Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: redseapearl    07/08/2014    6 recensioni
“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anonymous

 

 

Terapia d’urto

 

 

Di ritorno a casa, Momoi osservava preoccupata il suo accompagnatore, pensoso e taciturno molto più del solito. “C’è qualcosa che non va, Tetsu-kun?”

“No, niente. Mi devi scusare, non sono molto di compagnia oggi.”

“Oh no, niente affatto, anzi, grazie per esserti offerto di accompagnarmi a casa, visto che Aomine-kun è praticamente sparito dopo l’allenamento. Chissà che gli è preso.” A dire il vero Momoi si chiedeva cosa gli fosse preso a tutti, Kuroko compreso, ma non osò dirlo per timore di risultare troppo acida. E poi, tutto sommato, non poteva dire di essere tanto dispiaciuta per come si erano messe le cose: in fondo ora stava passeggiando con il suo Testu-kun senza avere Aomine tra i piedi che monopolizzava la sua attenzione parlando di basket.

“Io credo di sapere cosa aveva Aomine-kun.”

“Davvero?”

“Sì. Non l’ho fatto apposta, in verità. L’allenatore mi aveva chiesto di andare a cercare lui e Kise-kun per iniziare l’allenamento, ma quando li ho trovati, ho sentito Kise-kun che si dichiarava ad Aomine-kun.”

Momoi si fermò di colpo, pietrificata. Kuroko avanzò di altri due passi prima di fermarsi e girarsi per guardarla.

La ragazza aveva la bocca spalancata, gli occhi sbarrati e sembrava sul punto di dare di matto. “Cooooooooooooooooooooosa? Dichiarato? Intendi dire che Ki-chan ha… cioè, ha proprio confessato di…”

“Sì, quello” confermò serafico Kuroko.

“Oh mio Dio! Non posso crederci, finalmente ce l’ha fatta!” Momoi era passata dallo stupore all’euforia in un attimo. Era sinceramente entusiasta per quella notizia, come se avesse aspettato secoli prima di poterla sentire.

“Finalmente?”

“Ehm… be’, diciamo che non era un mistero che Ki-chan provasse qualcosa per Dai-chan.”

“No, in effetti no. Solo, non credevo che ciò potesse renderti tanto felice.”

Ripresero a camminare, Kuroko aveva il consueto passo cadenzato e regolare, Momoi quasi trottava di gioia. “E Dai-chan che cosa gli ha risposto?”

“Niente. Mi ha seguito in palestra.”

Cooooooooooooooooooosa?”

Kuroko provò un fastidioso senso di déjà . Di nuovo si fermarono, ma questa volta era stata l’indignazione a frenare i piedi di Momoi. “Non ha detto neanche una parola? Niente di niente?”

“Sembrava che volesse dirgli qualcosa, ma non sapeva bene neanche lui cosa, quindi ha preferito tacere.”

“Ora capisco perché si comportava così oggi ed era sempre distratto. Questa sera vado a casa sua e gli faccio una ramanzina che…”

“Ti consiglio di no” la frenò subito Kuroko, prima che i livelli di estrogeno schizzassero alle stelle.

“Dici che non dovrei?”

“Io non conosco bene Aomine-kun come te, ma non credo che spronarlo ad andare da Kise-kun e parlargli sia in questo caso la soluzione migliore. Poteva andare bene quando hanno litigato, ma questa è una situazione diversa. Se Aomine-kun andasse a parlargli, non saprebbe cosa dire, perché in verità neanche lui sa esattamente cosa prova, oppure lo sa ma non riesce a convincersene. Sono convinto che Aomine-kun abbia bisogno di una terapia d’urto.”

“Terapia d’urto?”

“Hai presente la storia pubblicata sul giornaletto scolastico?”

“Certo che sì. Ah, ma la conosci anche tu? Credevo che ad un maschietto non interessassero certi generi.”

“Mi piace leggere un po’ di tutto. Comunque, da quando Aomine-kun ha letto quella storia è come se fosse stato costretto ad affrontare i suoi pensieri. È diventato più consapevole di tante cose che prima ignorava e ha riflettuto su molte altre ancora. Adesso è confuso, si vede, per questo ha bisogno di una terapia d’urto.”

“E in cosa dovrebbe consistere questa terapia?” Momoi pendeva letteralmente dalle labbra di Kuroko. Era così raro vederlo tanto loquace. Lei adorava ascoltarlo. Parlava in modo limpido, articolato, senza sbavature: si capiva che era un accanito lettore di romanzi. E poi la sua voce serafica, pacata, a volte ipnotica. Lo avrebbe ascoltato per ore, se solo Kuroko fosse stato il tipo di ragazzo che parlava per ore, ma forse era proprio questo a rendere quei rari momenti di loquacità ancora più preziosi e affascinanti.

