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Autore: The Galway Girl    07/08/2014    1 recensioni
Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
La mia idea era quella di starmene tutto il giorno davanti alla tivù, ma ho dovuto fare i conti con mia mamma, una snob che non vuole assolutamente sfigurare di fronte alle sue amiche, così ho messo a punto un piano infallibile, un Piano Geniale. Mi sarei trovata un lavoro così orribile e imbarazzante che mia madre mi avrebbe costretta a licenziarmi....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo dieci.

Dalla mia parte un cavolo.
Esattamente martedì sera alle 19.08 mio padre molla la bomba.
Me ne sto seduta pacifica a tavola quando lui si gira verso di me e mi dice < < Anais, oggi in pausa sono andato a bere un caffè nel bar davanti al Duomo. Ho incontrato il proprietario, sai è un amico di Claudio, e mi ha detto di non averti mai vista > >, comincia a fissarmi con aria interrogativa.
Inizio a sudare freddo. Sono nel panico più totale. La mia mente schizza da una scusa all'altra, cerco disperatamente qualcosa da dire.
< < Dai? Strano. Eppure ci sono andata. Ma è stato più di due settimane fa, magari non si ricorda > > dico con voce tremante.
< < E' quello che ho pensato anch'io, ma lui mi ha assicurato che si sarebbe ricordato di qualcuno con un nome così particolare. > >
Dannato nome, mia mamma non poteva chiamarmi Maria?
< < Magari non è con lui che ho parlato, avrò incontrato qualcun altro. > >
< < Ho pensato anche a quello ma mi ha detto che è lui che si occupa dei colloqui e delle assunzioni. > > Ancora quello sguardo penetrante.
Noto che anche mia mamma mi fissa e mia nonna è immobile.
Mi sento come un accusato alla sbarra, so di essere stata beccata in pieno e realizzo che non la passerò liscia stavolta.
< < Ok. Va bene lo ammetto! Non l'ho fatto il colloquio lì dentro! > >
< < Cosa? > > sbotta mia madre.
< < Oh, Anais > > dice sconsolato mio padre, mia nonna è ancora immobile.
< < Ma non capite, quel posto è orribile! E' da presuntuosi, non sarei mai stata assunta lì dentro, e non sarei mai stata felice di lavorarci! > >
< < Non è da presuntuosi, è un posto molto alla moda! > > dice mia mamma, che rientra esattamente nella clientela tipo di quel posto.
< < Invece è orribile. La cameriera che mi ha accolta era antipaticissima, non voglio diventare così! > >
< < Anais, fammi capire una cosa: se hai mentito su questo, su quanti altri colloqui hai mentito? > >  mia madre mi fissa con uno sguardo accusatorio.
O cazzo.
< < Hai almeno sostenuto la metà dei colloqui che pretendi di aver fatto? Hai almeno consegnato un curriculum? > >
Ah ah. Si UN curriculum l'ho consegnato. Si, so di essere nella merda fino al collo.
< < Ma certo! Ne ho consegnati un sacco! Sei tu che sei convinta che un lavoro si trovi così su due piedi! Guarda che con il mio diploma da due soldi non mi prendono neanche da Mc Donald's! > > o cazzo, sto citando Alberto, devo essere veramente disperata.
< < Appunto! Lo vedi che devi andare all'università? > >
< < Uffa ancora con questa storia? Non ci vado, punto e basta! > > dico esasperata.


Sono passati tre giorni da quella fantastica sera.
Mia mamma ogni volta che mi guarda scuote la testa, mio padre non mi calcola minimamente, ma per lui è normale.
Mia nonna mi è sembrata un pò delusa.
< < Cielo Anais, ma che ti è saltato in mente di mentire così ai tuoi genitori? > >
< < Lo so nonna, ma credimi io ci sono andata veramente in quel bar, ma alla fine non ce l'ho fatta. Sarei impazzita a lavorare lì dentro, non voglio trasformarmi in una frustrata che risponde male a tutti solo perchè ha un lavoro orribile. > >
E' la verità. Scommetto che quella cameriera prima di iniziare a lavorare lì dentro era la persona più spassosa del mondo, ma dopo mesi di clienti maleducati che non ti dicono ne "ciao" nè "grazie" si è trasformata in un'antipatica.
