Questa storia partecipa al contest: Il giro del mondo in -antaship di Total_Drama
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Nickname autore sul forum e su EFP: xitsgabs
- Titolo: Incredibile
- Genere: Fluff, Romantico,
Commedia.
- Rating: Verde.
- Avvertimenti: //
- Note: Okay, bene. Non
credo ci sia molto da dire: scrivere questa OS per me
è stato particolarmente difficile perché mi
è capitato di avere idee su idee e
non riuscire a buttarne giù neanche una. Avevo paura di
sfociare nell’OOC o di
perdermi in sciocchezze senza dare importanza magari a parti
più importanti.
Comunque, nel complesso, ciò che ho scritto non mi fa
così tanto ribrezzo. Ho
decisamente scritto di peggio – il che è ancora
più triste.
L’uso della canzone
ha richiesto un po’ di tempo,
perché non volevo fare una Song-Fic – non
è proprio il mio genere! – ma nemmeno
volevo darle un ruolo superficiale, infatti ho provato a darle
abbastanza
importanza inserendola in un momento intimo fra Clary e Jace
– e,
precedentemente, in uno fra Clary e Isabelle.
Per quanto riguarda
l’uso del pacchetto Ucraina, le
mie idee erano meno particolari. Avevo davvero paura di fare qualcosa
di
banale, tanto che, inizialmente, stavo lavorando ad una AU che alla
fine si è
rivelata essere la storia già ripetuta mille volte nelle
varie fanfictions.
- Fandom e coppia scelta: Shadowhunters:
Jace/Clary.
- Pacchetto/i scelto/i: Ucraina + Oro.
- Introduzione: Incredibile. Jace
non sapeva come era successo: non sapeva come gli
era capitato di trovarsi davanti a un ristorante, insieme alla sua
fidanzata, a
fissarlo mentre i pompieri mondani tentavano di spegnere il fuoco che
lo
incendiava. Fuoco che proveniva da lui, oltretutto.
[...]
Incredibile. Era l’unico
aggettivo che potesse
essere affibbiato a quella situazione. Fissò
l’intero ristorante prendere fuoco
insieme alle altre persone, ignare di ciò che fosse
realmente successo. Voltò
lo sguardo verso quello dell’amata, che fece lo stesso nel
medesimo attimo. Si
fissarono intensamente per alcuni secondi, prima che lei parlasse:
«Quando ho
detto: “Toglimi il respiro” non intendevo
così.» disse, una risata repressa
sulle labbra.
- NDA (facoltative): //
Incredibile
La
vita non deve
essere perfetta perché l’amore sia straordinario.
–
John Green, Colpa
delle Stelle.
Incredibile.
Jace
non sapeva come era successo: non sapeva come gli era capitato di
trovarsi
davanti a un ristorante, insieme alla sua fidanzata, a fissarlo mentre
i
pompieri mondani tentavano di spegnere il fuoco che lo incendiava.
Fuoco che
proveniva da lui, oltretutto.
Come
avrebbe spiegato la situazione al Conclave? Come avrebbe potuto
giustificarsi?
Come avrebbe potuto risolvere i problemi che sarebbero conseguiti a
quella
vicenda?
***
Tutto
era iniziato quella mattina che, come tutte le altre, stava passando a
consolare il suo parabatai dopo la
rottura con il Sommo Stregone di Brooklyn, Magnus Bane.
Non
aveva mai visto Alec in
condizioni così pessime:
sembrava non dormire da settimane – o, perlomeno, dormire
poco e male – e
parlava con una voce tanto strascicata e malinconica da far pensare che
tutto
per lui avesse perduto consistenza, come se la vita in sé
avesse smesso di
essere bella. Jace pensava che sarebbe stato meglio vederlo piangere,
sentirlo
urlare, per poi prenderlo per le spalle e scuoterlo gridandogli di
tornare in
sé, rimproverandolo di starsi sfogando troppo. Ma, ironia
della sorte, il
problema era quello opposto: non faceva che tenersi tutto dentro,
rischiando di
scoppiare.
