Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: 8Sherlin8    09/08/2014    4 recensioni
{Lieve Ade/Estia}
*Tratto dal testo*
Poche sono le cose che si sanno sul suo conto…
È nota per essere una dea.
È conosciuta come una delle tre dee vergini.
È figlia del re dei Titani.
È la più antica tra i suoi fratelli.
Lei è Estia.

E questa è la sua storia.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Estia, Gli Dèi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Note dell'autrice
I'm CRAZY, non lo nego. IO LI SHIPPO! 
Have you got a problem?
 
Estia è sempre stata una delle mie dee preferite, nonostante con mio grande dispiacere ci sono pochissimi miti su di lei, così come succede ad Ade. *sospiro drammatico*  
Vi confesso che questa storia è il frutto della mia immaginazione di quando ero solo una bambina che passava quasi tutto il tempo a fantasticare sugli dei, quindi non scioccatevi troppo della coppia! ç_ç Forse ho esagerato troppo con l'immaginazione.

Ci sono molti versioni sulla nascita dei figli di Crono e Rea, ma io preferisco quella che racconta che la prima a nascere sia stata Estia, seguita da Ade, Demetra, Poseidone, Era e infine Zeus.
Poi, mi sono sempre chiesto per quale motivo ha rifiutato di sposare dei tipi come Poseidone o Apollo.
Ed ecco il risultato! TA-DA!
E... Meglio se la smetto prima che di spoilerarvi tutto. 



Poche sono le cose che si sanno sul suo conto...
È nota per ressere una dea. 
È conosciuta come una delle tre dee vergini.
È figlia del re dei Titani.
È la più antica tra i suoi fratelli.
Lei è Estia.
...
E questa è la sua storia.
 
 
I suoi primi ricordi furono quelli di sua madre che la stringeva forte al petto e correva col fiato sospeso.
Il terrore era scritto nei suoi occhi che si guardavano intorno con agitazione. Lei le accarezzò una guancia con le proprie mani piccole e paffute, sperando di confortarla un po' da qualunque cosa la spaventasse, ma il suo gesto non fece altro che rattristarla.
— Non gli permetterò di farti del male — singhiozzò lei con le lacrime agli occhi. — Oh Estia, la mia povera bambina.
Estia. Le piaceva quel nome. Lo trovava perfetto per lei. Però, non le piaceva vedere sua madre piangere e sentire il dolore nella sua voce.
— Rea! — ruggì una voce profonda alle loro spalle facendola gelare il sangue. — Ti ordino di fermarti e darmi la bambina!
— No! Crono, non te lo lascerò fare! — gli urlò contro Rea con determinazione. Estia sentì le braccia di sua madre avvolgersi ancora più saldamente su di lei.  — È nostra figlia!
— Rea, ho detto di darmi la bambina! — ringhiò, la voce incrinata dall’ira. — Non correrò il rischio di essere spodestato come nostro padre!
— Non te lo lascerò fare — ripeté lei, correndo un po' più veloce. 
Estia percepì la stanchezza della madre: era al limite. Non ce l'avrebbero mai fatta. 
La paura si impossessò di lei insieme all'istinto, il quale le diceva che quella voce, quell'uomo, le avrebbe fatto solo del male.
— Osi quindi contraddirmi — affermò lui digrignando i denti. — Te ne pentirai.
Accadde tutto molto in fretta.
Sua madre non riuscì a schivare il colpo che le arrivò improvvisamente incontro, e con un urlo cadde a terra, l’icore che le sgorgava su un fianco.
Estia si sentì sollevare da due mani grandi, poi vide due occhi color aurei che la scrutavano con odio e paura.
Lei non seppe cosa gli avesse mai fatto per meritare quelle malignità nei suoi confronti. Era semplicemente una bambina ancora in fasce che non avrebbe mai fatto del male a nessuno.
— La mia primogenita — sogghignò l'uomo aprendo la bocca. 
Istintivamente chiuse gli occhi, mentre, la prossima cosa che sapeva, stava cadendo.
Giù, giù, giù.
La luce fu sostituita dal buio; il calore dal freddo; le suppliche disperate della madre dal silenzio; finchè non rimase solo lei, accompagnata unicamente da un profondo senso di solitudine.