< < Si ma avresti dovuto dirlo subito. > >
Forse è vero. < < Nonna, e come avrei fatto? A volte la mamma si aspetta così tanto da me. Non capisce che non sono come lei, o come Lavinia. Ti giuro che ne ho consegnati tanti di curriculum. > >
< < Ti credo. > >
E' sabato mattina, il che significa che dovrò di nuovo passare tutto il giorno a zonzo per far credere ai miei di cercare un lavoro disperatamente.
E' già tanto che mia mamma non abbia insistito per accompagnarmi, così vago di nuovo senza meta per il centro.
Ho afferrato la cartellina vuota prima di uscire, non mi sono neanche presa la briga di stampare altri curriculum, quelli che avevo li ho buttati nel cestino del parco.
Passo di fronte ad una gioielleria e vedo il regalo perfetto per Ambra, giusto in tempo, manca una settimana al suo compleanno.
Entro ed esco con un'elegante  scatolina con un fiocchetto di raso, contenente un semplice braccialetto d'argento con dei ciondoli a forma di farfalla.
Sono costretta a ficcare il bellissimo pacchetto nella mia borsa, non posso rischiare che mia madre lo veda, ci manca solo che scopra che sono andata a fare compere invece di portare a termine la mia " missione".
Per abitudine faccio uno squillo a Valentina, chiedendomi dove sia in questo momento.
Sono passate due settimane e ne io nè Ambra abbiamo ancora avuto sue notizie.
Ho telefonato a casa sua ma non ha risposto nessuno, probabilmente sua madre era a lavoro, e ho provato a mandarle una e mail ma non ho ricevuto risposta.
Spero almeno che sia ancora viva.
Cammino ancora un pò per il centro quando, o Dio ti prego no, becco Lavinia.
E' in giro con la sua clicca di squinzie, tutte vestite uguali. Pantaloni super skinny, canottiera super attillata e scarpe coi tacchi super alti. Capelli super biondi, trucco super impeccabile e denti super bianchi.
Io invece indosso la gonna con i fiori e la maglietta di Iron Man, converse, coda da cavallo e lucidalabbra preso all' Oviesse a 2,59 €.
Noto che mi guarda e sono sicura che per un nano secondo ha considerato l'idea di far finta di niente, ma la voglia di sfottermi è troppo forte così sento che esclama
< < ANA! O mio Dio, ciao tesoro! > >
Si avvicina a me con la sua ghenga al seguito e mi da due baci sulla guancia. Una zaffata di profumo costoso mi colpisce e la saluto controvoglia.
< < Ciao Lavinia, ehm, come va? > >
< < Oh sai, ho sempre mille cose da fare! > > risponde in tono melodrammatico. < < Tu, invece che fai da queste parti da sola? > > sottolinea bene l'ultima parola.
< < Mah, niente di che, ho comprato un regalo per la mia migliore amica, adesso me ne torno a casa. > > Non ci credo che me ne sto qua a parlare del più e del meno con lei.
< < Ah, benissimo. Sai io mi stavo facendo un giro con le mie migliori amiche, poi ci beviamo un aperitivo, vero ragazze? > > le altre beote annuiscono come delle oche.
< < Wow, sembra un programma divertente! > > vi prego, qualcuno mi uccida.
< < Si, ci vediamo praticamente ogni sabato, vero ragazze? > > altri versi di consenso, < < Stasera poi ci raggiunge un mio amico, LORENZO, lo conosci, vero? > > mi guarda con un'aria maliziosa da finta tonta.
All'inizio delle superiori  ero ancora convinta che mia madre ed io fossimo migliori amiche e le confidavo ogni cosa.
Le raccontavo di Enrico, delle mie amiche e le rivelai la mia mega cotta per Lorenzo. Allora non sapevo che frequentasse Lavinia, fu quando mia mamma lo raccontò a Virginia che lo scoprì.
Da quel momento Lavinia non fa altro che prendermi in giro e punzecchiarmi su questa storia.
< < Si, lo conosco, sai che eravamo in classe insieme, comunque sono anni che non lo vedo! > > non ho intenzione di raccontarle della disavventura dell'altro giorno.
< < Ah già, e' vero! > > dice con aria innocente.
