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Autore: slytherin ele    07/08/2014    3 recensioni
One shot scritta per il contest, indetto da ColeiCheDanzaConIlFuoco, "OC Mania!".
Dal testo: "Negli anni, mi hanno definito in molti modi, pochi lusinghieri: i parenti alla lontana mi considerano un male necessario perché la dinastia della famiglia continui, la mia famiglia mi vede come un estraneo nella maggior parte dei casi perché non amo la beneficenza, i draghi da salvare e le creature magiche indifese da curare. Credo di aver causato io, l’infarto a mio nonno, Lawrence Vegaly, quando gli ho annunciato di essere stato smistato a Serpeverde; il suo cuore debole di Corvonero non ha retto nel sapere che il suo unico nipote fosse “malvagio”, anche solo un po’. “Una serpe in seno alla mia famiglia.” Ha singhiozzato affranto, un attimo prima di cadere a terra. Non ho potuto trattenere un riso maligno, degno del mio cugino di settimo grado, Scorpius."
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Astoria Greengrass, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Anche i Serpeverde hanno un cuore…

non considerano quasi mai quelli altrui, però!

 

La sveglia suona alle sette, puntuale come sempre. Sento Liam Greydan borbottare qualcosa di simile a “se per una volta arriviamo in ritardo di cinque minuti…”; poi il brontolio si perde nella stanza, mentre mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Busso due volte, nessuno mi risponde, lo scroscio ben udibile dell’acqua rende chiaro che dovrò aspettare il mio turno. Clayton Juyt rimarrà nella doccia per almeno altri cinque, sei minuti quindi mi faccio forza e sospiro. Non ho scusanti: toccherà a me buttare giù dal letto quello sfaticato.

Ghigno, avvicinandomi al giaciglio di Liam: il mio compagno è tornato nel mondo dei sogni e non fa cenno di stare per svegliarsi. Faccio una smorfia, fin troppo drammatica, nel vedere come si sia arrotolato tra le lenzuola, neanche vi avesse combattuto con uno Schiopodo Sparacoda. Ci sarebbe sangue sparso ovunque  se così fosse stato! Prendo il lembo destro della coperta, quello che sporge un pochino di più rispetto all’altro e faccio una leggera pressione. La forza di gravità viene in mio aiuto e Liam si ritrova a sbattere la testa sul parquet del pavimento. Lo sento gemere di dolore, mentre si alza e mi fulmina. Ricambio con un sorriso da angioletto sul volto.

“Sei un tale stronzo, William.” Sibila, passandosi una mano fra i capelli castani.

Ho solo il tempo di aprire la bocca per rispondere, che un’altra voce si fa sentire: “Se imparassi a sentire la sveglia, non dovremmo essere le tue balie, Liam.” Scambio un sorriso complice con Clay, mentre mi dirigo nel bagno. Lo squadro velocemente da capo a piedi mentre chiudo la porta alle mie spalle. Un misero asciugamano! Ecco tutto ciò con cui si è coperto. Eppure lo sa! Comincio a pensare che lo faccia per provocarmi o… forse per far infuriare Liam, che non sopporta che le altre persone abbiano così poco pudore.

Non ho il tempo di svestirmi del tutto, che le grida di Greydan si espandono per la stanza.

“Non sei nella tua suite nella villa della tua famiglia, Juyt! Potresti attenerti alla più elementari regole di convivenza, almeno!” Entro nella doccia, facendo spallucce e quindi non registro la risposta di Clay. Dei suoni indistinti provengono dall’altra parte del muro, mentre mi rilasso sotto il getto di acqua calda.

Esco dalla doccia dopo cinque minuti esatti e fisso la mia figura nello specchio; la superficie di vetro mi restituisce l’immagine di un ragazzo di sedici anni, dai capelli scuri, lisci, lunghi fino alle orecchie, gli occhi blu chiaro e un sorriso sghembo, che molti definirebbero maligno ma che atro non è che la mia espressione naturale.

