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Autore: slice    08/08/2014    7 recensioni
Questo è uno sguardo nel passato, nel posto e nel momento giusto per vedere Gaara prendere una delle decisioni più importanti della sua vita: diventare Kazekage. È solo una flash, ma era tanto che volevo metterla nero su bianco.
Quinta classificata al "Godaime Kazekage contest" indetto da supersara89.
Prima classificata a "Il contest del supermarket" indetto da Fefy_07.
Genere: Dark, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Naruto prima serie
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Il contest del supermarket”
Buono spesa: "Mangia che ti passa"
Citazione: "Tutti possiamo cedere alle tentazioni, specie nei momenti di grande debolezza, e quando quei momenti arrivano ti serve tutta la forza di volontà che hai per poterli superare"
Caratteristica del personaggio: il protagonista prova piacere nell'uccidere

Godaime Kazekage contest”
Ametista, prompt: “Quando sono diventato Kazekage”







Rinascita



Gaara serra gli occhi e stringe i denti, esausto. Si alza con fatica, sabbia e detriti scivolano giù dalla schiena e il peso mancante della giara fa sì che si volti a cercarne la figura. Tossisce, nell'aria polverosa. Lo scontro fuori da quelle macerie continua, tuttavia i suoi pensieri vengono distolti da rumori molto più vicini.
La paura che l'Ichibi si approfitti del momento lo fa tremare più della stanchezza ma, come recentemente ha imparato, si concentra sulle azioni immediate; barcollando, si avvicina alla fonte dei rumori. Il cuore gli batte ferocemente nelle orecchie quando il suo sguardo incontra le fattezze paffute di un neonato.
Shukaku ride, nella sua testa, così forte da oscurare tutto il resto, e lui deglutisce a fatica, la stanchezza e il poco chakra rimasto lo obbligano a inginocchiarsi dinanzi alla cesta. Poi alza gli occhi: un braccio spunta dalle macerie, esile e pallido, l'arto di una donna che cerca di raggiungere il proprio figlio.
Shukaku urla, un urlo disarticolato ed euforico che costringe il jinchuuriki a prendersi la testa tra le mani; il tatuaggio pulsa, sulla fronte, il dolore e l'odio alimentano la sua pazzia e nutrono il demone.
Stringe i pugni e ringhia.
Uccidi. Uccidili tutti!
Sempre la stessa litania. Gaara emette un gemito frustrato e porta l'attenzione sul neonato, nella speranza di placare quel piacere sottile che serpeggia sottopelle al pensiero di prendere un'altra vita. I versetti e i movimenti scoordinati del bambino lo rapiscono, ma l'equilibrio è tanto precario che basta tremi una parete, basta la paura di non avere tempo, per scatenare nuovamente il demone.
Strizza gli occhi e digrigna i denti, la sabbia si agita intorno alle sue mani e tutta quell'oscurità si aggruma nel suo stomaco, sul sigillo, sul cuore, la pressione sulle tempie lo stordisce tanto da fargli scuotere la testa.
“Gaara!”
La voce di Kankuro gli fa spalancare gli occhi. Improvvisamente, lì, insieme a lui, c'è silenzio. Fuori c'è suo fratello, Matsuri sbraita che lo salverà, le urla di Temari si sovrappongono; scavano per liberarlo.
Gaara porta le mani tremanti sul neonato, ignorando la luce e le voci che filtrano sempre più.
Naruto gli ha fatto capire che è lui a dover riempire il vuoto dentro di sé, e che si è davvero forti solo quando si ha qualcuno da proteggere. I suoi fratelli, il suo villaggio, il suo Paese gli danno la forza di domare Shukaku; adesso, mentre si preme il bambino al petto con delicatezza, afferra il significato di quelle parole.
“Tutti possiamo cedere alle tentazioni, specie nei momenti di grande debolezza, e quando quei momenti arrivano ti serve tutta la forza di volontà che hai per poterli superare,” dice, solenne, “ricordalo sempre.”
Il bambino biascica agitando i pugnetti, gli occhi grandi e liquidi si chiudono quando starnutisce, un po' di polvere svolazza nell'aria, poi torna a fissarlo.
Temari gli si avvicina, lo chiama, Kankuro gli posa una mano sulla spalla, Gaara però non riesce a distogliere lo sguardo.
In quel momento è già Kazekage.

500 parole





I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è nemmeno un po' di lucro. Non me ne parlate.



  
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