Gaz trangugiò quel che rimaneva della
sua cena, ordinata a domicilio dal più vicino ristorante cinese, a
base di spaghetti di soia con gamberi e consumata direttamente dalla
vaschetta in alluminio utilizzando una forchetta di plastica,
dopodiché si buttò sul letto sfatto senza nemmeno togliersi i
vestiti e le scarpe. Le vecchie molle del materasso cigolarono
sonoramente sotto il suo peso.
Ma quel rumore stridente era l'ultimo
dei problemi, perché la casa dell'uomo era un disastro da cima a
fondo: indumenti di ogni tipo, per la maggior parte consunti e
scoloriti, giacevano a terra alla rinfusa, oppure si trovavano
ammucchiati sulle sedie, in attesa di un viaggio in lavatrice per il
quale non sarebbero mai partiti. Un cumulo di piatti, pentole, posate
e bicchieri stazionava nel lavello della piccola cucina ormai da una
settimana; cresceva sempre di più ad ogni pasto e aveva ormai creato
un'informe ammasso di stoviglie unte e incrostate. Confezioni di cibo
cinese e cartoni della pizza erano sparsi un po' ovunque, mentre
bottiglie di birra vuote e mozziconi di sigaretta si trovavano
disseminati su gran parte del pavimento, le cui piastrelle erano
crepate e rotte in più punti.
Era ormai scesa la notte su Sheffield,
e, come accadeva di consueto nella contea metropolitana del South
Yorkshire, era stata accompagnata da nuvoloni scuri che, in quel
preciso istante, stavano riversando il loro carico di pioggia sui
tetti della città.
Inoltre, quell'appartamento era una
facile preda per gli spifferi, che s'intrufolavano senza difficoltà
al suo interno, prendendo possesso delle poche stanze di cui esso era
costituito.
L'esile corpo di Gaz venne scosso da un
brivido di freddo. Da un po' di tempo aveva difficoltà a pagare le
bollette e così, alla fine, dopo l'ennesimo, vano ultimatum, la
società del gas gli aveva staccato il riscaldamento, in più, come
se il numero dei suoi guai non fosse già abbastanza considerevole,
quel giorno Mandy, la sua ex moglie, aveva minacciato di togliergli
la custodia di loro figlio Nate se egli non avesse provveduto alla
svelta a pagarle gli arretrati delle spese per il mantenimento, che
ammontavano a ben 700 sterline: una cifra di gran lunga al di là
della sua portata dato che, al momento, non poteva nemmeno contare su
uno straccio di stipendio.
Ma non era certamente il solo a
trovarsi in una simile situazione. La crisi economica degli ultimi
anni aveva infatti colpito duramente la città di Sheffield, un tempo
florida capitale dell'acciaio e del divertimento, e la spietata falce
della disoccupazione aveva mietuto molte vittime, specialmente tra
gli operai delle fabbriche e delle acciaierie.
Gaz si sdraiò sulla schiena e
intrecciò le dita dietro la nuca, prendendo a fissare il soffitto
grigio, scrostato e pieno di crepe, dell'appartamento. Era come se
quello sfondo spento e insulso si fosse tramutato in uno schermo sul
quale, come al cinema, prendevano vita le immagini che affollavano la
mente dell'uomo in quel momento: Mandy, con quello smidollato del suo
nuovo compagno che le teneva quelle luride mani sulle spalle, come se
avesse dovuto proteggerla da lui, la finestra chiusa della camera di
Nate, la fila chilometrica di donne eccitate che attendevano con
impazienza di assistere allo spettacolo di quelle cinque checche
ossigenate che si spogliavano a ritmo di musica.
Incredibile! Gaz non riusciva ancora a
capacitarsene. C'erano davvero donne, sempre che così si potessero
chiamare, disposte a pagare 10 sterline a testa solo per vedere un
gruppo di buffoni togliersi i vestiti e sculettare in quel modo?
L'uomo chiuse gli occhi e si passò una
mano sul viso, come per arrestare quel flusso di immagini penose.
In quel momento, aveva cose molto più
importanti a cui pensare anziché indugiare sullo squallore a cui
aveva assistito il giorno prima. Gli stavano portando via suo figlio.
Se non avesse trovato al più presto
quei maledetti soldi per pagare le spese di mantenimento della sua ex
moglie, questa avrebbe fatto domanda al tribunale per un affidamento
esclusivo e allora lui avrebbe detto addio ad ogni possibilità di
trascorrere del tempo con Nate.
