UN
CREPACCIO NELLA NEVE GELATA
l’ombra
della morte attraversò l’accampamento Uno quando
lo sherpa diede la notizia
della scomparsa di uno dei membri della spedizione: chiasso e risate
cessarono
all’istante e il silenzio cadde nella stanza, dove nessuno
osava fare domande o
chiedere i particolari; lo sherpa fu costretto a ripetere una seconda
volta la
notizia che Itachi era caduto in un crepaccio.
-non
potevi tirarlo fuori tu, Hidan?- domandò il comandante della
spedizione, Pain.
-no,
Pain, era quasi notte-disse.
Andare
in suo soccorso era ormai quasi impossibile: di notte si aprivano nuovi
crepacci e molti dei vecchi si chiudevano per sempre.
Contro
il parere di tutti, Pain decise di uscire, solo, provocando grande
ammirazione
nei compagni.
Itachi,
nonostante le ferite al fianco e alla gamba facessero male, stava per
addormentarsi, stava per assopirsi in quel calore che accomuna la dolce
morte
di tutti gli alpinisti; tutto ciò fino a quando la luce di
una torcia non lo
scosse.
-sposta
quella lanterna, Hidan- ormai si sentiva in salvo
-sono
Pain-. Nella voce un tono minaccioso, intanto che la torcia continuava
a mirare
al suo volto, con fare inquisitorio.
-perché
sei venuto?-
-forse
sto per rendermi ridicolo ai tuoi occhi, ma non ridere di me e pensa
che ti parla
una persona che soffre-
Pausa.
Poi il continuo
-le
ho viste! Le foto tue e di Konan a Monaco, Zurigo e Ginevra e anche sul
lago,
risalenti alla settimana in cui ho preparato la spedizione.
-stai
dando importanza a cose che non ne hanno-
-sai,
Itachi, non sono un assassino: ho progettato la tua morte tantissime
volte
ma…alla fine è stata la montagna a giudicarti, se
ora sei qui è perché ti ha
condannato. Non spetta a me decidere se resterai vivo fino a domani o
se
resterai qui per sempre-
-non
dire sciocchezze, tirami fuori di qui-
-non
io, te l’ho già detto-
Mentre
già Pain stava risalendo lungo le corde, un ultimo morso di
quel serpente che
gli aveva portato via l’amore:
-konan
piangerà per me…non lo farebbe mai per te-
Di
nuovo il buio attanagliò il crepaccio.
Dopo
l’arrivo di Pain, il corpo di Itachi sembrava essersi
risvegliato, così come la
sua mente. Un improvviso istante di lucidità gli fece
ricordare che le corde
usate per salire vengono sempre abbandonate dagli alpinisti, in quanto
zavorre.
Con una speranza
iniziò a tastare i ghiacci alla
ricerca di quelle corde che sarebbero state la sua salvezza: le
trovò.
Nonostante
il dolore provocatogli dalle ferite, riuscì a risalire, a
vedere il colore
dapprima grigio e poi bianco delle pareti.
Era
salvo. Intravide il sentiero che portava all’accampamento,
aprendo
istintivamente le braccia verso il cielo azzurro che gli
sembrò più limpido che
mai, fino a che una stretta non lo riportò alla
realtà. Pain gli era di fronte
e si apprestava a spingerlo nuovamente nel crepaccio.
Un istante prima di cadere la consapevolezza lo invase: tutto –visita e corde- non erano state che un pezzetto di un astuto piano. Pain non aveva voluto risparmiargli la sofferenza della speranza.
zaooooooooooo piace questa storia???? la trama
originale è bellissima, ho cercato di riportarla abbastanza
fedelmente, ma sono andata a ricordi...comunque vorrei sapere cosa ve
ne pare!!! un bacio Liby_chan