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Autore: EtErNaL_DrEaMEr    11/09/2008    7 recensioni
Forse non era stata proprio una grande idea, quella di prendere la vecchia strada statale che attraversava il deserto Nevada; strada dimenticata da Dio, con un distributore ogni settanta chilometri -a essere ottimisti.
Ma Dean era stato piuttosto chiaro al riguardo: "Chi guida decide. Io guido. Io decido." aveva affermato, fissando Sam dritto negli occhi.
Poi aveva girato la manopola del volume, e la musica aveva invaso l'abitacolo dell'auto, stroncando sul nascere ogni possibile tentativo di protesta del fratello.
.... Che poi qualcosa sarebbe andato storto non l'aveva certo potuto prevedere. Poteva solo ringraziare che il "qualcosa di storto" non avesse riguardato la sua Impala.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPN





Salve gente=)!
Di solito le mie note insulse le scrivo alle fine della pagina, but this time le scrivo all'inizio!
Dunque, comincio col dire che questa one-shot è nata grazie (o per colpa, insomma, fate voiXD!!) ad un concorso indetto da lisachan sul forum di Efp, qui.
Ispirata da quell'immagine, ho ben pensato di partecipare.
Ora, sappiate che io non ho mai scritto nulla riguardante Supernatural (ho un piccolo precedente, che è meglio rimanga nell'ombra^^"), quindi sentitevi pure obbligati a riferirmi se ho scritto schifezze varie o assurdità, e sentitevi anche obbligati a dirmi che questa è la one-shot più stupenda che abbiate mai lettoXD!
Insomma, aspetto le vostre recensioni, ecco!ù.ù

Per quanto riguarda la storia, diciamo che questa shot potrebbe essere ambientata all'incirca tra la seconda e la terza puntata della seconda stagione... ma la cosa è piuttosto vaga, visto che ci sono riferimenti anche ad altri avvenimenti successivi, ecc... comunque, i punti di riferimento sono quelli di inizio seconda stagione (chi segue la serie, forse riconoscerà riferimenti ad altri dialoghi...).

Disclaimer: I diritti di Supernatural sono di chi ce li ha (Erik Kripke, la Warner, The CW, ecc....).
                 
Per quanto riguarda le canzoni citate in cotesto contestoXD: Good Times, Bad Times e Rock And Roll dei Led Zeppelin; You Don't Care About Us by Placebo.

Un'ultima cosa, la parte in corsivo alla fine della storia, sono una mia 'rivisitazione' di un monologo di 'Trigun'. Diciamo che io ho stravolto abbastanza l'originale per adattarlo a questo contesto, ma ci tenevo a precisare che non è tutta farina del mio sacco, ecco.


Bene gente, that's all.

Ora, a meno che non siate già schiattati a questo punto (ringraziate la mia momentanea logorreaXD), vi lascio alla lettura della storia=D!!




_____________________________________________________________________________





Good Times, Bad Times


-Merda!-

Dean guardava l'auto ribaltata da un lato, tutta ammaccata, col cofano che sembrava essere uscito da una rissa e il parabreza crepato. Senza contare i vari graffi che rovinavano la verniciatura blu sparsi un po' ovunque sulla carrozzeria.
Al pensiero che quel cadavere potesse essere stato quello della sua auto -della sua piccola, della sua Impala- si sentiva quasi mancare.
Mai, mai, avrebbe potuto tollerare uno spettacolo così raccappricciante... quasi ringraziava che la sua auto fosse ancora nel deposito di Bobby, e che avessero dovuto noleggiare quella Mustang.

Mentre lui, in piedi, non riusciva a distogliere gli occhi increduli da quella terrificante visione, Sam se ne stava accucciato davanti al tettuccio dell'auto. Guardava per terra, senza spiccicare parola.

-Stai bene?- gli chiese allora, abbassando appena lo sguardo in sua direzione.