Lo sai, Gaz. A lui non piace neanche
stare a casa tua.
Le parole che Mandy
gli aveva rivolto quel pomeriggio erano ancora ben impresse nella sua
mente, come una di quelle fastidiose insegne al neon che trafiggono
impietosamente gli occhi nell'oscurità della notte e finiscono per
far venire il mal di testa se le si fissa troppo a lungo.
L'uomo strinse
rabbiosamente i pugni, fino a conficcarsi le unghie nel palmo delle
mani.
No! Non poteva
finire così! Non era giusto! Avrebbe trovato un modo per rimediare
quelle dannatissime 700 sterline e continuare a vedere Nate. Era suo
padre, dannazione, e nessuno, men che meno un gruppo di avvocati con
la puzza sotto il naso o una giuria di ipocriti perbenisti, avrebbe
potuto portarglielo via!
Ma come poteva
fare? In che modo avrebbe potuto procurarsi quella somma di denaro
che incombeva minacciosamente su di lui come una spada di Damocle,
pronta a calare, e che avrebbe potuto significare la perdita di Nate?
Come? Come?
Accompagnato da
quell'ossessiva domanda e dal suono ipnotico della pioggia battente,
l'uomo scivolò presto nel sonno.
Gaz si ritrovò in
un'ampia stanza rettangolare, riccamente arredata e stipata di
oggetti bizzarri e dall'aspetto antico, tra i quali figuravano un
candelabro a tre bracci, vecchi arazzi impolverati appesi alle
pareti, e un curioso attrezzo, composto da una ruota di legno, vicino
al quale era sistemata una piccola montagna di quella che sembrava
essere paglia.
Le alte e imponenti
finestre della sala erano tutte oscurate da tende di pesante tessuto
rosso scuro, quasi bordeaux, e l'unica fonte di luce proveniva dalle
fiamme scarlatte che scoppiettavano vivacemente in un grande camino
di pietra.
Nel complesso, Gaz
ebbe l'impressione di trovarsi in un eccentrico museo di
cianfrusaglie, oppure sul set di uno di quei film da quattro soldi
ambientati nel Medioevo e che comprendevano draghi, cavalieri e tutte
quelle altre scemenze che si potevano tranquillamente ritrovare nelle
più comuni fiabe per bambini, e che tanto piacevano a quelle
ragazzine romantiche che ancora vivevano nell'illusione di un mondo
fatato in cui, un giorno, avrebbero incontrato il loro Principe
Azzurro.
L'uomo si stava
appunto chiedendo cosa diavolo ci facesse in un posto simile, quando
una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare. - Ah, finalmente sei
arrivato, dearie. -
Gaz si voltò di
scatto verso l'angolo dal quale si era levato quel suono e si trovò
di fronte il tizio più strambo che avesse mai visto: questi aveva la
pelle squamosa e verdastra, simile alla scorza dei coccodrilli che si
possono vedere in quei noiosissimi documentari sulla natura e gli
animali, occhi scuri, striati di venature dorate e dalla pupilla
stretta, che non avevano nulla di umano, e denti acuminati, scoperti
in un ghigno beffardo.
I vestiti che
indossava lo rendevano, se possibile, ancora più stravagante, per
non dire addirittura ridicolo: i pantaloni di pelle nera, aderenti e
fascianti, gli stivali stringati, alti fino al ginocchio, con tanto
di tacco, e la camicia di raso color porpora a maniche larghe lo
facevano assomigliare ad un'appariscente rock star degli anni '80, o
a un domatore da circo. In entrambi i casi, Gaz pensò che quel tipo
dovesse essere fuori come un balcone.
Si grattò la
testa, perplesso, mentre squadrava da capo a piedi quel tale che se
ne stava tranquillamente appoggiato allo stipite della porta con le
braccia incrociate al petto, senza smettere di sogghignare verso di
lui in quel modo irriverente e anche abbastanza irritante.
Doveva trattarsi di
un sogno; non c'era altra spiegazione. Ma sì, sicuramente non era
altro che uno di quei sogni strampalati, spesso causati dall'alcool,
dalla febbre o da qualche sostanza tossica.
Gaz rifletté:
eppure quella sera aveva bevuto solo un paio di birre e aveva fumato
le sue solite sigarette, a meno che, naturalmente, non avesse
ingerito del cibo avariato o scaduto; eventualità che, doveva
ammetterlo, non si poteva escludere, considerando le sue pessime
abitudini alimentari.
In ogni caso,
quello sconosciuto continuava ad osservarlo con fare impertinente e
Gaz iniziava ad esserne piuttosto infastidito. - E tu chi cavolo sei?