Fisso l'orologio con aria distratta e dico < < Cavoli è proprio tardissimo! Devo assolutamente correre a casa! > >
< < Perchè, hai il coprifuoco? > > e ridacchia con le sue amichette.
< < No, ma devo andare a prepararmi per una festa a cui mi hanno invitata > > invento.
Mi sembra di averle chiuso il becco perchè si limita a dire < < Oh, ok, bè allora noi andiamo, vero ragazze? > > e mi ridà due baci sulla guancia prima di allontanarsi.
Prima di tornare a casa devo passare in farmacia a comprare un disinfettante potentissimo.
Rientro in casa, corro in camera prima che mia mamma mi mitragli di domande e metto il regalo per Ambra nel cassetto del comodino.
Scendo le scale e becco proprio mia mamma che mi dice < < Ana, per favore, vieni in salotto, io e tuo padre dobbiamo dirti una cosa. > >
Che c'è? Lavinia l'ha chiamata per chiederle se è vero che devo andare ad una festa e ora mi sgrideranno per aver inventato anche questo?
Arrivo in salotto e li trovo seduti sul divano.
Mio padre ha l'aria di uno che vorrebbe essere in qualsiasi altro posto e mia mamma ha un' espressione trionfante.
< < Anais, io e tuo padre abbiamo parlato e abbiamo preso una decisione. Dato che sembra che tu non ti stia impegnando affatto a cercare un lavoro, e ti rifiuti di andare all'università abbiamo deciso di darti un piccolo incentivo. > >
Uh-oh. Un incentivo? Cioè se mi trovo un lavoro mi danno un premio? Chissà di che premio si tratta. Una macchina? Un viaggio?
< < OK. Vi ascolto. > >
< < Bene. Se non trovi un lavoro entro due settimane, andrai all'università. > >

COSA?

Fermi tutti, a me questo non sembra affatto un incentivo, mi suona più come un ricatto.
< < Cosa?!? Due settimane? Come diavolo faccio a trovare un lavoro in così poco tempo? E poi scusate, che razza di incentivo sarebbe? > >
< < Bè, dato che non vuoi assolutamente andare all'università, magari ti convinci a trovarti un lavoro. E, perchè sia chiaro, sarò IO a decidere la facoltà. > >
< < Voi due siete pazzi, anzi TU sei pazza, dato che so che ci sei solo tu dietro a questa storia! > >
Me ne torno in camera e non scendo neanche per la cena.
Meno male che ho un twix nella borsa.


Passo una notte d'inferno, mi capita troppo spesso ultimamente.
Che razza di piano è, ricattarmi per trovare un lavoro?
Il mio si che è un piano, anche se la sua realizzazione è lontana anni luce.
Mia madre non si convincerà mai e poi mai, quindi forse dovrei solo darle ragione e trovarmi un lavoro.
Magari non sarebbe poi così male.
Chiederò consiglio ad Ambra, mercoledì ci vediamo per il suo compleanno.
Lunedì mattina esco presto e mi dirigo dove mai avrei creduto: l'ufficio di collocamento.
Odio quei posti. C'è n'è uno vicino alla fermata dell'autobus che prendevo per tornare a casa da scuola, quindi ci passavo davanti ogni giorno.
Era sempre pieno di gente in attesa su delle sedioline di plastica nera dall'aria scomodissima, tutti con un'espressione disperata dipinta in volto. Mai avrei creduto che sarei stata una di loro, ma devo ammettere che adesso anch'io sono disperata, e forse più di loro. Dubito che qualcuno di quei tizi abbia una madre che li ricatta.
Entro in uno degli uffici e mi avvicino timidamente al bancone.
< < Si, prego? > > una ragazza gentile con degli occhialoni mi sorride.
< < Ehm, si, salve, buongiorno, io sto cercando un lavoro > > mi sento come durante un'interrogazione.
< < Sei già iscritta? > > mi chiede sempre con quel tono gentile.
< < Ehm, no è la prima volta che vengo qua. > >
< < Ok, allora ti faccio compilare qualche foglio, puoi accomodarti lì > > e mi indica le famigerate sedioline.
Mi porge dei fogli in cui devo indicare i miei dati e le mie esperienze lavorative.