Poi Isabelle
passò
davanti a loro, vestita tutta in ghingheri per quella che non poteva
essere
semplicemente una “solitaria passeggiata al parco”
come l’aveva definita un’ora
prima, quando si era alzata dal tavolo dopo aver mangiato la colazione
dicendo
che doveva prepararsi.
Il biondo la
guardò con
un sopracciglio alzato, squadrandola da capo a piede. No, non era
decisamente
per una passeggiata al parco. Perlomeno, Clary non si vestiva
così per una
passeggiata al parco. Per l’Angelo,
pensò, Izzy deve assolutamente
prestarle
i suoi vestiti, qualche volta. «Il vampiro ti sta
aspettando.» sentenziò
alla fine.
Isabelle non
rispose
subito, preoccupandosi maggiormente di sistemare meglio i capelli,
nonostante
fossero già perfetti, e controllare il leggero trucco sul
suo viso. «Ha un
nome. Non pensi di doverti sforzare per ricordarlo? Sai, è
anche il migliore
amico della tua ragazza. State ancora insieme, non è
vero?»
Jace strinse i
pugni,
chiedendosi da quand’era che sua sorella era così
esperta in “crisi di coppia”,
se così la vogliamo chiamare. Osservò la sua
figura allontanarsi e uscire e poi
sbuffò.
Tra lui e Clary
le cose
non andavano male: si amavano ed erano felici, ma erano comunque una
coppia di
adolescenti che doveva negarsi la propria intimità, il che
non era affatto una
novità – cosa ancora più triste.
Prima credevano
di
essere fratelli, poi lui non poteva sfiorarla senza rischiare di
accoltellarla,
poi era sotto il possesso di Sebastian, poi aveva il fuoco celeste che
gli
scorreva nelle vene. E non trovava mai neanche il tempo di portarla
fuori, tra
l’uccisione di un demone e l’altro. Quando la stava
aiutando ad allenarsi,
almeno, uscivano un po’ al parco.
«Alec»
chiamò. L’altro
si voltò al suo richiamo, gli occhi azzurri ancora vividi
nonostante i grandi
solchi sotto ad essi. «Pensi che io e Clary siamo in
crisi?» domandò insicuro.
Si
aspettò di vedere
l’amico scuotere la testa, dire: “No, certo che no.
Sei il ragazzo perfetto per
lei, come potrebbe lasciarti andare?” ma invece, lui
annuì. «Insomma, me la
cavo meglio io.» disse scrollando le spalle.
Per
l’Angelo pensò
Jace allora
sono nei guai.
***
«Non
vuoi chiedermi
com’è andato l’appuntamento con
Isabelle, questa mattina?» chiese Simon,
alzando un sopracciglio. In genere, Clary era sempre molto curiosa
riguardo la
loro relazione e voleva sapere ogni minimo dettaglio di ciò
che facevano – se
non riusciva a prendere informazioni da Simon, riusciva a estorcerle a
Izzy o
viceversa – eppure nell’ultimo periodo aveva smesso
di farsi i fatti loro.
Una parte di lui
pensava che fosse perché, adesso, la irritava pensare alla
vita sentimentale
degli altri dato che adesso la sua stava andando a rotoli.
«Non finché non
finisci di studiare la biografia di Shakespeare e la trama di Romeo e
Giulietta
e dell’Amleto. Domani hai l’interrogazione, quindi:
lavora!» ordinò la ragazza,
mentre leggeva qualche pagina del Codice.
Simon
sospirò,
prendendo a studiare la pagina – che già conosceva
bene, in tutta onestà, ma in
determinate situazioni era meglio non contraddire la sua migliore amica
–
quando lo squillo del telefono di Clary interruppe il loro silenzio.
Clary prese lo
smartphone e lesse il nome sul display. Il cuore fece un balzo: Jace.