Non ti hanno detto che Halloween è passato da un pezzo? -
Sembrava che quel
tipo non aspettasse altro. Ignorò completamente la seconda domanda e
sorrise: - Permettimi di presentarmi, dearie. -
Mosse qualche passo
sicuro verso di lui, poi allargò le braccia si proferì in un
profondo e teatrale inchino. - Io sono Rumpelstiltskin. Ma tutti mi
chiamano il “Signore Oscuro”. -
Gaz scoppiò
istintivamente a ridere. - Sì certo! E io sono la Fata Turchina! -
L'altro alzò lo
sguardo e aggrottò la fronte, confuso, come se non avesse colto
affatto l'ironia nel tono delle parole pronunciate dal biondo e lo
considerasse perfino un po' picchiato, circostanza alquanto ironica
dato che, tra i due, non era certo quest'ultimo ad essere vestito
come un deficiente e ad avere la pelle verdognola. - Ehm... no, in
realtà direi che, per tua fortuna, non le assomigli affatto, mio
caro. -
La sua voce suonava
acuta e stridula, ma qualcosa, in essa, risultava vagamente
inquietante e sinistro e fece rabbrividire Gaz.
- Dove accidenti mi
trovo? Si può sapere? Che razza di posto è questo? -
- Ma naturalmente
sei nel mio castello, dearie! Il Castello Oscuro. - rispose con
ovvietà il tizio del sogno.
Gaz decise che era
meglio assecondare quel tale; probabilmente non avrebbe ricevuto una
sola risposta sensata, inoltre non si sa mai cosa può succedere
quando si ha a che fare con un matto, anche se questi non è altro
che un'illusione della propria mente.
- Oh, sì, certo. E
come ci sono finito? Che diamine ci faccio qui? -
A quel punto, il
folletto, o quello che era, sorrise enigmatico. - Dovresti dirmelo
tu, mio caro. Nessuno viene da me se non per stipulare un accordo. -
- Un accordo? Ma di
che stai parlando? Non ho intenzione di fare alcun patto con te! Sei
solo un frutto della mia immaginazione! - e molto probabilmente anche
di un'intossicazione alimentare, si ritrovò ad aggiungere
mentalmente.
L'uomo-lucertola
non si scompose e avvicinò il proprio volto bestiale a quello di
Gaz, piantando il suo sguardo indagatore e ipnotico, come quello di
un serpente, dritto nelle iridi nocciola del biondo. - Eppure c'è
qualcosa che ti assilla. Non ho forse ragione? -
A quel punto, Gaz
non poté fare a meno di pensare a Nate e alle 700 sterline che
doveva a Mandy.
Bastò
quell'istante di esitazione per accendere, negli occhi spiritati del
folletto, un bagliore di trionfo. - Ne ero certo. - commentò
soddisfatto, dopodiché andò a sedersi al lungo tavolo di legno
lucido e incrociò le dita davanti a sé, senza smettere di fissare
il suo interlocutore. - Allora... cos'è che vuoi, dearie? -
Gaz sospirò e si
passò una mano sulla faccia. Tutta quella situazione era
semplicemente assurda! Stava conversando con uno spiritello verde che
gli era apparso in sogno e che avrebbe potuto essere un lontano
cugino del Grinch, e ora questi sosteneva addirittura di poterlo
aiutare a risolvere i problemi che lo affliggevano nella vita reale!
E come avrebbe
potuto fare? Avrebbe filato della paglia, tramutandola magicamente in
oro, come narrato nella fiaba, e, quando si fosse svegliato la
mattina seguente, Gaz avrebbe trovato quel tesoro ai piedi del letto
e lo avrebbe venduto per ricavarne i soldi che gli occorrevano? Sì,
certo. Come no! Peccato che quel genere di cose accadesse solo nelle
favole, sicuramente non nella realtà grigia, dura e cruda di
Sheffield; e lui non era di certo una principessa in pericolo, ma
solo uno squattrinato perdigiorno che rischiava di vedersi portar via
suo figlio da un momento all'altro.
Quella catena di
sarcastiche considerazioni venne spezzata dalla voce di
Rumpelstiltskin.
- Sai, dearie, non
ho tutta la giornata a disposizione. Se vuoi che ti aiuti devi
parlare in fretta. -
Gaz alzò gli occhi
al cielo ma, di nuovo, decise di stare al gioco e di vedere dove quel
sogno contorto e astruso lo avrebbe condotto.
