri si avvicinò al proprio capitano. Aveva due occhi neri incavati nel volto, due grosse vene sporgenti sulla fronte, numerosi tatuaggi sulle spalle, sulle braccia e addirittura sul collo; molti avrebbero potuto scambiarlo per uno zombie o qualche altra raccapricciante creatura degli orrori. «Ti dispiace?» con un grugnito Heat rispose rigurgitando sulla spada una controllata quantità di fuoco, abbastanza da rendere l’arma incandescente come un tizzone.

«Allora» sibilò Kidd alzandosi pigramente in piedi «Non mi piace torturare la gente» affermò provocando una vistosa risata tra i propri sottoposti che fu da lui ignorata «Ma se proprio insisti, sappi che non avrò pietà» avvicinò il volto al capo della prigioniera ponendo per l’ultima volta l’ormai famosa domanda. «Allora?»

Gli occhi di Eswil seguivano gli spostamenti fluttuanti della lama. Kidd attese per qualche istante e quando finalmente i loro sguardi s’incrociarono lei gli sputò in volto l’ultimo briciolo di saliva che le restava.

«Pessima scelta» sibilò il pirata asciugandosi il volto.     

«Ti prego di fermarti, Kidd» una figura alta dai capelli biondi, gli occhi rossi e una serie di tatuaggi verticali neri al posto delle sopracciglia avanzò facendosi strada tra i pirati di Kidd. «Se la uccidi le nostre probabilità di utilizzarla decentemente scenderanno allo zero percento» Basil Hawkins fece fluttuare davanti a se un manipolo di carte che solo lui era in grado di leggere. «Quindi ti prego» replicò «Se hai a cuore il tuo stesso piano lasciala a me»

Kidd fermò la lama incandescente a pochi centimetri dalla gola della ragazza. «Ma guarda chi si è deciso a farsi vivo» sbuffò Eustass mantenendosi a fatica dall’uccidere la pistolera. «Dov’eravate tu e tuoi quando assaltavamo l’isola e preparavamo l’attacco contro questa feccia?» si voltò appena guardando Basil in malo modo. 

«Ti ho detto che non m’interessa spargere sangue inutilmente» con fare elegante e posato Hawkins avanzò di un paio di passi facendo entrare nella locanda un corteo di pirati a lui subordinati. «O stai cercando di dirmi che avevate bisogno del nostro aiuto?» sempre impassibile nei toni, il veggente rimase fisso ad osservare Kidd studiandone la reazione e preparandosi a reagire.

«Tu … inutile pezzo di -» adirato Kidd si voltò preparandosi a lanciare la spada incandescente verso l’alleato. Si sarebbe scatenata una battaglia se non fosse stato per il repentino intervento di Killer che riuscì a bloccare la scena impedendo al suo capitano di accendere una miccia esplosiva.

«KIDD» urlò il biondo comparando dinanzi a lui e costringendolo a fermare il lancio dell’arma. «Ricorda il piano, ci servono anche loro» gli sussurrò cercando di placarlo. Il Massacratore sapeva, stranamente, essere molto più diplomatico di Capitan Kidd, ed era anche l’unico all’interno della ciurma – o forse addirittura in tutto il mondo – che riuscisse a placare gli istinti guerrafondai di Eustass. 

«E sia» la rabbia di Kidd mutò in una risata maniacale, mentre Eswil si lascò scappare un sospiro di sollievo «Vediamo se tu riesci a cavare qualcosa da questa tipetta» l’urlo della ragazza si propagò per tutta la città quando Eustass, prima di allontanarsi, le conficcò nel braccio sinistro la lama arroventata.

La ragazza svenne per l’ennesima volta sotto gli occhi divertiti della ciurma del torturatore. Basil chiese a Kidd di liberarla dalla presa dei chiodi che la tenevano bloccata alla parete. Rapidi come il vento due subordinati di Hawkins, avvolti in una cappa scura, raggiunsero la ragazza recuperandola al volo prima che questa, priva di forze, crollasse al suolo.