In risposta ricevette un mugugno che decise di prendere per un 'sì'.
Si avvicinò a lui, abbassandosi sulle ginocchia per essergli di fronte. Gli mise una mano sui capelli, facendogli alzare la testa. La fronte era attraversata da un graffio non molto profondo, ma lungo. La guancia destra era sporca di sangue a causa delle scheggie che il finestrino rompendosi aveva fatto piombare loro addosso. Le nocche delle mani erano piene di escoriazioni.
Senza contare le varie contusioni che sicuramente si era provocato a causa dell'incidente e per uscire dall'abitacolo.

-Appena troviamo un modo per muoverci, andiamo a farti sistemare tutti questi graffi, ok?-

Un altro mugugno.
Mollò la testa del fratello, che tornò a fissare la sabbia.

Poi si rialzò in piedi, dandosi una veloce occhiata. Per quel che lo riguardava, aveva un taglio sull'avambraccio sinistro e un dolore che non aveva intenzione di lasciarlo in pace che gli pulsava sul polpaccio destro. Qualche graffio qua e là.
Comunque, niente di preoccupante.
Avevano subito di peggio.

Loro, almeno, erano ancora tutti interi. Era già qualcosa. 
... Ma l'auto...

Girò la testa, cercando di scacciare l'immagine che aveva davanti agli occhi. Poi, sconsolato, cadde seduto di fronte a Sam. Appoggiò le braccia alle ginocchia, restando così, fermo a osservare la sabbia chiara sotto di lui.

-So che non stai aspettando altro che dirmelo, quindi fallo.- disse di punto in bianco a Sam, che a quelle parole alzò il capo squadrandolo.

-Dirti cosa?- gli chiese, atono.

-Andiamo!- lo incitò Dean, ma vedendo che l'espressione sul volto del fratello non accennava a cambiare, parlò nuovamente. -Te l'avevo detto, Dean!- disse, facendogli il verso -Andiamo, so che non aspetti altro che rinfacciarmelo!-

Sam tornò ad abbassare il capo, passandosi una mano sul braccio.

In realtà, sapeva che Sam non gliel'avrebbe mai detto.
Ma quella volta aveva proprio tutti i diritti per farlo. Aveva ragione.

Avrebbe dovuto ascoltarlo.




12 Ore prima



-
I know what it means to be alone, I sure do wish I was at home-


Dean cantava a squarciagola, battendo le mani sul volante a ritmo della batteria, completamente calato nella parte.
Ogni tanto, senza girarsi, sbirciava con la coda dell'occhio il fratello seduto alla sua destra.

-E' tardi Sam, ma forse siamo ancora in tempo per recuperarti.- disse serio ad un certo punto, mentre Robert Plant cantava che non gl'importava dei vicini.

Sam alzò lo sguardo dalle carte che stava esaminando, puntandolo interrogativo sul fratello. -Recuperarmi?- gli chiese, increspando le labbra e corrugando la fronte.

-A-ah. La tua ignoranza musicale è a dir poco vergognosa, ma qualcosa si può ancora fare!- escalmò fiducioso - A cominciare da questo- e, portando una mano alla manopola del volume, la girò, facendo sì che i suoi cari Led Zeppelin invadessero di nuovo l'abitacolo, con una potenza in decibel nettamente superiore a prima.

Sam sbuffò, abbassando il volume. -Non è il momento.-

-Sam, come fratello maggiore, io ho il dovere e l'obbligo morale di iniziarti alla giusta e retta via del Rock And Roll!!- esclamò, agitando una mano in aria e ricominciando a cantare -It's been a long time since I rock and rolled-

Suo fratello sorrise esasperato, riprendendo a esaminare le varie scartoffie che teneva appoggiate sulle ginocchia.

-Su, fammi sentire: cos'è così importante da tenerti lontano dalla via della redenzione?- gli chiese, senza staccare gli occhi dalla strada.

Sam gli rispose senza alzare lo sguardo. -Una donna è morta.- iniziò Sam -A quanto si dice era una famosissima designer: ha lavorato per star del cinema, per cantanti, per politici... e poi, tutto d'un tratto, si è tolta la vita. Ha fatto un volo di dieci piani.- Sam si interruppe di proposito, guardando Dean.