Aomine-kun ha bisogno di qualcuno che gli dica chiaro e tondo quali sono i suoi stessi sentimenti e costringerlo, in questo modo, ad accettarli.”

 

 

Seduto alla panca, con l’asciugamano intorno alle spalle e una bibita energetica nella mano destra, Kise sprofondava sempre più in una voragine di autocommiserazione. Come aveva fatto ad essere così stupido, il giorno prima, da esternare così i propri sentimenti ad Aomine? Dannata la sua lingua lunga e la sua impulsività! Ma non poteva semplicemente far finta di nulla, invitarlo a giocare a qualche one-on-one e dopo amici come prima?

Che idiozia! Ma quali amici come prima? Aomine non era suo amico, o meglio Kise non poteva vederlo come amico, perché Aominecchi era molto, molto più che un semplice amico o compagno di squadra. E lui era stato così insistente e così stupido da pretendere a tutti i costi qualcosa di più; qualcosa che non esisteva e mai sarebbe esistito.

Ora era facile immaginare cosa sarebbe successo. Aomine aveva letto il suo presunto diario segreto e aveva deciso di ignorarlo, evitarlo. Kise lo aveva convinto che era tutto falso, non solo il diario, ma anche ciò che vi era scritto sopra. Invece adesso non poteva rimangiarsi la parola.

Aveva scoperto le sue carte e non c’era modo di riprenderle in mano e sperare di cambiare il corso della partita. Aomine sarebbe ritornato ad evitarlo. Avrebbe solo voluto chiedergli il perché, solo questo. Dopotutto, era così difficile rimanere amici? Evidentemente per Aomine lo era. Ed era inutile mentire, lo sarebbe stato anche per Kise.

Con la testa china, sentì tutti gli altri compagni di squadra andarsene. Doveva ancora farsi la doccia, ma aveva le membra troppo molli anche solo per pensare di muoversi. Udì la porta aprirsi e richiudersi di nuovo alle sue spalle. Forse era qualcuno che aveva dimenticato qualcosa nell’armadietto.

Yo.”

Kise riconobbe subito quel saluto. Si voltò di scatto, sorpreso. Sorpreso perché lui e Aominecchi erano soli nello spogliatoio, sorpreso perché Aominecchi lo aveva salutato, sorpreso perché sembrava che Aominecchi fosse lì appositamente per parlare con lui. A giudicare dalla tenuta sportiva e dal sudore che ancora gli imperlava la fronte, Aomine si era trattenuto in palestra più a lungo. Possibile che lo avesse fatto di proposito per parlargli a quattr’occhi?

Aominecchi…”

“Sì, mi chiamo così.” Kise avrebbe voluto sorridere alla sua battuta ma proprio non ci riuscì. “Dobbiamo parlare.”

“Oh, e chi è stato a mandarti da me questa volta? Momoicchi, di nuovo, oppure è stato Kurokocchi?” Non voleva essere sgarbato, in fondo l’altro non gli aveva fatto niente di male, per il momento, ma sapeva che il discorso che si apprestavano ad intavolare sarebbe stato più corrosivo di un acido; per tanto, meglio mettersi subito sulla difensiva, in modo da attenuare il colpo che presto Aomine gli avrebbe sferrato.

“Nessuno. L’ho deciso io.”

Questo sì che colpì seriamente Kise. Maledizione, ma perché bastava così poco per farlo vacillare? “D’accordo, parliamo.”

“In verità, non c’è molto di cui parlare. Visto che ormai hai messo in chiaro le cose, volevo fare lo stesso anche io e chiudere definitivamente la faccenda. Volevo dirti che io non posso ricambiare i tuoi sentimenti.”

“Era per questo che volevi evitarmi, allora?”

“Sì.”

Kise si aspettava una risposta simile alla sua dichiarazione, eppure, in cuor suo, aveva continuato ingenuamente ad illudersi di sentire qualcosa di diverso. Le parole di Aomine avevano spento drasticamente anche l’ultimo barlume di speranza. “Va bene. Grazie per la sincerità e la… correttezza.” Mostrò un sorriso così falso e tirato che persino Aomine lo capì.

Questi aprì la bocca per dire qualcosa, chiedergli se era tutto a posto, ma si sarebbe sentito un vero stupido, data l’ovvietà della risposta. Forse avrebbe dovuto chiedergli come si sarebbero dovuti comportare da adesso in poi, ma sentiva che Kise aveva bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare la notizia.

Aomine non sapeva cosa significasse essere rifiutati da qualcuno, ma una vaga idea se l’era fatta. In silenzio si appropinquò al proprio armadietto, mentre Kise apriva il suo più per tenersi occupato che per altro. Trovò una lettera in bella mostra. Non era raro per lui trovarne qualcuna scritta dalle sue ammiratrici. La prese con non curanza. Sulla parte frontale non vi era alcuna scritta. La girò e ciò che vi lesse gli fece scattare un campanello d’allarme nella testa.