 
*****

All'interno del signore dei Titania parte lei, vi era il nulla.
Spesso si ritrovava a camminare senza meta in quel piccolo posto che ormai si rassegnava a considerare come la sua nuova casa.
Buia, umida, viscida e scomoda.
Si sedette e si portò le gambe al petto appoggiandoci la testa, e per l'ennesima volta si rannicchiò in quella posizione.
Cercò di richiamare nella sua mente la voce accogliente della madre, l’unica che riusciva a colmare il vuoto dentro di lei e trasformare il gelo della sua prigione in un calore gradevole. Soffocò un singhiozzo e chiuse gli occhi trattenendo le lacrime: non sarebbero servite a nulla. Poteva solo affidarsi alla speranza, poiché le restava solo essa.
Non seppe dire quanto tempo passò prima che il suo desiderio fu esaudito.
Qualcosa cadde ai suoi piedi: un fagotto.
Poco dopo si accorse ciò che contenevano quel groviglio di fasce e ne restò completamente stupita, perché ciò che stava osservando era un neonato.
Il piccolo, mentre si guardava attorno, aveva un cipiglio severo sul viso pallido dai lineamenti morbidi. Lei lo prese in braccio e il suo cuore fece un salto mortale non appena i loro sguardi si incontrarono.
— Ciao piccolo, benvenuto in questa umile casa — sussurrò dolcemente mentre lo cullava, o almeno, ci aveva provato.
Il piccolo corpo del bambino prese a brillare e la forma iniziò a crescere finché non diventò un ragazzo più grande di lei.
Estia sbattè le palpebre per la sorpresa mentre lui le offrì un mezzo sorriso che lei ricambiò quasi subito.
— Sono Estia — si presentò. — Qual è il tuo nome?
— Ade — rispose lui dopo un momento di riflessione. — Lei mi chiamava così.
Sul volto di lei si disegnò un ampio sorriso malinconico mentre nella mente le risuonava il nome del ragazzo proferito dalla sua voce regale. Per la prima volta dopo molto tempo, Estia si sentì completa; il suo senso di solitudine scomparve.
— Sono felice di incontrarti, fratello... ti chiedo scusa per il mio egoismo.
Perdona il mio unico desiderio.
Lui inarcò un sopracciglio con aria interrogativa, aspettando una spiegazione che lei non gli diede.
— Avrai freddo, vieni a sederti con me — lo invitò, invece.
Si accomodarono uno di fronte all'altro davanti al fuoco che lei aveva creato. Il silenzio regnava tra loro, ma esso era diverso da quello che aveva dovuto sopportare per anni: era confortevole.
Estia si odiò per la gioia che stava provando, ma non poteva farne a meno.
Era sbagliato essere felici per un proprio desiderio egocentrico?

*****

Sembrava un'eternità, ma in realtà erano passati giorni, mesi o forse anni da quando fu affiancata da lui
Il tempo era così confuso per lei, ma non aveva importanza, dato che aveva gli occhi solo per il suo fratellino. Avrebbe sempre cercato di tenere Ade al caldo attorno un fuoco che lei stessa manteneva costantemente acceso in un posto illuminato, così non avrebbe mai conosciuto il buio e l'angoscia che si provavano stando da soli.
— Ade —  lo chiamava sempre con il tono più affettuoso che possedeva. Una strana sensazione svolazzante le si insinuava allo stomaco ogni volta che lo guardava, tuttavia era più piacevole che fastidiosa.
— Si?
— Ti amo.
Quelle semplici parole vennero seguite da una lunga pausa.
Estia sapeva che il fratello era sempre stato riluttante quando si trattava di mostrare emozioni positive e gesti d’affetto, ciò nonostante sorrise quando si sentì rispondere:  — Anch'io. 

*****
 
Poco tempo dopo, ricevettero una visita a sorpresa.
Si presentò una bambina graziosa, Demetra, e la loro prigione fu rallegrata dalla sua insolita e più che rara allegria.
Era la natura viva. Sarebbe stata una buona madre, pensava Estia.
Suo fratello, tuttavia, non condivideva i suoi pensieri. Sembrava geloso dell'attenzione che dedicava alla sorellina, e lei non poteva fare a meno di rimanere compiaciuta delle sue occasionali lamentele su quanto fosse eccentrica con Demetra e su quanto gli mancassero i vecchi tempi dove esistevano solo loro due. Ma lei lo rimproverava lo stesso per quegli atteggiamenti infantili, ricordandogli il dovere di un fratello maggiore.