Era dai tempi dei compiti in classe di matematica che non lasciavo un foglio così in bianco.
A parte i dati personali non ho scritto nient'altro. Nei curriculum che mi ero scritta a casa avevo inventato un sacco di baggianate, ma qua non posso mentire.
Le riconsegno i fogli, lei ci dà una letta e mi chiede < < Ok, allora hai appena preso il diploma? Che tipo di lavoro stai cercando? > >
Nessuno a dire il vero.
< < Non saprei, qualsiasi. > > Mia madre mi sta ricattando, vorrei aggiungere.
< < Potresti considerare anche un lavoro come commessa o cameriera? > >
Neanche per sogno.
< < Si, perchè no! > >
< < OK. Guarda per adesso la situazione è un pò ferma, le aziende non cercano personale, abbiamo poche offerte, ma per qualsiasi cosa ti chiamo! > > dice ottimista.
< < Senta, non è che ci sarebbe qualcosina già adesso? Anche poche ore? > > O cielo, sono disperata per davvero.
< < Mmm, no, niente che rientri nelle tua abilità. Potresti rivolgerti al Centro per l'impiego del tuo Comune, lì hanno anche informazioni sui corsi post diploma, potresti farci un pensierino > > mi dice.
< < Ok, grazie, ci penserò. > >
Esco con una gran voglia di piangere.
Sapevo benissimo di non aver alcuna chance di trovare un lavoro in due settimane, spero solo che mia mamma batta la testa, abbia una forte amnesia e si dimentichi del ricatto.
Passo tutte le mattine in giro per uffici di collocamento, il pomeriggio invece lo passo con mia nonna, non l'ho più aiutata dal fattaccio e non mi sembra giusto abbandonarla alla mole di lavoro che le rifila mia mamma.
Siamo nell'orto a sistemare gli steli di bambù intorno alle melanzane quando noto che mi guarda preoccupata.
< < Come va Anais? Sei fiduciosa per il lavoro? > >
< < Macchè! Non riuscirò mai a trovarne uno in due settimane e la mamma lo sa benissimo! Che razza di ricatto è? > > dico sconsolata.
< < Bè, penso che voglia rispettare il termine delle iscrizioni all'università. Se ti avesse concesso più giorni non riuscirebbe ad iscriverti in tempo. > >
Allora  è proprio sicura che vincerà.
Passiamo il resto del pomeriggio all'aperto e io immagino di conficcare i paletti in testa a mia madre piuttosto che nel terriccio. Ok, forse sono un pò violenta ma credetemi, mi sta esasperando.
E' mercoledì, ho passato un'altra mattinata inutile in giro e ora mi preparo per andare da Ambra.
Saremo solo io e lei, di solito ce ne andiamo con Valentina nell'appartamento al mare di mia zia e passiamo lì tutto il week end, ma quest'anno nessuna delle due è dell'umore adatto per feste sulla spiaggia.
Andrò a casa sua, mangeremo la pizza fatta da sua mamma e guarderemo film da ragazze.
Le ho preparato una torta insieme alla nonna questo pomeriggio, recupero il suo regalo dal comodino, prendo il block notes che non ho nemmeno incartato ed esco urlando solo un < < Allora io vado! > >
Carico tutto nella macchina di mia madre, posiziono la torta sul sedile del passeggero e mi avvio.
Odio guidare.
Di solito mi faccio venire a prendere da Ambra ma, trattandosi della sua festa non potevo farla venire fino a casa mia per poi tornare indietro a casa sua (non che non ci abbia pensato).
La mia guida fa concorrenza a quella dei vecchietti di 90 anni, vado circa a 60 all'ora, mi faccio superare anche dai Sulki.
Arrivo a casa di Ambra, faccio una manovra degna di un pilota di formula uno, recupero tutte mie cose e suono il campanello.
< < E' qui la festa delle super fighissime?? > > esclamo quando si apre la porta, per scoprire che è sua madre che mi ha aperto.
Eccolo, lo guardo che mi è fin troppo familiare, quello di chi pensa che io sia completamente pazza.
< < Ehm, salve Romana, si, ehm io sono qui perchè, Ambra, sa, il compleanno, festa, torta! > > e le indico la tortiera.