Per un
momento assurdo pensò le
avesse
scritto per dirle qualcosa di dolce – che so, forse una cosa
del tipo: “volevo solo ricordarti
che ti amo”? – ma
poi tornò con i piedi per terra, realizzando che la stesse,
probabilmente,
avvertendo di un demone nelle vicinanze. Sospirò, aprendo il
messaggio, che
subito si mostrò corto e diretto, ma chiaro: Tu ed
io. Stasera. Da soli. Ci
stai?
La risposta
– un sì che
non lasciava trapelare tutta
l’emozione che stava provando in quel momento – fu
subito inviata e si voltò
verso Simon, il sorriso raggiante che si apriva sul viso.
«Cosa dicevi riguardo
a te e Izzy?»
***
La sera
arrivò con
troppo anticipo, quando Jace stava ancora decidendo cosa indossare.
Prese fra
le mani una camicia bianca, poi la ributtò dentro
l’armadio mormorando: «Così
potrebbe pensare che definisco “morta”
la nostra relazione.» poi osservò una
maglia nera, facendole fare la stessa
fine. «Potrebbe credere che la
reputo un
demone.»
«Le
ragazze non si
fanno tutti questi filmini mentali. Mettiti la prima cosa che hai
nell’armadio
e vai a comprarle un regalo, così da non renderla sospettosa
di qualunque idea
contorta.» consigliò Alec, intento a leggere un
libro di cui Jace non riusciva
a scorgere il nome.
«Tu
credi?» chiese il
biondo, squadrando l’armadio. Il telefono vibrò
nella sua tasca, quindi
l’afferrò. Un messaggio da Isabelle? Cosa voleva?
Era andata da Clary per
aiutarla a prepararsi, possibile che fosse già pronta? Lo
aprì e lesse il
messaggio: Clary è elegante e sexy nel suo vestito
nero, spero lo sia anche
tu.
Elegante e nero!
Grazie, Isabelle.
***
«Non
pensi sia troppo
... eccentrico? Corto? E che sia più
“vedo” che “non
vedo”?» domandò Clary
fissandosi allo specchio. Aveva appena finito di vestirsi –
dopo una lunga
discussione su cosa mettere, su cosa non mettere, su cosa buttare in
fondo
all’armadio, su cosa buttare nella spazzatura – e
Izzy le stava sistemando i
capelli, stranamente morbidi grazie alle cure dell’amica.
Anche le unghie erano
ben curate e colorate e ormai mancava solo il trucco. Se si fosse
guardata con
occhi di qualcun altro, avrebbe sicuramente pensato che fosse perfetta.
Ma così
aveva paura che non fosse abbastanza. Il vestito era un semplice tubino
nero,
con la scollatura a cuore e “lungo” fin sopra le
ginocchia, le scarpe con il
vertiginoso tacco – prestate, generosamente, da Isabelle
– la spaventavano,
dandole un senso di instabilità – anche se
mischiato alla soddisfazione di
essere, finalmente, alta – e si chiedeva se a Jace sarebbe
piaciuto il suo
look. La ragazza aveva appena posato il telefonino e Clary suppose che
avesse
mandato un messaggio a qualcuno. La stanza era riempita dalle note
musicali
provenienti dallo stereo.
Take
my breath away.
«Io
penso che tu sia
bellissima e anche Jace lo penserà. Ma per Jace saresti
bellissima anche con
quello schifoso vestito a fiori con colori che non
c’entravano niente fra di
loro.»
«Era
un regalo di mia
madre.»
Watching
I keep waiting
Still
anticipating love
«Sappiamo
tutti che non
è vero. Ora voltati, devo truccarti.»
Never
hesitating to become the fated ones
«Che
canzone orribile»
commentò Clary, sedendosi sulla sedia. Izzy prese i trucchi
e cominciò a dipingerle
la faccia. «Ho paura che non
vada bene. È molto che non usciamo e questo può
definirsi il nostro primo
appuntamento.» ammise la rossa con un sospiro.