Questo si girò appena, inarcando un sopracciglio. -Scusa tanto, Sam, ma non mi pare che sia lavoro nostro. E' morta, evidentemente si è suicidata. Non vedo cosa ci sia di strano.-

-Sul suo corpo hanno trovato lacerazioni.- continuò Sam, ignorandolo. -Morsi.- concluse dopo una breve pausa ad effetto, ottenendo l'attenzione di Dean, che stavolta si girò completamente verso di lui.

-Morsi?- fece dubbioso Dean.

-Morsi.- confermò Sam.

-Va' avanti.- lo esortò allora il maggiore dopo un istante di silenzio, ora interessato alle parole del fratello.

-Non c'è molto altro. Dovremmo andare sul posto per esaminare meglio la faccenda.- concluse Sam, spiegando una cartina sulle sue ginocchia -Ma non credo che si sia trattato di un suicidio.-

-E va bene- gli concesse Dean -Su, dimmi dove dobbiamo andare.-

Sam esaminò per qualche istante la cartina, poi, puntando un dito su di essa, disse: - Siamo a qualche chilometro da Salt Lake City... e il fatto è avvenuto in California. Dobbiamo attraversare il Nevada.- disse, sollevando gli occhi dalla cartina -Ci conviene prendere la nuova statale.- convenne poi, rivolgendosi a Dean.

L'altro protestò. -Qui c'è un'indicazione per una strada statale. Prendiamo questa!-

-Questa è la vecchia statale, è scomoda e non molto affidabile.- gli ricordò Sam.

-Ok... qual è la strada più breve?- continuò a insistere il guidatore.

-... La vecchia statale...- fu costretto ad ammettere Sam controvoglia.

-Allora, non ci sono dubbi. Prenderemo questa.-

-Ma Dean...-

-A-ah.- lo fermò il fratello inclinando appena la testa verso di lui e agitando l'indice in sua direzione come per ammonirlo. -Chi guida decide. Io guido, io decido.- sindacò,  fissando Sam dritto negli occhi.

Poi girò la manopola del volume, e la musica invase di nuovo l'abitacolo dell'auto, stroncando sul nascere ogni possibile tentativo di protesta del fratello, il quale sbuffò, e decise di ricominciare a studiare i suoi documenti, piuttosto che litigare inutilmente con quel testardo di suo fratello.



* * *



-Chi diavolo ha costruito questa strada, eh, si può sapere?!-

Dean aveva preso a sbraitare circa cinque minuti prima, quando aveva capito che se la chiamavano 'vecchia' statale, e se ne avevano costruita un'altra nuova, un motivo valido c'era. L'asfalto era spesso rovinato da buche, senza contare che non si vedeva neanche l'ombra di un distributore da più di sessanta chilometri.

-Grazie a Dio non stiamo viaggiando con l'Impala... sarebbe stato un viaggio troppo faticoso per la mia piccolina...- sussurrò poi, paradossalmente sollevato.

Sam tossì piano.

-Qualcosa da dire?- gli chiese Dean, voltandosi di scatto.

-Io??... assolutamente niente, Dean-decido-io-la-strada- gli rinfacciò, arricciando le labbra in una smorfia di disappunto e gesticolando con le mani.

-Smettila di fare il saputello!-

-Non faccio il saputello, sono realista: hai preso la strada sbagliata.- sillabò Sam, inarcando le sopracciglia.

-Non è sbagliata!- replicò all'istante Dean -... Prima o poi arriveremo anche in California...- sussurrò poi, meno convinto.

-Certo!- fece Sam ironico -Hai detto bene: prima o poi!-

-Per caso hai fretta?- gli chiese sarcastico Dean, lanciandogli un'occhiataccia.

-Certo che ho fretta!- sbottò Sam -Dobbiamo andare là e capire cos'è che ha ucciso quella donna... e non appena lo scopriremo, lo dobbiamo uccidere, prima che faccia altre vittime!-

Dean digrignò i denti.