- E va bene. Si
tratta di mio figlio... - il biondo cominciò a raccontare di come la
sua ex moglie avesse intenzione di togliergli la custodia di Nate e
di come egli dovesse trovare al più presto i soldi per le spese di
mantenimento. Si sorprese di come le parole gli uscissero spontanee e
sincere dalla bocca, come se il bisogno di esternare ciò che provava
fosse diventato ormai insopprimibile.
Ad ogni frase,
confessata a quello strano essere verdastro, sembrava che il peso che
fino ad allora aveva oppresso il suo petto, si alleviasse un poco.
Quando terminò il
racconto, Gaz non poté ignorare un leggero senso di sollievo.
Rumpelstiltskin era
rimasto ad ascoltarlo attentamente per tutto il tempo, senza mai
interromperlo e mantenendo un'espressione impassibile e
indecifrabile. Se durante quei minuti avesse provato una qualche
emozione oppure no, sarebbe stato impossibile da dire.
Prima di parlare,
attese ancora qualche istante, fissando il vuoto davanti a sé, come
se si fosse estraniato da ciò che lo circondava, perso nei propri
insondabili pensieri.
Quando finalmente
proferì parola, la sua voce suonò bassa e pacata, quasi venata di
una nota di malinconia. - Quindi, se ho capito bene la tua
situazione, se non riuscirai a rimediare in fretta quel denaro,
perderai la possibilità di stare con tuo figlio. -
Gaz iniziava a
spazientirsi davanti alla calma, apparentemente imperturbabile, del
padrone di casa. - Sì, maledizione! Te l'ho appena detto! E ora cosa
diamine dovrei fare per procurarmi quei dannati soldi? -
Ancora una volta,
quel coboldo svitato non si scompose dinanzi al tono alterato e
impaziente del biondo. Si portò invece una mano al mento con fare
pensieroso, infine schioccò le dita e, davanti agli occhi stupefatti
di Gaz, prese forma l'immagine di un manifesto che pubblicizzava
un'esibizione hard riservata esclusivamente ad un pubblico femminile,
il cui prezzo ammontava a 10 sterline per spettatrice, poi la visione
sfumò e mutò in un'altra: sei uomini senza volto che, come ombre
scure e sfocate, danzavano in modo provocante e, nel frattempo, si
spogliavano davanti a centinaia di donne urlanti ed entusiaste che
riempivano ogni angolo del locale.
Gaz impiegò
qualche istante ma, alla fine, capì il messaggio che quelle immagini
intendevano trasmettergli e rimase sbalordito.
Non poteva
crederci! Davvero quella sottospecie di ramarro gli stava suggerendo
di mettere in scena uno spettacolo simile a quello presentato da quei
cinque stronzetti?
- Uno spogliarello?
Cos'è, un cazzo di scherzo? -
Rumpelstiltskin
fece spallucce con aria noncurante. - Come hai detto prima, io sono
solo un prodotto della tua immaginazione, dearie. Mi limito a
mostrarti ciò che già sai, e tu conosci perfettamente la risposta
al tuo problema. Ti serviva solo qualcuno che la portasse in
superficie. -
Gaz ascoltò quelle
parole e ripensò al giorno prima e alla moltitudine di donne in
delirio che si trovavano all'interno del locale dove si stavano
esibendo i quattro spogliarellisti professionisti. Sembrava
incredibile, eppure quell'idea, per quanto pazzesca potesse apparire,
aveva un senso e ne acquistava sempre di più man mano che la mente
dell'uomo la soppesava. Sì, poteva funzionare! Era disposto a tutto
pur di continuare a vedere Nate, quindi perché non tentare? Con 10
sterline a ingresso avrebbe potuto mettere insieme una bella somma,
forse perfino sufficiente per poter saldare il debito con Mandy e
convincerla a mantenere l'affidamento congiunto.
Si rivolse
nuovamente all'uomo-rettile: - Prima hai parlato di un accordo, un
patto, o quello che è... - l'altro annuì tranquillamente. - Quindi
vuoi qualcosa in cambio da me? -
Il folletto agitò
una mano davanti a sé, come per scacciare una mosca invisibile. -
Oh, lascia perdere queste formalità, mio caro. -
- Come sarebbe a
dire? Non vuoi nulla? Dov'è la fregatura? - Gaz era scettico e
sorpreso.
- Be', diciamo solo
che... - fece una breve pausa, come se volesse trovare l'espressione
adatta - ...odio l'idea che un padre e un figlio vengano separati. -
- Tutto qui? - il
biondo era ancora sospettoso.
