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Autore: blackswam    08/08/2014    4 recensioni
Diego è restio nei confronti dell'amore, ma lo sarà per sempre?E' se una ragazza mora, dai occhi color caramello gli facesse cambiare idea?
Diecesca. (Prima volta, abbiate pietà.)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Francesca, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love?
No, thanks.



Non si è mai sicuri delle proprie scelte, e infondo anche quando te ne sei convinto pienamente non riesci a sentirti soddisfatto e pacato.

Ti illudi continuando a vivere nella tua illusione, in un mondo che hai creato tu stesso secondo le tue esigenze e i tuoi rispettivi ordini. Lo trovi divertente e allettante. Il senso uguale ti annoia mentre la diversità ti affascina. Trovare una persona che non sia monotona, semplice, in grado di saper badare ai suoi pensieri.

Diego Hernandez era lo scapolo più diffidente, fico e sexy che si abbia mai visto a Buenos Aires. Non si sa molto sul suo conto essendo una persona di poche parole, spesso ti risponde a mono sillabi, con un semplice grugnito oppure resta in silenzio, ma è questa sua caratteristica da idiota-muto-affascinante che attraeva la ragazza esattamente come una calamita attrae a se il ferro.

Egli non va molto fiero di questa sua 'bellezza' come gli sottolineano tutti. Anzi è scocciato da tutto ciò pertanto esce il meno possibile e quando lo fa cerca di non farsi notare, nonostante neanche prima lo facesse. In un modo nell'altro, per circa due anni, era riuscito a vivere una vita normale tra casa è scuola senza essere assalito, perseguitato, privato del suo vestire.

La scuola era la sua seconda casa, spesso ci dormiva, mangiava e ascoltava musica sul suo i-ipod. Gli amici? Li aveva, ma li definiva troppo chiassosi per i suoi gusti. Non riusciva a rimanere un minuto di più con quella gentaglia (?) come lui si divertiva a chiamarli nella sua mente quando stava rinchiuso nella sala musica ad ascoltare canzoni. Era un luogo abbastanza tranquillo, meno di due persone al giorno entravano in quella stanza e molto spesso si dileguavano allo sguardo di puro fuoco del moro.

Per la maggior parte erano ragazzi timidi che adoravano la musica, ma il loro istinto di sopravvivenza suggerivano di lasciar perdere il bisogno e dedicarsi ad altre faccende.

Per la quinta volta - in una sola giornata- attraversa quella porta con le cuffiette alle orecchie. Gli occhi erano chiusi mentre si beava di quella musica che non smetteva di ascoltare, ma mai cosa fu così idiota. A causa di quella musica che amava tanto, gli occhi permanentemente chiusi non si era reso conto della fanciulla che suonava al pianoforte. Neanch'essa si era reso conto della sua presenza, troppo intrapresa ad accarezzare i tasti neri e bianchi del piano mentre la musica dolce veniva accompagnata da una voce altrettanto dolce.

Quando la musica smette di uscire da quelle cuffiette bianche Diego poteva dare la sua attenzione alla ragazza mora che suonava a pochi passi da lui.

« Chi è questa ragazza?», pensa ricordandosi di non averla mai vista. Avrebbe voluto scacciarla, ma quella musica era così bella che sarebbe stato egoistica fermarla.
Quando il suo del piano cessa il suo suono e la voce melodiosa che lo accompagnava smette di canticchiare la mora si lascia andare a un sospiro facendo entrare l'aria nel polmoni e cacciarla fuori dal naso e la bocca.

« Non era male.», ammette Diego incrociando le braccia al petto aspettando una reazione da parte della ragazza che non lo aveva ancora notato. « Cosa?»

« Ho detto che non era male.», ripete Diego sbuffando. Odiavo ripetere le cose due volte di seguito. « Grazie. Non era niente... di che.», afferma la mora rossa in viso.
Il ragazzo dopo averla guardata per qualche minuto nasconde le sue grosse mani in una delle sue tasche incamminandosi verso l'uscita della stanza.
« Francesca Cauviglia è questo il mio nome!», esclama urlando la mora. « Te lo chiesto?», domanda scettico Diego facendo per andarsene.

« Voglio rivederti. Volevo vederti. Non andartene.», sospira Francesca pregandolo con lo sguardo mentre stringeva i pugni. « Perchè?»
< « Perché mi sono innamorata di te. Grazie a te, all'amore che provavo nei tuoi confronti ho trovato la mia ambizione. E' destino, mi sono detta.», rivela la mora con lo sguardo rivolto al pavimento mentre le sue guance designavano un colorito rossastro.

« Amore? No, grazie.», rifiuta il ragazzo senza lasciarla replicare, piangere davanti ai suoi occhi ed esprimergli la sua sofferenza che aveva lasciato il suddetto luogo.

'Con questa quanto fanno? Cento?!', butta fuori arrabbiato. Stanco di essere perseguitato da certe sciocchezze.

« L'amore è una gran perdita di tempo.», sospira grattandosi con la mano la nuca frustrato. Il volto di quella giovine donna senza alcuna bellezza particolare non abbandonava la sua mente e non riusciva a spiegarlo.