-Sul serio, Sam, falla finita.- gli intimò, guardando lo specchietto distrattamente.

-Ah, certo!- esclamò Sam -E' stupido preoccuparsi per la vita di altri esseri umani!, infondo, che importa se un mostro ne uccide un paio!- disse ironico, cominciando ad innervosirsi.

-Lo sai bene cosa intendo.- sibilò Dean.

-No che non lo so Dean. Perché non provi a spiegarmelo tu?- lo provocò l'altro.

Dean decise di lasciar correre, cercando di sbollire quella rabbia che gli era salita in corpo all'improvviso.
Continuando a sentire lo sguardo di Sam fisso su di lui, però, frenò bruscamente, girandosi verso il fratello che aveva rischiato di lasciare lo scalpo del bel faccino sul cruscotto.

-Dì un po', da quand'è che non vedi l'ora di cominciare un'altra caccia, eh?!- gli chiese, incrociando le braccia al petto.

Sam mosse per due volte le labbra, senza emettere alcun suono. Sembrava quasi oltraggiato dalle parole del fratello.

-Vuoi che faccia finta di niente? Vuoi che lasci correre e che non mi preoccupi più di demoni e mostri vari? Vuoi che smetta di fare ciò che papà voleva?-

-No, Sam- lo fermò Dean -Volevo che tu l'avessi fatto molto tempo prima.-

-Scusa se ho cercato di farmi una vita!- ribattè Sam.

Ecco.
Stavano di nuovo litigando.

-No, non ti scuso!- esplose allora Dean -Se vuoi farti una vita allora esci da questa macchina!, va' fuori, torna all'università, laureati e trovati un lavoro... e dimenticati di me e della caccia!-

-Bene!- urlò Sam.

-Bene!- lo imitò Dean, faticando a restare in sè.

Sam non degnò il fratello di uno sguardo; si voltò, aprì bruscamente la portiera e appoggiò un piede fuori dall'auto.
Poi si fermò.

-... E se non volessi?- mormorò, abbassando il capo -Se non volessi dimenticarmi della caccia e... di te?-

Dean si girò verso di lui, con i muscoli del volto ancora irrigiditi.

-Allora smettila di fare l'ipocrita. Non te n'è mai importato un accidente della caccia. Appena ne hai avuto l'occasione te ne sei andato dall'altra parte del paese... E non sei più tornato!- gli rinfacciò Dean, mostrandogli quel rancore che per tanto tempo aveva cercato di nascondere e dimenticare.

-E' stato papà a dirmi che, se fossi andato all'università, non avrei più dovuto mettere piede in casa!- replicò all'istante l'altro, sentendosi punto sul vivo, corrugando le sopracciglia.

-Ma per favore...- fece Dean, puntando lo sguardo fuori dal finestrino e sorridendo amaramente. -Credi sul serio che papà lo pensasse davvero?-

Non ci fu nessuna risposta.

-Eri tu quello che non voleva più saperne di noi...- disse poi, stavolta con un tono calmo e distratto.

-Beh, ora sono qui, no?!-

Dean scosse la testa, con quel solito sorrisino amaro. -Non ti pare un po' tardi, ora? E' a papà che avresti dovuto dirlo... Stai cercando di farti perdonare, Sam, ora vuoi seguire le orme di papà. Forse, però, ti è sfuggito un piccolo particolare: papà è morto.- gli costò una fatica immensa dirlo ad alta voce... e gli costò anche una lacrima.

Sam rimase paralizzato.
Era la terza volta che vedeva suo fratello piangere da che se ne ricordava.
La seconda che piangeva per la morte di John.
Decise di voltare la testa verso il finestrino.

-Perché mi stai dicendo queste cose?-

-Perché è ora che tu affronti la realtà...-

Dopo qualche istante di silenzio, fu proprio Sam ad aprire bocca.

-Metti in moto, dobbiamo andare in California.-



* * *



Nessuno dei due osava spiccicare una sola sillaba.
L'unica cosa che rompeva il silenzio era ancora una volta la musica.
Il volume era piuttosto alto, ma Sam non osava neanche sfiorare la malandata radio di quella Mustang nolleggiata... e per Dean il volume non era certo un problema.