- Sì, dearie.
Tutto qui. E ora è giunto il momento di salutarci. Addio, e cerca di
goderti tuo figlio il più possibile, perché il tempo passato
insieme è prezioso e vale più di tutto l'oro del mondo. -
Subito dopo che il
folletto ebbe pronunciato quelle parole, le pareti del palazzo
presero a svanire, insieme a tutto ciò che si trovava al suo
interno, incluso lo stesso Rumpelstiltskin, sulle cui labbra
troneggiava ancora quel ghigno compiaciuto.
Gaz si svegliò di
soprassalto e aprì gli occhi, ritrovandosi nel suo appartamento
caotico e disordinato, sdraiato sul vecchio materasso a molle, con
indosso ancora i vestiti del giorno prima e perfino le scarpe. Ogni
traccia del castello e del folletto che vi abitava era scomparsa.
Le lancette
dell'orologio appeso alla parete della cucina segnavano le 6.30 del
mattino e, dopo la tempesta della notte precedente, alcuni timidi
raggi di sole facevano capolino dalle fessure delle veneziane rotte e
sgangherate, che pendevano tristemente dalle finestre, come dei
relitti.
Incurante dell'ora,
l'uomo balzò in piedi e afferrò il telefono con tanta foga che
quasi strappò i fili dalla presa di corrente.
Compose alla svelta
il numero di Dave e rimase in attesa, trepidante.
Oh, andiamo, trippa lessa! Rispondi!
Dopo parecchi
squilli, finalmente la voce assonnata dell'amico biascicò qualcosa
dall'altro capo dell'apparecchio, ma Gaz non ascoltò e lo interruppe
immediatamente. - Muoviti, trippa lessa! Andiamo a correre! -
Non attese nemmeno
la risposta dell'altro e riattaccò, poi si svestì velocemente, si
lavò il viso con acqua fredda, e indossò un paio di pantaloni
sportivi e una vecchia maglietta dello Sheffield United FC.
Prima di uscire di
casa, lanciò una rapida occhiata al suo riflesso nello specchio e
vide il solito uomo biondo, dal fisico smilzo e minuto, restituirgli
lo sguardo.
S'immaginò sul
palco del locale, vestito di nient'altro che un ridottissimo
perizoma, che poco lasciava all'immaginazione, intento ad ancheggiare
e ad ammiccare audacemente verso il pubblico in delirio sulle note di
Hot Stuff, di Donna Summer. Gli angoli delle sue labbra
sottili s'inclinarono in un sorrisetto a metà tra lo scettico e il
divertito.
Uno spogliarello.
Che idea assurda! Così assurda... che avrebbe anche potuto
funzionare.
Da Stria93:
Ciao a tutti! :)
Questa shot è un
vero e proprio esperimento per me e forse è anche un po' azzardato,
ma ho deciso di discostarmi dal mio solito genere di storie e di
tentare qualcosa di nuovo.
Non ho mai scritto
di altri personaggi interpretati da Robert, ad eccezione di
Rumpelstiltskin, al quale sono particolarmente affezionata.
Tuttavia adoro
“Full Monty” e Gaz, inoltre credo che questo personaggio presenti
un'importante analogia proprio con il nostro caro Signore Oscuro,
ovvero l'essere un padre al quale viene portato via il figlio a causa
della propria condotta.
Da tempo mi
stuzzicava l'idea di unire e far incontrare questi due personaggi e
le loro vicende in una OS e la seconda edizione di questo contest,
ideato da B e l l e , me ne ha dato l'occasione perfetta. :)
Ho cercato di
condurre la narrazione utilizzando il PoV di Gaz, ma temo fortemente
di essere caduta nell'OOC e sono piena di dubbi a questo riguardo.
Spero comunque di
aver prodotto una shot almeno decente e che possa piacervi. ^^
Concludo questa
nota con una precisazione: l'incontro tra Rumpel e Gaz non ha nessun
carattere magico o sovrannaturale. Tutto quanto è solo frutto della
mente del protagonista di “Full Monty” e - che cosa brutta da
dire - il folletto esiste solo e soltanto nel suo sogno, anche se ho
voluto mantenerlo fedele al personaggio originale di OUAT e inserire
dei riferimenti alla sua storia.
Come sempre,
ringrazio di cuore chi leggerà questo piccolo esperimento, chi lo
aggiungerà ad una delle liste, e ancora di più chi sarà così
gentile da farmi conoscere il proprio parere.
Un bacio grande!
:*