 
*****
 
Poseidone.
Fin dalla prima volta che i suoi due fratelli si incontrarono, la situazione diventò tesa. Poseidone, col suo temperamento rilassato e al contempo imprevedibile, riusciva facilmente a irritare la natura solitaria e severa di Ade.
I due, rinchiusi in quel soffocante luogo, si scontravano inevitabilmente e diventavano inseparabili a causa  delle loro lotte e dei loro conflitti. Toccava a lei e Demetraquindi, prenderli da parte e farli ragionare. Lei usava ciò come una scusa per fuggire dalla sorella solo per parlare un po' con Ade, stringergli con amore e calore la mano e ascoltarlo sfogarsi cercando di sciogliergli il pugno di ferro. A volte, Estia aveva l’impressione che suo fratello iniziasse una piccola lite solo per stare con lei. Tuttavia, anche i momenti in cui Ade si rintanava da solo in un angolo buio e isolato aumentarono.

*****

I ragazzi avevano litigato nuovamente e, mentre lei si preparava a fare la solita ramanzina ad Ade, Demetra la sorprese offrendosi di andare al suo posto.
La rabbia di Poseidone era forte e sembrava incontenibile; si sfogava dando pugni e calci contro lo stomaco del padre. Lei, da una parte,  pensò che suo fratello stava per provocare l'indigestione a loro padre, ma dall'altra, credeva che fosse molto inventivo quando si trattava di sfogarsi con le parole.
Estia lo ascoltava in silenzio, annuiva e mormorava il suo assenso al momento giusto e, con suo grande stupore, presto l'ira di Poseidone si placò del tutto. Spinta dalla forza dell'abitudine, lei gli prese le mani diffondendogli calore e comfort, poi lo pizzicò dolcemente sulla guancia. Poseidone si strofinò il punto con un sorriso genuino che cresceva sulle labbra fino a estendersi per tutto il viso. Lei lo guardò perplessa, non capendo come interpretare quel cambio repentino di comportamento, ma non si soffermò per molto come dall'altro lato Ade e Demetra da una seduta calmante avevano cominciato a gridarsi maledizioni. 
Infine, mentre Poseidone consolava una Demetra in lacrime, Estia raggiunse Ade e cercò le sue mani trattenendo un sussulto quando trovò la presa più salda del solito, ma non mollò.

 
*****
Dolce e bellissima era l'ultima arrivata.
Estia teneva tra le braccia la splendida Era che crebbe velocemente come i suoi fratelli. La sua famigliaquindi, si allargò ulteriormente.
Ormai i giorni bui e solitari che aveva passato erano solo lontani ricordi.
Le tre sorelle erano inseparabili, tranne quando dovevano dividersi per fermare i loro fratelli dal prendersi a pugni a vicenda; il resto lo trascorrevano insieme parlottando del più e del meno e discutendo sui loro sogni, come vere sorelle, come migliori amiche.