Negli anni, mi hanno definito in molti modi, pochi lusinghieri: i parenti alla lontana mi considerano un male necessario perché la dinastia della famiglia continui, la mia famiglia mi vede come un estraneo nella maggior parte dei casi perché non amo la beneficenza, i draghi da salvare e le creature magiche indifese da curare. Credo di aver causato io l’infarto a mio nonno, Lawrence Vegaly, quando gli ho annunciato di essere stato smistato a Serpeverde; il suo cuore debole di Corvonero non ha retto nel sapere che il suo unico nipote fosse “malvagio”, anche solo un po’. “Una serpe in seno alla mia famiglia.” Ha singhiozzato affranto, un attimo prima di cadere a terra. Non ho potuto trattenere un riso maligno, degno del mio cugino di settimo grado, Scorpius. Fino ad allora, non ero neanche consapevole di poter riprodurre alla perfezione il ghigno made-in-Malfoy, forse perfino con una punta di malignità in più come affermò due anni dopo sua madre dopo avermi conosciuto durante una rimpatriata davvero poco proficua. Erano volate sedie millenarie, arazzi fatti a mano e lampadari di cristallo da ambe le parti per decretare quale casata fosse più degna per i discendenti di una stessa dinastia. Mi ricordo di essermi seduto su un divano, sbadigliando, mentre mia madre scoppiava in lacrime, sperando ancora in una riunione di pace. Mi ero ritrovato accanto Astoria che scuoteva la testa, adocchiando il figlio quindicenne, seduto sulla scalinata, che chiacchierava con l’ex- marito, senza curarsi di fermare il putiferio che lui stesso aveva generato con una semplice domanda sulla casata dei Corvonero. Sembrava triste per diversi motivi e sospirava a più riprese, girando la fede nuziale che ancora portava all’anulare. Non aveva scelto lei di lasciare Draco, questo lo sapevo da anni, però non pensavo che rimuginasse ancora sulla faccenda. “Quello che mi manca di più è avere Scorpius con me.” Aveva sussurrato greve, rendendosi conto del mio sguardo, poi aveva accennato un sorriso, aspettandosi compassione. In quel momento, il mio sorrisetto malvagio era comparso e lei aveva abbassato il capo. “Saresti un degno Malfoy… forse persino peggio di loro in alcuni frangenti.” Poi si era alzata, scomparendo tra la folla concitata, composta dai miei parenti. Era da tanto che qualcuno non mi stupiva a quel modo.

 

Strizzo gli occhi, riprendendomi da quei pensieri inutili e sorrido sincero al me stesso riflesso. Soddisfatto di me stesso, tutto sommato.

Mi controllo velocemente, guardando attentamente le mie sopracciglia. Ho un ossessione, anche se non lo ammetterò mai! Non esco dal bagno fino a che non sono impeccabili! Ha sicuramente a che vedere con mio cugino Fitzroy e il suo mono-sopracciglio, a causa del quale mia zia Violet lo prendeva sempre in giro, quando eravamo bambini. Mi sono chiesto più volte come potesse una madre prendere per i fondelli la sua prole. Aiutarlo non sarebbe stato più vantaggioso? Per buona sorte, i miei genitori sono buoni, i migliori che mi potessero capitare, nonostante siano dei Purosangue, non sono freddi e calcolatori e, oltre ogni cosa che desiderassi o ordinassi, da loro ho avuto anche l’amore. Liam ha affermato diverse volte che devo essere stato adottato, perché il maligno non può nascere dal bene puro. So che scherza, ma devo dire che se un giorno mi arrivasse una lettera che spiega che non ho geni in comune con Lionell e Marianne Vegaly non mi stupirei più di tanto. Sono così diverso da loro.

