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Autore: AiresBane92    08/08/2014    0 recensioni
La storia parte dalla fine del quinto volume di Shadowhunters.
Il mondo dei cacciatori è minacciato da Jonathan, il figlio malefico di Valentine, e Jocelyn si ritroverà a fare una scelta molto importante.
Presto Clary verrà a conoscenza dell'esistenza di altri membri della sua famiglia, e Magnus, dopo la dolorosa rottura con Alec, incontrerà qualcuno del suo passato che risveglierà in lui sentimenti contrastanti...
Tutto questo e ancora di più si svolgerà tra la chiassosa New York e il misterioso Galles.
N.B. [In precedenza la storia si intitolava 'aku cinta kamu']
Ps: Possibili Spoiler se non avete letto tutti e 5 i volumi, e i tre di Shadowhunters Le Origini.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 – Affrontare nuove realtà.

 

 

 

Clary individuò Simon dall'altra parte del loro nascondiglio e sospirò in ansia.
« Forse dovremmo rivedere il piano...».
Jace al suo fianco si trattenne dall'abbracciarla. Detestava non poterla neanche stringere forte a sé per placare le sue paure.

« Andrà bene. Il nerd è in gamba ».
La ragazza annuì fiduciosa.
« Lo so. Dopotutto è il mio migliore amico ».
Izzy intanto non riusciva a distogliere gli occhi dal vampiro. Aveva i nervi a fior di pelle, e ogni muscolo le intimava di saltare oltre le rocce e recuperare immediatamente Simon.

« Non capisco perché non potevamo entrare anche noi! Bastava dire che Clary è la nipote di Dess e il gioco era fatto!».
Alec tappò la bocca della sorella e scosse il capo.

« E' vero che sono pacifici a detta di Luke...ma non possiamo rischiare che si insospettiscano vedendo arrivare quattro Cacciatori in un posto isolato come questo...».
Isabelle abbassò gli occhi e scostò la mano di Alec.
« Va bene. Ho capito ».
« Ora statevene zitti. Il piano è iniziato » concluse placido Alec.
Oltre i grandi massi rocciosi calò un silenzio tombale.

 

****************

 

Simon si aggiustò nervosamente il cappuccio della felpa. « Okay, ce la posso fare ».
Le mani gli tremavano come percosse da una scarica d'elettricità, le nascose velocemente nelle tasche della felpa e sospirò.
Si era avvicinato ad una grossa porta di legno incastrata fra due massi enormi.
Quello era l'unico ingresso per la dimora dei vampiri.
Gli shadowhunters avevano setacciato ogni centimetro di roccia prima di esserne assolutamente certi.
Peccato non fossero certi della riuscita del piano, pensò Simon.
Scrollò le spalle e bussò forte alla grande porta di legno. Due colpi netti e sicuri.
Doveva sembrare tranquillo e completamente a suo agio. In fondo era un vampiro come tutti gli altri, o quasi.
Al di là della porta giunse una voce inaspettata.
« Chi è? ». Simon strinse i pugni e rispose. « Sono uno di voi ».
Era la prima cosa che gli era saltata in mente. Non era forse la verità?

« Dimostralo. Mostra le zanne ». La voce era rauca e maestosa, senz'altro maschile.
« Okay...» sussurrò il vampiro.
Simon deglutì appena e mostrò i canini affilati. Diede uno sguardo intorno a sé ma non vide nessuna fessura, nessun buco da cui poter esser visto.
Si sentì un po' stupido e richiuse la bocca.

La porta di legno sfregò tra le rocce e venne lentamente spalancata.
Simon scattò qualche passo indietro e curvò la testa di lato aspettando di veder uscire qualcuno.
Individuò subito la luce di una lanterna e poco dopo il volto di un uomo.
« Cosa sei venuto a fare qui, straniero?».
Simon corrugò la fronte e si avvicinò al vampiro.
« Ho sentito parlare di questo posto...» rispose incerto.
« Ah si? E cosa ti hanno detto?».
« Che offre largo spazio alla solitudine!».
L'uomo sollevò un sopracciglio e osservò accuratamente il ragazzo che gli stava difronte.
Simon sperava di averlo convinto.

« Ti nutri di umani?». La domanda lo spiazzò.
« Ehm...no...».
L'uomo sbarrò gli occhi scuri come petrolio e scosse il capo.