 
*****
 
Più tardi, dopo che i fratelli ebbero combattuto nuovamente, Estia tirò da parte Ade e, oltre a fargli la solita predica, gli confidò di un sogno su un giovane uomo che progettava di salvarli e del suo sospetto che Era si fosse innamorata.
Ci fu un lungo silenzio, cosa alquanto bizzarra, dato che era solito a fare qualche battuta sarcastica. Quando lui le prese le mani tra le sue e la fissò intensamente, Estia non potè che essere sorpresa. Dal comportamento di lui, dedusse che dovesse dirle qualcosa d’importante, e il solo pensiero le fece infiammare le gote.
Lo guardò interrogativa e, improvvisamente, sentì il suo battito cardiaco accelerare e il cuore minacciare di uscirle dal petto. Le sue aspettative la divisero tra ansia e timore, però non seppe mai cosa lui le volesse dire, dal momento che furono interrotti da un nuovo arrivo. 
Silenzio.  
Nessun grido, nessun movimento veniva dal bambino avvolto completamente dalla fasce.
Era si portò entrambi le mani alla bocca. — È... morto? — chiese con orrore, gli occhi spalancati.
Estia era spaventata. Possibile che... 
Una mano si appoggiò alla sua spalla rassicurandola: era Ade; Demetra le fece un sorriso incoraggiante; Poseidone le diede i pollici in su; anche Era sussurrò parole di fede.
Estia prese timidamente il fagotto tra le braccia e tolse via la stoffa.
Si bloccò per ciò che vide, ma, presto, la sua espressione stupefatta fu sostituita da una risata incontrollata. Gli altri si precipitarono in avanti, chi spaventato, chi accigliato, chi preoccupato per la sua sanità mentale.
— Che ti prende, Estia? — la chiamò Ade.
Lei si voltò. — È stato ingannato! — esclamò mostrando involto. — È una roccia.
— Chi è stato ingannato?
Lei ignorò la domanda agitando la mano come se volesse allontanare qualcosa di fastidioso sentendo una fiamma di speranza che cominciò bruciarle nel petto. 
L'ultimo dei loro fratelli era vivo? 
La loro madre era riuscita a salvarlo da quella prigionia?
Sarebbero mai usciti da quel posto?

 
*****

La loro prigione tremava. 
Un odore pungente le invase le narici mentre un strano intruglio violaceo riempì lo stomaco di loro padre.
Che succede? 
Stava per esprimere ad alta voce la domanda che tutti pensavano tra sé e sé, quando percepì una strana forza tirarli verso l'alto.
Cercò invano di farsi strada tra i suoi fratelli, ma potè solo guardare impotente come uno ad uno si dirigevano verso l'ignoto. La pietra, che rappresentava il più piccolo di loro, fu il primo a scomparire. Poi arrivò il turno di Era, il cui terrore era visibile nel suo austero e impenetrabile viso. Poseidone e Ade accorsero ad aiutarla, ma, nonostante i loro sforzi, lei sparì.
Poseidone la seguì, ruggendo e dimenandosi, accompagnato poi dalle urla spaventate di Demetra. Ade non ebbe alcuna reazione, consapevole che fosse il prossimo e che non sarebbe servito a nulla ribellarsi. 
I piedi di Estia si erano mossi da soli, raggiungendolo, e si ritrovò aggrappata a lui con più forza del dovuto, come se fosse la sua unica ancora di salvezza. 
Chi sapeva se l'avrebbe rivisto? E dove stavano andando?
Spinto da un impulso fulmineo, non del tutto conscio di ciò che stesse facendo, lo ravvicinò a sé e lo baciò. Poi, com’era successo agli altri, la stessa forza glielo portò via, lasciandola nuovamente sola con il ricordo del suo sorriso triste premuto sulle labbra. 
Fortunatamente, prima che quella familiare e angosciante sensazione di solitudine tornasse, sentì le particelle del proprio corpo dividersi in tanti pezzettini, la sua essenza fu scossa da una miriade di sensazioni nuove e poi ricomparire un momento dopo in un posto a lei del tutto sconosciuto.
Gli occhi ci misero un po' ad abituarsi alla luce mentre i suoi altri sensi registrarono delle particolari che per tutto il tempo le furono negati: il calore, gli odori piacevoli, i suoni, i rumori, e la voglia di vivere.
— Presto, venite con me, fratelli e sorelle, prima che lui si riprenda del tutto e chiami i rinforzi — gridò un giovane uomo. 
Estia si guardò intorno in cerca degli altri, poi lo vide: suo padre piegato su se stesso, in ginocchio, che gli lanciava sguardi carichi di un rancore rimasto intatto nel tempo. 
— Lo rivedremo presto, lo sento — sussurrò Ade accanto a lei stringendole rassicurante la mano, prima di dirigersi insieme verso la porta ad arco, dove speravano ci fosse la libertà che tanto avevano bramato.
Tuttavia, niente fu semplice come credevano.
*****

