“Il
contest del supermarket”
Buono spesa: "Mangia che ti
passa"
Citazione: "Tutti possiamo cedere alle
tentazioni, specie nei momenti di grande debolezza, e quando quei
momenti arrivano ti serve tutta la forza di volontà che hai
per poterli superare"
Caratteristica del personaggio: il
protagonista prova piacere nell'uccidere
“Godaime
Kazekage contest”
Ametista, prompt: “Quando sono
diventato Kazekage”
Rinascita
Gaara
serra gli occhi e stringe i denti, esausto. Si alza con fatica,
sabbia e detriti scivolano giù dalla schiena e il peso
mancante della giara fa sì che si volti a cercarne la figura.
Tossisce, nell'aria polverosa. Lo scontro fuori da quelle macerie
continua, tuttavia i suoi pensieri vengono distolti da rumori molto
più vicini.
La paura che l'Ichibi si approfitti del momento
lo fa tremare più della stanchezza ma, come recentemente ha
imparato, si concentra sulle azioni immediate; barcollando, si
avvicina alla fonte dei rumori. Il cuore gli batte ferocemente nelle
orecchie quando il suo sguardo incontra le fattezze paffute di un
neonato.
Shukaku ride, nella sua testa, così forte da
oscurare tutto il resto, e lui deglutisce a fatica, la stanchezza e
il poco chakra rimasto lo obbligano a inginocchiarsi dinanzi alla
cesta. Poi alza gli occhi: un braccio spunta dalle macerie, esile e
pallido, l'arto di una donna che cerca di raggiungere il proprio
figlio.
Shukaku urla, un urlo disarticolato ed euforico che
costringe il jinchuuriki a prendersi la testa tra le mani; il
tatuaggio pulsa, sulla fronte, il dolore e l'odio alimentano la sua
pazzia e nutrono il demone.
Stringe i pugni e ringhia.
Uccidi.
Uccidili tutti!
Sempre la stessa litania. Gaara emette un
gemito frustrato e porta l'attenzione sul neonato, nella speranza di
placare quel piacere sottile che serpeggia sottopelle al pensiero di
prendere un'altra vita. I versetti e i movimenti scoordinati del
bambino lo rapiscono, ma l'equilibrio è tanto precario che
basta tremi una parete, basta la paura di non avere tempo, per
scatenare nuovamente il demone.
Strizza gli occhi e digrigna i
denti, la sabbia si agita intorno alle sue mani e tutta
quell'oscurità si aggruma nel suo stomaco, sul sigillo, sul
cuore, la pressione sulle tempie lo stordisce tanto da fargli
scuotere la testa.
“Gaara!”
La
voce di Kankuro gli fa spalancare gli occhi. Improvvisamente, lì,
insieme a lui, c'è silenzio. Fuori c'è suo fratello,
Matsuri sbraita che lo salverà, le urla di Temari si
sovrappongono; scavano per liberarlo.
Gaara porta le mani tremanti
sul neonato, ignorando la luce e le voci che filtrano sempre
più.
Naruto gli ha fatto capire che è lui a dover
riempire il vuoto dentro di sé, e che si è davvero
forti solo quando si ha qualcuno da proteggere. I suoi fratelli, il
suo villaggio, il suo Paese gli danno la forza di domare Shukaku;
adesso, mentre si preme il bambino al petto con delicatezza, afferra
il significato di quelle parole.
“Tutti possiamo cedere alle
tentazioni, specie nei momenti di grande debolezza, e quando quei
momenti arrivano ti serve tutta la forza di volontà che hai
per poterli superare,” dice, solenne, “ricordalo
sempre.”
Il bambino biascica agitando i pugnetti, gli occhi
grandi e liquidi si chiudono quando starnutisce, un po' di polvere
svolazza nell'aria, poi torna a fissarlo.
Temari gli si avvicina,
lo chiama, Kankuro gli posa una mano sulla spalla, Gaara però
non riesce a distogliere lo sguardo.
In quel momento è già
Kazekage.
500 parole
I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è nemmeno un po' di lucro. Non me ne parlate.