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Autore: _Ellie_    11/09/2008    3 recensioni
"Ironico. Sono ironico, pigro, e adoro la birra tanto da trafugarla dal frigo di casa. Bill è acido, esagitato e amante dei gummibären. Però abbiamo lo stesso modo di pensare, e so che in realtà non dubita neppure per un momento dei suoi sogni. Lui vuole diventare famoso, vuole che noi diventiamo famosi, per dimenticarci di questa minuscola cittadina e vivere in una metropoli. Abbiamo sogni. Sogni che non prevedono fallimenti e non accettano intoppi, quindi siamo spiacenti, ma voi polpastrelli dovete incallirvi e resistere a ore di prove, magari anche, in un futuro non troppo lontano, di concerti."
.-.-.-.
Tom dodicenne, la sua testardaggine e svariati discorsi sulla fama.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolore. Le mie dita scivolano sulle corde della chitarra, che frusciano come foglie di metallo.
Sangue. Cola dai polpastrelli consumatisi per il troppo esercizio.
Metallo. È il sapore del mio sangue, è il rame delle corde della chitarra.
 
Con un gesto attento la poso per terra, stando attento a che non suoni. Odio quando non suona per mia volontà. Ne sono geloso, come potrei esserlo della mia ragazza.
E poi ho paura che si rompa.
 
Alla luce della luna che illumina silenziosa l’interno della mia stanza, osservo come le corde lucide di metallo siano macchiate da un liquido scuro in più punti. Il mio stesso sangue.
Osservo quindi le mie dita dai polpastrelli consumati fino alla carne viva per il troppo esercizio, dato che io sono troppo impaziente per aspettare che si formi il tipico callo sulle dita. Soffio come un gatto al dolore che la brezza mi provoca sfiorando i polpastrelli. Una brezza che, entrando fresca e silenziosa dalla finestra, sembra volere asciugare il mio sangue lei sola.
Mi sposto impaziente un rasta dal viso con il dorso della mano, solo per perdermi un momento nei miei sogni.
 
Sogni di gloria, mica niente.
 
 -Ancora sveglio a suonare fino a farti sanguinare le mani?
 
Sospiro scocciato, mentre mi volto in direzione di una figurina appoggiata allo stipite della porta, infagottata in un pigiama troppo largo e troppo pallido per lei. Una figurina che si avvicina a me con un orsacchio tra le braccia e la cassetta dei medicinali in mano, come sempre.
 
Seguo i suoi gesti con espressione crucciata, mentre Bill si siede al mio fianco sul letto e inizia trafficare con le bende. Ma non sono arrabbiato per la sua intrusione. Bensì per la sua disapprovazione.
 
Si legge nella piega severa delle sue labbra, nel suo borbottare rimproveri a mezza voce come una vecchia caffettiera.
Non gli piace. Odia quando mi faccio male suonando.
Credo che maledica segretamente la mia chitarra, nelle sue preghiere.
 
Rialzo gli occhi dalla sue mani sottili perse nei meandri della cassetta del pronto soccorso, per centrarlo nei suoi occhi rassegnati in una disapprovazione silenziosa.
 
-Bill, ci riuscirò. Proverò così tanto che mi verrà quel maledetto callo ai polpastrelli, e così potremo provare ancora di più. E tu non ti potrai più lamentare del fatto che non seguo il tuo ritmo.
 
Lo guardo determinato, mentre agito le dita nell’aria giusto per distrarmi dal dolore crudo che mi aggredisce ogni volta che sfioro inavvertitamente qualcosa. Bill sbuffa, alza gli occhi in gloria e torna a fissarmi, agitando minacciosamente verso di me una bottiglietta di disinfettante.
 
-Tomi, non importa quanto tempo ci metterai. Cerca solo di non mandarti tutte le dita in cancrena prima dei tredici anni di vita, cretino.
 
Centra gli occhi nelle mie dita insanguinate per squadrarle crucciato, neanche fossero loro le colpevoli di tutto questo dramma. Ed ecco che con gesto fulmineo mi afferra una mano, e io già gemo all’idea del batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante che si abbatterà sulle mie povere dita martoriate.
 
Bill inarca il sopracciglio, scettico in una maniera palese.
 
-Tomi, non ti ho neppure iniziato disinfettare che già piagniucoli?
 
M’indigno e m’inalbero, rialzando fieramente la testa e sbatacchiando i rasta di qua e di là in un gesto di fiero diniego.
 
-Si è mai sentito che Tom Kaulitz pianga come una femminuccia?
-Ah, quindi il grande Tom Kaulitz non piange, quando gli disinfetto le dita?
 
Quasi a confermare le sue parole, e il suo ghigno saputo, e la sua risatina ironica, mi lascio sfuggire un gemito al contatto del bruciante disinfettante con le dita.
L’operazione di pulizia continua così, tra battutine e proteste, lamenti e sani schiaffi sul collo, fino a disinfettare i dieci polpastrelli delle dieci dita delle due mani. Sempre al buio, con la silenziosa presenza della mia chitarra acustica, la luce della luna e la brezza primaverile che entra dalla finestra aperta.
 
-E poi, non capisco perchè ti affanni così tanto, Tomi. In fondo, resteremo qui per tanto tempo ancora, no?
 