Dopo una sfrenata fuga senza tregua, si rifugiarono in una caverna del Monte Otri per ripararsi dalla furia del padre. Lì ricevettero una visita a sorpresa da una persona che credeva non avrebbe mai più rivisto.
Il suo sorriso, la sua voce e il suo calore erano ancora vividi nella sua mente; le avevano sempre infuso coraggio e fede nei momenti di bisogno. 
Madre.
Solo allora capì che il loro salvatore non era altro che il loro fratello minore. Era sopravvissuto e adesso li aveva liberati. 
Zeus.
Il fratello li convinse a vendicarsi del padre per ciò che gli aveva fatto, e finchè c'era lui, Crono non avrebbe avuto una vita facile. 
Estia era l'unica che si era opposta e aveva provato a farli ragionare, a trovare una soluzione diplomatica, ma nessuno la ascoltava, nemmeno Ade.
Alla fine cedette anche lei ed elessero Zeus come loro leader, dichiarando guerra aperta al Signore dei Titani.
 

*****
 
Guerra.
I due schieramenti composti da guerrieri immortali si scontrarono in molteplici occasioni. 
A volte vincevano, altre volte perdevano. 
Duelli dopo duelli.
Battaglie dopo battaglie.
Era diventata una cosa quotidiana. 
Essendo immortali, sembrava che i conflitti continuassero all'infinito.
In realtàperò, erano passati solo dieci anni.

 
*****
 
Dieci anni.
Dieci lunghissimi anni, i più lunghi della sua vita, durò quella guerra prima che avvenisse la battaglia decisiva. 
Estia rimpiangeva i vecchi tempi, quando stavano ancora nello stomaco di loro padre.
Trovava tutto inutile. In quella lite tra padre e figli non avevano guadagnato niente, se non morti di umani, spettatori innocenti e il continuo scorrere del sangue dalle ferite di tutti. 
Desiderava solo che tutto finisse presto. 
Era stanca. 
Stanca degli numerose lotte, stanca delle vittorie inutili, stanca dei combattimenti senza valore.
— Finirà presto — la rassicurò Adecome se l'avesse letta nei pensieri. Estia non disse niente mentre gli puliva l'icore delle ferita subite e le sporcizie riportate dall'ennesima battaglia con l'acqua di un limpido ruscello.
Strappò un pezzo della propria tunica e lo avvolse delicatamente attorno al braccio malridotto. Lui protestò dicendole di non rovinarsi il vestito, ma lei lo zittì con un'occhiataccia e continuò con le medicazioni.  
— Sei brava — disse lui, non distogliendo lo sguardo dal braccio fasciato. 
— Non pensare nemmeno di lasciarti ferire solo per farti medicare da me — replicò dura. — O giuro che ti spedisco da Demetra! 
Lui sorrise divertito: sapeva che era una minaccia vuota, ma annuì comunque. 
Lei abbassò lo sguardo leggermente esasperato che ricadde sul riflesso della superficie increspata del rigagnolo: aveva i capelli bruni, gli occhi dorati e una carnagione chiara. Non era niente di speciale. Non era bella, non in confronto alle sue sorelle. 
Passò una mano sulla propria immagine, l'acqua tremolò e quella si dissolse.
— Sei bellissima — mormorò Ade scostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. — Come fai a non vederlo?
Estia arrossì, ma non rispose al complimento. — Dove vai? — gli chiese invece, non appena lui iniziò a sistemarsi l'armatura di ferro dello Stige. 
Un'ombra gli trapassò il volto. — Zeus mi ha incaricato una missione che solo io posso portare a termine — rispose cupo prendendo il suo Elmo dell'oscurità, un regalo dei loro zii, i Ciclopi, sottobraccio.
Lei scattò in piedi. — Che ti ha chiesto di fare? 
— Niente di speciale, solo qualcosa che segnerà la nostra vittoria o la nostra fine in questa guerra.
— Non andare — lo supplicò.
— Sarò prudente — promise Ade.