‘Per Kise e Aomine.’

Un brutto presentimento iniziò a serpeggiargli lungo la spina dorsale, facendolo rabbrividire. Aprì la busta nervoso e ne tirò fuori quattro fogli scritti al computer. Ovviamente, non c’era il nome dell’autrice.

Aominecchi!”

 

‘Cari Kise e Aomine,

per prima cosa volevo ringraziarvi con tutto il mio cuore per avermi ispirato la storia Master Basket. Senza di voi e la vostra magnifica personalità non sarei mai riuscita a dare vita ad una trama così bella da far sognare tutte le studentesse della nostra scuola.

Purtroppo, sono a conoscenza di alcuni spiacevoli eventi che vi hanno coinvolto addirittura in una rissa a causa di quello che ho scritto. Sfortunatamente non tutti hanno una mentalità aperta e libera.

So che avete letto la mia fiction. Spero che sia stata di vostro gradimento e qui arriviamo al motivo per cui ho scritto questa lettera. Il nuovo capitolo è molto atteso dai miei lettori e, data la natura dello stesso, ho preferito farvelo leggere in anteprima, di modo da prepararvi al meglio per quando verrà pubblicato, dopodomani.

Confido che vi piaccia e vi auguro una buona lettura.’

 

“Cosa c’è?” Aomine si voltò verso un Kise esterrefatto con gli occhi incollati ad una lettera. “Allora? Perché mi hai chiamato?”

Senza dire una parola, Kise gli porse il foglio che aveva appena terminato, apprestandosi a leggere il quarto capitolo inedito di Master Basket.

 

Aimine era goffo ma adorabile allo stesso tempo. Aveva troppa paura di fare del male a Kisu, a causa della gamba infortunata.

Kisu lo tranquillizzò subito. –Non trattenerti: ho aspettato così tanto questo momento.

Si baciarono a lungo e con trasporto, mentre la mano di Kisu, dentro i pantaloni di Aimine, nelle sue mutande, lo stava mandando in estasi. Tra maschi era facile, ognuno sapeva perfettamente cosa volesse l’altro e cosa piacesse di più.

In men che non si dica si tolsero i vestiti. Si strinsero l’uno all’altro nudi, eccitati. Kisu era impaziente di ricevere ed essere travolto dal desiderio di Aimine. Aprì le gambe più che poté per farlo stendere tra di esse. Era talmente felice che temeva sarebbe venuto in pochi secondi.

–Sii gentile, è la mia prima volta.

–Anche per me – confessò Aimine.

Lo prese piano, godendo di ogni secondo che impiegò per entrare in lui. Avvolto dal suo calore si sentiva in paradiso. Non aveva mai provato una sensazione simile prima di quel momento e rimpianse di non essersi deciso a confessare prima i suoi sentimenti.

Fecero l’amore con dolcezza, l’uno specchiato negli occhi dell’altro. Si sorrisero, felici come non mai. Kisu a stento riusciva a trattenere i gemiti.

–Voglio sentire quanto ti piaccio.

–Se mi lasciassi andare, mi sentirebbe tutta la città.

Aimine aumentò la passione con cui lo possedeva e Kisu davvero non riuscì più a strozzare le urla di piacere. Raggiunsero l’orgasmo insieme, in perfetta sincronia. Era durato poco, ma per la loro prima volta non avrebbero potuto sperare di meglio.

–Ti amo tanto­­– disse Kisu, con voce miagolante.

–Anch’io ti amo­– rispose Aimine, regalandogli il suo sorriso più bello. Si stese di lato, per riprendere fiato.

Il sudore evaporò lentamente, ma i due giovani non se ne curarono. Aimine osservò a lungo il bel corpo del compagno. Lo accarezzò tutto, dal petto alle cosce. Non c’era da stupirsi se molte ragazze impazzissero per lui.

Aimine, invece, aveva un fisico più scolpito e un fascino rozzo, animalesco. Kisu seguì il suo esempio e iniziò a toccarlo allo stesso modo; aveva fantasticato un migliaio di volte su quei bei muscoli tonici.

Bastarono poche carezze ben mirate per risvegliare il loro desiderio.

–Ancora­­– supplicò Kisu. –Ti voglio ancora una volta.

Aimine lo accontentò subito. Se non fosse stato per la gamba malridotta di Kisu avrebbero potuto fare molto di più. Si inginocchiò tra le sue gambe, gli sollevò le anche e lo prese di nuovo, questa volta meno delicato, ma sapeva che il peggio era già passato.

Gli inferse dei colpi di bacino rudi e selvaggi, mentre con la mano gli dava sempre più piacere seguendo il proprio ritmo. Questa volta durò più a lungo e continuò anche dopo che Kisu si era svuotato per la seconda volta. Quando esausto si accasciò su di lui, si baciarono per diversi minuti, senza mai essere sazi l’uno della bocca dell’altro.