« Sii sincero straniero, o le porte dei Dormienti non ti accoglieranno...».
Simon intuì abbastanza facilmente che l'uomo riusciva a riconoscere la verità dalla bugia. Una sorta di potere.
Raphael gli aveva parlato di qualcosa del genere... 
Di vampiri con capacità superiori, in grado di fare cose che altri della loro stessa razza non erano in grado di fare.
Ma anche Simon era un vampiro speciale. Un Daylighter.
Quel pensiero gli regalò una certa dose di coraggio.
« Mi sono nutrito di umani in passato, signore. Questa è la verità ».
Il vampiro si grattò il mento privo di barba e sospirò.
« Andiamo meglio. Molto meglio. Ma non chiamarmi signore, chiamami Enric ».
Simon annuì. Non aveva nessuna intenzione di sabotare il piano e deludere i suoi amici, specialmente Clary. Aveva bisogno del suo aiuto.

« Quindi...com'è che funziona Enric? Mi iscrivo al club e facciamo festa tutti insieme? ». L'uomo lo guardò titubante per alcuni istanti, poi scoppiò in una fragorosa risata.
L'eco delle sue risa rimbombò tra le grandi rocce massicce.

« Sai? Ci mancava qualcuno così! Uno spiritoso! ». A quanto pare aveva avuto parecchia fortuna.
Simon rise.
« E' più forte di me. Non riesco a controllarmi! ».
« Una bella risata non fa male a nessuno, ragazzo. A proposito, com'è che ti chiami? ».
Il vampiro tentennò.
« Simon...». Era costretto a dire la verità in fin dei conti.
« Simon! E di dove sei? Non sei Gallese...».
« No, infatti. Arrivo da New York...un posto chiassoso, pieno di tentazioni...non proprio adatto ad uno come me ».
L'uomo si lisciò la chioma castana e annuì.
« Io abitavo a Los Angeles, tempo fa. Ormai riesco a stento a ricordarla...».
« Quanti anni hai?».
« Uhm...appena quattrocento ».
Il ragazzo spalancò la bocca. 'Appena quattrocento?!' pensò sbalordito.
Incredibile.

« Ohh tu devi essere un novellino, eh? Quanti ne hai diciassette da umano e cinque da vampiro?».
Simon scosse la testa.
« Di meno. Mi sono spuntati i canini da pochissimo tempo...».
« Beh caro ragazzo, imparerai che per noi vampiri il tempo non ha più valore. Siamo immortali e ciò che potrebbe spaventare un comunissimo essere umano per noi non ha più senso. Abbiamo sconfitto il tempo...».
Il ragazzo si avvicinò all'uomo e sospirò.
« Devo ancora imparare tante cose, Enric ». Il vampiro gli diede una confortante pacca sulla spalla e sorrise.
« Non temere. Desdemona è un'ottima leader. Saprà come aiutarti ». Un campanellino d'allarme risuonò nella testa di Simon.
« Desdemona? ».
« Sì, il nostro capo Clan! Forse la conosci come Dess, tutti la chiamiamo così...».
« Oh certo! Dess! E' proprio per lei che sono giunto fino a qui! Me ne hanno parlato molto bene...».
« E' raro che se ne parli in giro...siamo gente tranquilla. Se non sono indiscreto...chi ti ha fatto il suo nome?».
Simon s'irrigidì e sorpassò l'uomo.

« In effetti...siete molto indiscreto Enric! E poi... quale padrone di casa vi fa il terzo grado prima ancora di invitarlo ad entrare? Pensavo di trovare gente molto più rispettosa!».
L'uomo restò interdetto per qualche minuto.

« Hai ragione, ragazzo!». Simon nascose un sorriso sotto il cappuccio della felpa. « Vieni con me. I nuovi arrivati ricevono sempre il benvenuto del Capo ».
Il ragazzo scattò rapidamente accanto alla grande porta di legno e si voltò un solo istante per rassicurare i suoi compagni.
Intravide alcune ciocche rosse nell'oscurità distante e fece un occhiolino in quella direzione.

Un attimo dopo la grande porta fu chiusa e Simon si ritrovò circondato da mille canini affilati.

 

****************

 