L’altra
sospirò,
scuotendo leggermente la testa. «Non siete mai stati molto
fortunati, lo so. Ma
mio fratello ti ama davvero e non vuole perderti, se no non avrebbe
organizzato
tutto questo. Andrà tutto a meraviglia, ma anche se non
dovesse, la vostra
relazione non subirà conseguenze.»
Clary sorrise e
stava
per ringraziarla, quando il campanello suonò e Jocelyn
chiamò la figlia,
dicendole che il suo ragazzo era appena arrivato.
«Devo
ancora metterle
il mascara!» urlò Isabelle, impedendo a una
divertita Clary di alzarsi dalla
sedia.
***
Mezz’ora
dopo i due
erano già usciti e si erano incamminati verso il ristorante
dove si sarebbe
tenuto il loro appuntamento.
«Siamo
arrivati.» aveva
annunciato il ragazzo, una volta arrivati davanti al ristorante. Clary
sorrise,
osservando l’edificio. All’esterno era
meraviglioso: il colore bianco sporco
era illuminato dai dettagli dorati che spiccavano nel leggero buio di
quella
sera di inizio dicembre. Le dava un senso di preziosità.
Jace le
aprì la porta e
la fece passare per prima, poi andò a chiedere il tavolo.
Furono scortati in
una stanza molto intima, con un tavolo per due ben apparecchiato.
«Hai fatto le
cose in grande» commentò la ragazza mentre il
biondo le scostava la sedia.
Egli fece un
sorriso
sghembo, mentre si sedeva al suo posto e annuì.
«Come sempre» affermò
fieramente.
Il
solito Jace,
pensò Clary divertita dalla sua solita
arroganza. Prese il menù fra le mani e cominciò a
scorrere con gli occhi lungo
le righe che descrivevano i piatti. Si trovavano in un ristorante
internazionale, pieno di cibi che lei non aveva mai assaggiato. Fu
tentata dal
prendere del sushi, ma pensò che serviva qualcosa di
diverso, mai provato
prima. «Uhm ... credo che prenderò questo ...
“Boršč”...?»
sussurrò il nome leggermente incerta sulla
pronuncia, ma Jace riuscì comunque a sentirla.
«È
un tipico piatto
ucraino.» la informò meccanicamente, mentre andava
a leggere l’elenco delle
bevande. «Sai, in Ucraina il cibo si accompagna sempre con
degli alcolici.»
«Mi
stai invitando a
bere?» domandò Clary, aggrottando la fronte.
«Tu che sei sempre così
schifosamente responsabile?»
«Non
sono affatto
responsabile!» disse Jace con voce offesa. «Corro
sempre un sacco di rischi!»
Clary
annuì, l’aria di
chi la sapeva lunga. «Tu
corri sempre
un sacco di rischi, ma non permetti agli altri di correrli.»
Jace si prese
qualche
secondo per pensare a ciò che Clary aveva appena detto e si
sorprese nel
rendersi conto che aveva ragione. «Bene.» disse
neutro, per poi spostare lo
sguardo, chiamando il cameriere.
Quando
quest’ultimo
arrivò, fissò un’ultima volta il
menù, per poi rivolgersi a lui. «Potremmo avere
due Boršč
e una bottiglia di Gorilka?»
Il cameriere
annotò
tutto e poi fissò i due con sguardo dubbioso.
«Siete maggiorenni?»
«Tu
porta l’ordine e
basta.» ordinò Jace, lo sguardo intimidatorio. Il
cameriere – che sembrava
essere estremamente giovane – se ne andò senza
proferire un’altra parola dopo
aver preso i menù e Clary si trattenne dal ridere.
«Hai
dei modi molto
gentili.» ironizzò.
«Cos’è questo ... “Gorilka”?»
domandò pochi secondi dopo.
«Un
alcolico. Forse non
lo reggerai, ma io sì.»
Clary
alzò gli occhi al
cielo, per poi tornare a posarli sul suo ragazzo con aria di sfida.
«Scommettiamo?»
Jace
ricambiò
l’occhiata con un sorriso divertito.