Le settimane precedenti non l'aveva più rivista in quella stanza testimone della sua dichiarazione. Non sapeva come spiegarselo, ma quella volta amò la sua canzone e voleva tanto riascoltarla. Era quello che pensava il moro, seduto difronte al pianoforte nero, mentre suonava tasti a casaccio.

Quella musica lenta e smielata non faceva parte del suo repertorio. Lui era un chitarrista, suonava musica che lasciava il segno, con un proprio spessore insomma.

Richiuso il piano si alza dalla sediolina dirigendosi verso la porta voltandosi soltanto per vedere la tenda bianca della finestra volare per un movimento del vento.

Gli era sembrato di aver visto un ombra, ma sicuramente deve aver avuto la sua millesima allucinazione pensa mentre richiude la porta alle sue spalle e allo stesso tempo una ragazza vi ci appoggia la schiena respirando regolarmente.

« Che cosa sto facendo?», sussurra alla stanza vuoto portandosi la mano davanti agli occhi.

Ultimo giorno di scuola. Le vacanze estive stavano per iniziare e per i ragazzi dell'ultimo anno era il momento di ritirare il loro diploma dare l'addio a questa scuola che li aveva seguiti per tanto tempo e aprirsi verso il mondo degli adulti.

Diego Hernandez. Diciotto anni. Appena laureato, ma fin troppo tranquillo per i gusti dei qui presti migliori amici.

Marco, in qualità di suo migliore amico, gli aveva allacciato il braccio intorno al collo portandolo nella mischia dei festeggiamenti dal quale il ragazzo dovette partecipare a malincuore.

Leon, vice migliore amico, aveva trascinato con se la sua ragazza Violetta che trascinava a sua volta una ragazza dai folti capelli rossi che prende nome di Camilla.Quest'ultima di arpiona al braccio del ragazzo e tutti e quattro insieme formavano un bel girotondo canticchiando al alta voce la canzone.
« Giro, giro tondo.», incomincia Violetta. « Casca il mondo.», pronuncia Leon sorridendo. « Casca la terra.», sorride a sua volta Camilla. « Tutti giù per terra!», esclamano i tre cadendo a terra portando con se il povero Diego.

« Sù ragazzi non fate di bambini.», li ammonisce Maxi mentre Diego mentalmente lo ringraziava. « Diego ho comprato un lecca- lecca, lo vuoi dividere?», ride portandosi l'oggetto in questione sulla lingua rosa e calda.

« Siete un branco di pazzi!», sospira il moro pentendosi di avere degli amici così idioti. Un giorno li avrebbe rinchiusi tutti in un manicomio, sicuro.

« Okay, alunni diplomanti mi sentite?», domanda una voce metallica attirando l'attenzione della metà degli studenti.

« Ebbene le sorprese non sono finite.», annuncia un' altra voce. « Il club di musica ha in servo per voi un piccolo regalo.»

Un ammasso di studenti, diplomanti e non, stavano salendo sul palco tra cui una persona ben nota al nostro giovine. Lei era lì. Seduta dietro quel pianoforte, mentre un piccolo microfono era all'altezza delle sue labbra.
« Kiss me, out of the bearded barley», canta una voce accompagnando la sua splendida musica. « Nightly, beside the green, green grass», continua la voce rivolgendosi al pubblico, o meglio a qualcuno in particolare.

« Swing, swing, swing the spinning step. You wear those shoes and I will wear that dress .», canticchia la ragazza guardando finalmente quei occhi verdoni.

« Oh, kiss me beneath the milky twilight.Lead me out on the moonlit floor.», suona guardando il suo volto freddo, ma sorridente. Un lieve sorriso colorava il volto del moretto.« Lft your open hand.Strike up the band and make the fireflies dance.»

« Silver moon’s sparkling, so kiss me.», termina mentre le lacrime solcavano il suo viso mentre con le mani cercava di asciugarle.

« Oh, no. Non riesco a smettere.», sussurra piano. « Non piangere stupida. Non era male.», afferma una voce ben nota alle sue orecchie.

Lui la stava guardandonlo con quel suo sorriso strafottente, a braccia incrociate. Dopo essersi girato e averle rivolto le spalle sussurra piano delle parole.

« Amore... », incomincia. « Non sarebbe male. Con te. », afferma facendo per andarsene, ma due braccia piccole e fragili lo abbracciano da dietro mentre della lacrime bagnavano il suo vestire.

« Ti amo.», piange la ragazza abbracciandolo. « Stupida, lo so.», dice prendendole la mano e scendendo dal palco sotto lo sguardo basito dei presenti.

Diego non era una persona romantica, gentile, educato, ma almeno un po' sarebbe cambiato. Per quella persona.




Fine.



Nota autrice: Ebbene si, un altra millesima oneshot.
Lo so, siete stanchi della mia continua presenza, ma oggi ho deciso di fare una fiction su una coppia stravagante. La Diecesca.
Prima volta, abbiate pietà. E se la coppia non vi piace, date la colpa alle prime puntate di Violetta 3 che mi hanno fatto venire strane idee.
P.S Il nuovo capitolo della mia storia arriverà stasera.
  
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