 
*****


Alla fine, era troppo tardi quando scoprì del tipo di missione che Zeus aveva affidato ad Ade.
Estia andò a cercarlo, in modo da fermarlo, ma era troppo tardi: ormai era sparito nel territorio avversario per compiere l’impresa suicida.
La voce di Zeus le rimbombava distante nella testa.
Deve introdursi di nascosto nel territorio nemico, distruggere le loro armi e portarmi la falce di nostro padre,  
Estia non aveva sentito ragioni: e aveva gridato ai suoi fratelli quanto fossero pazzi, che il loro piano era folle e pericoloso e che Ade ne avrebbe pagato le conseguenze  marcendo nel Tartaro se solo fosse stato scoperto.
Fuori faceva molto freddo, ma non le importava. 
Quel gelo non era nulla se comparato all’angoscia e ai sensi di colpa che le opprimevano il cuore. 
Non avrei dovuto lasciarlo andare.
Quella fu una lunga notte; c'erano solo le stelle a farle compagnia. 
Restò ad aspettarlo fino all'alba di quel giorno nuovo, così avrebbe trovato qualcuno ad accoglierlo a braccia aperte e insieme a un pasto caldo per il duro lavoro, se fosse... scosse la testa per scacciare quell’orribile pensiero. 
Lui tornerà sicuramente.    
E così fu.

 
*****

L'odore dolciastro e ferreo del sangue era forte.
Si sentivano il clangore delle armi e le urla strazianti ovunque.
Estia voleva tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi, ma s’impose di non abbandonarsi alle proprie debolezze. 
I suoi fratelli e i loro alleati avanzavano imperterriti; anni di guerra li avevano resi abili combattenti.
Successivamente, Zeus affrontò il Re dei Titani da solo.
Pian piano, la battaglia che infuriava attorno ai due cessò una volta che gli dei e i Titani indietreggiano per osservare i propri leader lottare.  
Alla fine, il figlio prevalse il padre.
Zeus, il più forte tra i suoi fratelli, brandì la falce letale con la vittoria in pugno. 
Era al limite, non ce la faceva più.
Ade abbracciò Estiamentre quest’ultima appoggiò la testa sul suo petto lasciandogli accarezzare i capelli, il tutto accompagnato alla dolce voce di lei che canticchiava qualcosa di vacuo per coprire le grida di pura agonia del padre. 
 
*****
 
Il Monte Olimpo divenne la loro dimora. 
I fratelli tirarono a sorte per decidere chi avrebbe regnato ogni dominio: Zeus fu scelto come loro re e ottenne il cielo, Poseidone si stabilì nei mari e Ade venne designato negli Inferi. 
Poco tempo dopo, Zeus chiese a Era di sposarlo.
Accecata dall'amore e ignara della pancia di Demetra che si gonfiava sempre di più, accettò.
Era stata felice per un po', finchè non venne a conoscenza delle scappatelle del marito. Presto, Estia non riconobbe più la sorella che, da una bambina dolce e gentile, diventò una regina amara e gelosa. 
I figli di Zeus dimostrarono di essere molto potenti, talentuosi e tutti molto dotati.  
La saggia e tenace Atena, l'ingegnoso Efesto, il battagliero Ares, il curioso e furbo Ermes, la coraggiosa Artemide... e come dimenticare lui, l'affascinante Apollo, che sfoggiava sempre quel suo sorriso smagliante intorno a lei. 

 
*****

Da sei membri, il consiglio degli dei si espanse, finchè non raggiunse i dodici componenti.
Estia, tuttavia, fu l'unica che protestò quando Ade venne esiliato dal Consiglio Olimpico, indignata per l'ingiustizia che subì il fratello. Oltre ad essere eletto nel proprio regno con l’inganno, adesso non gli era nemmeno concesso di visitare, se non un giorno all'anno, la loro casa. 
Lui le assicurò che non gli dispiaceva, che piuttosto era felice di essere il Signore degli Inferi.
Estia, però, lo conosceva, e sapeva bene che la scomoda situazione lo infastidiva parecchio, ma non lo smascherò e cedette alle sue silenziose preghiere.
Fece quello che le riusciva: lo sostenne come ai vecchi tempi attorno a un fuoco tenendogli le mani ormai diventate fredde, fin quando non si sentiva meglio. 

*****

Poseidone veniva spesso a trovarla per trascorrere del tempo con lei lasciandola sempre più perplessa del suo interessamento e degli sguardi imbarazzati indirizzati a lei che coglieva di quando in quando. 
 