«Scommettiamo.»
***
I due piatti
erano
ancora come il cameriere li aveva portati, quasi un’ora
prima. Una bottiglia
vuota era diritta sul tavolo a fianco a un’altra, appena
portata, che già era
mezza vacante. Nell’aria si sentivano solo le risate di due
sedicenni che non
sembravano propensi ad abbandonare i loro bicchieri.
«Incredibile,
sei già
ubriaco!» disse Clary ridendo e bevendo un altro sorso dal
suo bicchiere. Aveva
il rossetto sbavato, le guance rosse a causa della bevanda e i capelli
erano
ormai spettinati, eppure Jace continuava a trovarla bellissima.
Più di quanto
avrebbe dovuto.
«Sai,
non pensavo che
sarebbe finita così.» ammise. Rideva anche lui,
non poteva farne a meno anche
se aveva appena detto una cosa seria. Non ricevette una risposta,
perché Clary
si alzò con un sorriso troppo furbo anche per lei e si
avvicinò al ragazzo, sedendosi
sulle sue gambe e unendo le loro labbra in un bacio appassionato.
Clary sapeva di
zucchero e miele, come la sostanza che avevano appena ingerito. Jace la
strinse
a sé, poggiando le mani sulla sua schiena e
ricambiò il bacio con lo stesso
impeto.
Lei sorrise fra
le sue
labbra, mentre passava a mordergli leggermente il labbro inferiore e
lui non
poté fare a meno di mostrare un sorrisetto sghembo; ormai
avevano finito di
ridere, impegnati in altro.
«Forse
ti aspettavi
finisse così?» domandò in un sussurro
la ragazza, mentre si sistemava meglio
sulle gambe del ragazzo e lo stringeva a sé, tirandolo per
la giacca. Jace
sentì una goccia di sudore sulla fronte e
l’immenso calore spaziarsi dentro di
lui ma, forse un po’ a causa dell’alcolico, scelse
di non dar peso alla cosa.
Chiuse le palpebre, mentre continuava a baciare Clary in modo disperato
e
liberatorio, dopo non averlo potuto fare per lunghe settimane.
Lasciò cadere la
sua mano sul tavolo e sorrise ancora, chiedendosi se la serata potesse
finire
meglio. Forse sì
pensò.
Sentì
la ragazza
riprendere a ridere mentre lo baciava e si staccava dalle sue labbra
per
canticchiare: «Take my breath away,
take
my breath away.» riconobbe la canzone che aveva
sentito attraverso la porta
di camera sua e non poté fare a meno di ridere e riprendere
a baciarla, anche
se lei continuava a sussurrare le parole di quella canzone.
Aprì
gli occhi di
scatto solo quando sentì puzza di bruciato e
l’istinto di sopravvivenza riuscì
a tenere testa alla mente inebriata dal profumo di Clary, dal gusto
delle sue
labbra e dalla ragione offuscata dal Gorilka.
Spostò la rossa e sgranò gli occhi nel vedere
l’intero tavolo prendere fuoco e
incenerirsi.
«No.
Non me
l’aspettavo.» rispose alla domanda posta prima
dalla ragazza, per poi correre
con lei verso la finestra. Il fuoco aveva raggiunto anche
l’altra sala e
sentiva la confusione delle persone che evacuavano mentre aiutava Clary
ad
uscire dalla finestra, seguendola subito dopo.
***
Incredibile.
Era
l’unico aggettivo
che potesse essere affibbiato a quella situazione. Fissò
l’intero ristorante
prendere fuoco insieme alle altre persone, ignare di ciò che
fosse realmente
successo.
Voltò
lo sguardo verso
quello dell’amata, che fece lo stesso nel medesimo attimo. Si
fissarono
intensamente per alcuni secondi, prima che lei parlasse:
«Quando ho detto:
“Toglimi il respiro” non intendevo
così.» disse, una risata repressa sulle
labbra.
Jace sorrise. Anche
Clary era incredibile, ma in senso positivo.