-If it's a bad case, you're on the rampage... Another memory scarred...-



Sam capiva che il fratello era ancora arrabbiato per la discussione di prima da come stringeva il volante tra le mani. Se avesse potuto, l'avrebbe sbriciolato.
Continuava a fissare imperterrito la strada, senza muoversi di un millimetro.

Sam, dal canto suo, sapeva che Dean aveva ragione... ma faceva male ammetterlo.Faceva male ammettere che lui e suo padre non avevano niente in comune. Almeno, non lo avevano avuto fino alla morte di Jessica.
E faceva male ammettere che anche l'ultima volta che si erano visti avevano litigato. Che probabilmente lui era morto pensando che suo figlio lo odiasse. E che lui, invece, era rimasto in vita con un peso enorme sulla coscienza che, lentamente, lo soffocava ogni giorno di più.
Faceva male ammettere che sì, ora, era troppo tardi; seguire Dean e contiunare a cacciare era solo un modo per dimostrare a suo padre (o a se stesso?) che lui non l'aveva deluso, che gli voleva bene, che avrebbe fatto ciò che lui voleva.

Mentre Dean, oltre al volante, si sarebbe sbriciolato anche i denti, a forza di digrignarli.
Ce l'aveva a morte con Sam. In quel momento lo odiava. Odiava lui e la sua voglia di 'onorare la memoria del padre defunto'. Come diavolo poteva permettersi di dire una cosa del genere, quando -mentre John era in vita- Sam non aveva fatto altro che attaccarlo?
Odiava il suo continuare a chiedergli come stava. Come diavolo avrebbe potuto stare?.. come accidenti avrebbe potuto sentirsi, avendo il presentimento (che per lui ormai era certezza) che suo padre si fosse fatto ammazzare per riportarlo in vita?
Lo odiava e basta.
E odiava anche suo padre. Oh, sì, odiava anche suo padre.
Quale idiozia si era messo in testa di vendere la sua anima al diavolo per lui? Come poteva pensare che ora lui avrebbe potuto vivere tranquillamente pensando ad una cosa del genere, pensando di avere il proprio padre sulla coscienza?
Odiava che li avesse sempre portati a caccia.
Odiava che non si fosse mai comportato da padre.
Odiava che non li avesse lasciati fare una vita normale.
Odiava il suo fare da soldato.
Odiava che, in tutta la sua vita, a essere ottimisti, avesse sentito solo due volte quella stupida frase 'Dean, ti voglio bene'.
Odiava...
In realtà, odiava se stesso. Odiare gli altri era un modo per non odiarsi. Si odiava per non aver fermato suo padre. Si odiava per non aver protetto Sam da tutto quel dolore che aveva provato dai suoi primi mesi di nascita. Si odiava per averci litigato.
Dal momento che lui era l'unica cosa buona che gli fosse rimasta, l'unica cosa da proteggere a costo della propria vita, l'unica persona a cui teneva più di ogni altra al mondo, litigarci gli sembrava un'assurda perdita di tempo.

- Sam...- il suo nome gli uscì da solo, in tono calmo.

-Che vuoi?- suo fratello non era calmo. Affatto. Anzi, avrebbe detto piuttosto ostile.

-Facciamola finita. Non ha più senso litigare... Che ci piaccia o no, così sono andate le cose. Siamo rimasti solo noi due.- gli disse, voltandosi poi verso Sam e trovando due iridi verdi che si erano già puntate su di lui -Quindi perdere tempo a litigare è una stronzata. Vediamo piuttosto di fare qualcosa di utile... Quanto manca al confine con la California?- chiese poi, tornando a fissare la vecchia strada statale che le ruote della Mustang macinavano chilometro dopo chilometro.

-Circa tre ore...-

-Bene...- mormorò, prima di girarsi verso Sam -Sai, fratellino, credo che ora, che tu lo voglia o meno, ti farai una sana immersione nel Rock an...

