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Autore: Cap Hecate    09/08/2014    1 recensioni
"Quindi è questa la mia storia, una storia in cui mancano principi e principesse, una storia in cui i mostri hanno maschere umane e la loro unica colpa e appunto quella di essere uomini e di compiere scelte sbagliate: ora, però, sono io quello davanti a una scelta."
[Louis!Sad] [Larry!Side] [Ziam!moltoSide]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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STORIA DI UNA FAMIGLIA

Tutti sanno che nelle fiabe c’è sempre un regno da salvare, una principessa in pericolo, un principe pronto ad accorrere in aiuto e un mostro cattivo: questa però non è una fiaba, quindi non ci saranno regni, o principi e principesse, solo tanti mostri. Il vero problema di questa storia è che queste creature sovrannaturali effettivamente non sono tali, non hanno gobbe o porri sui nasi, non volano su una scopa o succhiano il sangue altrui: sono semplicemente persone normali, come tante altre. Forse è questo che le rende così spaventose, la normalità.

Questa storia inizia una notte di più di venti anni fa, esattamente la vigilia di Natale dell’anno 1991, quando una donna mise al mondo un bambino tutto strilla, ma senza un marito cui far presumere la paternità: il bambino comunque crebbe sano e amato dalla madre, di cui prese il cognome, Louis Poulston. Quando finalmente compì all’incirca nove anni, giudicato da tutti un gran burlone, ma anche incredibilmente maturo per la sua età, sua madre incominciò a frequentare un uomo, Mark Tomlinson, sempre galante, cortese ed educato con lei e, soprattutto, non spaventato dal fatto che la donna avesse già un figlio a carico: Mark aveva sempre desiderato una famiglia numerosa e qualcuno con cui condividere la passione per il calcio.

Per il piccolo Louis cominciò uno strano periodo, costellato dalle continue visite di Mark in casa sua, ma era divertente: quando l’uomo veniva, Jay lo lasciava stare sveglio fino a tardi, giocavano a calcio e soprattutto andavano fuori a cena – sua madre non era esattamente la cuoca che millantava di essere. Tuttavia dovette parlare anche con persone strane, sempre diverse con la sola eccezione di Karen, una donna simpatica che aveva un bambino e un pesce rosso: uno dei due si chiamava Liam, non ricordava con esattezza quale, ma propendeva per il pesce. Un giorno Karen gli chiese se fosse contento del futuro matrimonio tra sua madre e Mark – una domanda davvero sciocca secondo il bambino – e gli chiese anche se avesse voluto prendere il cognome dell’uomo: il piccolo Louis voleva solo essere come tutti gli altri bambini e tutti i suoi amici avevano il nome il cognome paterno, compreso quell’Harry Styles che viveva vicino a lui e il cui padre era misteriosamente sparito nel blu.

Le nozze tra Mark e sua madre furono a tutti gli effetti una cerimonia stupenda, con tanto di abito bianco e chiesa adibita a festa, nonostante Jay fosse stata per anni la classica “ragazza-madre” di cui tutta Doncaster aveva sempre sparlato: l’unica cosa che infastidiva Louis era il fatto che con il suo bell’abito nuovo della festa, lui non potesse nemmeno giocare a calcio con i suoi cugini che non vedeva mai. E il papillon gli andava talmente stretto da non riuscire a respirare. Tuttavia il nuovo piccolo Tomlinson era estremamente felice, aveva quasi undici anni e presto avrebbe avuto o una nuova sorellina o un nuovo fratellino nella sua nuova casa e avrebbe insegnato al nuovo nato tutte le mosse e i segreti del calcio e lui sarebbe stato il suo nuovo eroe, il fratello maggiore, il figlio primogenito.

*

I due ragazzi giacevano sul letto nudi, esausti dopo un pigro pomeriggio di passione, cullati dal vento che ritmicamente entrava dalle persiane socchiuse – si erano amati con lentezza estenuante quel giorno, arrivando sempre più vicino al confine, ma cercando di rimandare sempre di più il momento in cui entrambi sarebbero giunti all’orgasmo. Tuttavia per Harry era evidente che quel pomeriggio Louis non ci stava proprio con la testa, distratto da troppi pensieri: non che si stesse lamentando delle prestazioni del suo amante, era semplicemente preoccupato per quello che avrebbe o meno potuto impensierirlo, sapendo di poter essere il responsabile di quei pensieri.

