Note: Song-fic su Ron/Hermione, scritta per il contest di song-fic de lamiticabeauxbatons. Il testo è “Everytime we touch” dei Cascada, lo trovate scritto in corsivo. E’ ambientato durante il quinto anno a Hogwarts, e il p.o.v è alternato tra Ron e Hermione. Buona lettura, spero vi piaccia. Commenti, critiche, recensioni et similia, molto apprezzate. (Grazie a Lambretta e Potterina, baci ^^)
everytime we touch
Era
notte. Una
notte come tante altre: nel dormitorio un silenzio perfetto, rotto solo da Calì
che russava dolcemente; la luce della luna che filtrava dalle tende leggere e
illuminava il viso di una quindicenne con capelli castani molto mossi. A un
tratto la ragazza balzò su dal letto, come un pupazzetto a molla, gli occhi
sbarrati, il respiro affannoso. Immagini sconnesse formavano l’incubo che
l’aveva fatta svegliare. Occhi azzurri dallo sguardo freddo la squadravano con
sufficienza, prima di voltarsi e andare via, sempre più lontano, scomparendo.
Lasciandola sola al buio… “Dai, Hermione è solo un brutto sogno” pensò
realisticamente la ragazza, cercando di calmarsi e scuotendo la testa, come per
scacciare i pensieri fastidiosi. Anche se in effetti l’incubo l’aveva scossa:
cosa avrebbe fatto se lui…? “Basta, non pensiamoci più” sussurrò con decisione a
se stessa, poggiando la testa sul cuscino, il respiro che tornava regolare. “Qui
ci vuole qualcosa che mi calmi, una canzone magari” pensò allegra. Ma in mente
le veniva solo una canzone…
“I
still hear your voice when you sleep next to me. I still
feel your touch in my dreams” lo
sguardo rivolto alla finestra, la mano che scorreva distrattamente tra i
capelli, nella testa solo lei e quella canzone…Ron Weasley era sveglio. Si era
appena svegliato da un sogno perfetto: Hermione. Poteva quasi sentire ancora la
sua voce, le sue carezze che gli toglievano il sonno da qualche notte. “Più che
un sogno è un incubo in effetti” pensò tristemente. Il ragazzo infatti sapeva
per certo che per lei era solo un amico. Sì era forse il suo migliore amico ma
quel tipo di amico che non diventerà mai qualcos’ altro. E invece lui non faceva
che pensare a lei, a sognarla, ad associarla a quella canzone che adesso gli
riempiva le orecchie e il petto, quel vuoto che a poco a poco aveva preso le
sembianze di Hermione.
“Forgive
me my weakness but I don’t no why. Without
you it’s hard to survive” Il
sole illuminava l’aula, creando mulinelli di particelle di polvere che
volteggiavano in contro luce e giocando con i capelli del ragazzo che le stava
davanti, creando dei riflessi tra l’oro e il rame decisamente irresistibili. Era
come ipnotizzata, e mentre il professor Ruf continuava a sproloquiare sulle
guerre dei folletti, ripensò al sogno della notte precedente. Una fitta le
attraversò il cuore. Nella testa la canzone risuonava ancora e le parole si
adattavano perfettamente: sapeva di essere solo un amica per Ron e avrebbe
voluto con tutto il cuore dimenticarlo, abbandonarsi all’evidenza, ma era
impossibile. Impossibile sopravvivere senza di lui, senza il suo sorriso, senza
quei capelli nei quali si era incantata. Lo sguardo era ancora fisso sui quei
capelli rossi (che guardava quasi nella speranza che il ragazzo riuscisse a
capire quello che le stava passando per la testa), la campanella suonò, tutti si
alzarono, quando…
“’Cause
everytime we touch I get this feeling. And
everytime we kiss I swear I could fly”
inavvertitamente le loro mani finirono intrecciate mentre si affrettavano per
mettere a posto le loro cose. Un tocco magico, un incontro, uno sguardo. Una
tempesta elettrica viaggiava tra gli occhi azzurri e quelli castani, quasi che
il tempo si fosse fermato solo per loro, solo per farli sfiorare, e provocargli
quella sensazione che adorava. Poteva essere la porta tra l’inferno e il
paradiso, un attimo che equivaleva a un biglietto di sola andata per la
felicità. “Ron, Hermione andiamo?” fece Harry, che era già sulla porta da un
pezzo. “Certo, arrivo” disse Hermione ridendo e andando dall’amico. Quell’amico
che lui avrebbe volentieri squartato al momento. Ma che ne sapeva lui di quello
che provava per Hermione? Come poteva sapere che bastava sfiorarla o darle un
innocente bacio della buonanotte la sera per regalargli un paio di
ali?