Prendo un asciugamano per frizionarmi i capelli bagnati, mentre sento ancora gli altri due litigare. Sbuffo sonoramente, sapendo che quando uscirò, si avventeranno su di me, pretendendo di avermi dalla loro parte. Come al solito, sarò neutrale per i primi minuti, facendo finta che non esistano e preparandomi per la giornata; una volta vestito, sull’uscio della porta, mi fermerò un attimo prima di uscire e darò ragione a Clay come sempre, solo per vedere la faccia imbronciata di Liam, che per mia fortuna mi vuole bene qualunque cosa io gli faccia, e me andrò sorridendo con la risata di Juyt ancora nelle orecchie.

Mi rimetto i boxer e la maglia del pigiama, giusto per non essere aggredito anch’io dal pudico Liam e abbasso la maniglia.

“Dico sul serio, devi piantarla, Juyt! Non per me, ma per Will! Sei un idiota o ti diverti a farlo sentire in imbarazzo?!” Mi fermò di botto, inchiodandomi sul posto alle parole di Liam, incapace persino di respirare.

“Io non piaccio a Vegaly.” risponde Clay serio, con un tono monocorde e disinteressato che mi fa rabbrividire.

“Allora sei proprio scemo.” replica Liam, per la prima volta dall’inizio della discussione, la sua voce è calma, sincera. “Anzi, no. Devi essere cieco. Non si tratta del fatto che sia attratto dai ragazzi, non l’ha mai nascosto… ma di come ti guarda, di come i suoi occhi si illuminano ogni volta che entri in una stanza e si spengono il momento dopo, quando si poggiano sulla ragazzetta di turno, appigliata al tuo braccio,che  sicuramente finirà nel tuo letto.”

Stai zitto, Liam! Penso. Smettila, lui non capisce, lui non deve capire!

Poi sento una lacrima bagnarmi la guancia, quando Clayton scoppia a ridere. “Povero ingenuo, che cosa sta aspettando? Io non sarò mai come lui, quindi è meglio che si tolga di testa anche solo l’idea d---“

“Voglio che te ne vai!” La frase di Clay viene interrotta da Liam, mi sembra quasi di vedere i suoi occhi neri come il petrolio, incenerirlo.

“Cosa?! Tu non puoi decidere.”

“Chiedi di essere spostato di camera, oggi stesso! Ti uccido nel sonno, Juyt, se non lo fai! Non hai il diritto di dargli dell’ingenuo, non hai il diritto di prenderti gioco di lui… William è una brava persona, è un buon amico, è mio amico. Tu! Tu non dovresti neppure osare guardarlo!” A quel punto apro la porta, ormai in lacrime, fa un leggero rumore quando la maniglia argentata sfiora il muro bianco.

Si voltano simultaneamente, con espressioni diverse in viso: Liam sembra davvero triste, so che lo è, Clayton fa una smorfia a metà tra lo stupore e il disgusto, poi esce dalla camera, biascicando un “me ne vado, stasera.”

Rimaniamo a fissarci per un tempo lunghissimo, Liam ed io, incapace di dir nulla, io, non trovando le parole adatte, lui. Poi si muove verso la porta, la chiude a chiave, prende la sua bacchetta e la sigilla ulteriormente. Con un altro colpo, tira su il lenzuolo del suo letto, prende gli scacchi magici e prepara il piano di gioco.

“Vieni, Will! Dimostrami quanto faccio pena nel gioco in cui tu sei un campione.” Mi sorride e mi fa cenno di sedermi di fronte  lui. Annuisco, piano. Non ha idea di quanto gliene sia grato e gli voglia bene in questo momento.

***

Nessuno è venuto a bussare alla nostra porta, durante la giornata. Non siamo andati a lezione, ma i professori sembrano non averci fatto caso.