-DEAN!-

Fece appena in tempo a vedere il volto di Sam diventare una maschera di spavento e a sentirlo gridare il suo nome, che vide una cosa -una persona- ferma davanti a loro, in mezzo alla strada.
Sgranò gli occhi, spinse il piede sul freno e cercò di girare a sinistra, verso il ciglio della strada, forzando il volante con entrambe le mani, tanto che le sue nocche diventarono bianche.

Sentì la macchina ribaltarsi su di una lato, mentre Sam gli veniva addosso per la curva improvvisa e l'uomo sulla strada spariva.

Appena prima che lui non capisse più niente.



* * *



Gli ci vollero ben cinque tentativi e tanta buona volontà per sollevare le palpebre e tenere gli occhi aperti.
Cercò di guardarsi intorno.
Era ancora dentro l'auto. Meglio, era incastrato dentro l'auto.
Ottimo.
Provò a muovere il braccio sinistro, quello che sentiva penzolare di più.
Pessima, pessima, pessima idea. Non appena lo mosse, sentì una fitta salirgli lungo il corpo e arrivargli fino alla testa. Strizzò gli occhi ed espirò rumorosamente, prima di passare all'altro braccio.
Nel momento in cui piegò il capo per vedere in che condizioni era il suo braccio sinistro, vide Sam sotto di lui. Era per metà sul sedile e per metà appoggiato contro il finestrino. Aveva gli occhi chiusi e il volto un po' sporco di sangue.
Non si muoveva.
Sentì autentico panico invaderlo.

Cercò di muoversi, senza preoccuparsi di braccia e gambe ferite.

-Sammy!- urlò mentre si divincolava, cercando di afferrarlo -Sam! Sammy!- perché quell'idiota di suo fratello non gli rispondeva, perché, perché?

-Sammy, maledizione, rispondimi!-

Si fermò nell'esatto istante in cui gli parve di sentire un mugugno provenire dal fratello. Lo fissò, e vide che cercava di muoversi impercettibilmente. Strizzava gli occhi, tentando di aprirli, mentre le labbra si arricciavano, forse per il dolore o per la perdita di sensi.

-Dean...- lo chiamò, in un sussurro.

-Oh, grazie a Dio!- mormorò il fratello -Sono qui, Sammy... stai bene?- non poteva liberarsi da quella maledetta cintura.

-Credo... credo di sì- rispose l'altro, muovendo appena la testa; allungò una mano verso la sua cinghia per liberarsi.

-Aspetta!- lo fermò Dean -Aspetta un attimo... prima devo cercare di uscire io, o rischio di caderti addosso...- gli disse, cercando di aggrapparsi alla portiera per uscire.

Sam gli ubbidì. Anche perché al momento non era in grado di fare molto altro.

Dean si arrampicò e riuscì ad uscire dall'abitacolo. Appena fu fuori, barcollò per un istante, prima di riaffacciarsi dalla portiera e tendere la mano al fratello, che stava cercando di uscire a sua volta.
Quando fu fuori, Dean abbracciò fugacemente Sam, afferrandolo per il bavero per farlo stare dritto e prendendogli il viso con una mano.

-Tutto ok? Sei ancora intero?- gli chiese, preoccupato, scrutando i graffi che aveva sul viso.

Sam mosse la testa su e giù, annuendo.

-Bene. E' già qualcosa.-

Poi lo lasciò andare, e Sam cadde seduto davanti al tettuccio ammaccato della Mustang completamente ribaltata da un lato.


* * *


Ora


-Sì, Sammy, credo proprio che avrei dovuto darti retta e prendere la nuova statale...- proseguì Dean nel suo monologo -Come diavolo abbiamo fatto ad imbatterci in uno spirito nel mezzo del deserto del Nevada?- chiese, sorridendo nervoso -Come diavolo abbiamo fattooo??- urlò poi al cielo, con il naso all'insù.

Altri cinque minuti di silenzio.