*****

Durante un consiglio, Afrodite, annoiata, si lamentò dell'atmosfera troppo seria e poco romantica del posto e chiese perché nessuno si sposasse.
Poseidone balzò in piedi chiedendole la mano. Apollo scattò e fece lo stesso.
I due si fissarono in cagnesco, non lasciandole molta scelta. Sarebbero stati pronti a scatenare una guerra per lei e per il loro orgoglio maschile ponendo così fine alla pace della famiglia e alla tranquillità della casa, e una guerra civile era l'ultima cosa che voleva Estia. 
Si alzò dal suo trono ottenendo l'attenzione dei presenti. 
Cercò Ade con lo sguardo, ma lui era negli Inferi, non accanto a lei.
Era sola.
Prese un respiro profondo e, con voce tremante ma determinata, pronunciò il fatidico giuramento. 
Aveva deciso di restare vergine per sempre. 
Entrambi gli dei rimasero delusi e rassegnati, ma non per molto. 
Presto Apollo diventò un donnaiolo come il padre; Poseidone, invece, dopo diverso tempo si sposò con Anfitrite.
Atena e Artemide le sorrisero con simpatia, mentre lei si sforzò a ricambiare con un sorriso tirato.
 
*****

— Perché? — Ade la afferrò per le spalle e lei trasalì impercettibilmente al tocco delle sue mani ora mortalmente pallide e gelate. 
Estia non lo guardò negli occhi, lo pregò solo di andare e di lasciarla in pace.
Dopo un po', lui, ferito e triste, acconsentì. La dea avrebbe giurato di aver visto una lacrima solitaria scorrere sul suo viso, mentre lei ne trattenne molte che lasciarono un sapore amaro in bocca. 
Represse un singulto: non doveva piangere
Aveva fatto la cosa giusta. 

*****
 
Persefone, graziosa come la madre, dolce e piena di vita, crebbe sotto le cure di Demetra.
Presto, per puro divertimento di Afrodite e di Eros, anche l'ultimo dei suoi fratelli si sposò. 
Estia lo osservò da lontano; sembrava essere felice. 
Questo la rattristò più del dovuto.

*****
 
L'Olimpo, la casa che avevano costruito con tanti sacrifici, era nuovamente minacciato.
Non era più al sicuro.
La Terra si stava risvegliando ed esigeva vendetta.
Nonostante tutto, superarono anche quell’ostacolo.
Zeus portò i suoi talentuosi figli sull'Olimpo in modo da premiarli per le loro gesta, ma non c'erano più posti disponibili nella Sala e i suoi parenti erano pronti a combattere anche per quel motivo.
Nessuno era disposto a cedere, e lei era così stanca di tutta quella situazione.
— Siediti qui, eroe— gli disse, accompagnandolo nel suo antico trono. — Io starò lì, accanto al focolare. È quello il mio posto. 
Il suo gesto sbilanciò il Consiglio, creando discordia tra i generi, ma non c'era altra soluzione.
Non era la scelta perfetta, ma la migliore, la più giusta.
La vita continuò, ma lei si affievolì lentamente, accudendo il fuoco sacro, restando sullo sfondo della sua famiglia; dimenticata nei meandri della storia.
A Estia, tuttavia, non importava: le bastava mantenere la pace, nonostante fosse consapevole che non sarebbe durata per l’eternità.




Angolo sclero dell'autrice 
Per mancanza di tempo ho dovuto sopprimere alcune idee, quindi non posso dire di esserne soddisfatta al 100%. Quel che 
è fatto è fatto. Ho avuto diverse volte una malsana voglia di buttare il cellulare fuori dalla finestra perchè non c'era Internet, e io l'OS dovevo consegnarlo ieri! Argh!
Shippo 'sti due, davvero molto. Non ho niente contro la coppia Ade/Persefone *mano sul cuore* lo giuro(?) *incrocia le dite di nascosto*
Zeus ed Era sono fratello e sorella che si sono sposati, quindi io posso shipppare Ade ed Estia come mi pare! *sclera* Siiiii, Adestia <3 Questi due mi ricordano troppo la mia brothership preferita: Bianca&Nico. 
Tanto lo so che tutti preferiscono Ade/Persefone... me ne vado. 


Sherlin


   
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: 8Sherlin8