–Forse è meglio che ci rivestiamo adesso o potrei decidere di farlo una terza volta– disse Aimine.

–A me non dispiacerebbe.

Ma erano troppo stanchi per pensare di concedersi una terza volta. Si assopirono l’uno di fianco all’altro, Kisu stretto tra le braccia del suo amato, addormentandosi tra dolci baci e ripetuti ‘Ti amo’. ’

 

Kise sentì le guance bruciare, segno che era arrossito vistosamente. Era come se qualcuno fosse entrato nella sua testa e avesse riportato su carta i suoi sogni più proibiti. Aveva tentato di leggere con un certo distacco, immaginando i due protagonisti con delle fattezze diverse da quelle di lui e Aominecchi ma aveva fallito miseramente.

Lasciò andare i fogli e corse in bagno prima che Aomine potesse vedere il suo imbarazzo.

Lo sentì biascicare qualcosa, forse una bestemmia, ma non afferrò il significato delle sue parole. Si chiuse la porta alle spalle, aprì il rubinetto di acqua fredda e si bagnò il viso una, due, tre, moltissime volte.

Niente da fare. Leggere nero su bianco quella scena erotica aveva scatenato le sue più sfrenate fantasie e ora aveva un vistoso problema in mezzo alle gambe che proprio non aveva il tempo di risolvere. Non ci voleva, assolutamente.

Se prima, quando Aomine lo aveva esplicitamente rifiutato, era riuscito a mantenere una parvenza di dignità, ora rischiava di mandare tutto all’aria. Si preoccupò quando non sentì il compagno parlare o chiamarlo dallo spogliatoio.

Aveva il sangue ancora tutto mescolato in circolo, ma aprì lo stesso la porta.

Aomine era seduto sulla panca, di spalle a lui, con ancora i fogli in mano. Chissà cosa gli passava per la testa dopo aver letto quella… cosa.

Aominecchi? Tutto a posto?”

“No, non c’è niente di a posto! Dobbiamo fermarla! Non possiamo permettere che il giornaletto scolastico pubblichi questa roba.” Così dicendo, Aomine si alzò e, senza guardare in faccia Kise, si diresse a passo di marcia verso l’uscita.

Tuttavia, Kise lo vide rosso come un pomodoro e questo lo tranquillizzò: evidentemente non era l’unico a subire gli effetti collaterali di una lettura tanto osé. Ma ci fu un altro dettaglio, molto più sconcertante, che notò.

Forse era stato solo il frutto della sua immaginazione, la suggestione per ciò che aveva letto stava influenzando i suoi occhi e vedeva cose che non esistevano.

Aomine posò la mano sulla maniglia della porta. Stava andando via troppo di fretta, come se… stesse scappando.

Kise poggiò il palmo della mano sulla porta, così da impedirgli di aprirla.

“Che cazzo fai?” imprecò Aomine, ma non accennò a voltarsi.

“Girati.”

“Che?”

“Ti ho chiesto di girarti” ripeté Kise.

“Mi prendi in giro? Guarda che mi stai facendo arrabbiare ancora di più…”

Il rifiuto persistente di Aomine a voltarsi non fece altro che confermare i sospetti di Kise. Questi lo prese per il braccio, cogliendolo alla sprovvista, e lo costrinse e girare su sé stesso facendogli sbattere la schiena al muro. Gli occhi di Kise corsero verso il basso e no, non si era sbagliato. All’altezza del  cavallo dei pantaloni sportivi di Aomine c’era un inconfondibile rigonfiamento.

Aominecchi… tu…”

“Non è quello che pensi.”

Aominecchi…”

“Non lo so nemmeno io che diavolo mi è preso, ma non farti strani film in testa. A me piacciono solo le…”

Non sapeva perché lo avesse fatto, forse era solo stanco di sentire tante menzogne, di essere preso continuamente in giro, ma una cosa la sapeva, adesso: che le labbra di Aominecchi erano più morbide di quanto avesse mai immaginato.  

 

 

Note dell’autrice

Rispetto ai miei standard ci sto mettendo molto più tempo del previsto per ‘arrivare al sodo’. Intanto ecco un piccolo antipasto: ovviamente la scena è frettolosa e non eccessivamente dettagliata per adeguarmi allo stile dell’autrice di Master basket.

Siamo quasi all’arrivo, non mancheranno molti capitoli, anzi: se tutto andrà per il meglio dovrebbero essere 3, massimo 4. Dipende da cosa mi verrà in mente scrivendo di volta in volta gli altri capitoli ^^ Mi raccomando non abbandonatemi proprio ora che siamo giunti (quasi) alla fine: i vostri commenti sono il mio sostentamento per scrivere <3

 

   
 
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