«La porterò sulla mia nave» aggiunse il pirata del mare settentrionale «Per come l’hai ridotta ha solo il diciotto percento di probabilità di sopravvivere» le carte dinanzi a se presero a mescolarsi andando poi a formare una griglia. Hawkins  si prese un lungo secondo per esaminare la nuova formula che il futuro gli stava suggerendo «Ma» sibilò appena «Sono sicuro di poter alzare questa percentuale» concluse abbandonando la locanda ritenendo quelle spiegazioni ben più che necessarie.

«Devi darti una calmata» Killer si avvicinò ad un Kidd che digrignava i denti «Sai benissimo che non possiamo scatenare una guerra da soli. Ci serve Hawkins e ci servono i pirati On Air» aggiunse il biondo seguendo gli spostamenti del suo capitano. «Se proprio non resisti, aspetta quando non ci saranno più utili»

Sorpreso per quell’affermazione, Eustass mostrò un malefico quanto inquietante sorriso, un sorriso che i suoi sottoposti conoscevano ormai fin troppo bene. «Ecco che torna a farsi viva l’indole del Massacratore» ghignò agguantando una superstite bottiglia di rum «A volte ho come l’impressione che tu ti stia rammollendo, ma ecco che riesci a dimostrarmi di essere ancora lo stronzo che conosco» bevve un generoso sorso «E sia, lasciamo che si occupi Hawkins della faccenda di Big Mom; noi andiamo a tirare la coda alla bestia» lanciò quindi la bottiglia a Killer che la agguantò con rapidità felina.

«Stranamente diplomatico da parte tua; non sarai tu quello che si sta rammollendo?» ridacchio il biondo in risposta.

«Non sfidare troppo la sorte, Killer» scrollo le spalle Kidd lasciando trasparire il suo solito ghigno. «O non vuoi arrivare intero al prossimo lavoro?»

 
---

L’enorme vascello della marina era fin troppo appariscente per i gusti del viceammiraglio. Il mare era calmo e le onde cozzavano leggere contro la chiglia della nave. Il vento soffiava favorevole cullando dolcemente il sonno del militare d’alto rango. Riposava gli occhi sul ponte seduto in terra con la schiena poggiata all’albero maestro.

Sul ponte vari gruppi di Marine dall’aspetto vario si dedicavano ai compiti più disparati seguendo le ultime direttive del viceammiraglio prima della pennichella. La seconda ufficiale nella linea di comando cercava invano di farsi rispettare dai propri subordinati che non si lasciavano scappare la momentanea disattenzione del capitano per lusingare la loro “capitanuccia” con qualche affettuoso vezzeggiativo. Nonostante la loro fosse classificata come la più insubordinata divisione della marina l’ambiente sulla nave era sereno.

«Viceammiraglio» l’urlo della vedetta paralizzò per un’istante l’intera ciurma.

Smoker, che aveva ancora in bocca due sigari spenti, aprì gli occhi indirizzandoli verso l’alto.

«Un brigantino della Marina» specificò il militare armato di cannocchiale «Pare voglia affiancarsi»

 
 


 
Il relitto abbandonato – L’angolo dell’autore.
 
Eccoci qui, catapultati in quella che posso classificare come la mia prima vera storia dedicata all’universo di One Piece. Ho scritto altri due racconti prima del presente ma si trattava di One Shot prive di qualsivoglia possibilità di un seguito.

I Nuovi Imperatori, a modo suo, vuole essere una storia originale che stravolge in buona parte, ed in puramente personale, il mondo di One Piece mettendo in gioco personaggi appena accennati ed una buona dose di situazioni originali.

Cronologicamente è ambientata dopo lo stacco dei due anni ed è quasi contemporanea agli eventi di Dressrosa.

Ora voglio spendere queste ultime righe per ringraziare voi che siete arrivati a leggere fino a questo punto. Spero abbiate apprezzato il racconto e che lascerete un commento per farmi presenti le vostre considerazioni a riguardo.

Grazie di tutto. Il viaggio è appena cominciato.
legasy
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: mlegasy