Fletto le dita cautamente, mentre la pelle tira. Osservo quindi mio fratello riporre il cotone e il disinfettante con gesti lenti, un sorriso mesto in volto. E m’indigno.
Gli poggio una mano su una spalla gracile, coperta dal tessuto chiaro del pigiama.
 
-Tu te ne vuoi andare da qui, no, Bill? E allora ce ne andremo. Dammi solo tempo.
 
Mi toglie delicatamente la mano dalla spalla, per poi stringerla forte tra le sue.
 
-Ehi, non è detto che ce la facciamo.
 
Sbuffo, annoiato. Mi conosco quel discorso a memoria.
 
-Senti, Bill, sei tu quello con la fame di fama.
 
Ridacchio tra me e me al gioco di parole.
 
-Quindi è ovvio che ce la facciamo.
 
Mi scruta attento, quasi a soppesare la sicurezza che nutro per i nostri sogni di grandezza. Lascia che un ciuffo bruno gli copra leggermente l’occhio destro, mentre il suo viso rimane serio.
 
-Perchè?
 
Corrugo le sopracciglia, dubbioso.
 
-Cosa perchè?
 
Continua imperterrito a mantenere quell’espressione compunta in viso.
 
-Perchè è ovvio che noi ce la faremo?
 
Inarco il sopracciglio, stupito e scettico riguardo alla domanda.
 
-Perchè tu sei un pazzo furioso. E io sono un divino chitarrista.
 
Adesso tocca a lui inarcare il sopracciglio, assolutamente scettico.
 
-Che non ha ancora il callo ai polpastrelli per l’esercizio.
 
Lo fulmino con un’occhiataccia. Se non avessi le dita in condizioni così disastrose, lo prenderei a cuscinate. Ma non mi sembra il caso.
Sospira, incantato ad osservare fuori dalla finestra.
 
-Che ne dici di andare a dormire, Tomi?
 
Roteo gli occhi, infastidito. Odio quando mi distoglie dai miei sogni di gloria per riportarmi con i piedi per terra.
 
-Ci rinuncio, tu e le tue maledette depressioni da poeta tormentato potete tranquillamente andare a dormire.
 
Mi osserva sogghignando.
 
-O andare a quel paese, magari.
 
Nego con un cenno della testa.
 
-Nah, sono troppo stanco per mandartici come si deve
 
Mi caccio sotto le coperte, sotto lo sguardo attento di mio fratello. Lo osservo. Mi osserva. Ci osserviamo.
Sbuffo, arrendendomi.
 
-E puoi dormire con me Bill, ma certo, ovvio, perchè non chiederlo prima?
 
Ironico. Sono ironico, pigro, e adoro la birra tanto da trafugarla dal frigo di casa. Bill è acido, esagitato e amante dei gummibären. Però abbiamo lo stesso modo di pensare, e so che in realtà non dubita neppure per un momento dei suoi sogni. Lui vuole diventare famoso, vuole che noi diventiamo famosi, per dimenticarci di questa minuscola cittadina e vivere in una metropoli. Abbiamo sogni. Sogni che non prevedono fallimenti e non accettano intoppi, quindi siamo spiacenti, ma voi polpastrelli dovete incallirvi e resistere a ore di prove, magari anche, in un futuro non troppo lontano, di concerti.
 
Respiro forte contro il cuscino, riscuotendomi dai miei sogni. Mi giro verso mio fratello, che torna adesso dal chiudere la finestra. Si caccia sotto le coperte affianco a me, stringendo il suo orsetto Puffy e dandomi le spalle.
Il lieve tenpore che si diffonde sotto le coperte inizia a rendere la prospettiva del sonno un’opzione allettante. Ho le narici piene dell’odore di buono che viene forte dalle lenzuola e dal pigiama di Bill, e io adoro questo odore. Mi stringo leggermente di più a lui, biscicando un vago buonanotte.
 
Ma lui mica ha sonno. Posso sentire quasi gli ingranaggi del suo cervellino stidere per la velocità a cui filano.
 
-Tomi, se sveglio?
-Uh?
 
Lo sento respirare forte.
 
-Sai che il monsone è uno dei venti più potenti del mondo? E che spazza tutto l’oriente per sei mesi? E che porta tanta pioggia?
 
La mia brillante risposta è uno sbadiglio stanco.
 
-Solo, mi sembrava una cosa buffa.
-Buona notte, Bill.
 
Sbuffa e si dimena un po’ sotto le coperte, ma poi trova finalmente la pace.
 
-Buona notte Tomi.
 
 
.-.-.-.-.-.-.-.-.-
 
 
Orbene, una piccola OS che era nata per essere una drabble su un Tom adulto e si è trasformata in una cortissima quasi-fluffy sui gemellini Kaulitz. Facciamo che non è molto bella, nè coerente. Ma facciamo anche che ci tengo un casino: perchè Tom, e la sua chitarra, mi affascinano. E poi lo dovevo a Lady Notorious.
Per tutti quelli che stanno ancora attendendo Falling In Love In Wrong, vi consiglio di disperare, come sto facendo anch’io. XD
 
E ricordate: le critiche sono graditissime. *_*
 
   
 
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