Dovrò ringraziarmi Scorpius, anche se odio farlo… pretenderà che faccia qualcosa per lui, in cambio, ma avevo bisogno di stare solo, con Liam: l’unica persona che mi capisce, che c’è sempre. Ci ha pensato lui a scrivere una lettera a mio cugino per avvertirlo della nostra assenza, già immagino quale orribile malattia abbia propinato agli insegnanti per giustificarsi, qualcosa simile al Vaiolo di Drago, ma che passa più in fretta. Ora, chiunque avrà paura anche solo di sfiorarci ed esserne contagiato; l’idea non mi dispiace più di tanto in fondo; non sopporterei l’ennesima ragazzina del Quarto Anno che sembra non voler credere alle voci che girano su di me o alla ventesima avance di Waytt Sharped, che non vuole capire che il 13 settembre non si ripeterà più, nonostante tenti all’infinito. Certo, l’idea che anche tutti gli altri membri della casata mi scanseranno per giorni non è delle migliori ma… vi sono sempre delle conseguenze quando si chiede l’aiuto di un Serpeverde e peggio ancora se a donartelo è un Malfoy!

Muovo l’alfiere sulla scacchiera e questo distrugge il pedone di Liam, che se la ride sotto i baffi.

“Non capisco perché continuo a provare?” chiede più a me che a se stesso, guardandomi sbilenco. “Tanto non vincerò mai! Sei troppo bravo! Il miglior scacchista in assoluto!”

Sorrido, consapevole che, in una situazione normale, tutti questi bei complimenti sarebbero orribili insulti e questo mi chiude lo stomaco. Non mi piace che Liam non riesca a comportarsi come sempre per paura di farmi sentire peggio. Vorrei il mio amico di sempre, vederlo così, mentre sbircia ogni mia reazione con un cipiglio preoccupato, che non riesce a nascondere, mi fa rendere conto di quanto io debba sembrare giù di corda.

“Basta…” sussurro, mettendo via i pezzi, sotto il suo sguardo triste, stupito… preoccupato. Mi metto in piedi solo per un attimo e poi mi lascio cadere sul letto di Liam con un tonfo. Sento le lacrime premere di nuovo sulle mie palpebre e un singhiozzo farsi strada nella mia gola, dalle corde vocali sino alle labbra. Non riesco a trattenerlo. Le braccia di Liam mi circondano nel momento esatto in cui lo lascio uscire.

Io non sono così, non sono debole. Non mostro le mie emozioni tanto facilmente, ma con Liam è diverso… non mi vergogno a essere umano quando sono con lui.

***

Alla fine, Clayton ha cambiato camera sul serio e io non riesco a esserne felice, nonostante tutto.

Sono passate due settimane e Liam dice che è normale, che se fosse così semplice farsi passare delle infatuazioni della portata della mia, il mondo sarebbe un posto migliore, la gente soffrirebbe molto meno.

Stiamo passeggiando tranquillamente per il parco della scuola, è sabato e la maggior parte degli studenti è andata a vedere l’amichevole tra i Corvonero e i Grifondoro, francamente non me ne importa granché! Seguo a stento le partite della mia casata sostanzialmente per due semplici motivi: il primo consiste nel fatto che mio cugino mi squarcerebbe vivo se non tifassi per lui e “la sua straordinaria tecnica di cacciatore”, per citare la sua ultima fidanzata che, per mala sorte, mi sono trovato vicino durante l’ultima partita e che lo elogiava ogni attimo; la seconda ragione è meno pericolosa: Liam, a lui piace davvero molto questo sport e ha giocato in squadra, nel ruolo di portiere, fino a metà dell’anno scorso… il caso ha voluto che, durante la partita contro i Grifondoro, un bolide colpisse in pieno la sua gamba sinistra e deve ancora riprendersi dal brutto infortunio subito. Spero davvero che possa giocare il prossimo anno, sarebbe il penultimo ad Hogwarts e, senza Scorpius in squadra, potrebbe anche diventare il nuovo capitano.