-Sai, l'ultima volta che sei stato zitto e non mi hai parlato per più di mezz'ora... a dire il vero ce l'avevi a morte con me- specificò, crogiolandosi nel ricordo -Comunque.. beh, quella volta te l'eri presa perché non ti volevo dare il lecca lecca che mi aveva regalato quella bambina... credo si chiamasse Julia...- fece, guardando in aria per concentrarsi meglio sul ricordo. Poi riabassò lo sguardo, sfoggiando un'espressione sorniona, guardò Sam sorridendo e disse: -Eh... Julia... l'ho rivista un paio d'anni fa, sai... se me lo offrisse ora un lecca lecca...-

In quel momento, Sam si alzò di scatto, aggirando l'auto e infilandocisi dentro attraverso il parabrezza.
Sotto lo sguardo interrogativo di Dean, ne uscì poco dopo, tenendo in mano due zaini. Uno lo lanciò al fratello, che lo prese un secondo prima che quello centrasse in pieno la sua faccia.

-Devo aver saltato un pezzo, Sammy... che stiamo facendo?- gli chiese, alzandosi a sua volta, imprecando tra i denti per il dolore alla gamba.

Sam si voltò verso di lui, stavolta sorridendo appena. -Le cose sono due: o aspettiamo una visione mistica, con Julia che ti offre un lecca lecca e che trova anche un modo per farci andare via di qui... oppure -opzione per la quale io voterei- ci mettiamo in marcia e vediamo di trovare un segno di vita in questo posto dimenticato da Dio che possa aiutarci e farci arrivare in California.- gli spiegò, inclinando di poco la testa di lato e continuando a guardarlo.

Dean deglutì, seccato per non averci pensato prima del fratello minore.
Impettito, prese a camminare e superò Sam a testa alta.

-E' quello che stavo per dire io.- disse serio a Sam che aveva preso a seguirlo ridendo.


Fece due passi, prima di bloccarsi tutto d'un tratto e voltarsi indietro. -... E non appena torno qui, bastardo d'uno spirito, giuro che ti faccio passare la voglia di metterti a giocare in mezzo alla strada!- sbraitò.



* * *



Dopo qualche metro, Dean si voltò e vide Sam che si massaggiava le nocche delle mani, ferite.

-Tutto a posto?- gli chiese.

-Sì sì... va tutto bene- borbottò l'altro, alzando il capo e trovandosi di fronte la schiena di suo fratello che si era voltato e aveva ripreso a camminare davanti a lui. -... Ma questo lavoro fa schifo...- aggiunse poi, arricciando le labbra in una smorfia.
Dean ci mise circa un secondo netto per puntualizzare.

-E' la paga che fa schifo.-


Allora Sam raggiunse il fratello, gli sbattè una mano sul petto per farlo bloccare, e si mise di fronte a lui. Gli afferrò un lembo della giacca in pelle con una mano, mentre l'altra era salda a stringergli una parte del colletto e del collo. Lo guardava intensamente negli occhi, sgranando i propri in un'espressione da cane bastonato.
Non sapeva perché, ma Dean sentiva che da quella bocca sarebbe uscita una stupidata.



-... Almeno, prometti che mi comprerai un lecca lecca?-


Sam riuscì a dire l'ultima parola appena prima di scoppiare a ridere, dando una pacca al fratello e rimettendosi in marcia. Dean ci mise qualche secondo in più a realizzare cosa gli aveva detto il fratello e ad affiancarlo.


Avevano un lavoro da fare.



Ci sono cose che non puoi abbandonare, ci sono cose che vuoi proteggere ad ogni costo. E ci sono momenti in cui ti devi rialzare, nonostante il dolore ti sembri insostenibile. Quei due continueranno a essere cacciatori, perché è l'unica cosa che sanno fare veramente. Si dovranno di nuovo sporcare le mani di sangue per non accrescere oltre la sofferenza, per non aumentare l'odio. Ma lo faranno portando nel cuore quella determinazione e quella forza che gli erano state insegnate tanto tempo prima, da quell'uomo che ora se n'era andato.



FINE

  
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