“Can’t
you feel my heart beat fast. I want
this to last” Mentre
scendevano le scale per andare a cena, il rosso era ancora perso in quel
momento. Quel momento che avrebbe voluto far durare in eterno… “Ron, finiscila,
sei patetico: solo perché ti ha sfiorato la mano per prendere la sua borsa
adesso tu ne fai un affare di stato” pensò rabbiosamente. In un certo senso
l’intervento di Harry era stato una benedizione: ancora qualche secondo e il
cuore gli sarebbe saltato via dal petto, cominciando a rimbalzare sul pavimento
dell’aula di Storia della Magia… “Ronald, sei ancora tra noi?” fece il moro.
“Cosa dicevi?” disse il ragazzo, mentre il suo cervello si risvegliava da una
fantasia in cui nessun amico rompiscatole interrompeva quel
contatto…
“Your
arms are my castle, your heart is my sky. They
wipe away tears that I cry”
sprofondata nella poltrona, vicino al fuoco, Hermione guardava fuori dalla
finestra verso il campo di Quidditch, dove il ragazzo che le toglieva il sonno
da notti, stava dando il meglio di sé in allenamento. “E pensare che all’inizio
lo detestavo” fece con un sorriso. L’aveva visto crescere, diventare da
ragazzino immaturo e praticamente insensibile; a un ragazzo simpatico, a volte
profondo e serio e che le toglieva il fiato. L’aveva visto diventare da quello
che l’aveva fatta piangere la notte di Halloween il suo primo anno a scuola, a
quello che la consolava quando era triste, che la faceva sentire protetta e al
sicuro. Persa nei suoi pensieri non si era accorta che l’allenamento era finito
da un pezzo.
“The
good and bad times we’ve been through them all. You make me rise when I
fall” Un
ragazzo coi capelli rossi e la divisa della squadra di Quidditch di Grifondoro
stava salendo le scale diretto alla Sala Comune. Gli altri erano rimasti tutti a
cambiarsi e a far baldoria in spogliatoio come festino pre-partita. Ron Weasley
invece aveva colto al volo la scusa per defilarsi in dormitorio e mettersi a
letto per evitare le domande del suo migliore amico sul suo strano comportamento
a Storia della Magia. Sospirando passò attraverso il buco del ritratto… davanti
al fuoco ormai morente era seduta la ragione del suo strano comportamento. Era
addormentata, la testa abbandonata sullo schienale, le gambe raggomitolate,
sembrava quasi un gattino. La guardò con tenerezza, ripensando a tutti i momenti
che avevano vissuto insieme. Da quando si erano conosciuti al primo anno,
all’estate precedente dove era stata a casa sua per quelli che erano stati tra i
giorni più belli della sua vita. Ripensò a
come l’aveva giudicata male (un’insopportabile so-tutto-io) e a come
invece era diventata la sua rete di sicurezza, quello che lo faceva stare bene
quando tutto e tutti sembravano voltargli le spalle. Poi (non fu mai in grado di
dire cosa l’avesse spinto a tanto) si avvicinò alla ragazza con decisione e posò
delicatamente le labbra sulle sue. La ragazza aprì gli
occhi…
Erano tutti e due a occhi aperti, quasi spalancati, le labbra in contatto. Era un gioco di tensione, panico, felicità sospesa a mezz’aria in attesa che uno dei due facesse la prima mossa. Non ci fu mai una prima mossa. Fu più un accordo, una consapevolezza divenuta reale. La consapevolezza di quella sensazione, di quella scarica che li pervadeva quando si sfioravano; di quel sogno di poter volare mentre si baciavano; del cuore che esplodeva; di sapere che non potevano fare a meno uno dell’altra. Hermione si abbandonò a quel bacio mentre le note finali della canzone le risuonavano nelle orecchie… “’Cause everytime we touch, I feel the static. And everytime we kiss, I reach for the sky. Can’t you feel my heart beat so, I can’t you let go, want you in my life. I want this to last, need you by my side ” P>