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Autore: Alchimista    08/08/2014    3 recensioni
Ma c’era dell’altro in esse, nascosto, insidiato tra un accento e l’altro – e Grantaire era felice che solo Enjolras potesse capirlo.
Introspezione nel momento saliente di Enjolras e Grantaire, l'esecuzione. Vagamente e/r.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E la morte seppe di luce.

 

A Meli, che ha sopportato questa follia.

 

«Lo vedrai».

Profeta di se stesso, Grantaire s’era mosso. Dal nulla di quella sala in estasi, con parole che forse non erano mai state sue aveva dichiarato l’amore per la Repubblica.

Ma c’era dell’altro in esse, nascosto, insidiato tra un accento e l’altro – e Grantaire era felice che solo Enjolras potesse capirlo.

S’era mosso, s’era spostato – rinato dopo quell’ultimo bicchiere di vino. S’era posto proprio lì, tra i fucili ed il bel fiore della Libertà.

La piena consapevolezza di sé lo raggiunse poco prima delle pallottole. Giusto in tempo. Ora sapeva. Poteva dirsi completo.

«Me lo permetti?».

C’era grazia in quella domanda. Lo stava chiedendo ad Enjolras come lo chiede ad un amico, ad un fratello, ad una divinità. Morire, in quel momento, acquistava un significato unico.

Perché Grantaire moriva – lui che da vivo non aveva mai creduto in nulla – con la certezza di adempiere al suo più alto ideale. Quella scena era il culmine di ogni suo respiro, il tassello che dava senso all’intera esistenza trascorsa tra osterie, bottiglie di vino e lunghi sonni.

«Sai che credo in te».

Ora ne era sicuro. Lo sapeva, lo sapevano entrambi.

Il sorriso di Enjolras fu il suo unico premio, il solo che avesse mai chiesto e quella mano, stretta nella sua, significò una promessa.

Le parole di Rivoluzione, quelle che di solito derideva o ignorava, ora Grantaire le ricordava benissimo. E nella sua mente avevano senso solo se accostate a quell’ultimo tocco. Tutto culminava con esso ed ogni cosa era riscritta da esso. Al ragazzo non dispiaceva, anzi se ne sentì appagato.

Era felice, dopotutto.

Credeva che la morte sarebbe stata nera e dolorosa. Forse per questo ne aveva avuto paura fino a quel momento. Ma la morte arrivò per lui calma come la lenta marea del male. E luminosa. Era luce, bianca e splendente, quasi calda.

Era la luce del suo Apollo.

Non s’accorse che nel cadere aveva lasciato la mano di Enjolras – era già morto. Ed Enjolras lo vide appena, prima di spirare, con ancora il sorriso sulle labbra: a lui rivolse quell’ultimo sguardo e non lasciò perire quell’unico sorriso solo per Grantaire.

 

 

 

 

 

_________________

Studiavo storia. E poi è apparsa questa scena, non so da dove e non so perché. Resta il fatto che l’ho scritta e che Meli m’ha detto che non potevo chiuderla insieme ai mostriciattoli che non pubblico, quindi eccovela qui. Voleva essere un intento di introspezione con un leggero e/r (perché m’hanno preso il cuore). Spero di essere stata almeno vagamente IC… per il resto, mi riservo un posto accanto a loro due per le fucilate che –forse– merito per quel che ho scritto.

 

Alch.

   
 
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