Emetto un lamento e Liam si gira, scrutandomi alla ricerca di una risposta. Alzo un sopracciglio e rispondo: “Scorp mi ha scritto un lettera, poche parole che avrei preferito non ricevere affatto…”

Liam sorride. “Dovevi aspettartelo! Sai che se ti fa un favore, si aspetta sempre che lo aiuterai nel momento del bisogno. Considerati fortunato! Ci ha messo due settimane a decidere che cosa dovrai fare per lui.” Mi poggia una mano sulla spalla e io mi lascio scivolare lungo l’albero che si trova dietro di me.

“E ho capito il perché!” esclamo. “Neanche impegnandosi potrebbe chiedermi di peggio.”

Liam sembra stupito, mentre si siede vicino a me e attende che io mi spieghi meglio.

“Sharped.” Sputò fuori, con fare davvero poco elegante e per niente consono al mio lignaggio.

“Sì, è uno del gruppo di Scorpius, me lo ricordo: alto, bruno, abbastanza muscoloso con il tatuaggio sulla spal-“ Si ferma a metà frase, incontrando la mia espressione più eloquente da so benissimo come è fatto, meglio di te!

Poi il suo sguardo si illumina e scoppia a ridere, una risata sguaiata che mi fa pensare che sono proprio messo male ad avere un migliore amico del genere, che ride delle mie disgrazie.

Non si è ancora ripreso del tutto, quando continua a parlare: “Non è quello che ti sei fatto a settembre… no, no… aspetta! Siete andati ben oltre! Sì, me lo ricordo, mi sono preoccupato tanto quando non sei tornato per tutta la notte.” Mi lancia uno sguardo tra il malevolo e il malizioso, a cui rispondo con un’occhiata omicida, degna dell’Oscuro Signore. “E ora lui ti pedina, sì sì! Proprio lui!” annuisce, vigorosamente, poi finalmente arriva al punto, alla domanda fatidica. “Che cosa vuole che faccia Scorpius, scusa? Mica può obbligarti ad andarci a letto!”

Gonfio le guance in un’espressione che, lo so, mi fa sembrare un bambino capriccioso e rispondo:

“Obbligarmi no! Però, non mi piace avere debiti, non con lui, soprattutto! E si inventerà qualcosa di peggio, qualcosa di orribile, anche se non lo dice, l’ho capito! Non è da lui cercare di convincere la gente e, invece, in quelle poche righe, cercava quasi di… farmi provare compassione per Waytt.”

“Uh, siamo passati al nome, persino!” gongola Liam; gli assesto uno scappellotto, senza fermare il mio monologo. “Dice che il suo amico è giù di corda, che non fa altro che pensare e parlare di me, crede che sia proprio innamorato e vuole… si, insomma, mi chiede se, gentilmente, io possa concedergli un’ultima notte e poi spiegargli la verità.”

Liam rimane zitto per alcuni minuti come basito, guardandomi serio. Temo quasi che non voglia parlarmi più e sto per chiedere scusa senza un motivo valido, solo per sentirlo parlare; quando scuote la testa e, finalmente, dice: “Non dovresti, almeno che tu non voglia divertirti con quel ragazzo… Scorpius non si rende conto che potrebbe soffrire, non sta pensando ai sentimenti del suo amico, ma solo a come liberarsi delle sue lamentele su di te.”

Annuisco, dandogli mentalmente ragione, ma poi rispondo tutt’altro: “Lo farò, comunque… mi ero divertito, mi era piaciuto e chi può dire che io non l’abbia giudicato male, forse potrebbe nascere qualcosa… tra me e lui!” Il ghigno che cresce sulle mie labbra non piace a Liam, glielo leggo negli occhi, ma io ho già deciso. Voglio togliermi dalla mente Clayton Juyt, senza massacrarlo come ha proposto Scorp quando ha saputo dell’accaduto, e non mi importa se ci andrà di mezzo un ragazzo innocente, dopo tutto anche Waytt non avrà di che lamentarsi.

 

   
 
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