Sebastian stava seduto su una vecchia sedia di legno scricchiolante e giocherellava con una matita consumata.
La stanza presa in affitto la notte precedente non era stata una grande idea. Persino in un posto sperduto come quello qualcuno era stato in grado di trovarlo.
Assurdo.
Lo shadowhunter guardò la lama angelica poggiata sul letto e inarcò un sopracciglio. La ragazza che gli aveva fatto visita quella notte restava un mistero. Di sé stessa aveva rivelato solo il suo nome: Serenity.
Un nome che faceva a pugni con il diavolo che viveva nell'animo di SebastianIl ragazzo rise a quel pensiero e si rimise in piedi.
La ferita si era quasi del tutto risanata ma le fitte di dolore insistevano a non voler sparire.
Sebastian recuperò la lama e la rimise nel suo stivale scuro. Si sdraiò sul materasso ammuffito e incrociò le braccia sotto la testa.
« Quella ragazzina pensava davvero di poter collaborare con me? Che stupida ». Scosse il capo e si girò su un fianco per provare a riposare.
« Beh...stupida ci sarà qualcun'altra, se permetti io non lo sono ». Sebastian sgranò gli occhi e balzò giù dal letto esibendosi in una mezza capriola.
« Ma che diamine...». Incrociò gli occhi di ghiaccio della ragazza e digrignò i denti.
« Che ci fai tu qui?! Come sei entrata? Ho sbarrato le finestre e anche la porta!». La ragazza sorrise e si sedette sul bordo della scrivania. « Ho i miei trucchetti ».
Il Cacciatore passò una mano fra i capelli e sbuffò.
« Hai deciso di perseguitarmi? Pessima scelta ».
Sebastian recuperò la lama dallo stivale e balzò addosso alla ragazza.
Lei si scansò con estrema abilità e rotolò sul pavimento impolverato. La treccia le si sciolse liberando una cascata di capelli ondulati. Alzò gli occhi su di lui e sorrise.

« Un po' lento, eh? ». Sebastian s'infiammò in volto.
« Come osi? ».
Le piombò di nuovo addosso alzando la lama e sferrando un colpo netto verso il petto.
La giovane Cacciatrice piegò le ginocchia e colpì forte sul fianco del ragazzo, poco distante dalla sua cicatrice.

Sebastian sentì mancargli il respiro ma trattenne un lamento e affondò la lama nella spalla della ragazza.
Serenity strinse i denti fino a farsi sanguinare le labbra. Avvertiva un dolore lancinante alla spalla sinistra.
« Ti avevo detto di sparire, perché non mi hai dato retta?! ». La shadowhunter incrociò gli occhi di Sebastian e con foga gli diede una testata improvvisa.
La vista del ragazzo si annebbiò per alcuni minuti, la stanza cominciò a volteggiare e ciò gli diede la nausea.
Scosse il capo e concentrò la vista sulla ragazza che gli stava sotto.

« Perché sei qui? Cosa vuoi da me?».
Serenity sentì un nodo stringerle la gola e le ci volle qualche secondo prima di capire che erano le mani di Sebastian ad impedirle di respirare.

« Lasci....lasciami...». Il ragazzo strinse ancor di più la presa sulla pelle liscia e marchiata dalle rune.
« Io non ho bisogno di nessuno. Io sono così forte da poter fronteggiare i Demoni. Hai capito?!». Lentamente alleggerì la stretta al collo.
« E...e come farai col Demone che è in te? Chi ti salverà da lui?». La ragazza era riuscita a parlare sforzando ogni singolo muscolo della gola. Ormai non aveva più energie. Combattivo o no, uno shadowhunter non era di certo invincibile.
Sebastian allentò la presa e restò immobile col respiro mozzato. Si mise ad osservare la giovane svenuta e si morse un labbro.

Quella ragazza aveva qualcosa di estremamente familiare. Una combattività che non lasciava spazio ai rifiuti. Per un certo verso anche del coraggio.
Il Cacciatore si alzò di scatto e si riabbassò per prendere tra le sue braccia quella sconosciuta intraprendente.
La poggiò sul letto con una delicatezza di cui si meravigliò, ed estrasse il suo stilo dalla tasca dei pantaloni. Le tracciò un Iratze sulla spalla sanguinante e la coprì poco dopo con un lenzuolo trovato nell'armadio.
Abbandonò la camera per farla riposare e quando chiuse la porta si accasciò sull'uscio.
« Che mi sta succedendo?» chiese spaventato a sé stesso.
 