Lei prosegue imperterrita a rivolgermi quello sguardo e si limita a dirmi < < Ambra è in camera sua. > >
< < Oh, ok, ehm, grazie, allora, io vado! > > e schizzo su per le scale.
Non mi sento di dire che la mamma di Ambra mi odia, ma si, diciamo che non le piaccio affatto.
Mi trova troppo esuberante, mentre Ambra è sempre così posata, faccio un sacco di battute e parlo sempre a vanvera.
Mi succede solo con lei e Valentina, con le altre persone sono un vero orso, a malapena saluto, ma con loro mi sento sempre libera di essere me stessa.
Con Cristina non mi sentivo così. Ci conoscevamo dall'asilo e io stravedevo per lei, era la tipica ragazza carina che aveva un sacco di successo coi ragazzi, era spontanea con loro e ne frequentava sempre un sacco.
Ogni volta che mi chiedeva di uscire con lei prima dovevo andare a casa sua e passava almeno un'ora a truccarmi, pettinarmi e prestarmi i suoi vestiti affinchè io fossi presentabile come lei.
Le ho sempre dato corda, perchè ero convinta che trasformandomi in lei avrei avuto più successo e che sarei piaciuta di più. Non funzionava mai, era sempre lei quella che attirava l'attenzione, io non piacevo lo stesso.
Dopo aver conosciuto Ambra e Valentina ho capito che se proprio non dovevo piacere a nessuno, tanto valeva rimanere me stessa. Due mesi dopo incontrai Enrico.
Busso alla porta di Ambra e lei mi apre con un gran sorriso.
< < Ciao! Oddio, dalla tua faccia mi sa che ti ha aperto mia madre! > >  fa una risatina.
< < Si! Cavolo, mi odia proprio! Ma che le ho fatto? Hei, non le avrai mica detto che ti ho consigliato di mollare Alberto vero? > > ci mancherebbe solo questa.
< < Ma no!>> fa un'altra risatina < < E' che non le vai a genio, chissà perchè, ma lasciala stare, è isterica! > >
Le mostro la torta che ho fatto per lei ed è molto colpita, di solito a scuola era lei a farmi le torte per il compleanno.
< < Cavoli Ana, è fighissima! Hai anche scritto "auguri", wow non sapevo che fossi diventata così brava! > > e scatta una foto alla torta col cellulare.
< < Mi ha aiutata mia nonna, non credere che sia tutta farina del mio sacco! > > dico modesta.
Passiamo la serata mangiando la pizza sdraiate sul pavimento guardando "Ragazze a Beverly Hills", poi le do i miei regali.
< < Oooh, ma è bellissimo, cavoli Ana, non avresti dovuto! > > dice provandosi il braccialetto.
Passiamo a parlare di Valentina, neanche Ambra l'ha più sentita, ma lei non è convinta come me che finirà ammazzata e che ritroveranno il cadavere mesi dopo nel Danubio.
Passo tutta la sera a chiedermi se sia il caso o meno di dirle cosa mi sta succedendo col lavoro, alla fine scelgo di si.
< < Ambra adesso ti racconto una cosa che ti farà senz'altro ridere! > > annuncio a un tratto.
< < Ok, spara. > >
< < Allora, come sai io non sono mai voluta andare all'università, non fa per me. > >
La mia amica è attenta e annuisce con la testa.
< < Mia madre mi ha detto di trovarmi un lavoro. Devo ammettere che io non mi sono spaccata la schiena a trovarne uno, così lei ha trovato un modo per darmi una spintarella. > >
Ambra aggrotta le sopracciglia < < Spintarella? Cioè, tipo un incentivo? > >
< < Esatto. Praticamente mi ha detto che se non mi trovo un lavoro entro due settimane, cioè adesso me ne rimane una e mezza, mi spedisce dritta dritta all'università nella facoltà di sua scelta. > >
< < Cioè, tipo un ricatto? > > mi fissa perplessa.
Ah ah. Lo sapevo.
< < Sii! Allora lo vedi che è un ricatto? Non è un incentivo! > > dico trionfante.
< < Bè, da un lato tua madre ha ragione a pensare che dovresti trovarti qualcosa da fare, ma da lì a costringerti a studiare se non vuoi, mi sembra un pò ingiusto. Dopotutto sarebbero soldi sprecati. > >
Sono felice di avere qualcuno dalla mia parte.