Quello che Styles evidentemente non sapeva era che a casa Tomlinson i litigi erano sempre più frequenti, fin da dopo la nascita delle gemelle a dir la verità: e Phoebe e Daisy ormai avevano due anni. Eppure quando erano nate le altre sue sorelle, il padre di Louis era stato così contento, le cene, i regali alla moglie e ai figli erano stati innumerevoli: le feste con tutti i parenti, gli amici di famiglia non si erano sprecate in nove anni di felice convivenza, e poi tutto era andato perduto come un castello di carte troppo instabile per sopravvivere alla quotidianità.

Eppure erano stati felici, enormemente felici: Louis aveva davvero creduto di essere riuscito ad ottenere la famiglia perfetta, quella che aveva sempre invidiato a tutti i suoi amici fin da quando era solo un bambino, quella che chiunque - compresa Karen - gli aveva promesso. Non era parte del piano essere costretti ad ascoltare i litigi tra i suoi genitori, essere costretti a vedere l’affetto di un padre, che si dimostra interessato unicamente alle figlie legittime, scemare come pioggia al vento: tutto ciò che si era conquistato in nove anni era stato distrutto, totalmente perso per sempre.

“I miei vogliono divorziare, Mark si è già rivolto ad un avvocato.”

*

Karen era invecchiata in quei nove anni in cui non si erano visti, lo si poteva notare dal modo in cui le sue spalle erano incurvate mentre lo riceveva nel suo ufficio, la linea del suo sorriso era meno spontanea, più tirata: persino le fotografie erano differenti, il bambino paffuto con un taglio orribile e un pesce rosso dentro un sacchetto di plastica (uno dei due, ancora oggi era confuso, si chiamava Liam – oggi propendeva per il figlio) erano state sostituite da un ragazzo ben fatto, con uno sguardo dolce, che teneva per mano un ragazzo più minuto, con la carnagione scura e gli occhi penetranti.

Il solo fatto fosse così attento a simili dettagli era espressione del fatto che non avesse alcuna intenzione di ascoltare il fiume di parole incomprensibili che uscivano dalla bocca di quello che a distanza di anni aveva scoperto fosse un giudice, anche molto rinomato: avendo concesso lei il riconoscimento del ragazzo aveva fatto in modo che il caso le fosse riassegnato, il caso che prevedeva il disconoscimento di Louis come figlio di Mark Tomlinson. L’uomo, dopo aver chiesto la separazione legale dalla moglie, per poi poter chiedere istanza di divorzio, aveva pensato alle proprie figlie: Tomlinson era stato sempre previdente, era benestante – perché preoccuparsi per il figlio della donna da cui voleva divorziare quando aveva già quattro figlie cui badare?

Quello che Mark Tomlinson non sapeva, però, quello cui non aveva assolutamente pensato era che il riconoscimento di un figlio fosse irrevocabile se non per violenza o errore: tuttavia Tomlinson senior era al corrente che Louis non fosse figlio proprio quando aveva firmato i documenti che Karen Payne gli aveva presentato nove anni prima, una dichiarazione firmata e controfirmata con atto notarile.
Mark aveva fatto la sua mossa, eppure aveva sparato solo a salve: ciò che Karen ora gli stava proponendo era il suo personale inferno.

Quando un padre che si era amato per nove anni, nonostante gli sbagli, nonostante fosse solo un uomo, ti butta fuori dalla sua vita come un giocattolo usato, cosa puoi fare? È giusto chiedere tu stesso l’impugnazione per il riconoscimento e ripagarlo con la stessa moneta? O la vendetta migliore sarebbe non fare nulla e aspettare con calma la propria fetta di eredità?

Quindi è questa la mia storia, una storia in cui mancano principi e principesse, una storia in cui i mostri hanno maschere umane e la loro unica colpa e appunto quella di essere uomini e di compiere scelte sbagliate: ora, però, sono io quello davanti a una scelta.

Sono io il mostro.


 

[Cantuccio dell'autore: Mi scuso con Mark, che dubito possa fare una scelta simile nella sua vita,con Louis e tutta la sua famiglia. Questa storia è nata perchè io dovevo preparare un esame di istituzioni di diritto privato, non perchè io creda semplicemente che ciò possa essere reale: inoltre non avrei saputo dar vita a un finale definitivo, perchè io non potrei compiere una scelta. Voi, invece vi siete fatti un'opinione? Se sì, o se qualcosa non vi è chiaro, fatemelo pure sapere in una recensione!]

   
 
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