****************


« Pronto?».
« Ragnor, sono Magnus ».
« Ti sembra l'ora di chiamare?».
« Ho bisogno del tuo aiuto. Non riesco a trovare una persona...».
« Al momento sono impegnato ».
« A far cosa? Dormire?!».
« E se anche fosse? Non sono mica il tuo servo? ».
Magnus quasi stritolò il cellulare.
« No, infatti non lo sei. Ma pensavo fossi almeno mio amico!».
« Sei in vena di sentimentalismo? Ti manca il tuo Lightwood?». Lo Stregone avvertì una fitta allo stomaco ed esitò.
« Magnus? Ci sei?».
« Si ».
« E' una cosa grave?».
« Una persona del mio passato che credevo morta non lo è ».
« Questa sì che è una novità! Solitamente superi la morte della maggior parte delle persone che conosci!».
« Non è il momento di scherzare, Ragnor ».
« Non ti ho mai sentito così serio...».
« Forse perché è davvero una cosa seria?!».
« E va bene, dimmi qual'è il problema!».
Magnus tamburellò le dita sullo schienale del divano e sospirò.
« Non riesco a trovare questa persona. Ho provato ogni incantesimo possibile... Sono sfinito per quanta magia ho dovuto utilizzare!».
« Se una semplice localizzazione non funziona vuol dire che qualcuno la sta proteggendo o è essa stessa ad avere una sorta di protezione ».
« Se qualcuno la stesse proteggendo lo saprei, capterei qualche traccia di magia in contrasto...».
« Questa persona è una di noi?».
Magnus restò in silenzio per un istante.
« No, penso sia una Nephilim ».
« Dio santo, Magnus! Ti è presa la fissa per i Cacciatori?!».
Lo Stregone sbuffò e riattaccò la chiamata.
« Stupido Ragnor Fell!».
Sfogliò per l'ennesima volta il suo libro di incantesimi e lo scaraventò dall'altra parte della stanza.
Era stanco, privo di forze. Ma non aveva alcuna voglia di riposare.

Doveva trovarla.
Perché non ci riusciva? Cosa aveva architettato lei per nascondersi dal mondo intero?
Si passò una mano tra i capelli e si rannicchiò come non faceva da anni sul suo bel divano leopardato.
Odiava sentirsi così impotente.
Un fascio di luce illuminò l'intero appartamento di Magnus per alcuni secondi.
Un Portale? In casa sua?!
Si alzò di scatto e fece scintillare piccole fiammelle blu sulle sue dita.
« Chi va là?!».
Dal cerchio luminoso arrivò inaspettatamente Tessa Gray.

 

« Tess?».
Non la chiamavano così da anni. « Magnus, è un piacere rivederti ».
Lo Stregone strabuzzò gli occhi.
« Non potevi bussare come le persone normali?».
La donna rise.
« Ti sembro una normale io?». Magnus le diede ragione.
« Vedo che il tuo stile non è cambiato affatto. Sempre molto eccentrico ».
« Non è di tuo gradimento? Preferisci qualcosa di più soft?». Con uno schiocco di dita lo Stregone cambiò l'arredo del suo appartamento.
Il divano divenne di pelle scura, le pareti di un beige chiaro, e i mobili in uno stile più sobrio e classico.

« Mi sento più a mio agio, grazie ». Tessa gli piombò con le braccia al collo e lo strinse a sé.
« Sono così felice di vederti, amico mio!». Magnus si sentì rincuorato da quel gesto di sincero affetto.
« Sono felice anche io. Ma tu... tu cosa ci fai qui?».
La donna si accomodò sul divano di pelle e accavallò le belle gambe, coperte soltanto a metà da un'ampia gonna gialla.

« Jocelyn e Luke mi hanno fatto una telefonata ».
« Ah ecco. La tua visita è interessata ».
« Non dire così. Erano preoccupati per te... non hai risposto alle loro chiamate...».
« Ero impegnato ».
« A cercare un fantasma?». Magnus sentì i peli delle braccia drizzarsi per un secondo.
« E' viva...».
« Non sapevo conoscessi una delle sorelle di Jocy...».
« E invece sì. Problemi?!». Tessa alzò le mani in segno di resa.
« Scusami. Non volevo reagire così... sono molto stanco e frastornato ».
« Non sei riuscito a trovarla? Nessun incantesimo ha funzionato?».
« No...nessuno che io conosca, e ne conosco davvero tanti!».
« Potrei esserti utile se mi dicessi quale delle due cerchi ».
Magnus alzò lo sguardo sulla donna con un moto di speranza.
« Sai dove si trovano?!».
« Una di loro per certo, l'altra è un forse...».
« Immagino che la mia scelta ricadrà sul 'forse'. Se fosse stato facile trovarla ci sarei riuscito, quindi se non ci sei riuscita neanche tu...».
Tessa poggiò i gomiti sulle ginocchia e sospirò.
« Quindi cerchi Liv ».
Magnus tremò e le si sedette accanto.
« Dimmi tutto quello che sai su di lei ».
La donna gli afferrò la mano ambrata e sorrise.
« Ci sono molte novità sul suo conto, Jocelyn voleva parlartene ma te ne sei andato in un lampo...».
« In una nuvola per esattezza!».
Tessa ridacchiò.
« Il solito pignolo!».
Lo Stregone le fece cenno di zittirsi e aggiunse
« Allora? Cosa sai? Dove potrebbe trovarsi?».
« E' un grosso forse, Magnus...potrei anche star seguendo tracce sbagliate ».
« Non importa. Preferisco l'incertezza al nulla ». Tessa lo guardò con la solita ammirazione.
« E così sia ».
 

  
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