< < Ah, grazie Ambra. Sapevo che l'avresti pensata come me! > >
< < Quindi adesso stai cercando un lavoro? > >
< < Già. E credimi, odio doverlo ammettere, ma Alberto aveva ragione, è proprio dura! > >
Non le chiederò come va col suo ragazzo. Ambra è una persona che quando vuole un consiglio te lo chiede, altrimenti non è il caso di farle domande.
Finiamo la serata rievocando ricordi divertenti delle superiori, gli scherzi fatti a Valentina e le mie disavventure durante le lezioni di matematica.
La saluto e mi riavvio a passo di lumaca verso casa.
Il resto della settimana lo trascorro nello sconforto più totale. Sono stufa di farmi chiudere le porte in faccia.
Il lato positivo di questa storia è che mia madre, essendo convinta che ce l'avrà vinta, non mi tormenta più chiedendomi dove sono stata o se ho trovato qualcosa.
Più di una volta ho sorpreso mio padre con un'espressione combattuta, come se stesse valutando se dire qualcosa o meno. Secondo me ha una gran voglia di dire a mia madre di chiudere il becco.
Sabato siamo tutti davanti alla tivù, sono riuscita ad impossessarmi del telecomando quindi scelgo io cosa guardare. Faccio un pò di zapping finchè trovo un programma interessante che si chiama "Lavori Sporchi".
C'è questo tizio che percorre l' America alla scoperta dei lavori più disgustosi del mondo. Nella puntata di oggi sta facendo compagnia a degli sterminatori di scarafaggi e dopo la pubblicità infilerà un braccio guantato nel didietro di una mucca per controllare la posizione del vitello.
< < Guarda un pò cosa non fa la gente per soldi > > dice mio padre che però non riesce a staccare gli occhi dalla tivù.
< < Dannazione Anais, cambia questa schifezza! > > esclama mia mamma con un'espressione disgustata.
< < No! E' divertente! E' un lavoro come un altro! > > la punzecchio.
< < No invece! E' un lavoro disgustoso! > >
< < E dai! Scusa, cosa diresti se io mi trovassi un lavoro così? > > insisto alzando il volume.
< < Ti prego! Morirei se tu facessi un lavoro del genere! > > mi sfila il telecomando dalle mani e mette "Abito da sposa cercasi" .
< < Hei, non vale! > > esclamo.
< < E dai, stavo guardando! > > protesta debolmente mio padre.
Ho una strana sensazione. Qualcosa si sta facendo strada dentro di me, sento che sto per avere un'idea.
< < Non importa, io vado in camera. > >
Mi chiudo dentro e comincio a pensare.
Mia madre vuole che mi trovi un lavoro a tutti i costi.
Morirebbe se io ne trovassi uno veramente orribile.   

BINGO! TOMBOLA! EUREKA!

Ho un nuovo piano.
Mi troverò un lavoro orribile e mia madre morirà, a quel punto non dovrò più lavorare.
Mmm. Non mi sembra un gran piano.
A un tratto mi torna in mente il film che guardai quando ero sola, quello dello scapolo che paga la ragazza per farsi mollare.
Ma certo.
E' ovvio.
ORA ho un nuovo piano.
Mi troverò un lavoro.
Mia madre dovrà arrendersi e ammettere di aver perso e sarà troppo tardi per iscrivermi  all'università.
Il lavoro che troverò sarà veramente orribile, il peggiore di tutti, schifoso, disgustoso, ripugnante.
Mia madre morirà all'idea di cosa faccio per vivere e si vergognerà a morte.
Prima o poi, non ci vorrà molto, lei mi costringerà a licenziarmi.
Io nel frattempo avrò fatto credere a tutti che quello era il lavoro dei miei sogni così, quando mi esorterà a lasciarlo, si sentirà così in colpa che non mi darà più fastidio e non mi chiederà di trovarmene un altro per un bel pò.

E' UN PIANO GENIALE.

Nota dell'autrice
Ecco un nuovo capitolo! Dal prossimo (finalmente) si entra nel vivo della storia! Grazie ancora di cuore a tutti i lettori e tutti per le bellissime recensioni!
  
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